Ariane Hassid*
Introduzione
Ho avuto già il piacere di presentare al circolo UAAR di Firenze le sfide della laicità in Belgio, lo scorso giugno. Oggi ho l’opportunità di presentarvi le affinità e le divergenze tra Belgio e Italia in materia di religione e laicitá, allo scopo di delineare percorsi per azioni comuni future.
L’importanza dell’Unione Europea
È necessario prima di tutto evidenziare l’importanza dell’UE nelle decisioni che oggi influenzano la nostra vita quotidiana. Almeno il 70% delle legislazioni nazionali trovano origine in norme o decisioni europee. L’Unione Europea è, da molto tempo, un campo d’azione per molte ‘lobbies’ religiose e settarie, che tentano di influenzare le decisioni della Commissione, del Consiglio o del Parlamento europeo. Le chiese, e soprattutto la Chiesa cattolica, costituiscono lobbies influenti presso le istituzioni europee.
Entrato in vigore quest’anno, il Trattato di Lisbona prevede un dialogo aperto, trasparente, regolare e adesso obbligatorio con le Chiese e le organizzazioni filosofiche non-confessionali riconosciute dagli Stati membri. Non sono piú lobbies, ma realtà con cui si intrattengono rapporti istituzionali. Decine di associazioni e organizzazioni religiose, beneficiano spesso di grandi mezzi finanziari, quindi hanno regolarmente rapporti con la Commissione su tutti gli argomenti legati alle competenze dell’ Unione Europea. Di fronte a questo fenomeno assai preoccupante, il Centre d’Action Laïque (CAL) ritiene che sia indispensabile rafforzare il ruolo della Federazione Umanista Europea, che è l’unica associazione che propone punti di vista laici, ma i cui mezzi sono estremamente limitati.
Giova sottolineare che, recentemente, i presidenti delle istituzioni europee hanno incontrato i rappresentanti delle associazioni laiche e delle associazzioni massoniche sul tema della lotta contro la povertà. Era presente anche il presidente del CAL.
GLI ALTRI PAESI EUROPEI
A seconda dei paesi, le leggi sull’effettiva separazione tra Chiesa e Stato sono di diverso tipo e non rigorose, anzi spesso inesistenti.
- In Francia, nei Paesi Bassi e in Svezia la separazione tra Chiesa e Stato è effettiva e non ci sono finanziamenti diretti.
- La regina del Regno Unito è il capo della chiesa anglicana e il re di Danimarca deve appartenere alla chiesa luterana.
- Le costituzioni greca e irlandese sono promulgate nel nome della Santissina Trinità.
- L’Austria, l’Italia, la Spagna e il Portogallo sono ancora vincolati a un Concordato con il Vaticano, cioè a un trattato che concede privilegi alla Chiesa cattolica.
Sul piano legislativo si constatano dei passi avanti sul fronte laico in molti stati europei, per esempio con l’estensione della legalizzazione dell’aborto in Spagna e con il divieto di indossare simboli religiosi nelle scuole francesi. Ma si constata anche una messa in discussione delle conquiste laiche, per esempio attraverso la diffusione delle tesi creazioniste nelle scuole rumene e l’introduzione di una legge che proibisce la blasfemia in Irlanda. D’altronde da voi, in Italia, è nota molto bene la difficoltà di trovare medici e strutture per la pratica dell’aborto malgrado esso sia legale.
LE SFIDE DELLA LAICITA’ BELGA
Se in Italia ci si lamenta degli ostacoli insormontabili per far trionfare gli ideali laici, dovete sapere che in Belgio non siamo da meno, poichè le nostre vittorie sono state progressive e restano fragili.
A metà del ventesimo secolo, l’influenza della Chiesa cattolica nella vita politica e sociale era preponderante in maniera quasi simile alla situazione italiana.
- Partito cattolico dominante, influente e radicato nelle coalizioni di governo.
- Scuole private più ricche e più numerose delle scuole pubbliche.
- Clero molto numeroso e che godeva di privilegi.
- Famiglia reale apertamente cattolica.
- Sindacato cattolico influente e rivale del sindacato socialista.
Dovete sapere che gli ultimi sondaggi rivelano che la pratica religiosa cattolica è molto in calo nel corso degli ultimi 40 anni. Quest’anno gli scandali di pedofilia hanno screditato molto la gerarchia della Chiesa e hanno provocato una spontanea e continua rinuncia al battesimo. Questa situazione provoca un divario tra la pratica del culto cattolico e la consistenza delle sovvenzioni concesse a questa Chiesa e ai suoi ‘stipendiati’. Il 43% dei belgi si dichiarano cattolici, ma soltanto il 17% sono realmente praticanti. Se il 45% dei matrimoni sono celebrati in chiesa, il 60% delle nascite sono seguite da un battesimo. Gli ultimi scandali di pedofilia nella Chiesa hanno ulteriormente rinforzato questa disaffezione.
Benché oggi sia in vigore un concordato come in Italia, il Belgio ha conosciuto in questi 50 anni una notevole evoluzione nella secolarizzazione della società. La lotta laica ha permesso di far evolvere la società verso avanzamenti di libertà e legalità soprattutto per quanto riguarda:
1) La lotta per l’emancipazione delle donne e l’uguaglianza tra uomini e donne. In particolare:
– i diritti civili (gestione finanziaria, soppressione della preminenza maritale, che conduce all’uguaglianza parentale);
– i diritti politici (diritto di voto per le donne nel 1948, parità elettorale);
– i diritti sociali e le leggi per l’ uguaglianza dei diritti (lavoro uguale/stipendio uguale);
– i diritti sessuali e riproduttivi (primo centro europeo di controllo delle nascite nel 1961, liberalizzazione dell’informazione sulla contraccezione nel 1993, depenalizzazione dell’aborto nel 1993).
2) L’evoluzione verso una nuova concezione della famiglia, ammettendo l’esistenza di nuove forme e modelli basati sul riconoscimento dei diritti individuali e dell’uguaglianza dei sessi: le famiglie mono-parentali o ricomposte, il matrimonio e l’adozione per le coppie omosessuali.
3) I diritti legati alle scelte di fine vita: il diritto alla cremazione, il diritto di morire con dignità (l’eutanasia è stata depenalizzata nel 2002, e 822 casi sono stati registrati nel 2009).
Nel corso degli ultimi anni, il CAL si è impegnato in una battaglia incessante per ottenere la scomparsa di ogni riferimento religioso nella vita pubblica. Pensiamo in particolare ai simboli religiosi, come i crocifissi negli edifici pubblici (tribunali, aule dei Consigli comunali). Inoltre, il CAL è riuscito a far abolire la tradizione di integrare le feste ufficiali con un Te Deum (soprattutto la festa della dinastia, il 15 di novembre) al quale erano “fermamente invitati” i rappresentanti delle diverse autorità pubbliche, qualunque fossero le loro convinzioni personali.
Attualmente, il CAL sta tentando anche di fare modificare l’ordine del protocollo, che dà la precedenza al Nunzio apostolico su tutte le alte cariche dello Stato.
L’insegnamento
Dalla creazione dello stato belga nel 1830, i grandi partiti politici si sono confrontati sul tema dell’insegnamento. Dal 1959, la legislazione belga impone, tra le materie ufficiali, la scelta obbligatoria di un corso (due ore la settimana) di opzione filosofica: ovvero il corso di morale laica o il corso di una delle sei religioni riconosciute in Belgio (cattolica, protestante, anglicana, ebraica, islamica o ortodossa). Recentemente anche il buddismo è stato riconosciuto. Sul piano statistico, il 50% degli alunni sono iscritti all’insegnamento libero (o privato) e il 50% a quello ufficiale (o dello Stato). In seno a quest’ultimo, la metà segue un corso di religione e l’altra metà quello di morale laica. Questo corso costituisce una specificità belga; gli altri paesi europei privilegiano corsi di educazione civica o di filosofia.
Una parte importante del movimento laico pensa però che i corsi di religione e di morale debbano essere sostituiti da un corso identico per tutti gli allievi, assicurando la loro formazione morale e civica in grado di prepararli alla vita in un mondo pluralista. Questo corso comune includerebbe una informazione imparziale, sia sul piano religioso quanto su quello agnostico o ateo, per mezzo di una presentazione della storia e dell’attualità delle varie concezioni del mondo. Un’altra parte dei laici preferirebbe invece la soppressione dei corsi di religione nel insegnamento pubblico, conservando solo il corso di morale laica.
Il movimento laico organizzato
Varie disposizioni della Costituzione belga assicurano anche la libertà di coscienza, il libero esercizio dei culti ed il principio di non-discriminazione, che dovrebbero essere il fondamento del dovere d’imparzialità dei poteri pubblici, nonché il principio per il quale non dovrebbe essere favorita una religione o una convinzione, qualunque essa sia. Vista la non separazione ufficiale ed effettiva tra Chiesa e Stato, nel Belgio si è sviluppato un movimento laico che trae le sue origini nell’associazionismo, con il supporto di militanti e volontari. Questo movimento si è costituito in associazioni senza scopo di lucro, sotto il nome di Centre d’Action Laïque per il Belgio francofono, e di Unie Vrijzinnige Vereniging (Unione dei Liberi Pensatori) per la parte fiamminga.
Queste due associazioni, raggruppate sotto la denominazione di “Consiglio Centrale Laico”, hanno unito i loro sforzi per ottenere, nel 2002, che la Costituzione sancisca esplicitamente all’art. 181 il principio di ‘riconoscimento’ dei concetti filosofici non-confessionali (allo stesso titolo dei culti) e quello di sovvenzione alle “organizzazioni che offrono un’assistenza morale fondata su una concezione filosofica non-confessionale” (come era già per i ministri dei culti). Ogni anno, nel bilancio del Ministero della Giustizia figura un centinaio di milioni d’euro, destinato al finanziamento dei sei culti riconosciuti e delle organizzazioni filosofiche non-confessionali. La Chiesa cattolica riceve il 75,5%, le associazioni laiche organizzate riscuotono l’11,5%, gli altri culti si dividono il 13% restante.
L’assistenza finanziaria dalle varie istituzioni pubbliche belghe comprende anche altre sovvenzioni, in particolare per la manutenzione degli edifici culturali: non mi voglio soffermare nei particolari, ma dovete sapere che questo esiste anche in Francia, malgrado la legge di separazione Chiese/Stato del 1905. Questi ulteriori contributi permettono di assicurare il funzionamento del CAL e di finanziare gli istituti di assistenza morale creati dalla legge di riconoscimento del 2002 a livello regionale. Il riconoscimento, con il finanziamento che ne è derivato, ha favorito la professionalizzazione del movimento, grazie all’assunzione di lavoratori permanenti a fianco dei volontari. Per il CAL e i suoi dipartimenti regionali, questo significa avere circa 200 salariati e 160 impiegati amministrativi.
Il CAL è costituito da 28 associazioni laiche con oggetti sociali diversi, come per esempio la Lega dell’insegnamento, l’Associazione nazionale delle comunità educative (una federazione di istituti per giovani che hanno commesso reati e per persone con disabilità), la Federazione delle associazioni di morale laica, ecc. I sette dipartimenti regionali sviluppano ciascuno attività sociali e culturali in relazione ai bisogni della popolazione locale e al contesto socioculturale. La sede regionale raggruppa le associazioni locali, di cui sostiene e finanzia una parte delle attività. Il CAL gestisce azioni centralizzate, coordina l’attività del movimento e promuove le azioni e le campagne nazionali, ma lascia piena autonomia ai dipartimenti regionali sia per la gestione che per la scelta delle loro attività.
I servizi sociali laici
I dipartimenti regionali offrono alla popolazione un servizio sociale generico. Si tratta di azioni come quelle dei restos du cœur (mense popolari), delle boutiques d’emploi per la ricerca di lavoro, la gestione dei debiti e per servizi giuridici. Inoltre, tra le associazioni fondatrici del CAL ce ne sono alcune che hanno per scopo specifiche azioni di sostegno sociale negli ospedali, nelle prigioni e nel supporto ai militari, e ce ne sono altre che aiutano le persone che vogliono una cerimonia laica per il loro matrimonio, per la nascita di un bambino, oppure per i funerali. Non c’è del resto alcuna ragione perché solo i credenti debbano beneficiare di questo tipo di interventi.
Conclusioni
Di fronte a queste nuove sfide occorre andare avanti battendosi per una effettiva separazione fra Chiesa e Stato. In Belgio, come in altri paesi, la mobilitazione rimane importante, perché, sebbene abbiamo ottenuto il riconoscimento nella Costituzione e la sovvenzione del nostro movimento, non siamo ancora diventati un vero Stato laico. La laicità organizzata ha la sua ragione di essere, soprattutto per assicurare la difesa dei diritti acquisiti della comunità atea e agnostica di fronte ai suoi detrattori e a tutti coloro che, basandosi sui loro dogmi, vorrebbero che la società tornasse indietro nel tempo, cancellando le conquiste progressiste di questi ultimi 50 anni. La cooperazione tra le associazioni laiche di ogni paese è indispensabile poichè, anche se le esperienze non sono le stesse, noi perseguiamo gli stessi obiettivi e abbiamo certamente delle esperienze e delle buone pratiche da condividere. E dobbiamo anche agire sul piano europeo, se non mondiale, per fare in modo che ciò che consideriamo oggi come un’eccezione diventi la regola perche la vera separazione, e non solo quella giuridica, delle chiese e dello Stato ha una portata universale e dovrebbe essere il fondamento di ogni regime democratico.
* Presidente di “Bruxelles Laïque”. Il testo è la trascrizione del discorso tenuto a Varese il 30 ottobre 2010, durante l’assemblea dei circoli UAAR
Ottimo!
Togliendo alle chiese il monopolio dei servizi di assistenza si farà innanzitutto del bene e si dimostrerà una volta per tutte che non c’é bisogno di essere credenti per essere morali.
Mi fa anche piacere notare, in barba alle paure ‘Eurabistiche’ di tanti ateodevoti di marca Allamiana-Ferrariana, avidi lettori della rozza prosa ‘Fallace’ che la signora Ariane, denuncia un cognome tutt’altro che ariano, ma prettamente semita, forse anche arabo!
Ulteriore prova che quando l’Europa si apre alle altre nazioni e alle altre comunità diventando terreno di accoglienza e convivenza non soltanto non viene “snaturata” dalle culture o dai costumi degli ospiti neo-europei ma spesso li “contagia” con il virus della laicità e del pensiero libero!!!!
😀
Tu vivi in un mondo tutto tuo, e si vede che hai poca dimestichezza con le società multiculturali, senza dubbio Ariane non è un nome musulmano quindi non può essere esempio di un bel niente. Il cognome potrebbe essere anche ebreo. Molti ebrei cacciati dai paesi arabi hanno cognomi arabi ma spesso sono berberi (vivevano lì prima della colonizzazione araba) in Belgio non c’è nessun segnale di lacizzazione dei musulmani. Semmai la comunità armena presente dagli inizi del secolo subisce un negazionisimo aggressivo dai nuovi arrivati turchi. La tua cara sinistra preferisce i voti più cospicui dei turchi negando il genocidio armeno ecco semmai cosa porta l’apertura a certe comunità.
C’è anche un’altra cosa da sottolineare, nei paesi francofoni la moglie prende nelle maggior parte dei casi il cognome del marito, quindi prima di lanciarsi in questi discorsi che lasciano veramente perplessi sarebbe meglio respirare fino a 10. La Fallaci sarà ossesionata da Eurabia, ma tu sei ossessionato dagli arabi quasi fossero una cultura superiore. In Belgio ci sono più musulmani turchi che arabi. Ricordiamo inoltre che il Beglio ha prodotto la prima donna kamikaze convertita.
“una federazione di istituti per giovani punita dalla giustizia”… che vuol dire?
Si tratta di un refuso: si parla di giovani che hanno commesso reati. Grazie per la segnalazione.
Articolo interessante e istruttivo.
Una piccola annotazione:
“» Le costituzioni greca e irlandese sono promulgate nel nome della Santissina Trinità.
» L’Austria, l’Italia, la Spagna e il Portogallo sono ancora vincolati a un Concordato con il Vaticano, cioè a un trattato che concede privilegi alla Chiesa cattolica.”
Cinque di questi sei stati si trovano nelle peggiori condizioni economiche rispetto al resto dell’UE. Sarà un caso?
Beh in Inghilterra c’è la religione di stato, secondo me dal punto di vista economico il concordato non c’entra, la religione cattolica è senz’altro un freno dal punto di vista economico rispetto al protestantesimo più intraprendente. Tutto qui.
Un ottimo articolo, Ariane Hassid.
Essere laici ed essere chiamati laicisti non è che ci offende ma ci discrimina e l’intento è quello di monopolizzare la parola laico forzandola ad essere anche religioso, quindi, elevandolo a livelli di autorizzazione politica per modificare la Costituzione ai fini di conformala ai valori teocratici.
Ariane Hassid scrive molto chiaramente i 3 punti che ci accomunano tutti, cioè, che elencano i diritti dell’Uomo, credente e non.
Nel corso degli ultimi anni, il CAL si è impegnato in una battaglia incessante per ottenere la scomparsa di ogni riferimento religioso nella vita pubblica. Pensiamo in particolare ai simboli religiosi, come i crocifissi negli edifici pubblici (tribunali, aule dei Consigli comunali). Inoltre, il CAL è riuscito a far abolire la tradizione di integrare le feste ufficiali con un Te Deum (soprattutto la festa della dinastia, il 15 di novembre) al quale erano “fermamente invitati” i rappresentanti delle diverse autorità pubbliche, qualunque fossero le loro convinzioni personali.
Attualmente, il CAL sta tentando anche di fare modificare l’ordine del protocollo, che dà la precedenza al Nunzio apostolico su tutte le alte cariche dello Stato.
A mio parere sono queste e altre le battaglie da portare avanti ma si deve sottolineare che anche in queste battaglie non abbiamo il grileltto facile e non si vuole terrorizzare nessuno.
grazie, ottima idea di pubblicare l’intervento del congresso: io c’ero e l’ho ascoltato, ma qualcosa sfugge sempre; conoscere la realtà di altri paesi e creare sinergie è sempre utile, l’unione fa la forza!
WOW!…Che analisi dettagliata e specifica!
I miei complimenti per l’articolo. 😉
Condivido anch’io lintervento della presidente di “Bruxelles laique”. Dimostra competenza, conoscenza delle situazioni e un modo razionale ed equilibrato nell’affrontare i problemi e cercare di difendere e valorizzare la laicità in tutte le circostanze della vita pubblica e istituzionale.E’ un rapporto di collaborazione da continuare da parte ci chi ha gli stessi obiettivi anche in Italia.
Comunque 50% di scuole private sono tantissime.
Torta in faccia al contestato arcivescovo Leonard:
http://www.lastampa.it/multimedia/multimedia.asp?IDmsezione=10&IDalbum=31876&tipo=VIDEO
Ma dai Sandra, grazie, che bello spettacolo, ci voleva un po’ di dolce contestazione per indurlo a più umili vesti nel parlare e nel comportarsi, lui l’arcivescovo che non sbaglia mai….
Me lo son gustato tantissimo, in questi giorni ci sarà anche il video del bacio gay in Spagna in risposta alla visita del papa.
Visto ieri su Canvas: esilarante!
Russia, Medvedev mette il veto alla legge che limita il diritto a manifestare e gli attivisti esultano.
Il presidente russo applica la Costituzione e decide di porre il veto alle leggi restrittive della Duma sulle manifestazioni. Ci sono sviluppi a fase alterne nella storia del dopo guerra ma questa del Presidente Russo è sen’altro una svolta democratica di importante valore laico.
Adesso Mosca non è più governata dal sindaco cristiano ortodosso che applicava le leggi restrittive del passato e che plaudiva ai pope che benedivano i naziskin i quali a loro volta picchiavano i manifestanti radicali qualche anno fa.
Il rispetto per idiritti umani passa attraverso l’applicazione delle garanzie costituzionali che esistono nell’ordinamento legislativo russo e il veto di Medvedev alle restrizioni da parte della Duma è un chiaro segnale di distensione verso le opposisioni tanto discriminate fino ad ora, quindi, reinizializza tutto un iter dei lavori parlamentari che dovranno adeguarsi ai possibili futuri garantismi costituzionali del Presidente Medvedev, almeno lo auspicano tutti anche nell’Europa Occidentale.
Strano che nessuno rifletta sul dato più importante ovvero 50% di scuole private. Certo si tratta di una tradizione belga, ma un fenomeno importante è l’incapacità delle scuole pubbliche a gestire gli ambienti multireligiosi, durante corsi di storia o biologia o nelle mense. Che senso ha laicizzare la scuola pubblica se poi questa perde terreno?
In Belgio si ha la “certezza assoluta” che la scuola privata sia di gran lunga superiore, nonchè più chic della pubblica.
Io, da italiana ed atea, vedo le cose in maniera totalmente diversa ma noto che le famiglie “bene” preferiscono al modello multiculturale (e quindi “pericoloso”)
una scuola privata e non contaminata per i loro figli (meno bullismo, meno rischi di cattive frequentazioni, meno violenza…).
Inutile dire che la mia opinione sul livello culturale del “belga medio” sia pessima e questo è dovuto anche all’influenza della scuola privata come pseudo-modello superiore basato sul denaro e non certo sul contenuto didattico dei programmi.
Saluti da Bruxelles.
I tuoi figli frequentano la scuola pubblica? (se non sono indiscreto)
Non ho figli.
Il sistema scolastico belga è decisamente mediocre sia esso pubblico o privato soprattutto in wallonia e a bruxelles, detto questo una maggiore sicurezza nel privato esiste che non è tra l’altro disdegnato dagli immigrati.
@ Dalila
In effetti a quanto pare il livello medio del belga sia esso cristiano ateo o musulmano non è che sia molto confortante se all’università il livello è questo:
http://irenekaufer.zeblog.com/451089-la-liberte-d-39-expression-c-39-est-celle-des-autres/
Quello che riporti è solo un piccolo esempio, di certo molto valido ma neanche tanto rappresentativo.
Bisognerebbe conoscere i contenuti dei programmi di storia o di letteratura in queste scuole, ad esempio, con salti e voli pindarici di intere epoche che riguardano anche la storia del loro paese (hai presente l’epoca di Filippo il Bello di Spagna? Sconosciuta).
Nessuna lettura dei classici ammessa, nè tantomeno della critica letteraria se non per gli esperti del settore (cioè chi frequenta materie umanistiche all’Università e neanche troppo…meglio studiare sul riassuntino fornito dal docente che ripropone la sua monografia per almeno 15 anni).
Qualche poesia locale è accettata altrimenti l’infarinatura è sulla letteratura francese (di Francia) o Olandese (dell’Olanda).
E le tanto decantate scienze!! Il medico qui si trova a trattare coi pazienti quasi fossero degli idioti, spiegando loro banalità scontatissime come ad esempio cosa è il metabolismo e perchè chi è di pelle chiara ha la tendenza alle scottature.
Quando dimostri di saperlo già, tutti ti rispondono sorpresi-medico incluso-:”Ma come le sai tu tutte queste cose senza essere medico?”
Queste per me sono storie giornaliere, ne risulta che il contatto intellettuale (e sociale) è assai scadente e lo scambio di idee è poverissimo.
Menomale che le grandi città sono piene di stranieri!
Poi mi chiedono perchè sono a favore del “calderone” di culture!
Vabbé però a Bruxelles ci sono molti stranieri da tutta europa perché è la “capitale” dell’UE, calderone di culture certi quartieri della periferia non lo sono per nulla ma spesso monoetnici a quanto mi risulta, in ogni caso non vivo lì quindi non so bene ma non ho vergogna a dire che mi trovo meglio con alcune culture rispetto ad altre tanto per farti un esempio mi sono sempre sentito meglio in Portogallo rispetto alla Spagna, non so è così e non c’è nulla di ideologico dietro, tra il fado e il flamenco non c’è storia 😉