Perché l’evoluzionismo accende gli animi e crea blocchi contrapposti? Che cosa esso comporta perché spesso lo si difenda o lo si attacchi con tanta foga? Siamo soliti considerare come elementi di potenziale disaccordo, se non di vera contrapposizione, quelle acquisizioni scientifiche che entrano direttamente nella vita delle persone, con un intervento che ha effetti concreti e ben individuabili. L’esempio della fecondazione medicalmente assistita e della sperimentazione sugli embrioni è, in questo senso, drammaticamente attuale. La teoria darwiniana, tema che sembra riguardare soltanto la discussione intellettuale, è capace invece di infiammare in modo ricorrente sia l’ambito accademico sia l’opinione pubblica. Ne si è avuta testimonianza alle giornate veneziane (concluse ieri) promosse dalla Fondazione Veronesi, che avevano proprio l’evoluzione come argomento conduttore. Tra gli oltre trenta relatori, tutti ricercatori di fama mondiale, nessuno ovviamente era avverso al paradigma dominante, nel folto pubblico prevalevano in larghissima misura i simpatizzanti; anche tra i giornalisti quasi assenti le voci di “dissenso”. Eppure, durante i lavori, peraltro improntati al massimo rigore, non sono mancate ripetute frecciate a presunti oscurantismi che allignerebbero ancora in Italia e negli Stati Uniti (patria di molti dei partecipanti), alla “chiusura” di cui sarebbe responsabile la Chiesa e al cosiddetto Intelligent Design (il progetto intelligente), posizione parzialmente alternativa al darwinismo, sostenuta da molti credenti. Impossibile riassumere la controversia scientifica. Se è vero che paiono schiaccianti le prove a favore del fatto che la vita sulla Terra è andata evolvendosi – passando da organismi piccoli e semplici a grandi e complessi, fino a giungere all’uomo -, a un livello di minore (ma comunque robusta) sicurezza sono le acquisizioni circa il modo in cui ciò è accaduto. Sulla base delle scoperte di Charles Darwin, generazioni di studiosi hanno potuto affinare il meccanismo di mutazione (casuale) del Dna degli esseri viventi e di selezione degli organismi più adatti al proprio ambiente (con conseguente maggior tasso riproduzione) quale spiegazione della nascita di nuove specie e del cambiamento delle loro caratteristiche. L’enorme mole di dati di cui rendere conto fa sì che il quadro sia solo abbozzato e tanti enigmi restino ancora da risolvere. Non c’è alcuna idea di come sia apparsa la vita, ed esistono soltanto vaghe ipotesi su che cosa abbia permesso all’uomo di compiere il salto da primate a essere capace di autocoscienza, simbolismo e progettualità. Se si rimane nell’ambito scientifico, queste acquisizioni sono da considerare provvisorie e rivedibili, nello spirito della ricerca che si sa sempre pronta a correzioni, consapevole che con i propri strumenti non copre ogni ambito della conoscenza. Con tale scienza non vi è urto della religione o della fede, non estranee ad alcun aspetto dell’esistenza tuttavia senza la pretesa di indagare la realtà fisica. Diverso è il caso di quegli studiosi convinti che sia unicamente l’osservazione sperimentale a condurre verso la verità assoluta. Di qui le estrapolazioni dai risultati attuali all’affermazione del caso come unica legge dell’universo, alla negazione che l’inizio possa aver avuto un artefice, al rifiuto pregiudiziale di ogni ipotesi alternativa. Ecco perché l’evoluzionismo accende il dibattito: può essere, o rischia di diventare, una “teoria del tutto”, che non lascia spazio a nient’altro. Non è un monolite neppure la comunità scientifica, e al suo interno si trovano esponenti rispettosi dei “limiti” epistemologici. Altri, spesso i più “rumorosi”, alzano muri preventivi, del tutto immotivati. Non ci sono Santi Uffizi all’orizzonte; piuttosto essi dovrebbero chiedersi, come qualcuno meritoriamente fa, perché la maggioranza della popolazione rifiuta il darwinismo. La risposta è che la scienza assolutista può soddisfare i suoi “sacerdoti”, ma non le persone ch e chiedono anche risposte alle grandi domande dell’esistenza. Sull’altro “fronte” è forse lecito semplicemente ricordare che la scoperta di come è fatta la natura non può che aumentare la nostra meraviglia e la nostra gratitudine per il suo Creatore.
Evoluzionismo, il muro degli scienziati esclude le grandi domande
11 commenti
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“Diverso è il caso di quegli studiosi convinti che sia unicamente l’osservazione sperimentale a condurre verso la verità assoluta.”
L’articolista cerca di diffondere una concezione errata del metodo scientifico. La scienza nega l’esistenza di verità assolute, e lascia simili inganni ai teologi.
“… piuttosto essi dovrebbero chiedersi, come qualcuno meritoriamente fa, perché la maggioranza della popolazione rifiuta il darwinismo….” Per l’articolista la popolarità e la non conoscenza della scienza sono fatti meritori . Vorrei si applicasse lo stesso principio a Wanna Marchi e le si concedesse lo spazio di Rai 1 ….. comprenderemmo , meritoriamente, che lo scioglipancia risponde alle grandi domande della vita.
L’articolista non sa proprio come attaccare la scienza. Parla, parla, parla, e anche a sproposito dell’argomento, ma di fatto non dice niente. Crea solo un gran polverone al termine del quale conclude con ciò che avrebbe voluto dire fin dall’inizio: “…nostra gratitudine per il suo Creatore”. La scienza è scienza e se dice anche cose in contraddizione con le sacre scritture, perchè frutto dell’avanzamento della conoscenza umana, sara un problema delle religioni giustificare gli errori riportati nei testi sacri, non degli scienziati!
“Di qui le estrapolazioni dai risultati attuali all’affermazione del caso come unica legge dell’universo …”
Casualita’ significa assenza di una legge regolatrice, una evoluzione casuale esclude l’intervento di un Dio per cui un discorso basato sulla fede implica che i cambiamenti nell’universo non siano casuali.
Tale discorso pero’ nega l’evidenza del II principio della Termodinamica, che di fatto constata la crescita del’entropia (leggi:disordine); ed inoltre nega i risultati, ormai certi, della Meccanica quantistica.
“Paradigma dominante”….come se la scienza procedesse per dogmi! Se l'”avvenirista” sarà in grado di portare prove (non d’autorità) che confutino l’evoluzionismo, lo faccia e probabilmente riceverà qualche premio Nobel.
Che gente!
>”può essere, o rischia di diventare, una “teoria del tutto”, che non lascia spazio a nient’altro.”
Come sarebbe a dire “non lascia spazio a nient’altro?”, basta portare delle prove concrete dell’ esistenza dell’intelligent design ed ecco trovato lo spazio, il problema è: dove sono queste prove?
Forse non ci sono i Santi Uffizi all’orizzonte, ma l’insegnamento del disegno intelligente al posto del darwinismo nelle scuole quello sì, ed è per questo che è meglio alzare muri preventivi, per difendere la laicità della scuola.
Gargiulo ha scritto: “La scienza nega l’esistenza di verità assolute, e lascia simili inganni ai teologi”. In realtà la scienza non nega, semplicemente non si occupa delle verità assolute, ci siano o meno. Negarle non è operazione scientifica, ma filosofica e/o teologica.
Migliaia di anni fa non si sapeva cosa fosse il sole, per cui, quasi automaticamente scattò l’eguaglianza: sole = divinità (misteriosa). Poi si è scoperto cosa fosse veramente il sole e il concetto di divinità, associato al sole, finì in soffitta. Sono passati, evidentemente invano, secoli e millenni, e c’è chi continua imperterrito sulla stessa strada: non si sa esattamente fino in fondo di cosa veramente si tratti ? Ergo, manco a dirlo, non v’è dubbio che esista un creatore. A queste menti sopraffine non passa neanche per l’anticamera del cervello (cervello?) che l’epoca in cui stiamo vivendo sia solo un attimo nel lunghissimo cammino della storia e del progredire del sapere umano, che è lungi dall’essere arrivato all’ultimo stadio. Come gli egiziani (tanto per fare un esempio) mai avrebbero potuto immaginare il mondo come è oggi (aerei, stelliti artificiali, automobili, telefonini, ecc.) come fanno questi ineffabili creazionisti ad immaginare i traguardi di conoscenza cui l’uomo arriverà tra altri 3000 anni e più. Un bambino lo capisce ma loro no! Evidentemente non si sono…..evoluti.
O forse non esiste nemmeno un trauardo della conoscenza. Chi lo sa…
“[…] esistono soltanto vaghe ipotesi su che cosa abbia permesso all’uomo di compiere il salto da primate a essere capace di autocoscienza, simbolismo e progettualità.”
Ancora la vecchia abitudine di spiegare l’incompreso tirando in ballo il deus (ex machina).
All’articolista, e non solo, segnalo “Sulla materia della mente” di Gerald Edelman (premio Nobel per la Medicina), Adelphi, che propone non vaghe ipotesi bensì una teoria convincente sulla formazione della mente, nonché della coscienza, in termini di “selezione”. Guarda caso.
Edelman a me risulta essere un antiriduzionista. Con un comportamento onesto e professionale, Edelman non fa il neuroteologo perché non spetta allo scienziato affermare o negare l’essenza “spirituale” dei sentimenti umani; però tratta l’argomento sul piano scientifico “in termini di seleizone”, appunto. Di solito, ciò che pubblica Adelphi ha un significato molto sottile…