La notizia del suicidio di Bernard e Georgette Cazes, intellettuali e coniugi ultraottantenni, sta scuotendo le coscienze e ha già riaperto il dibattito su fine-vita ed eutanasia in Francia. Lui, filosofo e studioso di letteratura, funzionario di stato, famoso economista. Lei, insegnante di lettere e latino e autrice di manuali scolastici. Si conoscono a Bordeaux da studenti dopo la seconda guerra mondiale, si amano e passano la vita insieme. Fanno due figli, di cui uno muore tragicamente a causa di un incidente all’età di 21 anni e alla cui memoria la madre dedica il libro sull’opera di Proust. Insieme curano anche un’antologia di testi di Paul Henry Thiry d’Holbach, il barone ateo dell’illuminismo francese. Sempre insieme hanno deciso di suicidarsi soffocandosi con dei sacchetti di plastica, dentro una camera dell’albergo Lutetia a Parigi. Il cameriere salito per portare la colazione li ha trovati morti, mano nella mano.
Il loro diventa un caso pubblico, anche perché lasciano una lettera in cui spiegano le motivazioni del loro gesto e accusano direttamente la politica. Georgette e Bernard, dopo tanti anni di amore, non vogliono che uno di loro sopravviva all’altro e non sopportano l’idea di perdere l’autonomia a causa degli acciacchi dell’età o di eventuali patologie. Il figlio racconta che già da anni avevano preso la decisione di togliersi la vita insieme. Nella lettera ritrovata la coppia scrive: “la legge proibisce il ricorso a qualsiasi pillola letale che permetterebbe una morte dolce. Ma la mia libertà non è forse limitata solo da quella degli altri? Con quale diritto impedire a una persona che non ha più doveri, in regola con il fisco, che ha lavorato tutti gli anni dovuti e si è dedicata poi al volontariato nei servizi sociali, con quale diritto costringerla a pratiche crudeli, quando vorrebbe solo lasciare serenamente la vita?”.
Anche tra i francesi, poiché non esiste una legge che lo consenta, solo i più ricchi possono scegliere di andare in Svizzera per il suicidio assistito. In campagna elettorale il presidente François Holland aveva promesso una norma per il fine-vita anche in Francia. Il comitato degli esperti istituito dal governo sul tema fornirà il suo report entro il 16 dicembre. È prevedibile che il suicidio dei due intellettuali non farà che intensificare il confronto sul tema Oltralpe. In Italia, invece, il tema sembra ancora tabù. Eppure, anche da noi sono avvenuti episodi eclatanti, come quelli dei registi Mario Monicelli, ormai malato terminale e gettatosi dal quinto piano di un ospedale, e Carlo Lizzani.
Il tema è sempre sentito e l’opinione pubblica ha assunto posizioni più laiche negli ultimi anni, specialmente in seguito alle vicende di Piergiorgio Welby ed Eluana Englaro. Nonostante questo e nonostante l’impegno di diverse associazioni, tra cui l’Uaar, per una proposta di legge di iniziativa popolare su testamento biologico ed eutanasia, la politica ancora non risponde alle istanze dei cittadini. A parte un timido riscontro da parte della presidentessa della Camera Laura Boldrini, il Parlamento non ha ancora il coraggio di affrontare la questione. Una pavidità e un cinismo diametralmente agli antipodi dell’amore di Georgette e Bernard.
La redazione
per quanto la legge lo possa vietare il suicidio rimane l’unica alternativa quando la vita non è altro che un fardello insostenibile pertanto il problema rimane per quelle persone che per problemi fisici determinati da malattie come le paralisi neurologiche non possono materialmente neanche mettere fine alla loro sofferenza perchè impediti nei movimenti oppure costretti a giacere inermi in un letto d’ospedale.
In una parola: la gente si suicida quando sente d’avere buoni motivi per farlo, legge o non legge. Alcuni sono evitabili (e in un certo senso sarebbe anche strano che non si cerchi d’evitarli, o perlomeno che i conoscenti e i familiari non ci provino) altri per varie concause no.
Il caso in questione ricorda tanto un suicidio stoico, per tornare in tema in modo più stretto. E sfido i soliti noti a relazionare il suicidio stoico con l’ateismo…
i soliti noti sono allenati come muri di gomma 😉 assorbono tutto e senza contestualizzare ripetono sempre le solite scemenze imparate in parrocchia o in famiglia…poverini che pena mi fanno.
Un mese fa mia moglie è morta di cancro, ma a 41 anni non ho minimamente pensato di suicidarmi. Prima che fraintendiate, ribadisco che sapete benissimo da che parte sto; voglio solo dire che probabilmente in altre circostanze (età avanzata, problemi di salute a mia volta, e chi più ne ha più ne metta)un pensierino ce l’avrei fatto anch’io, nella mia situazione attuale devo tener duro e andare avanti. E’ un mio modo di solidarizzare con loro due, ecco tutto, personale finché si vuole e ovviamente opinabile ma sto scrivendo di getto quello che mi passa per l’encefalo, non diversamente da come faccio di solito. Il punto è, secondo me, che i soliti noti se ne verrebbero fuori con le solite minchiate tipo non hai diritto di farlo, saresti un vigliacco, pensa a quelli che ti vogliono bene ecc., nevvero? A proposito, sulla statale che passa vicino a casa mia hanno messo un cartellone che mi urta molto: di un cosiddetto “movimento con cristo per la vita” e che recita semplicemente, davanti a un immagine di cristo e madonna: no divorzio no eutanasia no convivenze e ovviamente no aborto e poi arriva il bello: la vita è di dio e l’Europa senza dio non ha futuro! Se lo butto giù con la macchina sono penalmente perseguibile? Perché se loro possono strappare i manifesti dell’uaar, aòòora anche noi possiamo distruggere i loro? (domanda retorica, ovviamente, se provassi anche solo a graffiarlo mi ritroverei subito nelle patrie galere!)
@dissection
Come dicevo a una dei soliti noti nella news precedente, tutto sta nella possibilità di scegliere, in questo caso, di andarsene insieme. O nel tuo caso, a seconda dei tempi di andare avanti o di farci un pensierino. Le scelte personali sono insindacabili, ma qualcuno proprio non ci arriva.
P.S. per quanto possa contare, non conoscendoci di persona, hai tutta la mia solidarietà 🙂
Anche la mia. Ciao stefano.
Domanda: ma questa ‘pillola letale che permetterebbe una morte dolce’, proibita o meno dalla legge che sia, è così difficile da trovare? Un medico favorevole all’eutanasia, potrebbe disporne, sia pure ovviamente sapendo la sua somministrazione illegale?
(Punto su questa domanda per così dire ‘tecnica’, perché non so esprimere come vorrei la commozione che questa vicenda mi ha provocato.)
Bruno, se sei un medico disposto a praticare l’eutanasia a qualcuno che te lo chiede, immagino che pur non disponendo di una “pillola”, qualcosa riesci ad inventarti.
Un pò come per l’IVG farmacologiche. Inutile vietare la RU486 o farne schizzare il prezzo alle stelle, se per pochi euro, esistono in commercio dei farmaci, che l’aborto ce l’hanno come “effetto collaterale”, ovvero come controindicazione (Vedi il Cytotec…Un gastro protettore che induce l’aborto).
Qui sta accadendo più o meno la stessa cosa. Inutile vietare l’eutanasia, se poi si ricorre ai sacchetti di plastica, al salto nel vuoto, al tubo di scappamento di un’auto o a chissà quale altra soluzione finale.
Quindi, secondo me, il dibattito dovrebbe ruotare intorno al rispetto delle volontà e delle libertà degli individui, ed al loro diritto di porre fine alla propria vita con la dignità che ne deriva.
@ Paul Manoni
E’ esattamente ciò che ho sempre pensato. Probabilmente c’è qualcosa che non capisco… ma cosa dovrebbe regolamentare una legge sull’eutanasia? Il suicidio?
A mio avviso, una legge che regolamenti l’eutanasia dovrebbe concedere un suicidio “assistito” in tutti i sensi, alla persona che ne fa richiesta.
Sia attraverso medicinali specifici, che attraverso l’attenzione di personale competente (medici e psicologi), e proprio in virtù del fatto che si scongiurino soluzioni più violente o drammatiche, che come ho precisato sopra, vanno dalla doppietta del nonno, alle acque gelide di un canale, passando per la “fantasia” di chi vuol farla finita, in migliaia di modi diversi.
Sarebbe il riconoscimento di uno Stato attraverso una legge, delle volontà, delle libertà e della dignità di una persona.
Emblematico il passaggio dell’ultima lettera di Georgette e Bernard che riporterei in toto:
“Con quale diritto impedire a una persona che non ha più doveri, in regola con il fisco, che ha lavorato tutti gli anni dovuti e si è dedicata poi al volontariato nei servizi sociali, con quale diritto costringerla a pratiche crudeli, quando vorrebbe solo lasciare serenamente la vita?”
Ritengo che il metodo più “delicato” e indolore sia questa sequenza:
1) somministrazione endovena di un farmaco per anestesia generale (impedisce di “sentire” qualunque sensazione, come ben sa chi ha avuto qualche intervento chirurgico);
2) somministrazione endovena di curaro (blocca la respirazione e la muscolatura in generale; anche questo si fa durante gli interventi chirurgici perchè il paziente non si muova nel sonno – a proprio danno – proprio mentre il chirurgo lo sta operando (durante gli interventi chirurgici il paziente viene però fatto respirare, artificialmente, immettendogli ritmicamente aria o ossigeno nei polmoni, previa intubazione));
3) somministrazione endovena di una soluzione di potassio (blocca l’attività cardiaca; solo a questo punto il soggetto muore, e senza rendersi conto di niente).
Guarda caso, è la stessa procedura che viene adottata in alcuni stati degli USA per i condannati a morte; in quei casi viene chiamata “iniezione letale”, ma è la miglior eutanasia possibile.
Volete un’alternativa? Un’overdose di eroina (dicono che fa provare sensazioni “paradisiache” – se il soggetto è cosciente – prima di far morire per blocco respiratorio).
Forse un giorno sarà permesso al soggetto di “scegliere prima” il modo 😉
Alla domanda tecnica rispondo: non è così facile procurarsi il pentobarbital. Non è che i medici ce l’abbiano in studio o abbiano facile accesso al farmaco e possano somministrarlo loro stessi. L’iter è piuttosto complesso per arrivare a sorseggiare la “cicuta”. Persino le due associazioni svizzere che assicurano l’assistenza al suicidio hanno problemi nel reclutare medici disposti a “prescrivere” il farmaco. Che comunque alla fine si trova.
Un medico poi “favorevole all’eutanasia” non è che possa praticarla lui sans plus. Le modalità sono ben precise e penso che sia giusto così.
Penso però (non so se mi sbaglio) che un medico dovrebbe conoscere o disporre di mezzi (farmaci) che consentano di suicidarsi senza troppi problemi e sofferenze.
Condivido per altro la commozione per questa storia che ha suscitato qui commenti piuttosto critici. Certo anche a me quel sacchetto dà fastidio, come dice oltre Sandra (penso anche che soffocare non sia proprio gradevole, ma forse la morte subentra prima di quel che pensi, e magari i due coniugi avranno preso prima qualche barbiturico).
Devo dire che pur essendo socio di Exit la questione del suicidio assistito è per me lo stesso un po’ problematica. Intanto chi vuol suicidarsi lo può fare senza il bisogno di queste associazioni, scegliendo purtroppo anche metodi violenti che danno fastidio a terzi (i macchinisti hanno dei traumi dopo aver investito un aspirante suicida sui binari).
Il modo con cui se ne sono andati questi due – come pure tempo fa André Gorz e sua moglie affetta da tumore – mi piace, se così si può dire. È stata una decisione a lungo meditata e attuata dopo una lunga vita apparentemente ricca di soddisfazioni.
Ricordo che il Tribunale federale svizzero ha riconosciuto il diritto di porre fine alla propria vita nei modi e al momento desiderati. Ha riconosciuto dunque l’autodeterminazione dell’individuo, a cui ovviamente la Chiesa si oppone, direi: non può non opporsi.
Ricordiamo però che non era un tempo solo la Chiesa a condannare il suicidio, ma anche lo Stato, tanto è vero che i poveri aspiranti al suicidio sopravvissuti al tentativo erano puniti (cornuti e mazziati). Il potere assoluto – e quale potere più assoluto della Chiesa? – non può accettare l’autodeterminazione dell’individuo.
@ Sergio
Grazie per le informazioni esaurienti. Apprezzo molto questo modello svizzero, al di là della questione di principio per cui – come la vedo io – il perché e il come una persona decida di suicidarsi non dovrebbe essere regolamentato da una legge specifica. Se mai lo stato dovrebbe garantire che non si usi l’eutanasia per fini illeciti, ma per questo dovrebbe bastare la giustizia ordinaria, così come per chi non avesse altri punti di riferimento (famigliari, amici) cui rivolgersi dovrebbe, su richiesta, intervenire il servizio sanitario.
Capisco che si tratta di un’utopia, ma se proprio una legge deve esserci la si attui avendo come riferimento questa utopia: non per ‘realizzarla’, ovviamente, ma per averla presente come orizzonte verso il quale muoversi.
Mi piace poi particolarmente l’esistenza di un’associazione come Exit, dove, se ho ben capito, non è il diritto all’eutanasia che naturalmente vien messo in discussione, ma viene offerto un luogo ‘laico’ dove poterne discutere e poter aiutare chi eventualmente facesse questa scelta.
“Mi piace poi particolarmente l’esistenza di un’associazione come Exit, dove, se ho ben capito, non è il diritto all’eutanasia che naturalmente vien messo in discussione, ma viene offerto un luogo ‘laico’ dove poterne discutere e poter aiutare chi eventualmente facesse questa scelta.”
Mah! Luogo laico? Penso che siano ricorsi a Exit anche persone che si ritenevano credenti o religiose. Una mia vicina cattolica è socia di Exit.
Ma c’è qualcosa di Exit che mi lascia un po’ perplesso: aiutare qualcuno ad andare all’altro mondo, porgendogli la coppa fatale. Certo lo fai su sua richiesta, dopo tante discussioni (penso a Lucio Magri). Però io non so se ce la farei a dargli l’aiutino, a fare quel semplice gesto. Sarà che non l’ho mai fatto, che mi manca l’esperienza, mentre gli “assistenti” conoscono per così dire il mestiere e non si emozionano facilmente.
Ma diciamo che le mie sono remore psicologiche. Forse Alessandro Pendesini potrebbe spiegare il mio comportamento (di “socio perplesso”).
@ Bruno
“ma cosa dovrebbe regolamentare una legge sull’eutanasia? Il suicidio?”
Intanto si dovrebbe prima riconoscere esplicitamente l’autodeterminazione dell’individuo, da cui discende anche il suo diritto a suicidarsi “come e quando vuole”, come ha fatto molto chiaramente il Tribunale federale svizzero. Non credo che ciò è possibile in Italia attualmente, è impensabile, inconcepibile. Non so se Bergoglio vuole e saprà cambiare qualcosa in materia, come anche in altre materie, specie l’etica sessuale. Forse glisserà su certi argomenti su cui è ormai perdente.
Ma se poi, chissà quando, ci si arrivasse a riconoscere l’autodeterminazione, una eventuale legge dovrebbe stabilire semplicemente in quali circostanze siano ammissibili l’eutanasia e il suicidio assistito. L’eutanasia si pratica su soggetti in fase terminale e spesso non più autonomi (potrebbero però avere espresso, magari anche per iscritto, le loro volontà sul fine vita). I suicidi invece sono coscienti, non necessariamente in fase terminale e spesso nemmeno vecchi. Ma credo basti il taedium vitae per desiderare di suicidarsi (“e chi sono io per giudicare?”). Solo che arrivano subito i religiosi a dirti che non puoi, oppure medici e piscologhi a dirti che se nutri tali desideri sei per forza depresso o malato di mente e hai solo bisogno delle cure per rimetterti e goderti di nuovo la vita.
Il suicidio assistito in Svizzera è regolato da un semplicissimo articolo del codice penale che prevede una pena per chi assiste se lo fa per “motivi egoistici” (strana formula, ma che significa che è naturlalmente vietata l’istigazione al suicidio, per es. per carpire l’eredità oppure anche per non dovere assistere una persona, magari un parente).
C’ è qualche conto che non torna: X & Y (scrivo così per sfrondare il fatto da qualunque elemento superfluo alla sua comprensione, nomi compresi) scelgono di suicidarsi: non hanno problemi REALI, ma la PAURA di restare soli e/o auto-insufficienti; nel farlo lasciano una lettera in cui dicono che la legge non appoggia la loro scelta, anzi la ostacola. Ho capito bene ? Perchè, SE E’ COSI’,:
1) chiunque, adulto e responsabile, può tentare il suicidio, ci mancherebbe ! Farlo, però, per paura di ammalarsi, senza nemmeno avere i sintomi di qualche malattia, è una nevrosi (credo), comunque un problema psico-analitico;
2) suicidarsi perchè si ha paura di rimanere soli: oltre che suicidio per paura di …, qua è implicata una dose patologica di dipendenza, alquanto differente dall’ amore;
3) la legge, blah, blah, blah: la vogliamo piantare once for ever di piagnucolare per la legge che …, salvo poi magari lamentarsi che ci sono troppe leggi ? Finchè uno non è invalido nulla e nessuno potranno mai impedirgli di comprare psicofarmaci, whisky e 10 euro di pizza bianca (ho saputo che se fai il pieno di pasticche ed alcool a stomaco vuoto vomiti, mentre con un tappo sopra, tipo pizza a taglio, no) ed andare a nanna.
C’è un motivo se si chiama “dolce morte”. Morire con un tappo di piazza dopo aver ingurgitato una 30ine di pillole e tracannato super-alcolici, non mi pare dolce.
Se anche venisse valutato come modo “dolce” per morire, cose di cui dubito fortemente, non penso che comunque sia un modo “degno” per porre fine alla propria vita.
A prescindere dai tre punti che elenchi sopra, a mio avviso dovresti rispondere ad una domanda, prima di elencare le tue considerazioni: A ME cosa interessa se qualcuno vuole che gli venga praticata l’eutanasia?
Insomma, se l’eutanasia è una scelta al 100% personale e libera, chi sono io per metterci il becco?
Posso pure criticare questa scelta, ci mancherebbe. Ma non potrò mai imporre a qualcuno comportamenti e scelte che “IO” ritengo siano per il “SUO” bene.
ALESSIO DI MICHELE
Secondo me non è questione di troppe o poche leggi.
Il fatto è che lo Stato dovrebbe riconoscere il diritto di ogni cittadino di poter disporre della propria vita, anche decidendo quando metterla a termine. Cosa che invece oggi non è.
Con l’ esempio “della pizza” (chiedo scusa per l’ esemplificazione, quasi volgare) voglio solo dire che non è vero che lo Stato neghi il diritto di disporre della propria vita (come sopra: almeno ai non auto-insufficienti), anche perché ciò sarebbe praticamente impossibile. Sul dolce/non dolce: questione di gusti: l’ ipnotico + alcool + mangiata permetterebbe anche una cerimonia sociale con le persone care, tipo cena d’ addio, ad esempio. Poi, certo, l’ eutanasia dovrebbe essere permessissima, ci mancherebbe continuare a vietare la disposizione del proprio corpo, cioè di sè: io sono addirittura per il commercio di organi da trapianto e di sangue tra vivi, quindi sfondi un portone di hangar aperto; solo che non mi sembra questo il caso, e quindi l’ uscita di scena dei due di cui parliamo mi sembra un po’ polemica, altro che dolce/serena.
“non è vero che lo Stato neghi il diritto di disporre della propria vita”
Beh, lo stato per ovvie ragioni non può punire chi si suicida, ma se io aiuto una persona a suicidarsi (ad esempio andando a comprargli pillole) vengo perseguito, quindi a me sembra che lo stato neghi il diritto di disporre della propria vita, è solo che non può punire chi se ne frega e si uccide. Tu dici: vabbè, cosa cambia? Se uno vuole morire si suicida lo stesso, ma è una questione di principio, a maggior ragione (per quel che può riguardare un ateo) se la questione di prinncipio è imposta indirettamente dalla chiesa tramite un monopolio culturale che esclude qualsiasi altra alternativa.
Aggiungo che dietro a simili divieti scorgo l’ impostazione dello Stato-papino, che tutela i cittadini-bambini contro se stessi, cioè un’ estensione delle pecorelle e del clero che le salva dal peccato: orrore ! Ho però l’ impressione che, quando invece si parla ad esempio di rapporti politici/economici/sociali, parecchia gente, pur anti-clericale, sia sulla stessa lunghezza d’ onda: tu sei incapace di pensare alla tua vecchiaia, quindi mo’ ti sciroppi l’ INPS (scusate, vi starò fratturando gli epididimi con la storia dell’ INPS: il fatto è che gli ho dovuto dare più di 10.000 stille di sangue [= Euro] e non nè avrò nè una pensione nè la restituzione). Idem con l’ INAIL, idem con la pratica totalità della giurisdizione civile, ecc. ecc. .
Signori, dimenticate un particolare a mio avviso fondamentale: ci sono persone, purtroppo non poche, che per vari motivi non possono suicidarsi. Queste persone devono per forza di cose farsi aiutare da qualcuno. E, ora come ora, quel qualcuno, in Italia, rischia 12 anni di galera.
Questo motivo, da solo, giustifica tutto il discorso, ma proprio tutto, sull’eutanasia legale.
L’altro aspetto, che avete commentato e che scaturisce dall’articolo, e cioè la morte “dolce”, sarebbe anch’esso sufficiente di per sè. Esistono pochissimi modi per morire evitando sofferenza, e l’eutanasia è uno di quelli (se non l’unico addirittura).
Anche a me ha suonato tanto strano che questi due si ammazzano perché “forse un giorno uno può sopravvivere all’altro”.
Per carità capisco l’amore e l’attaccamento (mia nonna ha rischiato di morire di crepacuore il giorno del funerale di mio nonno), ma sinceramente, per legge, più che una pillola per la dolcemorte metterei uno psicologo in questi casi.
Reiuky, con una legge sull’eutanasia, sarebbe anche possibile metterlo lo psicologo. Senza una legge, no.
Una storia commovente e bellissima per quanto tragica nel gesto. Se esistesse un paradiso e ci fossero solo due posti, ci metterei Georgette e Bernard. Ma forse loro il paradiso lo hanno già conosciuto su questa terra.
Stefano sono felice che tu abbia commentato così.
Alla lettura di questa notizia non ho pensato a politica, leggi e riapertura dei dialoghi sulla questione.
Ho pensato solo alla dolcezza di queste 2 persone.
Certo l’articolo ripercorre la loro vita molto schematicamente, ma dà comunque l’impressione di un coppia di persone in cui la “ragion” dell’amore è sempre stata presente, fino alla decisione di finire insieme un cammino iniziato tanto tempo fa.
Come dice Paul Manoni perché deve decidere qualcun’altro qual’è il bene del prossimo?
Stefano, posso quotarti interamente? 🙂
Abbiate pazienza, tanto l’eutanasia arriverà anche da noi. Intanto mi accontenterei che il testamento biologico fosse un po’ più chiaro e alla portata di tutti. Invece vedo ancora troppa confusione!
Una storia commovente; la fine di una vita condotta in armonia con se stessi e con la società.
Mi sovviene che oltre i casi di Monicelli e LIzzani, persone certo note ai più, da noi c’è stato un altro caso: della signora, non ricordo il nome, che lasciò anche una intervista prima di andare in Sivizzera per l’eutanasia.
Si rimane davvero come cretini, increduli e commossi, a immaginare questi anziani, morti mano nella mano, con quei due sacchetti che sono l’elemento stonato in questa ultimo passaggio. Ho ripensato a una vecchia canzone, sicuramente la conoscevano, di Edith Piaf.
On les a trouvés
Se tenant par la main
Les yeux refermés
Vers d’autres matins
Remplis de soleil
On les a couchés
Unis et tranquilles
Dans un lit creusé
Au coeur de la ville
Et je me rappelle
Avoir refermé
Dans le petit jour
La chambre d’hôtel
Des amants d’un jour
Mais ils m’ont planté
Tout au fond du coeur
Un goût de leur soleil
Et tant de couleurs
Hai ragione, Sandra,
il fatto di per sè è commovente, c’è solo la nota stonata dei sacchetti, che sembra una beffa alla grande dignità di questa coppia che, nell’incertezza delle incognite che accompagnano l’intera vita, ha scelto come vivere e come andarsene.
Proposta: proviamo a non considerare quei sacchetti di plastica come una stonatura, pensando che per loro sono stati parte integrante della propria scelta. Cerchiamo di non pensare ai sacchetti come a dei sacchetti, e tentiamo di restituire a queste due persone tutta la dignità che è loro dovuta, nella pienezza del loro gesto. Sacchetti compresi, quindi.
La mia osservazione sui sacchetti non era una critica alla coppia, anzi. Sono riusciti a combinare un atto d’amore con un atto politico. Hanno scelto i sacchetti (e immagino che abbiano assunto sonniferi prima) perché è proprio la stonatura che volevano produrre! E una stonatura amplificata dal suicidio non in una “chambre à louer” della canzone (l’albergo a ore, nella versione italiana), da cui si è portati via alla chetichella, ma in un hotel di lusso, dove arriva la polizia e la stampa a seguire. E’ l’orrore del sacchetto combinato con la tenerezza della mano nella mano che volevano suscitare, per smuovere le acque. L’hanno pensata molto bene, chapeau.
Sì, Giorgio Pozzo,
saranno stati anche parte integrante della propria scelta, però dubito che sarebbero stati gli strumenti voluti se ci fosse stata una legge che offriva altre possibilità.
Penso ad esempio all’addormentarsi e a non svegliarsi più.
Certo, Sandra, avevo capito che la tua non era affatto una critica. Volevo solo dire che secondo me non ci sono “stonature” in un gesto al tempo stesso disperato e meraviglioso. C’è di che inchinarsi, oltre che togliersi il cappello.
E’ anche vero, Gianluca, che avrebbero sicuramente scelto un altro modo se solo avessero potuto. Ma, indipendentemente dalla metodologia scelta, si sono presi una libertà che purtroppo le leggi odierne non contemplano. E questo, se vogliamo, è la vera “stonatura”.
Quei sacchetti, in quel contesto, per i laici hanno la stessa tragica dignità che i cattolici danno alla sindone. Senza però farne un oggetto di idolatria. E con l’umiliante certezza della loro autenticità.
“Sempre insieme hanno deciso di suicidarsi soffocandosi con dei sacchetti di plastica…….”
Er Profeta: Mmmmmmmm….. per me ebbisi stato er maggiordomo.
Cherubino: Voi dì che se trattato de n’doppio omicidio simulato en suicidio ed ebbisi stato er maggiordomo? Ma come fai a dì na cosa simile?
Er Profeta: Non ce sono dubbi Cherubì, basta usà a logica. Lui è un filosofo, studioso de letteratura, funzionario de stato e pure n’economista. Lei è insegnante de lettere e de latino e n’autrice de manuali scolastici. So sempre ensieme. Gle more en fijo e lei che fà? Gle dedica en libro sull’opera de Proust. Ensieme curano anche n’antologia de testi de Paul Henry Thiry d’Holbacche, er barone ateo dell’elluminismo francese.
Cherubino: E allora?
Er Profeta: Ma te lo immaggini a passa a vita con du rompicojoni simili?
Cherubino: A Moamè a de Vidocque te fà en baffo.
🙂 🙂 🙂
Il suicidio come reato nei confronti dello stato o come sacrilegio? nei confronti di dio? hanno nessun valore per me e penso poco anche per molti credenti che si pongono il problema.
Vivo una vita ragionevolmente normale dopo due interventi importanti di carcinectomia seguiti da trattamenti chemioterapici.
Nel caso di un’ulteriore recidiva prendo in considerazione il suicidio mediante farmaci PRIMA che intervento e relativi effetti collaterali possano impedirmi di attuarlo e contestualmente mi comportino condizioni di vita insostenibili per me e per i miei congiunti.
Ovviamente tale decisione la prenderò se e quando tali condizioni effettivamente si verificheranno (non ci ho pensato assolutamente alla prima recidiva) e tenendo conto delle ricadute non su stato e dio, bensì su moglie e figlie.
Resta il fatto che tale prospettiva mi rende molto più serena la vita attuale e mi evita di pensare adesso ad un decadimento futuro probabile ed incontrollabile.
Come disse Epicuro più di 2000 anni fa:
Quando ci sei tu, non c’è la morte, quando c’è la morte, non ci sei tu.
Adesso, con le attuali possibilità diagnostiche e terapeutiche è purtroppo possibile convivere con la morte per tempi anche assurdi: la possibilità personale di adottare misure correttive è assolutamente ragionevole.
mario
“Il suicidio come reato nei confronti dello stato o come sacrilegio? ”
È un punto questo a cui non si dà il giusto rilievo: ci vorrebbe Florenskij per illuminarci. Io sarò meno prolisso. Il punto è proprio questo: il suicidio “era” reato per lo Stato e “peccato” per la Chiesa (peccato grave, mortale, tanto è vero che si negava la cristiana sepoltura ai suicidi).
Era reato per lo Stato perché lo Stato era il potere assoluto e tutti i cittadini erano suoi sudditi, non per niente ti mandava al fronte e non potevi proprio opporti. Questo potere assoluto oggi lo Stato non ce l’ha più per cui ragionevolmente il suicidio non è più reato, anzi gli aspiranti suicidi sopravvissuti godono di tutta l’assistenza e delle terapie necessarie.
Resta però un peccato per il potere assoluto ancora esistente, quello della Chiesa. Ma forse con Bergoglio qualcosa cambierà. Del resto basterebbe seguire gli insegnamenti del Nuovo Catechismo che considera legittima la sospensione di terapie spropositate e dalle quali non si può ragionevolmente attendere molto. Solo che poi la Chiesa, che non vuole ancora rinunciare al potere assoluto, relativizza i suoi propri insegnamenti imponendo l’idratazione e l’alimentazione forzata sine die, anche per anni, perché tali misure non sarebbero terapie, ma solo sostegno vitale (“non negoziabile” ovviamente).
Ancora adesso. Piergiorgio Welby non ha potuto avere funerali cattolici.
« In merito alla richiesta di esequie ecclesiastiche per il defunto Dott. Piergiorgio Welby, il Vicariato di Roma precisa di non aver potuto concedere tali esequie perché, a differenza dai casi di suicidio nei quali si presume la mancanza delle condizioni di piena avvertenza e deliberato consenso, era nota, in quanto ripetutamente e pubblicamente affermata, la volontà del Dott. Welby di porre fine alla propria vita, ciò che contrasta con la dottrina cattolica (vedi il Catechismo della Chiesa Cattolica, nn. 2276-2283; 2324-2325) »
o.t.: ma perchè in fondo all’articolo, tra le Notizie correlate mi compare “Coppia di fenicotteri gay alleva pulcini adottivi”? qual è la correlazione?
se è per quello non avrebbe nessuan correlazione nemeno con: “Marito e moglie si risposano, ma stavolta come coppia gay”
per quello che capisco nelle Notizie correlate, nei titoli c’è almeno una parola in comune, in questo caso è “coppia”
Coppia di fenicotteri gay alleva pulcini adottivi
Marito e moglie si risposano, ma stavolta come coppia gay
Suicidio assistito, coppia inglese sono morti insieme in Svizzera
Zurigo dice ‘no’ ai limiti al suicidio assistito
[…] di redazione di Uaar […]
La negazione da parte della chiesa a suicidi, non cattolici, sbattezzati etc. è assolutamente lecita e giustificata.
Quello che è assolutamente spropositato è l’importanza che a tale regola danno non tanto i credenti devoti, per i quali la cosa può avere un valore ed un significato, quanto la maggioranza di coloro che – credenti o non – si sentono a posto a non seguire tanti o tutti i precetti della chiesa ma si sentono defraudati a subirne le conseguenze.
Personalmente non mi interessa alcun tipo di cerimonia funebre; io e la mia famiglia abbiamo optato per la donazione definitiva della salma di ciascuno di noi all’università di Padova a scopo di studio anatomico/pratica chirurgica, anche allo scopo di evitare ogni formalità relativa a cerimonie, inumazioni etc.
Salvo ovviamente diversa decisione, in tale occasione, da parte degli stretti familiari.
mario
premesso che mi sono sbattezzata a 24 anni e ne ho 46 (fatti due conti: non si poteva certo fare per raccomandata nè scaricare i moduli su Internet…. anzi… quale Internet?) 😀 mi è toccato un colloquio con il Capo dell’Ufficio Sacramenti presso l’Arcivescovado di Milano. Una delle cose che ha tenuto a spiegarmi è che non avrei più potuto accedere ai sacramenti. Che me ne fregassi visibilmente di non poter fare da madrina ai battesimi non sembrava averlo stupito, già un po’ perplesso era a vedere che me ne fregavo anche di non potermi sposare in chiesa…. ma è rimasto sbalordito quando è apparso evidente che il fatto di non poter avere un funerale religioso non mi toccava affatto visto che appunto non ne avrei mai voluto uno. Non si capacitava che la cosa mi stesse benissimo. Tanto per dirti come ragionano quelli….
Penso che l’ abbia sbalordito che la paura della morte non la colpiva di tanto . Questo è sempre stato l’ arma piu potente delle religioni ..!
Correggo la prima frase:
La negazione da parte della chiesa al funerale religioso di suicidi, non cattolici, sbattezzati etc. è assolutamente lecita e giustificata.
mario
Onestamente che uno della sua vita faccia ciò che crede mi pare giusto. Ma da lì a trovare la vicenda romantica ci devo pensare. Oltretutto penso alla poveraccia delle pulizie che li avrà trovati… Elio con la canzone del cassonetto aveva almeno pietà per il netturbino.
Ma tornando al romantico… La citazione di Edith Piaf mi ha colpito, da un lato perché non avevo mai fatto caso al testo di quella canzone. E da un altro lato perché Edith Piaf è stata di una affettività esuberante, ma sempre accompagnata da una vita dolorosa di Alcool e malattie. La morte è sempre stata presente, in un connubio morte e amore molto antico. Al di là della tragedia di Cerdan penso anche al fatto che il suo ultimo compagno non le è sopravvissuto molto.
Eppure c’era in lei anche una grande vitalità, un attaccamento alla vita che questi due anziani stanchi non mi trasmettono. E forse è questo il punto. L’erotismo flirta talora con la morte dai tempi di Apuleio e della sua matrona di Efeso, e pure prima… Ma la esorcizza. In questo doppio suicidio sembra invece la morte ad aver esorcizzato l’amore. Ecco perché non è una fine romantica.
Nota di colore: la Piaf era una amante insaziabile, ma se non ricordo male era devotissima a Santa Teresa di Lisieux… O per lo meno a un suo altarino al Sacro Cuore. Fatto buffo, ma non sciocco.
E ovvio che come tutti francesi, conosco abbastanza la storia di Edith Piaf . Il suo vero nome era Edith Giovanna Gassion ( Giovanna in ricordo della madre nata a Livorno… da padre nord-africano ) . Era, e questo è vero, un amante insaziabile ( Si racontava che quando d’ estate, le tournees si facevano nelle grande citta marinare, aveva un contratto che stipulava che si doveva fornirle un marinaio ogni sera… Leggenda o verita ?? Era devotissima a Teresa di Lisieux perchè pensava che la sua cecita ( fu cecca per un certo periodo ) fu guarita grazie a questa Santa . Detto questo, non era praticante…
Il suo ultimo amore ( platonico – era gay ) mori poco tempo dopo in un incidente automobile . La loro tomba si trova al Cimitiero detto del Pere Lachaise a Parigi .
Mi stupisce che nessuno abbia ricordato il suicidio dell’ attore Tino Schirinzi e Daisy Lumini ??? Già dimenticati ?
@PMC
Soggettività. Sta tutto lì. 🙂
La Piaf fu interprete della canzone, non autrice: il testo si deve a due autrici, e la musica anche a una donna: una canzone quindi tutta femminile, cosa non frequente negli anni 50.
C’è in rete un’intervista a Bernard in ambito economico dove, come 82enne, sembra in grado di dare punti a gente assai più giovane. Non sappiamo quanto sarebbe stata vitale la Piaf a 86 anni, dato che morì quando ne aveva 48, l’età di Georgette e Bernard alla morte del loro figlio.
Una fine romantica, dici di no. Sei libero di pensarlo, non è questo il punto, se e quanto fosse romantica e vitale la loro vita, rispetto a quella della Piaf o alla nostra. Hanno voluto lasciare un segno, e sono riusciti: sarebbero morti con una discrezione ancora maggiore. Con l’ultimo respiro e tenendosi per mano hanno lanciato la loro protesta. Se non è vitalità questa!
E se questa decisione, supportata dalle medesime motivazioni, fosse stata messa in atto dalla coppia stessa (o da un’altra, più o meno celebre) di ventenni o trentenni ?
Ventenni e trentenni che già pensano alla vecchiaia? Dubito. Problema inesistente.
Sempre che tu non voglia criticare una libera scelta presa da una coppia ventenne o trentenne, con altre motivazioni.