Nuovo Concordato e vecchio clericalismo

Proprio trent’anni fa, il 18 febbraio 1984, l’allora presidente del consiglio Bettino Craxi e il cardinale Agostino Casaroli, segretario di stato vaticano, firmarono gli accordi di Villa Madama. Il nuovo Concordato, che aggiornava quello stipulato l’11 febbraio del 1929 con il regime fascista, non considerava più il cattolicesimo quale religione di Stato e rendeva opzionale l’ora di religione nelle scuole, introduceva però il meccanismo dell’otto per mille. E di fatto lasciava intatta l’enorme capacità di condizionamento che la Chiesa cattolica ha sulla politica italiana.

Oggi, dopo una campagna durata mesi e una petizione su Change.org, il segretario Uaar Raffaele Carcano ha consegnato più di ventimila firme per chiedere a deputati e senatori l’abolizione del Concordato con la Santa Sede. La consegna è avvenuta a Montecitorio e della petizione si discuterà in sede di commissioni parlamentari. Un gesto che intende ricordare ai politici che c’è un’opinione pubblica laica spesso bistrattata e che il vecchio sistema del Concordato è ormai inattuale per una società sempre più secolarizzata e multireligiosa, dove crescono i fedeli di altre confessione ma soprattutto i non credenti.

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L’Italia sta cambiando, ma la Chiesa cattolica mantiene enormi privilegi e il generale ossequio da parte delle istituzioni, con conseguenti discriminazioni verso chi non è cattolico e danno per gli elementari principi di laicità. Non solo per l’Irc (si vedano le enormi difficoltà nell’ottenere una alternativa) e l’otto per mille, ma anche in altri contesti come l’assistenza spirituale pagata dallo stato, il matrimonio religioso che prevarica quello civile, nonché le diffuse prebende, esenzioni e i finanziamenti a favore della Chiesa che pesano sulle tasche di tutti i cittadini.

Per un paese davvero laico e moderno, la petizione ha chiesto la sostituzione degli articoli 7 e 8 della Costituzione. Al posto del multiconfessionalismo multilevel che grazie alle intese ripropone in piccolo lo schema concordatario anche con altre confessioni, discriminando atei e agnostici ma non solo, invita le istituzioni ad approvare una legge sulla libertà di credenza e non credenza tale da superare la normativa fascista sui “culti ammessi”.

L’abolizione del Concordato è però ancora un argomento tabù, come ha scritto oggi Carcano sul sito di MicroMega, e il mondo politico continua a stare ben attento a non scontentare il Vaticano: preferisce anzi la celebrazione del (nuovo) Concordato. Con tanto di convegno organizzato per il trentennale degli accordi del 1984 a Palazzo Giustiniani il 12 febbraio scorso dalla “Fondazione Socialismo“. Tra i partecipanti, il presidente del Senato Piero Grasso, il giudice costituzionale Giuliano Amato, il segretario della Cei monsignor Nunzio Galatino, il cardinale Attilio Nicora, il segretario di stato vaticano monsignor Pietro Parolin, vari giuristi tra i quali i consulenti nel periodo dell’accordo con il Vaticano, come Gennaro Acquaviva, Francesco Margiotta Broglio, Carlo Cardia.

Una kermesse che ha dato molto spazio ai clericali e agli elogi per gli accordi di Villa Madama, accolta positivamente da Oltretevere e dall’Osservatore Romano. Nel corso della quale Parolin ha definito il Concordato esempio di “laicità positiva”, segno di “reciproca collaborazione” tra Stato e Chiesa “per la promozione dell’uomo e il bene del paese”. E dove Acquaviva ha candidamente ricordato come il nuovo Concordato abbia dato, soprattutto a livello finanziario, alla Cei nuovi strumenti per accrescere la sua influenza. Cardia, sull’edizione odierna del quotidiano dei vescovi Avvenire, ha addirittura scritto che il Concordato è “garanzia di vera laicità”.

Eppure, proprio tutto questo ci ricorda come la soluzione concordataria, sebbene sia decantata come ancora attuale da chi ne raccoglie i sostanziosi frutti e dal mondo della politica in bilico tra formalismo e arrendevolezza, non è più al passo con i tempi. La società italiana, nonostante loro e nonostante il clericalismo, si fa sempre più laica.

La redazione