«In un momento in cui tutti subiamo pesantissime limitazioni alla libertà personale, i vescovi non accettano di vedere ridimensionato l’esercizio della libertà di culto e fanno pressioni sul governo. Ma la libertà di culto deve fermarsi davanti all’interesse generale. E che i vescovi pretendano privilegi che potrebbero mettere in pericolo la popolazione è scandaloso».
Il segretario dell’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti (Uaar), Roberto Grendene, commenta così lo scontro tra governo e vescovi in merito alla ripresa delle attività di culto, che il Dpcm di ieri ha escluso dalle attività che potranno ripartire dal 4 maggio.
«Le funzioni religiose – prosegue Grendene – ricadono sotto la voce “assembramenti” e presentano, come ha riconosciuto il comitato tecnico-scientifico, “criticità ineliminabili”, tra cui il fatto che i fedeli sono quasi tutti anziani e che le pratiche della eucarestia sono di per sé talmente igieniche che non a caso hanno già scatenato cluster… In altre parole la Cei “esige” e non si fa scrupolo di mettere a rischio la vita delle persone più a rischio. Impossibile non rilevare poi come delle 12 confessioni che hanno stipulato un’intesa con lo Stato nessuna abbia fatto analoghe richieste di strappi alle regole. Il governo – conclude Grendene – ha il dovere di non cedere alle richieste di corsia preferenziale della Chiesa. Nessun presunto diritto divino prevale sulle leggi (e sulla pelle) dei comuni mortali, credenti e non credenti».
Comunicato stampa
Basterebbe vedere quello che succede nelle altre nazioni.
Nella cattolica Austria le messe riprenderanno solo dal 13 maggio, cioè dopo un mese dalle prime aperture ed in una situazione nettamente migliore della nostra che non li ha mai costretti a chiusure così rigide ed hanno un sistema sanitario che ha retto molto meglio del nostro.
In Germania riapriranno dal 4 maggio, ma anche loro dopo 3 settimane dalle prime aperture e con una situazione decisamente migliore rispetto alla nostra e simile all’Austria. Ed ovviamente con pesanti limitazioni: 10-15 fedeli, 50 nelle chiese più grosse, un fedele ogni 15 m2, igienizzazione, ecc.
Per la Francia c’è chiusura almeno fino all’11 maggio, più a lungo in Svizzera.
Non si capisce perchè quindi in Italia dovrebbero essere tra i primi ad aprire con una situazione peggiore. Inoltre anche nella altre nazioni è la chiesa cattolica a lamentarsi, mentre i protestanti si attengono alle disposizioni sanitarie del governo, addirittura gli stessi mussulmani. Evidentemente è la sola chiesa cattolica a vedere violata la libertà di religione, intesa nel senso di poter fare quello che vuole fregandosene degli altri.
Incredibile che affermino che la salute spetta al governo e che loro decidono in autonomia: come per dire che loro possono permettersi di decidere indipendemente dalle raccomandazioni sanitarie, il classico stato nello stato che soffre a dover rispettare le regole valide per tutti. Addirittura un vescovo ha affermato che a messa non ci si contagia (ovviamente senza dimostrarlo) ed ha avuto un articolo intero su Repubblica per sostenerlo: dimentichi del sud Corea?
Come risolvono il problema dell’eucarestia? Una delle regole più ripetute per non diffondere il contagio è lavarsi le mani e non portarle al viso, alla bocca. Immergono le ostie nell’amuchina e si lavano le mani col gel ogni volta prima di prenderla? E la distanza di almeno un metro? E la mascherina?
Cari coiscritti del forum, mi unisco a voi nella riprovazione per l’atteggiamento della CEI che ESIGE addirittura il ripristino delle funzioni coram populo con sommo sprezzo della salute pubblica. Ovviamente non è una semplice richiesta, visto che i preti hanno diritto di voto e da questo punto di vista il tutto può assumere una sfumatura latamente ricattatoria del tipo: “o fai quello che diciamo noi o ti toglieremo i voti alle prossime elezioni”, e anche: “ti aizziamo contro i cittadini meno avvezzi a pensare colle loro teste e più inchiesati”, però da uomo razionale mi sto scervellando sulle ragioni (che ovviamente non sono quelle dichiarate). Timore che, come i drogati che sono stati tenuti alla larga dagli stupefacenti dopo la disintossicazione, la gente si disintossichi della messa? Che si disabitui a recarsi in chiesa? Che scopra che può astenersi dalle funzioni senza che gli capiti alcunché? Diminuzione degli introiti della questua domenicale? (E che somme potranno mai essere? Vuoi vedere che euro su euro sono una discreta sommetta?) Azzeramento dei battesimi nei mesi del confinamento in casa? Ecco, quanto a quest’ultimo punto, mi ricordo che una delle ragioni per la cancellazione dai registri battesimali era quella di diminuire il numero di persone che il vaticano, computandole tra gli insacramentati, prendeva a pretesto per ottenere sempre più indebita influenza sia in campo politico che economico per richiedere cose come esenzione tasse varie o fondi statali dall’otto per mille alle facilitazioni più disparate. Insomma non ho ancora capito le vere ragioni, magari sono tutte sciocchezze quelle che ho pensato e nessuna è quella vera, ma una ragione ci deve essere, perbacco! Per ora assistiamo al gioco del poliziotto buono (Papa) e poliziotto cattivo (CEI).
Caro Julius, hai centrato in pieno tutti i motivi per cui la cei fa l’isterica.
Posso solo dire che auguro a Conte di durare il più possibile contro la piovra e di saper usare tutte le armi di seduzione (verbali) per far star buone le tonache.
Negli anni 70 quando ancora abitavo a Padova il giro di affari della parrocchia più povera era attorno ai 80/100 milioni di lire. Non ricordo la fonte ma era pubblica.
Ripugnante il loro attaccamento al denaro. E chissà il giro di affari nel periodo d’oro quando si esibiva l’attore polacco.
Julius_Imperator,
non pensare di aver esagerato: a pensar male della chiesa non si sbaglia mai.
Tra le ragioni che fanno scalpitare le gerarchie, oltre al timore che l’astinenza da oppio dei popoli possa sfociare in un’amnesia duratura, c’è anche che è imminente la compilazione della dichiarazione dei redditi con annessa scelta dell’8×1000. Quindi le pecorelle dovranno essere sollecitate adeguatamente, ricordando i sacrifici e bla bla bla, i preti immolatisi nella pestilenza e bla bla bla…
Considerando che Conte è un po’ troppo malleabile nei confronti della città del Male e già parla di andargli incontro, gli suggerirei di concedere le messe a patto che i partecipanti siano muniti della app ‘immuni’ voluta dal governo stesso, in modo da poter verificare se avvengono contagi tra di loro, nel qual caso i costi delle cure gli verranno addebitati. Spese non rimborsabili dal ssn, considerando sia il comportamento azzardato e il fatto che buona parte degli ospedali sia nelle loro mani… ci siamo capiti!
Sì, ci pensavo anch’io, come mai questo accanimento, con il rischio di tirarsi antipatie in caso di una nuova ondata. I soldi della questa domenicale alla fine possono essere una discreta sommetta, ma in questo periodo funesto c’è tutto il mancato introito da mancato funerale, il divieto di celebrarlo può avere intaccato le casse (e infatti la Cei ha previsto di girare parte dell’8/1000 alle comunità, e tra i beneficiari ci sono enti ecclesiastici in difficoltà). O forse è l’urgenza di entrare come indispensabile presenza rassicurante prima che la gente si abitui a convivere con il covid19.
Non si capisce altrimenti, dato che nel vangelo è proprio scritto che si può benissimo pregare in privato (e le chiese sono comunque aperte per chi lo desidera), e che anzi vale più una preghiera sincera in privato che un rito “ritrito” in pubblico. Se però nel rito si mette il bisogno antropologico di riunirsi e condividere paure e speranze in una cornice carica di emozioni, allora la messa è oltre l’aspetto della fede, per certi aspetti è simile una partita o a un concerto.
Credo che anche le mancate confessioni siano percepite dalle gerarchie come un allontanamento dal gregge. Non credo siano più molti quelli che si confessano, ma i bambini, i ragazzini più giovani e gli anziani hanno questa usanza. Immagino che non essere al corrente dei fatti altrui sia magari stressante per i preti, che non possono così dare suggerimenti e punizioni.
Un fatto è certo: l’irpef della maggior parte dei contribuenti sarà minore quest’anno, essendosi ridotti i redditi imponibili, quindi anche il gettito dell’otto per mille sarà minore e, per giunta, la procrastinazione della presentazione del modello 730 farà arrivare meno soldi e più tardi del solito, senza contare che le campagne pubblicitarie della chiesa cattolica per sponsorizzare le donazioni hanno un costo assai rilevante (non a caso ancora non si vedono programmate in tv e sui giornali, immagino, proprio per la posticipata scadenza della presentazione 730). Quindi il principio del “seguire il quattrino” (follow the money) alla luce anche di questo, potrebbe guadagnare punti. Ci sono 26000 parrocchie in Italia, se non erro. Colle “libere” offerte per matrimoni, battesimi, cresime, messe di suffragio, FUNERALI in aggiunta alla questua domenicale, una cifra non esattamente quantificabile per le troppe variabili in gioco, ma nel complesso sicuramente rilevante è stata sottratta al bilancio della chiesa in questi mesi che hanno incluso feste di precetto, tempo in cui usualmente vengono celebrate più messe dell’ordinario. Allo stesso tempo diminuendo le entrate, le uscite per gli stipendi sono rimaste pressoché le stesse. Culti minori hanno introiti minori ma anche spese minori suppongo. Quindi il problema potrebbe essere di sovradimensionamento. D’altra parte, non vorrei ricordare male, ma gli introiti dell’otto per mille sono una introduzione relativamente recente (1985) e prima lo stato pagava direttamente lo stipendio al clero con la congrua, dunque le “offerte” per e durante le funzioni, al netto del pagamento degli stipendi, hanno sempre costituito una voce rilevante fra le entrate. Fermo restando anche le altre ragioni accessorie. Intanto continua il gioco del poliziotto buono e poliziotto cattivo col primo (Papa) che “secondo i giornali e le tv” criticherebbe la CEI (poliziotto cattivo). Mossa palese per mitigare lo sdegno della gente
Ho fatto un giro su alcuni siti di parrocchie di Milano, e quasi tutte dichiarano la propria difficoltà in termini economici e chiedono aiuto ai fedeli.
“Forse non tutti sanno che le entrate della Parrocchia derivano solo dai contributi dei parrocchiani, in primo luogo dalle offerte; niente arriva dalla Curia, dal Vaticano o dallo Stato.
In questo periodo di sospensione di tutti gli incontri, dalle sante Messe alla celebrazione dei sacramenti (Prime Comunioni, Battesimi, Funerali) è venuto quasi completamente a mancare il vostro prezioso sostegno economico.” (da sito S.Maria del suffragio)
D’altra parte tantissime parrocchie offrono messe e incontri con i fedeli che possono partecipare a celebrazioni in diretta fB o incontri diretti tramite Zoom. Così come ci sono insegnanti di ginnastica o guide turistiche che offrono lezioni a propri iscritti via zoom dietro pagamento di una quota, le parrocchie potrebbero attrezzarsi di conseguenza, e avrebbero risolto anche parzialmente il problema che è di natura semplicemente economica, visto che tra messe in tv e messe e letture e incontri con la propria comunità parrocchiale sono offerti e operativi.
Il nocciolo è che il governo non ha limitato nessuna libertà di culto in nessun modo: i credenti, o fedeli che dir si voglia, sono liberissimi di chiedere cose astruse che sanno di non meritare al loro amichetto immaginario & inconoscibile nella privacy & tranquillità delle loro abitazioni. Se è vero, come credono o dicono di credere, che il loro amichetto immaginario è “dappertutto”, sicuramente udrà le loro incessanti & querule richieste e si adopererà per soddisfarle nei limiti che egli stesso riterrà opportuno (come farà, non si sa, e comunque non è affar mio, che mi son sempre arrangiato). Questa dei vescovi è l’ennesima dimostrazione del vittimismo connaturato nel e del cattolicesimo, nonché l’ennesimo utilizzo strumentale e del tutto arbitrario del concetto di libertà di culto. Inoltre, ancor prima di ciò, dovrebbero spiegare a cosa servirebbe questa libertà di questo culto dal momento che non è servito a convincere l’amichetto a non mandare la pestilenza, prima; né a convincerlo a fare alcunché per rimediare al disastro, poi. Amen.
In realtà anche adesso possono entrare in una chiesa a pregare, ma individualmente. E le messe vengono officiate via streaming e dalle TV nazionali più di prima. Quello che per il momento è ancora vietato per qualche settimana è l’assembramento, per di più al chiuso, esattamente come per gli altri. Le altre religioni lo capiscono e non vedono violazioni, mentre è la chiesa cattolica che scalpita, probabilmente per il danno d’immagine e di potere di una chiesa che rispetta le regole di uno stato e non il viceversa (“lo esige” è significativo). Il problema non è la fede, ma il potere e l’immagine di una chiesa cattolica abituata a comportarsi come uno stato nello stato e a dettare le leggi agli altri. Nelle altre nazioni che stanno meglio di noi hanno riaperto le cose più importanti e con cautela proprio per vedere cosa succede con i contagi e capire se devono tornare indietro, prima di procedere ulteriormente se le condizioni lo permetteranno. E non hanno riaperto per prime le messe proprio perchè non urgenti e critiche. Se si pensa che c’erano addirittura proposte per tenere in casa le persone sopra i 60/65 anni, con chi avrebbero fatto le messe, visti poi i risultati nelle case di cura.
Il coronavirus è un dio molto più potente del loro, ma loro credono di poterlo sconfiggere sfidandolo.
Ma infatti, anche qui da noi, non mi sembra di aver sentito le altre confessioni religiose lamentarsi di alcunché: islam, valdesi eccetera. O è sfuggito a me, che può molto darsi, o non ne hanno parlato gli organi di informazione, che sarebbe grave, oppure proprio non si sono fatti sentire…
dissection
Oggi riportavano che diversamente da quanto successo in Germania anche gli altri si sarebbero lamentati in Italia, anche se in modo più soft utilizzando la forma generica del al più presto e lamentandosi soprattutto del fatto che il governo non li abbia convocati per discuterne, ma trattato sulla questione solo con la CEI: a dimostrazione di che cosa si intende per libertà religiosa in Italia.
Gli unici apertamente d’accordo col governo sono gli ebrei, contrari ad affrettate riaperture: c’è chi sostiene che gli ebrei siano mediamente più intelligenti ed istruiti……
Guarda caso queste menate arrivano dai preti, non dai fedeli.
Se anche fossero i fedeli ad agitarsi per l’astinenza da messe, bisogna tener presente che è una dipendenza indotta scientemente da chi oggi starnazza, fingendo di preoccuparsi per la salute mentale del suo gregge.
Dovremo concedere anche ai pusher di rifornire i loro ‘dipendenti’ per evitargli crisi di astinenza?
Libertà di culto? Si; nei limiti della legge.
Nuovamente tutti in chiesa? Assolutamente NO.
Ogni religione ha i propri riti. Alcune, più antiche, prevedevano il sacrifico umano, poi caduto in disuso. L’ebraismo prevede un intervento cruento su minori. La probabilità di contagio di corona virus (con esiti che possono essere addirittura letali) cresce con gli assembramenti, uno dei quali è la messa. Un compromesso potrebbe essere il seguente: se nell’anamnesi di un malato di Covid risulta che è stato a messa, parte delle spese di ricovero dovrebbero essere a suo carico. La messa gli ha dato un sollievo spirituale, quello materiale un po’ se lo paga lui. N.B. Fumo sigari toscani, che mi danno piacere: se mi capita un tumore polmonare (sulla scatola dei sigari c’è scritto che lo possono provocare) sarebbe giusto che una parte della opportuna spesa sanitaria fosse a mie spese.
Ci vado anch’io alla messa in tempo di coronavirus, sì. Con la saldatrice ad Argon: una volta che tutti i fedeli sono dentro a contagiarsi a vicenda ascoltando le loro minchiate preferite, una bella saldata a tutti i portoni & serramenti. Poi, trascorso un mese, un rapido passaggio col camion dell’umido e dritti in discarica 2B (rifiuti tossici, mi sembra). LOL.