La Direzione generale Biblioteche e Istituti culturali del Ministero dei beni culturali ha insignito Nessun Dogma, il progetto editoriale lanciato nel 2012 dall’Uaar, del Premio speciale per la traduzione «per l’alto livello qualitativo delle traduzioni, all’insegna della diffusione in Italia della cultura laica».
Il Premio, istituito con Decreto del Ministro per i beni culturali e ambientali il 4 febbraio 1988, è giunto alla XXVI edizione, ponendosi nel tempo quale osservatorio privilegiato e segno di riflessione sul concetto stesso di traduzione inteso nel senso più ampio e interdisciplinare.
La premiazione avverrà venerdì 18 marzo 2016, alle ore 10.00, alla Biblioteca Angelica di Roma (Salone Vanvitelliano) e sarà introdotta da una relazione della docente Camilla Miglio, dell’Università La Sapienza di Roma e componente dell’apposita Commissione di valutazione, che interverrà sulle tematiche più rilevanti dell’attività traduttoria e del settore editoriale a questa connesso.
«Siamo veramente felici di questo riconoscimento», ha commentato il segretario dell’Uaar, Raffaele Carcano. «Per noi questo premio rappresenta un incoraggiamento a proseguire nel nostro impegno. Crediamo fortemente in questo progetto perché pensiamo che una maggiore conoscenza del pensiero laico non possa che giovare al nostro Paese».
Il progetto Nessun Dogma
Il catalogo di Nessun Dogma — che affianca la traduzione di classici inediti in Italia a opere che affrontano tematiche scottanti con un impertinente approccio laico-razionalista — comprende 21 pubblicazioni. Tra le più recenti segnaliamo: Perché crediamo in Dio (o meglio, negli dèi) di J. Anderson Thomson (insieme a Clare Aukofer); Dio probabilmente non esiste. Un libro sul non credere negli dèi (con illustrazioni di Vanja Schelin) dello svedese Patrik Lindenfors; Crescere figli senza dogmi. La guida di una mamma agnostica di Deborah Mitchell; Homo credens. Perché il cervello ci fa coltivare e diffondere idee improbabili di Michael Shermer; 50 motivi per cui si crede in Dio, 50 ragioni per dubitarne di Guy P. Harrison; Ateismo ragionevole di Scott F. Aikin e Robert B. Talisse; Racconti di scienza. Bugie, bufale e truffe di Darryl Cunningham; Credere alle cazzate. Come non farsi risucchiare in un Buco nero intellettuale di Stephen Law; Libro illustrato di argomentazioni errate di Ali Almossawi.
Comunicato stampa Uaar
Complimenti! Bravi!
Ottimo!
Questa è, per me,la strada che deve essere percorsa no l affiancamento alle religioni , aiutando a ingrossare il bubbone.
Del resto un pensiero libero e autonomo non può ridursi a controparte, umilierebbe le sue ragioni.
Soprattutto si porterebbe l ateismo fuori dalla laicità.
Complimenti.
Tiziana
È un’ottima cosa, ma a passi così piccoli non si arriva da nessuna parte. Un conto è un premio per dei libri, un conto è poter dire la propria a livello politico.
Ma cosa dici? Uaar o la causa dell ateismo e un partito?
La mia e una domanda seria, ho scoperto un post fa che voleva diventare la metastasi del cancro concordatario.
La politica si fa con le idee senza aiutino. Pensa al femminismo, forse il movimento che ha cambiato di più il modo di vivere , non ha mai avuto una struttura monolitica.
Tiziana
È vero, le donne non hanno mai formato un partito, ma sono molte di più rispetto agli atei e fanno meno paura di noi. Ateo è ancora una parola tabù, quando sento citare l’UAAR la reazione che vedo negli altri è un misto di fastidio e di derisione. Comunque non sto parlando di un partito, ma del riconoscimento della nostra associazione come interlocutore con lo stato, come rappresentante delle persone come me. Se avessimo la bacchetta magica il concordato sparirebbe, ma non ce l’abbiamo e dobbiamo usare altri mezzi.
In realtà qui si parla di altro, per cui ti rispondo e chiudo. Io non vorrei che qualcuno mediasse per me su scelte filoficvhe private. Vorrei uno stato che guardasse a tutti, quindi eventualmente anche agli atei, con gli stessi occhi. L anomalia e uno stato che concepisce l articolo sette nella cost e sue deviazioni.
“Ateo è ancora una parola tabù, quando sento citare l’UAAR la reazione che vedo negli altri è un misto di fastidio e di derisione”.
Ma dove vivi Mafalda? In quale sperduto borgo veneto vivi???
Ma quando mai???
Ma Engy, carissima, dimmi dove vivi che mi trasferisco subito! Immagino una città, la tua,superavanzata culturalmente, priva di bigottismo, aperta alla laicità, non come il resto dell’Italia, non come il mio piccolo borgo, sigh.
sì dai, vieni ad abitare a Reggio nell’Emilia, ridente città del Tricolore, del formaggio più buono del mondo, dei caplèt, delle belle donne, del Teatro, degli asili più bellissimi dell’universo, ecc ecc.
Ti cerco casa io, Mafalda, così andiamo a cantare insieme! 🙂
Complimenti.
Applausi!👏👏👏
Insomma, possiamo dire di avere un apparato istituzionale un tantino borderline.
Comunque, notizia incoraggiante.
Considerando quello che dovrebbe essere il contenuto originale dei libri e che al vertice di chi premia ci sia un ministero italiano, mi sta sorgendo un dubbio: non è che in realtà siano stati tradotti male. 🙂
La premiazione avverrà venerdì 18 marzo 2016, alle ore 10.00, alla Biblioteca “Angelica” di Roma.
Poliziotto: Mi sta dicendo che i vincitori, ad un certo punto, si sono legati da soli ai pali e si sono dati fuoco?
Presidente Commissione: Si, si, le cose sonno proprio andate in questo modo.
Sorry: sono non sonno, Yawn….. non capisco perché faccio di questi errori.
👓
Devi evitare di leggere i miei post….
Ma in un comunicato su un premio per la traduzione, che segna una riflessione sul concetto di traduzione e in occasione del quale si terrà una relazione sull’attività traduttoria, parlando dei libri non se ne potevano menzionare anche… i traduttori?
Buon punto!
I traduttori, questi sconosciuti. :-O
Il traduttor tradito! 🙂
Qualcuno conosce gli ingegneri della Ferrari quando vince un premio? Ci si accontenta di aver fatto la propria parte.
Anche il tuo è un valido punto di vista: se si cerca la visibilità, si deve fare ciò che può darne. Non che questo intenda sminuire nessuno, sia ben chiaro.
Da ingegnere che conosce un po’ dell’ambiente dei traduttori direi che sono due cose differenti. La traduzione viene fatta in genere da uno solo, gli ingegneri della Ferrari sono un team e di solito il responsabile del team si conosce.
Una buona traduzione è difficile e rende merito al libro, purtroppo spesso ci sono in giro pessime traduzioni, non professionali che possono rendere incomprensibili certe parti.
Sarebbe, quindi utile e mi pare che spesso si faccia, sapere chi ha tradotto. Non è facile rendere in un’altra lingua certi concetti e, quindi, il valore della versione in Italiano dipende anche dal traduttore. A maggior ragione se si parla di un premio per le buone traduzioni.
Roberto
Anche in questo caso si sta premiando un progetto, una collana di libri tradotti non un singolo libro. O si menziona tutti i traduttori o ci si limita alla casa editrice. Dipende da quanti sono , sicuramente sono tutti meritevoli di menzione. Non è facile tradurre in maniera godibile un libro.
Sono interessato alle pubblicazioni
La notizia del premio è riportata sul Sole24Ore di Oggi
Bene!
Ma perché, visto “l’alto livello qualitativo delle traduzioni”, non citare qui anche i nomi dei traduttori?
Concordo con Alfredo, essendo tra l’altro l’autrice della traduzione di uno dei libri menzionati qui sopra (Dio probabilmente non esiste). Per favore Nessun Dogma: visto che vi distinguete da molte case editrici per le vostre buone pratiche, fate anche il nome del traduttore, e sarete perfetti.