Il catalogo di Nessun Dogma, il progetto editoriale dell’Uaar, si arricchisce di un nuovo volume: Non Believers’ Europe. Models of Secularism, Individual Statuses, Collective Rights, a cura di Adele Orioli.
Il libro raccoglie gli atti dell’omonimo Convegno organizzato dall’Uaar presso il Parlamento europeo con il contributo del Comitato interministeriale diritti umani, dell’European Humanist Federation e della International Humanist and Ethical Union (ora International Humanists) e svoltosi a Bruxelles nel marzo 2018.
Un Convegno ambizioso quanto inedito — primo momento di riflessione a livello internazionale specificamente dedicato ai profili giuridici del non credente in quanto tale — che ha visto docenti universitari, politici e attivisti provenienti da tutto il continente interrogarsi e confrontarsi sulla libertà dalla religione, delineando i contorni, i limiti e i confini di quella libertà di coscienza che si sostanzia nella libertà di non credere.
Il volume si configura come un prezioso strumento di conoscenza di una questione tanto poco sviscerata quanto cruciale nel non sempre pacifico dibattito sulle libertà individuali, tracciando un quadro d’insieme e di sinossi concreta sullo status del non credente all’interno dello spazio europeo e alla luce delle legislazioni nazionali e sovranazionali.
Contributi (in inglese affiancati dalla versione in lingua originale) di N. Colaianni, G. Ercolessi, M. Croce, J. P. Schreiber, T. Heinrichs, C. G. Brown e J. Mair, F. Alicino, G. Gaetani, P. Manduca, S. Baldassarre , C. Sciuto, Y. Dheur, R. Carcano.
Il progetto editoriale dell’Uaar
Il catalogo di Nessun Dogma — che affianca la traduzione di classici inediti in Italia a opere che affrontano tematiche scottanti con un impertinente approccio laico-razionalista — comprende 36 pubblicazioni.
Tra le più recenti segnaliamo: Storia dell’antilaicità. Cinque millenni di rapporti tra stati e religioni di Raffaele Carcano; Laicità. Politica, religione, libertà di Andrew Copson; Blasfemo! Le prigioni di Allah di Waleed Al-Husseini, Contro la religione. Gli scritti atei di H.P. Lovecraft, E Gesù diventò Dio. L’esaltazione di un predicatore ebreo della Galilea di Bart D. Ehrman; L’islam e il futuro della tolleranza. Un dialogo di Sam Harris e Maajid Nawaz; Il multiculturalismo e i suoi critici di Kenan Malik.
………..delineando i contorni, i limiti e i confini di quella libertà di coscienza che si sostanzia nella libertà di non credere…..Dice l’articolo.
Quasi 7,5 miliardi di persone credono fermamente, senza nessua esitazione, che sono interamente liberi di scegliere ! E, ovviamente, sarebbe estremamente contro intuitivo immaginare il contrario….
Ma chi sarebbe colui che è interamente libero di agire o scegliere ? Spinoza aveva già dei seri dubbi sulla nostra pretesa e osannata libertà di scelta !
La nostra libertà decisionale che attribuiamo alla nostra coscienza esplicita, di fatto è pura illusione (e non l’unica…). Da innumerevoli studi accademici le nostre decisioni avvengono nella parte inconscia (coscienza implicita) del nostro encefalo qualche millisecondo, o secondi secondo il caso, prima di averne coscienza.
Questo mi fa ripetere che ognuno di noi non puo’ fare altro che agire conformemente alla sua unica personalità (innato+acquisito) in modo NON libero bensi determinato.
Per riassumere : la « libertà » si concepisce solo dall’ignoranza di ciò che ci fa agire. Siamo determinati o « condannati » a scegliere ! Una miriade di esempi dimostrano la veracità di questa « impensabile realtà »….
Infatti. È molto emblematico che il ‘libero arbitrio’ sia affermato proprio da chi ha subìto un incancellabile condizionamento psico-culturale. Quando, le categorie interessate degli psicologi psichiatri e psicanalisti, faranno sentire la loro voce su questo abuso? Gli OCM (organismi cristianamente modificati) sono più dannosi degli OGM.
“(…) la « libertà » si concepisce solo dall’ignoranza di ciò che ci fa agire.”
Ma è chiaro che questa ‘ignoranza’, pur con tutto ciò che le neuroscienze (di cui dirò dopo) possano verificare sperimentalmente, resterà sempre tale… a meno di ritenere che l’evoluzione faccia pervenire l’umanità ad un momento in cui si conoscerà definitivamente tutto, rendendoci ‘onniscienti’… cioè, guarda caso, simili a dio. Quindi, fino a che non perverremo a quel punto, saremo liberi. In altre parole, la consapevolezza di questa ignoranza non toglie che – entro i limiti determinati di volta in volta dall’evoluzione – possiamo ritenerci liberi. ‘Ritenerci’, certo, non ‘essere’… ma cosa cambia? Ogni concezione filosofica materialistica, a partire dall’atomismo di Democrito fino ad arrivare, per esempio a Schopenhauer (“il mondo è la mia rappresentazione”), è ben consapevole di questi limiti, dell’illusorietà di ogni conoscenza e quindi di ogni scelta che viene fatta in base ad essa, ma non per questo rinuncia a pensare traendone determinate conseguenze piuttosto che altre. Che pensieri, sentimenti, ecc. siano il prodotto di meccanismi che determinano la vita del mio cervello, sempre del ‘mio’ (tuo, suo, di chiunque) cervello si tratta, e con questo mi rapporto al mondo e ai miei simili e interagisco con loro, rispondendo delle mie scelte, così ‘contribuendo’, per così dire, all’evoluzione. Ma anche all’involuzione’.
Infatti considero le neuroscienze e il loro ulteriore sviluppo uno strumento prezioso e insostituibile per conoscere come funziona il mio cervello, soprattutto per ragioni ‘terapeutiche’ fisiche e psichiche, cioè per il loro contributo ad una vita potenzialmente sempre migliore… ma queste conoscenze possono anche essere usate per manipolate scientificamente il mio cervello fino al punto di rendere la vita un inferno. Naturalmente non è ‘colpa loro’, ma del ‘potere’ datomi dalla ‘libertà’
PS. Caro pendesini perdonami se sono qui ancora una volta a confrontarmi con te pur sapendo che ci si muove su due piani inconciliabili… ma non so resistere alla ‘provocazione. Anche perchè ogni volta mi sembra che non siano poi così inconciliabili.
Buona giornata.
…..Schopenhauer (“il mondo è la mia rappresentazione”), è ben consapevole di questi limiti, dell’illusorietà di ogni conoscenza e quindi di ogni scelta che viene fatta in base ad essa, ma non per questo rinuncia a pensare traendone determinate conseguenze piuttosto che altre……
Gualerzi :
Non metto in dubbio « ma non per questo rinuncia a pensare traendone determinate conseguenze piuttosto che altre » ! Noto che in questa frase utilizzi giustamente « determinate conseguenze » !!! Cioé la risultante di molteplici componenti che danno un risultato UNICO ma che NON che dipende dal nostro preteso Libero Arbitrio.
Non c’è nulla di libero o arbitrario nei bisogni e nelle emozioni.
Non siamo mai coscienti del processo necessario per il compimento di qualsiasi azione, né delle fasi intermedie del processo. Abbiamo solamente conoscenza dei risultati (che la nostra intuizione –puramente illusoria- interpreta come libero arbitrio)
Nella realtà delle cose, il possibile non esiste perché lo stesso soggetto è soggetto a ciò che gli accade e alla necessità causale che lo determina a scegliere questo piuttosto che quello.
Cio’ che credo decidere liberamente, padrone del mio destino e del mio comportamento, è determinato da un insieme di fattori che non conosco.
Contrariamente alla credenza popolare, conoscere meglio i determinismi che ci governano ci consente di sperimentare una certa libertà : quella di sapere che NON siamo liberi delle nostre scelte.
NB -Spiacente doverti dire che quello che scrivo –sia pure in una dialettica non sempre chiara- non ha niente di volontariamente « provocatorio » !
Sono solamente risultati che emergono da certi studi accademici accessibili anche a certi filosofi capaci di cambiare paradigma (vedi daniel Dennett e ben altri), che si sono dati la pena di approfondire cio’ che la neuroscienza ci insegna. L’improvvisazione lasciamola alla filosofia, retorica lessicale, arte, pittura, musica jazz ecc…Non di certo alla scienza.
Solo per dirti che ‘provocatorio’, non a caso tra virgolette, viene qui usato in senso del tutto positivo nei tuoi confronti, cioè in quanto i temi da te trattati stuzzicano sempre positivamente il mio interesse… anche se ancora una volta non ho tenuto nel dovuto conto che questo interesse non è reciproco dal momento che i nostri paradigmi sono diversi e io non sono in grado di cambiarli. I nostri modi di intendere la libertà saranno sempre inconciliabili.
Comunque per quel che riguarda scienza… l’ho letto riportato da eminenti scienziati… pare che l’improvvisazione, nel senso di immaginazione, abbia un ruolo spesso decisivo per far progredire la scienza.
Non mi pare che l’evoluzione delle neuroscienze e le nostre conoscenze della mente e dei comportamenti umani siano tali da poter dare risposte definitive su un argomento complesso. Indizi non sono certezze definitive ed è difficile fare esperimenti su situazioni complesse. Sarei quindi cauto nel pretendere di vendere come definitivi certi approcci e risposte e nello scartare certe metodologie. Tenendo conto della complessità del fenomeno decisionale, potrebbe anche succedere che sia difficile poter pensare di definire tutti i passaggi che hanno portato alla decisione. Facendo un paragone con gli altri animali abbiamo ritenuto in passato che fossero governati dall’istinto, mentre oggi sappiamo che hanno capacità insospettabili, anche se non siamo in grado di dire fino a dove possano spingersi (ed in modo condiviso).
L’intelligenza artificiale dice che il risultato dipende dall’hardware, dal software, dall’esperienza (dati memorizzati) e dalle condizioni al contorno, ma siamo ben lontani dal riprodurre il comportamento umano. Per di più il nostro hardware e software si modificano continuamente in funzione dell’esperienza (e forse dei ragionamenti e rielaborazioni) e delle condizioni al contorno rendendo quindi unici e non stabili nel tempo ogni essere umano. Inoltre il tutto potrebbe portare a soluzioni molteplici tra cui “scegliamo”. Sarebbe più corretto parlare di libertà di scelta “condizionata”. Per questo le religioni e le dittature ci tengono così tanto alla manipolazione ed indottrinamento dei giovani: ma questo non porta a soluzioni uniche, né alla stabilità nel tempo.
Potrà anche essere vero che nessuno è ateo in trincea ma provate a credere in Dio partecipando ad un convegno.