La scuola italiana si è ormai scissa in due realtà contrapposte. Da un lato, raccoglie bocciature da tutti gli enti di valutazione internazionali. Fatto anche più grave, le bocciature si fanno via via più pesanti mano a mano che dalle medie si passa alle superiori e poi all’università. Il risultato netto è che i nostri figli sapranno le tabelline a memoria ma non saranno mai in grado di trovarsi un lavoro decente. Dall’altro lato, gli organismi di valutazione internazionale riconoscono all’Italia ben sei centri di eccellenza, chiaramente in grado di servire solo una esigua minoranza degli studenti.
In buona sostanza, chi è in grado di pagare si limita a mandare i propri figli nelle scuole “giuste”, siano esse in Italia o all’estero, e gli altri si rassegnagno a restare i perdenti che sono. C’est le Capitalism…
Di fronte a questa situazione, quasi ogni anno, la nostra nazione è chiamata a decidere cosa deve essere insegnato ai nostri figli e come. Forse vale la pena fare qualche riflessione su questo tema.
Insegnamento della Religione Cattolica
Grazie ad un trattato, firmato a nostro nome da Benito Mussolini prima (!) e da Bettino Craxi dopo (!!), noi tutti, Atei e Credenti, siamo tenuti, per legge, a rendere possibile ed a finanziare economicamente l’Insegnamento della Religione Cattolica nelle scuole dell’obbligo (!!!).
Vi prego di notare che si tratta dell’insegnamento della sola religione cattolica, non “della religione” in senso lato o di un’altra cosa. Si tratta quindi della più spudorata ed arbitraria azione di indottrinamento religioso che nessun paese occidentale abbia mai messo in atto ai danni di giovani innocenti. Cose simili non si verificano da nessun’altra parte, tranne che in alcuni paesi islamici (ma non in tutti).
Fatto ancora più grave, questa vergognosa azione di indottrinamento viene pagata dallo stato italiano con le nostre tasse (circa un miliardo di euro l’anno) ma viene gestita dalla Chiesa Cattolica. La nomina dei docenti dipende infatti da un apposito “nulla osta” rilasciato dal vescovo o dalla competente autorità ecclesiastica locale. Nel caso che venisse a mancare questo nulla osta, un docente di ruolo di religione non può essere licenziato. Viene mantenuto dallo stato italiano a non fare nulla!
Prima di ogni altra cosa, l’Insegnamento della Religione Cattolica è una violenza “culturale” e psicologica nei confronti dei minori. Subito dopo, è un lusso che un paese povero come il nostro non può più permettersi da almeno 30 anni.
Il giorno che qualche governo si deciderà a rivedere (od abolire) il concordato ed a abolire questo abominio, sarà sempre troppo tardi.
Storia delle Religioni
Una religione può avere alle spalle una storia assolutamente cristallina ma essere ugualmente pericolosa sul piano sociale e filosofico. Cosa pensare, ad esempio, di molte nuove sette che sono ancora troppo giovani per avere commesso i loro (forse inevitabili) misfatti ma che predicano comunque una sottile forma di razzismo o di elitarismo? Una religione può avere una storia interessante ma essere ormai irrilevante, per molte ragioni. Cosa pensare, ad esempio, dell’antico culto della Dea della Fertilità africana?
Insegnare la Storia delle Religioni, invece delle Religioni in quanto tali, fornisce certamente una prospettiva più equilibrata e più ampia ma non risolve il problema di fondo: valutare e capire il senso della Religione, in senso lato, e delle singole Religioni.
Analisi Comparativa delle Religioni
Questo problema può essere risolto attraverso l’insegnamento comparativo delle Religioni. “In fatto di masturbazione la Chiesa Cattolica sostiene questo mentre il Buddismo tantrico sostiene quest’altro.”
Efficace, certo. Ma è anche utile?
Servirebbe a qualcosa far perdere una o più ore di lezione ai nostri giovani per indagare su quesi temi? Ad un essere umano ancora “neutro” e “vergine” dovrebbe davvero interessare qualcosa di ciò che pensa questa o quella religione di questo o quel tema?
Non sarebbe invece più utile fornire ai giovani le conoscenze oggettive necesarie a formarsi una loro opinione personale sui fatti? “La masturbazione non fa diventare ciechi, non consuma l’attrezzo e non è un reato. Punto e basta.”
Io voto per questa seconda soluzione.
Spiritualità
Ogni tanto, si sente proporre l’insegnamento della “spiritualità”.
Sono a favore, a patto che qualcuno riesca a darmi una definizione comprensibile ed utilizzabile di questo termine ed a mettere nero su bianco un piano di studi che abbia una sua personalità ed un minimo di significato.
(Storia della) Filosofia
Altri sostengono che si debba insegnare la Storia della Filosofia o la “Tecnica” della Filosofia (il “come” filosofare).
La Filosofia, quella vera, è una disciplina complessa, non meno della Medicina o dell’Ingegneria dei Materiali. Si è evoluta nel corso di millenni fino a raggiungere un livello di complessità difficile da gestire persino per gli addetti ai lavori. Tentare di insegnarla alle superiori, come avviene oggi, è quasi sempre una perdita di tempo.
Il problema di fondo è che per “filosofare” bisogna avere una conoscenza adeguata della Vita e del nostro Universo, sia da un punto di vista tecnico (Cultura) che umano (Sensibilità). Questo vuol dire che è necessaria tutta la maturità di una persona già adulta, magari adeguatamente preparata su altri temi e personalmente interessata a questo tipo di analisi. Persino l’insegnamento della sola Storia della Filosofia resta uno sterile esercizio nozionistico in assenza di queste condizioni.
Nonostante questo, si tenta di insegnarla nella speranza che “apra la mente” dei nostri giovani. Nobile intento.
Per ottenere questo risultato sarebbe però molto più semplice e molto più efficace insegnare i primi rudimenti di quelle discipline che la Filosofia ha prodotto nel corso dei millenni.
La geometria e la matematica, prima di evolvere a ciò che sono ora, erano uno dei campi di applicazione della Filosofia. Lo stesso vale per la Geografia, l’Astronomia e le Scienze Naturali in genere. La Filosofia, infatti, è quella disciplina che cerca di ampliare il campo dell’indagine razionale e di fondare nuove discipline specialistiche che poi avranno una loro evoluzione indipendente. In altri termini, la Filosofia sta alla Cultura umana come il reparto di Ricerca e Sviluppo di un’azienda sta al suo reparto di Produzione.
Meglio allora insegnare Scienze Naturali, Biologia, Geografia, Astronomia, Teoria del Linguaggio ed altre discipline “mature” e ormai ben formalizzate. Dalla loro conoscenza, inevitabilmente, nascono vecchie e nuove riflessioni di tipo filosofico. Come è sempre avvenuto, anche per i filosofi professionisti, dall’osservazione e dalla conoscenza del mondo nasce la riflessione filosofica (la “speculazione”). Questo è il cammino “naturale” e produttivo: dalla scienza (“conoscenza”) alla filosofia. Non l’inverso.
L’esplorazione è una attività molto formativa ed affascinante ma per poter essere vissuta ha bisogno di qualcosa da esplorare. L’esplorazione dello spazio delle idee (la “filosofia”) ha bisogno di un territorio di idee e di informazioni per avere luogo.
Con questo non voglio dire che non si debba almeno tentare di insegnare i rudimenti della Filosofia ai nostri giovani. Intendo dire che non si può fare Filosofia o Storia della Filosofia senza insegnare seriamente tutto il resto.
Laboratorio di Fisica e di Chimica
La Scienza è l’insieme di tre cose: un insieme di modelli della realtà, le dimostrazioni di coerenza interna di questi modelli e la dimostrazione della loro aderenza alla realtà attraverso degli opportuni esperimenti.
Le nostre scuole sono molto ben attrezzate per insegnare i modelli (il modello del sistema solare, il modello dell’atomo, etc.) e le dimostrazioni (logica e matematica). Sono molto meno attrezzate per occuparsi della aderenza della scienza alla realtà. Il risultato netto è che intere generazioni di studenti e di ex-studenti mostrano un livello di comprensione della scienza praticamente nullo.
La scienza è scienza sperimentale. Non esiste e non ha senso senza esperimenti.
Quel miliardo di euro l’anno che usiamo per rendere i nostri figli sempre più schiavi di una casta sacerdotale, sempre più medievale e sempre meno al di sopra di ogni sospetto, potrebbe essere usato per questo. Quanti laboratori, quanto materiale sperimentale e quanti professori si possono pagare con un miliardo di euro l’anno?
Quante idiozie in meno, riguardo alla Scienza ed al Mondo, sentiremmo dire dai nostri simili se avessero visto un laboratorio di Fisica od uno di Chimica, almeno una volta in vita loro, invece di avere assistito ad infinite Messe?
Psicologia della Persuasione
Tra noi e le nostre opinioni ci sono di mezzo le informazioni di cui disponiamo (la nostra “cultura” in senso lato) e le emozioni che le altre persone sanno creare in noi. Questo secondo elemento è il territorio della Psicologia della Persuasione. Se non sapete di cosa sto parlando siete in guai seri (non con me: siete in guai seri col mondo e con la vita). Fatevi una cultura leggendo questo libro:
“Le Armi della Persuasione”
Come e perché si finisce per dire sempre di sì.
Di Robert B. Cialdini
Giunti – Saggi, 1999.
Pagg. 228,
ISBN 88-09-20567-7
O leggetevi queste pagine di Wikipedia:
http://en.wikipedia.org/wiki/Robert_Cialdini
http://en.wikipedia.org/wiki/Persuasion
Conoscere le principali tecniche di Psicologia della Persuasione è importante sia per non essere manipolati dagli altri che per riuscire a trattare gli altri in modo efficace.
Lo si dovrebbe insegnare già alle medie. Sarebbe anche un buon antidoto alle tecniche di persuasione utilizzate dalle religioni.
Sesso, Amore, Amicizia
Ogni tanto qualcuno suggerisce di insegnare “etica” o “educazione civica” nelle scuole. L’Etica e l’educazione civica sono una conseguenza delle nostre relazioni sociali. Non esistono senza di esse.
La nostra Etica viene costruita nel corso degli anni dalle nostre interazioni con le altre persone, siano esse amanti, parenti, amici, coniugi, figli, colleghi di lavoro, clienti o pazienti. Normalmente, sono le altre persone a comunicarci i loro bisogni ed a chiederci di tenerli presenti. Putroppo, però, imparare per esperienza diretta, in questo settore, comporta molti, dolorosi errori.
Non è impossibile insegnare i princìpi fondamentali delle relazioni umane ai giovani. Esiste un’intera branca della psicologia (la psicologia sociale) che si occupa di questo e le cognizioni necessarie sono già ben formalizzate e ben consolidate. Se volete “assaggiare” questa disciplina (o qualcosa che le assomiglia ma è più digeribile), potete leggere questo libro:
“A che gioco giochiamo”
Eric Berne,
Ed. Tascabili Bompiani Rcs,
Milano 2000.
ISBN: 8845246299
O potete leggervi questa pagina di Wikipedia:
http://it.wikipedia.org/wiki/Analisi_transazionale
Bisognerebbe insegnare ai nostri giovani qualcosa delle relazioni sociali, delle emozioni ad esse collegate e dei comportamenti tipici che ne derivano, giusti o sbagliati che siano. Presentarsi sulla scena della Vita con un minimo di formazione teorica permetterebbe loro di evitare alcuni errori marchiani e, comunque, di “razionalizzare” e “riassorbire” meglio gli errori inevitabili.
In conclusione, c’è ancora molto da insegnare ai nostri figli, anche senza portare a scuola la Bibbia, il Corano od i Veda.
Una questione di Credibilità
Il vero problema delle nostre scuole, tuttavia, non è cosa si insegni al loro interno ma come lo si insegna. La nostra società è evoluta nella direzione di una sempre maggiore “americanizzazione”. La tensione verso i consumi, la competizione sempre più accesa tra individui, l’arroganza tipica di una popolazione tutto sommato benestante, hanno relegato la Cultura e la Scuola al ruolo di semplice rottura di palle.
Giustamente (si: proprio giustamente) nessuno dei nostri figli è disposto ad essere discriminato rispetto agli altri perchè è ignorante o perchè copia. Persone più disoneste e più ignoranti di lui “vanno avanti” o “vivono alla grande” nella sua stessa società, in televisione e nella vita reale. Il genitore “trabascano” del suo compagno lo passa a prendere da scuola su un fuoristrada da 100.000 euro mentre noi, seri professionisti, dobbiamo dargli i soldi del bus. Anche senza arrivare a questi eccessi, resta comunque difficile dimostrare che il suo compagno meno volenteroso sia costretto a pagare per la sua pigrizia.
Noi, come genitori, che ci rendiamo conto ancora meglio di loro della situazione, siamo ancora meno disposti a vedere i nostri figli discriminati, anche se sono ignoranti e se copiano. Gente peggiore di loro e di noi ci comanda e vive “alla grande” sopra la nostra testa. Gente peggiore di loro e di noi vive al nostro fianco e non sta peggio di noi. Perchè allora punire i nostri figli più di quanto la vita già non faccia?
Gli insegnanti, che sono quasi sempre anche genitori, non possono che inchinarsi al volere degli altri genitori e della società. Perche discriminare il poveraccio che “non ci arriva” o che ha una famiglia disgraziata? Perchè punirlo più di quanto non lo farà la vita?
Ed allora, ecco che abbiamo i figli che scrivono “nn vgl stdr + xche m rmp l 00”. Abbiamo figli (maggiorenni) che devono consultare Wikipedia per scoprire dov’è la Croazia e che non distinguono una rana da una salamandra.
Colpa loro? Colpa nostra? Colpa degli insegnanti?
No, colpa dei “furbi” che sono riusciti a scivolare tra le maglie della rete e che, con il loro successo, hanno dimostrato l’inutilità del nostro “perbenismo”.
Che fare? Stringere le redini? Imporre un maggiore controllo? Lottare per una nuova alleanza tra insegnanti e genitori?
No, occorre invece insegnare ai nostri figli, ai nostri insegnanti ed a noi stessi che le regole sono necessarie ma non bastano. E’ necessario fare uso anche della cosidetta “riprovazione sociale”. In qualunque società c’è sempre una perniciosa minoranza di “furbi” che riesce a scivolare tra le maglie della rete ed a conquistare posizioni di potere a spese delle persone corrette. Queste persone vanno combattute, con lo stesso grado di furbizia che loro stessi utilizzano per combattere noi. La vita sociale, oltre che un insieme di regole, è anche una continua competizione (“battaglia”) e come tale va combattuta.
“Loro”, i “furbi”, raramente violano la legge in modo marchiano. Quasi sempre si limitano a sfruttare i limiti e le lacune di un sistema legislativo ipergarantista come il nostro. Vivono “sulla linea di confine”. Questo basta a dar loro il vantaggio necessario. Bisogna imparare a fare altrettanto: “camminare sulla linea di confine” ed impedire loro di dimostrare, con il loro successo nella vita, l’inutilità dei nostri princìpi. I furbi vanno emarginati e penalizzati sfruttando tutti i mezzi disponibili, anche quelli al limite della legge, senza farsi inutili sensi di colpa.
Se si vuole che i nostri figli credano nei nostri princìpi, bisogna almeno dimostrare loro che questi princìpi non sono in conflitto con il loro legittimo desiderio di avere successo nella vita. Bisogna dimostrare loro che le nostre regole sono state studiate anche a loro vantaggio e che devono essere rispettate perchè sono la soluzione migliore (“più giusta”) ad un problema che li coinvolge direttamente.
Se si vuole una società “etica”, si deve lottare in prima persona per averla. Ci si deve fare un punto d’onore di impedire a chi “fa il furbo” di emergere. Ogni furbo che emerge è un chiodo sulla bara della nostra credibilità e, di conseguenza dei nostri valori.
Alessandro Bottoni
alessandro.bottoni@infinito.it
alessandrobottoni@interfree.it
Tanti anni fa, quando lavoravo negli USA conobbi un uomo di colore che durante la notte puliva i laboratori. Questo era il suo secondo lavoro!
Lo faceva per poter avere abbastanza soldi per mandare suo figlio ad una scuola decente (a pagamento) unico modo per poterlo togliere dalla violenza (mi disse che non c’erano più supermercati vicino alle scuole, elementari comprese, perchè i ragazzi uscendo in massa li saccheggiavano) e dargli qualche possibilità nella vita!!!!
Dopo 30 anche noi stiamo arrivando! Non so se sia colpa della scuola. personalmente penso che sia colpa del tipo si società.
Comunque, tornando all’argomento, ai bambini va unsegnato a RAGIONARE fornendo loro POCHE informazioni ed aiutandoli a riflettere e ad organizzarle!! I bambini non sono contenitori in cui mettere nozioni alla rinfusa……
Poi bisognerebbe educare i loro genitori e gli adulti, in generale!!1
“Bisognerebbe insegnare ai nostri giovani qualcosa delle relazioni sociali, delle emozioni ad esse collegate e dei comportamenti tipici che ne derivano, giusti o sbagliati che siano. Presentarsi sulla scena della Vita con un minimo di formazione teorica permetterebbe loro di evitare alcuni errori marchiani e, comunque, di “razionalizzare” e “riassorbire” meglio gli errori inevitabili”
Perfettamente in accordo su questo aspetto, infatti è quello che manca all’Italia.
Mi permetto di citare: D.Goleman,L’intelligenza emozionale.
E’ vero che in Italia c’è un’esasperazione nell’insegnamento nozionistico e non si vede mai nulla di pratico tranne che in alcuni casi che riguardano solo alcune università.
Io ad esempio negli studi di procedura civile che ho dovuto fare all’università, pur dovendo imparare quasi a memoria il codice, non ho tutt’ora la più pallida idea di come si fanno le carte richieste per portare avanti un processo ed a quanto pare la realtà dei fatti nei tribinali non centra nulla rispetto a quanto previsto dalla legge. Non solo, spesso i giudici, anche quelli della cassazione, danno sentenze che in tutto o in parte sono persino contro la legge ed una volta sostengono una cosa e la volta successiva tutto il contrario.
Ho forse perso anni del mio tempo?
Giusto Vash, faccio un esempio nel mio campo, io sono un ragioniere commercialista, ho preso l’abilitazione solo con il diploma. Mi e’ capitato di dover insegnare facendo tirocinio a dei laureati di economia e commercio, addirittura come redigere una fattura, praticamente l’universita’ non gli insegnava quasi nulla che potessero utilizzare nella vita pratica lavorativa.
Sono convinto che ci sono materie che vengono insegnate solo per fungere da stipendificio a determinati docenti, piuttosto che per la loro utilità pratica.
Ovviamente la religione tra queste e’ al primo posto, onestamente non credo sia un gran problema sostituirla, basterebbe un’ora in piu’ ad un’altra materia, purtroppo il vaticano si frappone come un macigno, chissa quanti anni ci vorranno per poterla vedere sparire.
premesso che purtroppo si sta parlando in via ipotetica, visto che quelli non molleranno mai l’ora di religione, almeno fino a quando l’80% non la frequenterà perchè islamici, indù, protestanti, ecc. insomma infedeli.
occorre poi dire che l’ora di religione non è il principale problema della scuola italiana. il principale problema è il fatto che si sta trasformando in una sorta di parcheggio di adolescenti in attesa del nulla. la scuola non può certo offrire loro il senso di realtà che un tempo costoro ricevevano dal mondo del lavoro. nemmeno può sostituirsi al ruolo educativo sempre svolto dalla famiglia in cui il rapporto minori/adulti è numericamente ben diverso. si va verso un aumento dell’obbligo scolastico solo perchè il mondo del lavoro non sa che farsene della massa di adolescenti ignoranti, purtroppo così si fa solo il loro male.
tornando all’ora di religione: occorre distinguere bene tra fasce di età.
alla scuola dell’infanzia (asilo) non ha nessun senso, andrebbe solo abolita.
alle primarie (elementari) andrebbe sostituita con rudimenti di educazione civica.
in quinta e alle secondarie inferiori (scuole medie) si potrebbe introdurre storia dei miti e delle religioni, con qualche cenno di filosofia, Democrito, Pitagora, Platone, Aristotele, una chiacchierata sull’idealismo, una sul materialismo, partendo da esempi moltro concreti dalla geometria o dalle scienze.
alle superiori occorre distinguere da scuola a scuola, utilizzandola come storia delle religioni o come filosofia o educazione civica, tenendo presente delle altre materie (nei licei filosofia si fa già), del carico generale della scuola (non mi pare giusto sostituire religione con un ora in cui ci sia da sgobbare), del livello degli studenti (sarebbe ridicolo fare una bella dissertazione sui precursori dell’idealismo tra Kant e Hegel in una scuola professionale).
In buona sostanza, chi è in grado di pagare si limita a mandare i propri figli nelle scuole “giuste”, siano esse in Italia o all’estero, e gli altri si rassegnagno a restare i perdenti che sono. C’est le Capitalism…
Non capisco cosa c’entri questo con tutto il resto. Peraltro, i centri di eccellenza in Italia sono perlopiu’ pubblici, per esempio la Scuola Normale Superiore o la SISSA. Ci possono entrare tutti, basta che siano preparati. Non vorrei che si facesse la solita polemica di sinistra contro le eccellenze, e’ una delle ragioni della mediocrita’ diffusa in Italia.
Spiritualità laica.
It’s possible
http://www.uaar.it/uaar/campagne/progetto-ora-alternativa/altralternativa-presentazione.html
Ecco un progetto arrivato a http://www.oraalternativa.it
Un primo punto. Quando leggo di queste classifiche internazionali sui livelli scolastici delle varie nazioni, mi chiedo sempre chi ha deciso quali parametri debbono essere utilizzati per impostare i test esplorativi. Non li conosco, e quindi lascio la domanda in sospeso, convinto in ogni caso che non esistano standard fissi… nemmeno nel settore dove sarebbero più concepibili come parametri fissi, cioè nelle discipline scientifiche.
Secondo punto. Ho insegnato storia e filosofia nei licei, soprattutto scientifici (ora sono in pensione), e mi preme testimoniare su un dato certo. Quei ragazzi che, usufruendo di scambi con scuole estere, hanno frequentato, per esempio, la scuola pubblica americana (era lo scambio più gettonato), al ritorno riferivano allibiti di come si studiava in quegli istituti. Non parliamo dell’insegnamento di storia e filosofia, quasi tutto basato su questionari da affrontare, su crocette da tracciare sulla risposta ‘giusta’, ma in riferimento proprio alla matematica: il livello di una classe corrispondente alla nostra quarta liceo scientifico, era, a detta indistintamente di tutti quanti l’avevano frequentata per un intero anno, equivalente a quello di una nostra terza media. E in ogni caso, al di là della matematica, anche per le altre materie scientifiche non si andava mai al di là di un nozionismo, magari aggiornato e continuamente arricchito di nuove nozioni, ma nozionismo.
Terzo punto, quello che mi sta particolarmente a cuore. L’insegnamento della filosofia.
La filosofia non è, non può essere, “una disciplina complessa non meno della medicina o dell’Ingegneria dei materiali”, per cui, ad esempio nel nostro ordinamento scolastico la si insegna solo in quelle scuole che devono preparare – secondo gli intendimenti dei legislatori del ventennio – la futura classe dirigente… Insomma le scuole di serie A, o al massimo B., mentre devono esserne escluse tutte le altre, come Istituti tecnici e Professionali
E, soprattutto, non esistono, caro Bottoni, “i rudimenti di filosofia”, come, appunto esistono i rudimenti delle altre materie. O la filosofia apre alla prospettiva per affrontare con lo strumento principe in possesso dell’uomo, cioè la ragione, i problemi esistenziali (quelli che sono invece delegati, guarda un pò, all’insegnamento religioso), oppure si traduce in una serie di astruse formule da acquisire in modo mnemonico come se fossero nozioni tecniche. Non deve essere né una propedeutica alle altre discipline, nè una sorta di sintesi riassuntiva che dà unitarietà a tutto il sapere (figuriamoci!). E da questo punto di vista, la storia della filosofia, così come certe ‘tecniche filosofiche’, debbono tutt’al più fare da supporto, ad una identificazione di quei problemi esistenziali che richiedono e richiederanno sempre domande su domande, quasi mai risposte. Non servono a niente? Servono a non delegare, prima di tutto alle dottrine religiose, ma anche alle pretese conoscenze ‘assolute’ (un tormentone del blog da un pò di tempo, lo so) della scienza, non tanto praticata, ma recepita in un certo modo, quelle risposte definitive che, proprio per essere ‘definitive’ ‘chiudono’ invece di ‘aprire’
Infine, per concludere, è evidente che la filosofia intesa in questo modo o la si insegna in tutti i tipi di scuola o in nessuno.
Aldissimo scrive:
“Mi stavo chiedendo se Alessandro Bottoni potesse riassumere i suoi pensieri in meno di 800 righe…
Per carità, i contenuti possono anche essere interessanti, ma troppo prolissi!”
Ci proverò. Promesso. 🙂
@carlo
il tuo posto è la solita sparata qualunquista destrorsa…
…in Italia i centri di eccellenza potranno anche essere pubblici ma se vai a guardare chi li frequenta?
Quanti figli di operai?
Quanti figli di lavoratori dipendenti?
Sarebbe preferibile, per assurdo, che non esistessero ‘centri di eccellenza’ ma che ogni scuola offrisse a tutti i suoi alunni/studenti un insegnamento al di sopra della media, gli effetti, anche economici, non tarderebbero a farsi sentire…
Kull.
ma come ?? e l’insegnamento di religione??? siamo i soli in tutta europa ad avere migliaia
di isegnanti di religione: tanto poi nelle fabbriche serve molto la religione ;con tutti i soldi
che ci viene investito; ma si le scienze la matematica la ricerca ,e chi se ne frega l’importante e’ che i ragazzi sappiano cose’ la bibbia, infondo non si sa mai potrebbe essere il futuro ????? e creare posti di lavoro e naturalmente ricchezza per la nazione….
Per quanto concerne l’insegnamento della religione nelle scuole direi che è davvero difficile sfuggire. Le mie figlie non partecipano all’ora di religione, questo perchè nonostante le rassicurazioni dei vari dirigenti scolastici circa il fatto che in quell’ora si tratterà la ” storia della religione ” basta buttare un’occhiata ai riferimenti storiografici di questa storia e ci si accorge che le uniche fonti sono costituite dai libri canonici e dall’agiografia cristiana. Niente di male se non si cercasse di contrabbandare per fatti storici oggettivi quelli che sono atti di fede, per non parlare poi della commistione tra personaggi di sicuro interesse storico, benchè cristiani, con altri la cui stessa esistenza è tutta da accertare. Ho deciso pertanto di insegnare insieme a mia moglie la storia del cristianesimo, depurata da tutti gli aspetti trascendenti e novellistici. Le mie figlie non conosceranno il contenuto dei vangeli, almeno fino a quando non avranno voglia di leggerli, ma conoscono bene il ruolo che Paolo, Origene, Clemente Alessandrino e tutti gli altri soggetti sicuramente esistiti hanno avuto nello sviluppo di una credenza che, nel bene o nel male, ha attraversato ( imperversato ) la nostra storia. Pensavo di essere a posto, nient’affatto. In prima media mia figlia è incappata in una professoressa di storia cattolica integralista la quale ha adottato un libro di testo se possibile ancora più sbilanciato in senso religioso di uno stesso libro di religione. E’ tutta una profusione di novelle spacciate per storia ( non ci viene risparmiato nemmeno la bugia dell’incontro di Leone I con Attila ) che confluiscono nella esaltazione del ruolo salvifico del cristianesimo, della legge di gesù contro la legge del taglione ( e il diritto romano? ), del monachesimo e via dicendo senza contestualizzare minimamente gli avvenimenti e ponendo tutti gli altri protagonisti in un ruolo subalterno, quasi ossequioso al papa, tutti da Costantino a Teodorico, da Odoacre allo stesso Carlomagno. Che dire?
ops?? scordavo per il momento crea ricchezza come al solito x i soliti notabili
e per il vaticanoun po’ come le scuole coraniche???????
@Bruna Tadolini
Sono assolutamente d’accordo sul fatto che ai bambini e ai ragazzi in generale si debba insegnare a ragionare aiutandoli ad organizzare contenuti adeguati alle diverse età e relative caratteristiche del pensiero (da concreto ad astratto), mentre spesso nella nostra scuola è ancora importante la quantità di nozioni confusamente somministrate.
La responsabilità è del sistema ma anche degli insegnanti, spesso rassicurati nel trasmettere nozioni o meccanismi ripetitivi (pagine e pagine di espressioni) piuttosto che mettersi in gioco con la logica e il ragionamento.
gli stessi genitori spesso si preoccupano di quanto si sia “avanti con i programmi” senza chiedersi quanto consapevolmente i figli li abbiano assimilati.
Quanto all’ora di religione: che venga eliminata e sostituita con attività di laboratorio (con un miliardo di euro qualche provetta si riesce a comprare…)
@Kull:
Tu conosci persone che hanno frequentato questi centri di eccellenza? Io si. Ci sono relativamente tanti figli di operai, di lavoratori dipendenti e di altri “proletari”. Io penso che siano addirittura di piu’ che nelle universita’ “normali”. Per esempio, la Scuola Normale Superiore offre a TUTTI gli studenti che superano il test vitto, alloggio e iscrizione all’universita’ (insomma, permette ai meritevoli di frequentare un’ottima universita’ GRATUITAMENTE). Discorso simile per la SISSA.
Quando leggo post come i tuoi mi arrabbio con le persone “di sinistra”. Caro mio, le persone non sono tutte uguali, ne’ in termini di capacita’, ne’ in termini di volonta’ e impegno. Non vedo perche’ uno stato non debba favorire chi si impegna di piu’ ed e’ oggettivamente piu’ dotato in un certo campo.
Questo non vuol dire puntare al minimo per gli altri, come si fa in america. Peraltro, cosa vuol dire fornire un insegnemento superiore alla media? La media di cosa??
mio ‘caro’ carlo,
quando in un sistema di comunicazione anonimo come questo si citano le ‘conoscenze’ significa che non si hanno argomenti…
ti ringrazio di avermi dato ragione con la tua replica presuntuosa e insipiente…
Kull.
che il capitalismo in italia produca privilegiati nelle scuole…non credo proprio! in italia le scuole private sono DIPLOMIFICI…non come in america…
avete visto CORRADO AUGIAS nella puntata di ieri?
mi hanno detto che ha criticato la religione cattolica nelle scuole, (la nomina delle curie e lo stipendio statale ecc!)..
addirittura nella mia scuola è venuto l’esercito italiano a fare propaganda (tipo america questa volta)…che diamine di educazione si da ai giovani? di fare la guerra dopo aver fatto un padrenostro nell’ora di religione?!…BAAAAA
100% d’accordo con Bruna.
Kull:
quando invece si insulta senza replicare agli argomenti vuol dire che si ragiona per stereotipi e che non si conosce la realta’.
aggiungiamo che l’insegnamento della lingua inglese nelle scuola primaria viene lentamente soffocato per risparmiare su chi si dedica solo a quello per darlo in mano a chi conosce sì e no numeri e colori
tutto per pagare gli insegnanti (migliaia) di religioni assunti attraverso la curia
ma quando c’è un ministro che scrive un libro su santa ildegarda…