Due persone molto diverse fra loro: Marco Cagnotti, laureato in fisica, è giornalista; Umberto De Vanna, salesiano e giornalista, si occupa di pastorale giovanile e catechesi e ha scritto numerosi libri, alcuni tradotti all’estero. L’uno è ateo fin da giovane; l’altro credente. Che dialogo può svilupparsi fra i due, se affrontano temi religiosi? A giudicare da questo volume, “Cerco un ateo per parlare di Dio. Dialoghi online” (ed. Ancora, pp. 128, euro 11), può nascerne una documentazione interessante a più livelli, sebbene il tema sia tra i più dibattuti. […] E siamo dunque a pagine sull’esistenza di Dio, la funzione del Male, la presenza del dolore nel mondo; le contraddizioni insolubili che, per il non credente, genera lo stesso concetto di Dio (per cui l’Universo, paradossalmente, sarebbe spiegabile più facilmente facendone a meno), il «peso» di possedere una Fede, quello di non possederla, e così via. I temi religiosi sono vissuti da tutti, inclusi coloro che non credono. Solitamente si pensa ancora all’ateo, o all’agnostico, come al mangiatore di bambini e non si considera che sovente l’ateismo è anch’esso esito d’un percorso, non importa che duri mesi o anni o nasca da un’illuminazione. Un percorso anche travagliato. Neanche è esatto affermare che l’ateismo sia a sua volta una religione: esso nasce da dubbi, dal ragionamento, dalla constatazione dell’inesistenza – secondo l’ateo – di prove convincenti (d’altronde si «crede» soprattutto per Fede) e non pretende di possedere la verità. L’ateo dice: portatemi una vera prova e crederò anch’io. Motivi per cui nell’ateo è quasi sempre insito un atteggiamento di tolleranza che, purtroppo, raramente mantiene chi professi una fede spesso totalizzante. Né si dimentichi che, in Occidente, gli atei sono milioni. In questi nodi cruciali il volume mostra la sua singolarità e il maggiore interesse: due voci di così opposte visioni riescono – raro e confortante esempio – a instaurare un dialogo pacato eppure condotto con grande passione e disponibilità pur sapendo che, verosimilmente, si resterà ciascuno sulle proprie posizioni. L’esito sarà comunque un arricchimento: quanto meno si comprenderanno meglio – se ci è impossibile condividerle – le ragioni dell’«altro».
Il testo integrale della recensione di Vittorio Carani è stato pubblicato sul sito della Gazzetta del Mezzogiorno