Al cancelliere
della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo
Consiglio di Europa
67075 STRASBOURG (CEDEX)
FRANCIA
Oggetto: Lettera di solidarietà a favore del ricorrente Dr. Peter Nittmann (ricorso numero di protocollo 1 BvR 952/04 Corte Europea Diritti dell’Uomo).
Sono da poco venuto a conoscenza del “caso” del cittadino tedesco dr. Peter Nittmann e delle sconcertanti discriminazioni religiose di cui è stato vittima da parte della Repubblica federale Tedesca: francamente non credevo che anche la Germania (oltre che l’Italia, dove notoriamente la Chiesa Cattolica gode di assurdi privilegi a discapito degli atei e di tutti coloro che credono in religioni diverse) discriminasse gli atei (o credenti in altre religioni) sino al punto da prelevare, coattivamente, quote in danaro dei loro sussidi di disoccupazione, che poi vengono destinate per sovvenzionare la Chiesa Cattolica. Mi riesce francamente impossibile conciliare la normativa della Repubblica Tedesca con l’art. 9 della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’Uomo, che garantisce ad ogni persona il diritto alla libertà di religione, con l’art. 11, che garantisce il diritto alla libertà di associazione, e con l’art. 14, che vieta qualsiasi discriminazione fondata (tra l’altro) sulla religione.
Mi sembra evidente, in effetti, che non si possa imporre agli atei (o ai credenti in religioni diverse dalla Cattolica) di sovvenzionare col loro danaro un’associazione religiosa e, contemporaneamente, di impedire loro di destinarli per sovvenzionare le proprie associazioni ideologiche o religiose.
Estremamente significativa è la circostanza che analoghe discriminazioni vengano praticate in altri Paesi della Comunità europea e riguardino -guarda caso- privilegi costituiti a favore della sola Chiesa Cattolica, la quale se li è notoriamente procacciati colludendo con regimi dittatoriali (Hitler e Mussolini in testa) che si sono macchiati di orrendi crimini contro l’umanità e di conflitti bellici nefasti.
Non a caso in Italia i cattolici godono del privilegio assoluto di esporre i crocefissi negli uffici pubblici e nei tribunali, escludendo -e addirittura rimuovendo- i simboli degli atei, degli ebrei e dei credenti in altre religioni.
Non a caso in Italia ai Cattolici è riconosciuto il diritto di destinare l’8 per mille delle imposte alla Chiesa cattolica, mentre analoga possibilità è preclusa ai cittadini atei, musulmani, buddisti e credenti in altre confessioni.
Non a caso l’Italia assicura ai soli cattolici l’insegnamento della loro religione nelle scuole pubbliche, peraltro con insegnanti pagati col denaro di tutta la collettività, mentre agli atei e a tutti coloro che credono in altre religioni è preclusa analoga facoltà.
Non a caso l’Italia, assieme ad altri Paesi succubi del Vaticano, si è fatta portavoce dell’assurda e ridicola pretesa di inserire nel preambolo della Carta Costituzionale Europea il riferimento a supposte “radici giudaico-cristiane dell’Europa” (in realtà gli ebrei -verso i quali i cristiani hanno evidenti rimorsi di coscienza a causa delle millenarie persecuzioni, del razzismo e dell’olocausto- non hanno mai rivendicato tali supposte “radici” e, per altro verso, i cattolici si sono dimenticati di considerare che le reali “radici” degli europei -come di qualsiasi altra popolazione della Terra- sono africane).
Spero che la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, che è stata investita del caso del dr. Peter Nittmann e che sarà a breve investita da altri casi di patenti discriminazioni perpetrate dallo Stato italiano ai danni di cittadini atei o credenti in religioni diverse dalla cattolica, faccia esemplare giustizia, condannando gli Stati che seguitano a calpestare la Convenzione per la salvaguardia dei Diritti dell’Uomo.
Il razzismo, le discriminazioni e le persecuzioni religiose hanno insanguinato l’Europa -e non solo l’Europa- per quasi duemila anni, sopratutto a causa dell’intolleranza religiosa.
La tolleranza -cioè il rispetto reciproco- è un dovere che deve essere affermato con rigore dalla Corte Europea: nessuno deve infatti presumere di essere il depositario della “Verità” e di meritare, per questa supposta “superiorità”, il diritto di godere di privilegi e, quindi, di discriminare gli altri.
Cordiali saluti.
Luigi Tosti
In Germania vige un sistema di finanziamento delle Chiese diverso dal nostro: solo i fedeli contribuiscono al loro sostegno, mentre gli atei e gli agnostici che hanno formalizzato la loro apostasia non pagano nulla. Tale normativa, decisamente migliore di quella italiana, non è tuttavia applicata anche ai disoccupati: il risultato è che ai non credenti privi di lavoro viene decurtata una parte del sussidio di disoccupazione. Il ricorso di Peter Nittmann è finalizzato a cancellare questa ingiustizia.
Una storia che ha veramente dell’incredibile, spero che Nittmann riesca a contribuire alla cancellazione di quell’abominio.