Il 27 settembre 1956 moriva Piero Calamandrei, grande giurista e uomo politico laico. A cinquant’anni esatti dalla morte, ci piace ricordarlo pubblicando parte del suo intervento all’Assemble costituente del 4 marzo 1947. Si discuteva se menzionare i Patti Lateranensi nella Costituzione italiana.
«Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani». […] Si capisce che l’articolo dica che lo Stato italiano – il soggetto della Costituzione – riconosce, se la vuol riconoscere, la sovranità della Chiesa nel suo ordine. Ma non si capisce che la Chiesa riconosca la sovranità dello Stato, la quale sovranità è il presupposto di questa Costituzione: se non ci fosse la sovranità, neanche potremmo darci la Costituzione. […] Questo è un articolo che potrebbe andar bene in un trattato internazionale, non in una Costituzione. Ma è principalmente contro il secondo comma che si appunta la mia osservazione: […] Sono inseriti, questi Patti lateranensi, nella Costituzione? […] Ora, io potrò anche essere d’accordo, quando si tratterà del merito, nel dire che la nostra Costituzione debba ripetere espressamente tutti gli articoli dei Patti lateranensi; io potrò anche essere d’accordo, per ipotesi, nel lasciare che la Repubblica italiana si proclami apertamente una Repubblica confessionale: ma se questo è, bisogna dirlo chiaramente; questa esigenza di chiarezza impone che non si facciano cose di tanta importanza alla chetichella con un rinvio sibillino, che sarà letto senza intenderne la portata dall’uomo che non si intende di leggi, il quale ignora quale sia con precisione il contenuto di questi Patti sottintesi e non sa che molte norme di questi Patti lateranensi sono in contrasto con altre norme apertamente scritte in questa Costituzione. […] Ma qui io sento suggerimenti provenienti specialmente di là (accenna a sinistra), che mi dicono: […] «Anche la Costituzione è il risultato di un compromesso politico. La politica è l’arte dei compromessi, delle transazioni». […] Io ho sempre sostenuto che, per preparare il testo di una nuova Costituzione democratica sia più opportuno e più prudente muovere dal punto di vista della minoranza, […] di quella che potrà essere domani la minoranza, in modo che le garanzie costituzionali siano soprattutto studiate per difendere domani i diritti di questa minoranza.
Ci vorrebbe più coraggio nel denunciare ciò che fa la chiesa come violazione della sovranità nazionale.
Averne oggi uomini così….
Certo che se venisse rispettata almeno la costituzione…
Come disse Piero… ORA E SEMPRE RESISTENZA
Come potete aver l’animo di pubblicare questo brano di Piero Calamandreai quando per ragioni “commerciali” avete cancellato la richiesta di abrogazione dell’art.7 della Costituzione dallo Statuto dell’Uaar?
E’ stato un momento particolarmente infelice della nostra storia: lo Stato democratico rinuncia ad essere tale, spinto dalle convinzioni religiose dei più, e calpesta le minoranze perchè esprimono posizioni marginali, non degne di essere rispettate.
E’ un pò come se Berlusconi (o Prodi se volete) sicuro un dì di vincere le elezioni si accordasse un premio di maggioranza che escludesse dal Parlamento ogni rappresentanza dell’opposizione: “…tanto, noi comandiamo e quindi noi decidiamo”
L’unica cosa che possiamo fare è COMBATTERE, combattere come fece il nostro stimatissimo Calamandrei.
Combattere con le parole, con le idee, con la fermezza, combattere uniti. Combattere gni giorno, anche solo andando a sbeffeggiare in rete le idee dei nostri nemici. Combattere rispondendo a tono, e senza paura, quando un collega fa una considerazione banale o insensata sulla chiesa o sulla laicità.
E speriamo di aver la fortuna di combattere sempre così.
Perché quando non potremo combattere così, significherà dover scappare sulle montagne, con molotov, granate e fucili mitragliatori.
Un doveroso omaggio va tributato ad uno dei più autorevoli padri della Costituzione italiana nonché ad uno dei suoi più inquieti e polemici interpreti. Calamandrei fu particolarmente severo nella sua critica alle disposizioni costituzionali decisamente programmatiche o in taluni casi (come nell’articolo 7) compromissorie e oscure, anticipando ciò che poi sarebbe stata una trista realtà: che le forze politiche dominanti di volta in volta avrebbero dato la loro interpretazione personale, ora conservatrice (quasi sempre) ora progressista (in un ridotto numero di casi, pur importanti) a queste disposizioni. Si può pensare non solo all’articolo 7, ma pure al successivo articolo 8 comma 2 dove compare la formula ambigua “Le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi secondo i loro statuti “, all’art. 20 sul carattere religioso e il fine di religione o di culto di un’associazione, all’art. 29 dove si parla della famiglia in termini di “società naturale fondata sul matrimonio” e così via. Pur riconoscendo, il Calamandrei, che “i muri maestri ci sono, e sono muri che reggeranno perché il popolo italiano li ha cementati col suo sangue e colle sue lacrime” egli deplorava le formulazioni programmatiche per il semplice fatto che temeva quanto poi è avvenuto: che esse sarebbero restate delle belle intenzioni destinate tuttavia a non avere un riscontro pratico e applicativo.
Ancora molto c’è da fare e mi sembra che le aspirazioni di certe forze politiche alla modifica delle norme costituzionali debbano essere precedute e – se possibile – accompagnate da una riflessione profonda sul grado di attuazione della costituzione stessa: ci sono disposizioni, principi espressi o tacitamente racchiusi in quei 139 articoli rimasti lettera morta (tra questi il principio della laicità dello Stato) che pur si vorrebbero superare o novellare. Ciò è segno evidente di ignoranza giuridica e di cattiva educazione politica che subordina la ragione al machiavellismo e al calcolo politico o elettorale. Si badi: ciò è superabile, ma richiede educazione, impegno, conoscenza dei problemi. Ricordare Calamandrei è importante non già per fare una volta di più i laudatores temporis acti, quanto piuttosto per riaprire riflessioni e dibattiti su problemi ancora all’ordine del giorno, che non si risolvono se si rinviano per convenienze politiche o amore del quieto vivere.
Cerchiamo di dare il massimo risalto alla settimana anticoncordataria del febbraio 2007
(Ci sarà?) per la raccolta delle firme