Non solo clericalate. Seppur spesso impercettibilmente, qualcosa si muove. Con cadenza mensile vogliamo darvi anche qualche notizia positiva: che mostri come, impegnandosi concretamente, sia possibile cambiare in meglio questo Paese.
La buona notizia del mese è giunta in extremis, ma è veramente una buona notizia. Il Tribunale dei minori di Roma ha infatti riconosciuto a una donna l’adozione della figlia biologica della sua compagna. Una possibilità già prevista dalla legge, ma sinora mai applicata: la sentenza costituisce dunque una novità estremamente significativa. Tanto da far insorgere il mondo clericale. Ci si augura che la sentenza funga da apripista per la legge sulle unioni civili, annunciata da Renzi ormai mesi fa, ma per la quale non si è stato ancora presentato alcun progetto da parte dell’esecutivo.
Il governo ha deciso di non decidere nulla anche in merito alla fecondazione eterologa. O meglio, ha deciso di non emanare le linee guida e di lasciare che sia il parlamento a legiferare sulla base della sentenza della Corte Costituzionale del 9 aprile.
Vista la patologica lentezza delle Camera non si tratta ovviamente di una buona notizia. Lo sono, tuttavia, molte reazioni a questa (non) decisione. I giudici della Consulta hanno infatti immediatamente smentito il governo, facendo sapere che la sentenza è già pienamente esecutiva e che non esiste dunque alcun vuoto normativo.
La Regione Toscana (e altre la stanno seguendo) ha adottato una delibera grazie alla quale l’accesso all’eterologa è stato disciplinato nei centri pubblici, privati e convenzionati. Il Presidente Enrico Rossi è stato perentorio: “Il ministro non ci fermerà, accoglieremo anche chi viene dal resto d’Italia”. E che non vi sia alcun vuoto normativo è già stato confermato anche in sede giuridica: il Tribunale di Bologna ha infatti autorizzato due coppie a procedere immediatamente. Per il governo si tratta di tre grossi smacchi.
L’esecutivo continua purtroppo a ondeggiare tra stop clericali e (timidi) provvedimenti laici. Uno di questi è rappresentato dal provvedimento con cui si sono semplificati i procedimenti di separazione e divorzio, con la possibilità di negoziazione assistita da parte di un avvocato o di utilizzare l’ufficiale dello stato civile del Comune. La legge per la riduzione della tempistica, dopo l’approvazione da parte della Camera, è intanto arrivata al Senato per la discussione, che dovrebbe cominciare nelle prossime settimane. Il “divorzio breve” è una delle cinque leggi laiche chieste dalla petizione Uaar, che nel frattempo ha raggiunto e superato le settemila sottoscrizioni. Nel mese di agosto anche Giuseppe Civati del Pd si è detto d’accordo.
Segnaliamo infine l’attivazione del registro dei testamenti biologici a Napoli (primo iscritto il sindaco Luigi de Magistris) e una notizia che ha dell’incredibile proveniente da Latina: il Comune ha deciso che comincerà a far pagare alle parrocchie le bollette dell’energia elettrica, di cui ha sostenuto a oggi l’onere. Di incredibile c’è che di un privilegio così palesemente ingiustificato si sia saputo qualcosa soltanto ora: non ne eravamo a conoscenza, nemmeno in altri Comuni. Se invece sussiste presso altre realtà in cui persiste non esitate a farcelo sapere: saremo lieti di dar notizia del suo venir meno in una delle prossime “Buone novelle laiche”.
La redazione
A Frank, questa è troppo forte, sedete e prendi fiato se no te vene er coccolone…
E’ la volontà d’Er Profeta, infatti lui ama questa città perché è lì che ha imparato a parlare correttamente il latino.
Bah… fatico a vederci qualcosa di entusiasmante, nella notizia dell’adozione. Diciamo che sono quantomeno perplesso per una serie di ragioni che non sto ad elencare. Volendo mettere una chiosa, diciamo anche che son cose che non mi riguardano. Auguro comunque ogni fortuna a tutte e tre le persone coinvolte — questi “esperimenti” possono finire molto bene molto male, con tutte le sfumature intermedie: sono, a tutti gli effetti, “terra incognita”.
@ Benjamin
Perché gli altri tipi di famiglia non possono forse finire molto bene molto male, con tutte le sfumature intermedie: sono, a tutti gli effetti, “terra incognita” ?
Be’, direi di sì! Infatti se ne vedono di tutti i colori. Diciamo che in questo caso le cose più o meno buone che potranno accadere presentano una quantità di sfumature che non mi è mai capitato i riscontrare intorno a me.
Be’.. in effetti, entusiasmarsi quando si vede un diritto riconosciuto significa che siamo messi un ben po’ male…
Già, io per esempio, esulto quando riesco ad attraversare la strada senza essere investito…
benjamin l’@sino
“Auguro comunque ogni fortuna a tutte e tre le persone coinvolte — questi “esperimenti” possono finire molto bene molto male, con tutte le sfumature intermedie: sono, a tutti gli effetti, “terra incognita”.”
Guarda che sono esperimenti qui in Italia: nel nord europa sono più di 30 anni che gli omo adottano bambini e questi sono indistinguibili da quelli allevati da coppie “normali”
Ho a che fare con una quantità di famiglie d’ogni tipo (anche se alla “collezione” mi manca quello descritto nel post), e ti garantisco che davvero non c’è da entusiasmarsi di tantissimi tra i bambini allevati nelle famiglie “normali”. Anche perché molte famiglie “normali” non è che siano poi così… normali! Ovviamente, il detto per il quale ‘na crava la fa nenta’n can (“una capra non fa un cane”) sarà anche un po’ rude, ma esprime un’indiscutibile realtà. A pagar dazio per quella realtà, nell’attesa di fare a loro volta danni una volta cresciuti, sono proprio i bambini. Diciamo che, con un po’ di senso del reale, tante coppie farebbero bene a prendere coscienza delle proprie attitudini e a trattenere le gonadi. Però, a ben pensarci, come possono degli incoscienti prendere coscienza di qualcosa? Ma sto divagando rispetto al tema del post.
L’unica cosa che mi lascia perplesso è che ormai noi uomini siamo superflui anche in una cosa che ci riusciva abbastanza bene: mettere incinta le donne.
mi associo a Stefano.
Le cose che incidono profondamente – nel bene e nel male – nella vita di un bambino non dipendono dal genere dei genitori. Quindi è terra incognita per tutti.
Non vedo che cosa ci sia di “sperimentale” in questa sentenza.
Che è di una limpidezza tale da doversi sorprendere delle reazioni clericali (salvo che per il solito motivo becero della marcatura del territorio).
Infatti si tratta della presa d’atto di una situazione esistente in quella famiglia già da 10 anni.
Viene da chiedere che cosa, i contrari a tale sentenza, pensano si sarebbe dovuto fare in caso di morte prematura della madre naturale della bimba.
Metterla in orfanotrofio, provocandolo così un doppio lutto?
Alla faccia dell’amore?!
beh, se è per questo, la legge mi pare che preveda si possa togliere tranquillamente la potestà genitoriale a quei genitori in gravi ristrettezze economiche, gravi al punto che non consentano il sostentamento dei figli.
non so quanto spesso accada questo piuttosto che un intervento assistenziale nei confronti della famiglia, ma trovo drammatico che dei bambini possano essere separati forzatamente dai loro affetti.
quindi ,in conclusione, secondo me, la risposta al tuo quesito è: non è da escludere.
Veramente non mi risulta che sia previsto dalla legge il fatto di togliere d’autorità i figli ai genitori contro la loro volontà, solo perché sono poveri.
Un minore può essere tolto alla famiglia se vive di fatto in uno stato di abbandono morale e affettivo, ossia se viene maltrattato, trascurato, se subisce abusi, se viene avviato alla delinquenza, o se viene costretto ad attività inadatti alla sua età (come lavorare in nero), o a stili di vita pericolosi per la sua salute. O al limite, anche nel caso che i genitori, pur in buona fede, si dimostrino completamente incapaci di occuparsene, ad esempio a causa di disturbi psichiatrici o roba del genere.
Ma se il problema consiste solo nel fatto che i genitori vivono in gravi ristrettezze economiche, ma nonostante questo i figli sono amati e rispettati…
…ci mancherebbe pure che gli togliessero in automatico solo perché sono poveri.
In tali casi la legge prevede che si aiuti la famiglia intera a uscire dalla miseria rimenendo unita, NON che si separino i genitori dai figli.
L.
salve Lisa.
ok. preso dalla fretta devo aver scritto una inesattezza (castroneria).
anche se ti inviterei a riflettere, basandomi su quanto da te posto ad esempio, su quanto incida la miseria delle proprie origini, soprattutto in certe aree geografiche sui comportamenti che certi genitori hanno nei confronti dei propri figli (consentir loro, o indurli, al lavoro minorile in età scolare).
non necessariamente in certe situazioni si ha mancanza di affetto, tra genitori e figli.
o per lo meno io la vedo così, senza pretese di convincere alcuno.
chiudo l’ot .
saluti.
hai ragione.
Suppongo che questa sentenza sottintenda anche tutti gli obblighi di un coniuge:
nel caso di separazione ci sarà l’obbligo degli alimenti a favore della parte più debole?
Nel caso che la coniuge-madre fosse problematica, la bambina potrebbe essere
affidata all’altra?
La donna non-madre, se più forte finanziariamente, dovrà mantenere l’altra e
la bambina fino alla sua indipendenza?
Trattandosi di donne sarà un a bella gara a dimostrare di essere la coniuge più debole finanziariamente…
e si capirà che il problema – qualsiasi problema – non è una “questione di genere”, se mai di specie.
Diana
Chiariscimi la distinzione che fai tra genere e specie, non l’ho capita.
Lì sopra ho voluto indicare alcuni problemi che finora è parso logico risolvere in una certa maniera finché la controparte era un maschio; non so se sarà così logico anche tra due donne.
Diocleziano
Niente, mi riferivo al fatto che le dinamiche e i conflitti di coppia – come nell’esempio che facevi della separazione, ma potremmo estendere agli abusi di potere e alla violenza in senso stretto – non sono legati al genere (maschio/femmina), se mai allo status (psicologico, economico, intellettuale, sociale ecc.) e ai rapporti di forza (fisica e mentale). La diffusione statistica di coppie e famiglie gay contribuirà anche – secondo me – a modificare questa visione delle cose.
Per “specie” intendevo genericamente specie umana.
@diana
Allora, socio-culturale è più adatto. Altrimenti sembra che si facciano riflessioni di tipo naturalistico
E perché queste problematiche sarebbero più difficili in una coppia omo rispetto una coppia etero?
O è vero quel che si dice in giro, cioè “uomini non sposatevi: in caso di divorzio le donne vi si prendono tutto”?
Reiuky:
no, intendevo dire che le problematiche sono e sarebbero più o meno uguali.
comunque a proposito di: le donne vi si prendono tutto
io affitto due stanze del mio appartamento e negli ultimi anni sono sempre più frequenti le richieste di uomini – anche con lavori di un certo prestigio (leggi: insegnanti e professori universitari) – che una volta separati (e lasciata la casa a moglie e figli a cui devono anche continuare a provvedere) possono permettersi al massimo una stanzetta in affitto. Vivono letteralmente con tutte le loro cose in una valigia.
Scusate, ma secondo voi esiste davvero qualche legge italiana che dice esplicitamente che in caso di divorzio le donne devono essere privilegiate solo perché sono donne?
A me non risulta affatto.
A me risulta solo che la legge dica:
– che deve essere tutelato di più quello dei due che risulta più debole economicamente;
– che deve essere tutelata di più la stabilità economica di quello dei due che ha l’affidamento prevalente dei figli (o che, anche in caso di responsabilità congiunta alla pari, di quello dei due che per ragioni organizzative passa materialmente più tempo con i figli).
Ora, non è mica colpa delle leggi se, nella stragrande maggioranza delle coppie, va a finire che quello dei due che guadagna meno è quasi sempre la donna, e che quello dei due che si accolla il maggior carico di responsabilità pratiche verso i figli, è quasi sempre la donna…
Se il padre sceglie di dedicarsi esclusivamente al lavoro (stando fuori casa più ore possibile e occupandosi solo di portare a casa i soldi, ma non facendo assolutamente nulla di pratico in famiglia), e la madre sceglie di non lavorare affatto o di accontentarsi di “arrotondare” con il lavoretto modestissimo con il quale non potrebbe mai mantenersi da sola (in maniera da potersi occupare a tempo pieno della famiglia e da evitare al marito qualsiasi responsabilità domestica)… beh, è una questione di scelta deliberata all’interno della coppia stessa, NON di imposizioni di legge.
Poi però, in caso di separazione, mi sembra perfettamente normale che i figli siano affidati prevalentemente alla madre e il padre li veda poco, e che il compito di scucire i soldi spetti prevalentemente al padre e la madre contribuisca poco…
…perché era già così anche prima, solo che prima nessuno dei due lo considerava un problema.
A me fa una discreta rabbia quella categoria di padri (e di madri) separati che, delle conseguenze negative dell’eccessiva disparità di ruoli familiari, se ne accorgono solo dopo la separazione, mentre, finché la coppia stava ancora insieme, se le facevano andare benissimo.
L.
Paniscus ha perfettamente ragione.
sottoscrivo anch’io paniscus quando scrive:
A me fa una discreta rabbia quella categoria di padri (e di madri) separati che, delle conseguenze negative dell’eccessiva disparità di ruoli familiari, se ne accorgono solo dopo la separazione, mentre, finché la coppia stava ancora insieme, se le facevano andare benissimo.
ognuno dovrebbe essere consapevole delel proprie scelte e assumersene la responsabilità, fino in fondo – prima, durante e dopo il matrimonio. Il regalo migliore che ci si può fare – in coppia – è di incoraggiarsi a vicenda a non dipendere dall’altro in nessun modo.
scusate, non ho messo in corsivo il paragrafo di paniscus.
forse può farlo l’amministratore? Comunque il paragrafo centrale è la citazione da paniscus.
Per favore, non andate OT e non costringeteci a un’ennesima estinzione di massa di commenti, grazie :-).
L’unica cosa che mi solleva qualche dubbio serio, in questo episodio della “adozione gay”, è che mi sembra un provvedimento giuridicamente fragilissimo, che potrebbe essere invalidato con la massima facilità, se PRIMA non si pensa a riconoscere legalmente l’unione della coppia.
Ad esempio, la possibilità di fare la stessa identica cosa in una coppia eterosessuale, al momento, è consentita solo dopo il matrimonio. I conviventi eterosessuali non sposati NON POSSONO farlo.
Per capirsi, attualmente il paradosso è questo: supponiamo che Anna abbia fisicamente messo al mondo un figlio biologico, e l’abbia riconosciuto da sola come ragazza madre, dandogli solo il suo cognome e facendolo figurare come figlio di padre ignoto.
Se Anna convive con Giulia, e Giulia chiede di adottare il bambino, allora secondo questa nuova sentenza, glielo fanno fare.
Se invece Anna convive con Giulio, e Giulio chiede di adottare il bambino, allora gli dicono di no, col cavolo, prima vi sposate regolarmente, e poi forse se ne parla, ma da conviventi proprio no.
Certo che Giulio, in alternativa, avrebbe dalla sua parte la possibilità di fare il furbo e di dichiarare falsamente di essere lui il vero padre naturale del bambino (facendo quindi un riconoscimento anagrafico invece che un’adozione) mentre Giulia no… ma comunque sarebbe illegale, anche se storicamente tollerata, e io parlavo di procedure regolari e non di mezzucci opportunistici.
E trovo francamente imbarazzante che, a parità di condizioni, sia consentita alla coppia lesbica sì, ma a quella etero no.
E tutto questo, solo per non avere il coraggio di ammettere che, delle due l’una:
– o che anche la coppia lesbica dovrebbe potersi sposare;
– o che anche la coppia convivente eterosessuale dovrebbe poter avere accesso all’adozione senza bisogno di sposarsi.
L.
@paniscus
non sapevo che le cose stessero così
il convivente etero non può riconoscerlo?
un bel paradosso, a questo punto
Ho specificato bene la differenza tra “riconoscimento” e “adozione”.
Il riconoscimento si presume fattibile solo dal VERO genitore naturale del bambino, che per qualsiasi svariato motivo non l’aveva riconosciuto prima, e che poi regolarizza la situazione dicendo la verità.
Ma la legge vieta di dichiarare falsamente la paternità biologica se si è consapevoli che non è vero.
Che poi la quasi totalità dei “secondi compagni delle ragazze madri” l’abbia sempre fatto (perché era molto più facile fare così, piuttosto che imbarcarsi nella rottura di scatole della procedura di adozione), e che la prassi sia stata largamente tollerata… è un altro discorso, ma non vuol dire che sia regolare e riconosciuta dalla legge.
Se invece il patrigno vuole fare le cose in regola e adottare legalmente il figlio della compagna INVECE di fare il riconoscimento fasullo, può farlo solo dopo il matrimonio, per i conviventi non è previsto.
A meno che nons ia cambiata qualche norma in anni molto recenti, ma non credo.
L.
Non ha detto che non può riconoscere ma che non può adottare. Se lo riconosce è automaticamente considerato il figlio.
Paniscus mi ha preceduto.
robetta, che in un paese su molte tematiche fermo al secolo scorso fa indubbiamente piacere.
“Per sessant’anni, infatti, il Comune di Latina si faceva carico dei costi della fornitura elettrica delle 38 parrocchie della città e borghi (…)
nel 1954 (…) gli edifici in questione, in quanto costruiti dal Consorzio di Bonifica e dall’Onc, risultavano, all’epoca, in capo al Demanio dello Stato e non era dato conoscere i destinatari, le modalità e i tempi per la consegna”. (…)
Con questa manovra si risparmieranno circa duecentomila euro all’anno.” (fonte quotidianodilatina)
Un altro luminoso esempio che la Chiesa cattolica ha fornito agli italiani sull’arte di non pagare il dovuto e approfittare della cosa pubblica.
Ti diranno che così hanno potuto fare tanto bene e aiutare tante persone …..
Però “stranamente” sono le ricchezze della chiesa ad aumentare …. (appartamenti, terreni, ville, ecc.)