Un anno fa, con la sentenza n. 10273, il Tar stabiliva che gli alunni che non si avvalgono dell’insegnamento della religione cattolica (IRC) hanno il diritto di svolgere attività alternative dall’inizio dell’anno scolastico. Di conseguenza le scuole devono acquisire tempestivamente le preferenze dell’utenza tra le opzioni disponibili. Nonostante il ministero abbia poi sciaguratamente fissato i termini il più tardi possibile, si poteva sperare in qualche miglioramento. Ma è davvero cambiato qualcosa?
A giudicare dalle notizie pervenute al Circolo Uaar di Milano, no. Durante il mese di settembre ci sono state segnalate irregolarità di vario genere. Le attività alternative tardano a partire, nell’attesa anche gli studenti che avevano rifiutato l’IRC vengono costretti a seguirlo, i moduli per le opzioni alternative sono distribuiti solo ad anno scolastico iniziato, la scheda approntata a questo scopo dal ministero viene alterata in modo arbitrario. Chi legge può verificare di persona via Internet alcuni di questi episodi. È solo un campionario minimo offerto dagli istituti più ingenui, di solito le scuole hanno cura di non pubblicizzare le magagne che ci vengono di continuo testimoniate.
A settembre e ottobre stanno ancora distribuendo la modulistica per permettere la scelta tra le opzioni alternative l’Allende-Custodi, l’Einstein, il Galvani, il Majno, il Manzoni, il Severi-Correnti. Mentre il Galilei-Luxemburg a inizio ottobre è ancora alla ricerca di docenti disposti a occuparsi della didattica alternativa. In questa fase iniziale i non avvalentisi sono costretti a stare in classe durante l’IRC all’Allende-Custodi, all’Oriani-Mazzini, al Torricelli, al Gadda (di Paderno Dugnano). E anche al Lagrange e all’Allende-Custodi (solo per gli studenti delle classi prime, perché ancora non gli si è dato modo di scegliere tra le opzioni alternative), ma mentre il primo istituto stabilisce che essi “devono partecipare”, il secondo almeno specifica che “sono esentati dal seguire” tale insegnamento.
Possono evitare l’IRC solo se collocato in orario alla prima o all’ultima ora i non avvalentisi del Marconi, del Maxwell e del Donatelli-Pascal (qui la circolare è dello scorso anno). Se invece hanno la sfortuna di trovarsela in mezzo all’orario, devono sorbirsela pure loro. Al Don Milani (di Montichiari, BS) “gli studenti che non hanno scelto IRC resteranno in aula nelle ore intermedie di lezione e svolgeranno attività di accoglienza e di cultura generale con il docente di IRC”.
Finché i docenti di IRC hanno mano libera anche sugli studenti che non si avvalgono del loro insegnamento, fanno in genere buon viso a cattivo gioco. Stando a diverse testimonianze, ne approfittano volentieri per mettere in atto forme di propaganda e proselitismo, spacciando il loro per un insegnamento genericamente “culturale”, magari storico e filosofico. Se però questa via viene loro preclusa, scattano le rivendicazioni sindacali. Proprio nei giorni scorsi un comunicato della UIL ha denunciato come continui “ancora nell’anno scolastico 2021/22, la consuetudine di lasciare gli studenti non avvalentisi in classe durante l’ora di religione cattolica”.
Non tanto a tutela degli studenti in questione, si badi bene, quanto dei “moltissimi docenti di religione cattolica che ogni anno vengono, loro malgrado, coinvolti in pratiche ai limiti del grottesco, pratiche scorrette che l’emergenza pandemica ha certamente amplificato”; tramite “un’attribuzione di responsabilità di vigilanza indebita ai docenti di religione cattolica che spesso si vedono impossibilitati nello svolgere le proprie lezioni regolari negando così il diritto che dovrebbe essere garantito anche agli studenti avvalentesi”.
Nell’alterazione della Scheda C approntata per tutti dal ministero i dirigenti si mostrano sempre molto creativi. Il Severi-Correnti invita alla scelta i genitori e gli studenti maggiorenni, ma nelle scuole superiori la scelta è sempre in capo agli studenti (i minorenni devono far apporre la firma ai genitori soltanto se scelgono di stare fuori dall’istituto durante l’ora di IRC). Il Porta, il Virgilio e il Croci (di Paderno Dugnano) subordinano la possibilità di stare fuori dall’istituto alla collocazione in orario dell’IRC alla prima o all’ultima ora di lezione. Ci sono poi istituti, come l’Einstein, il Russell e il Virgilio, che non propongono vere attività didattiche e formative alternative (le uniche che prevedono un programma da svolgere e una valutazione in pagella, un docente incaricato a tale scopo e partecipante agli scrutini, e che possono anche concorrere alla formazione del credito scolastico, al pari dell’IRC).
Le realizzano soltanto se sono richieste da un certo numero di studenti (“solo se sarà raggiunto il numero minimo di 5 studenti” per il Russell, un non meglio precisato “numero sufficiente” per l’Einstein). L’IRC al contrario viene erogato anche se in classe se ne avvale un unico studente, e studenti di classi diverse non possono essere accorpati insieme ma devono avere comunque un docente di IRC per classe. L’emergenza sembra infine essersi rivelata una buona occasione per introdurre nuove eccezioni per il Pareto e il Torricelli (che arrivano ad obbligare i non avvalentisi a uscire dai locali scolastici, mentre altri lo vietano con le stesse motivazioni), e il Russell. Sorvoliamo qui per brevità su tutti i numerosi casi in cui i documenti sono confusi e non distinguono chiaramente lo studio autonomo da quello assistito, o quest’ultimo dalle vere e proprie attività didattiche e formative.
L’unica nota positiva è che quando i genitori protestano, di persona o tramite l’intervento del Circolo Uaar, le scuole il più delle volte ammettono l’errore e corrono subito ai ripari. Talvolta, quando riusciamo a comunicare direttamente con qualche responsabile della scuola, tra l’imbarazzo e tante scuse ci viene confidenzialmente riconosciuto che l’IRC è del tutto inutile se non dannoso sul piano didattico e soprattutto una grande seccatura sul piano organizzativo. Tra i tanti problemi che le scuole devono affrontare specie in avvio di anno scolastico, i diritti dei non avvalentisi sembrano tuttavia l’ultimo di cui preoccuparsi. Se in classe c’è il docente di IRC e le alternative non sono state ancora avviate, non c’è nulla di più semplice che fare stare in quella stessa aula tutti gli studenti.
Va molto peggio se si cerca di coinvolgere gli uffici scolastici territoriali, perlopiù conniventi con gli illeciti dei dirigenti scolastici, se non forse istigatori. Alcuni anni fa un insegnante presso un istituto superiore milanese, nostro socio, comunicò all’Ufficio Scolastico della Lombardia che il proprio dirigente scolastico negava sistematicamente l’attività didattica alternativa agli studenti, scaricava la responsabilità di questa omissione sul Collegio dei docenti (in realtà interpellato soltanto per acquisire improbabili proposte didattiche estemporanee), mutilava della relativa opzione la scheda ministeriale (che infatti cominciava bizzarramente dalla lettera B). Il responsabile di tale ufficio per la provincia di Milano per tutta risposta si limitò ad avallare i “chiarimenti” del dirigente, che perlomeno non arrivò a negare le storture menzionate, dichiarando “la materia in questione… di esclusiva competenza dell’Istituzione Scolastica, trattandosi di tematica soggetta a deliberazione del Collegio dei Docenti”. Circostanza del tutto fantasiosa, giacché il Collegio non può certo derogare alle normative in materia (né peraltro, nella vicenda specifica, si espresse mai in tal senso).
Se quella illustrata è la situazione in una città come Milano, si può ben immaginare che cosa possa succedere altrove. Il nostro invito a chiunque sia vittima o testimone di discriminazioni simili è di inviare al più presto una diffida alla dirigenza dell’istituto (sia che venga imposto a tutti l’IRC, sia che non vengano avviate per niente le attività didattiche alternative, sia in fattispecie ancora diverse), di denunciare tutti gli abusi ed eventualmente di richiedere supporto pratico o anche legale ai nostri contatti.
Il coordinatore regionale Uaar per la Lombardia, Alessandro Vailati
Il coordinatore del circolo Uaar di Milano, Marco Loato