Bergoglio telefona a genitori di bambini che si affidano a Stamina per una raccomandazione al ministero?

Bergoglio ci ha abituato a una serie di telefonate a persone comuni, sapientemente propagandate non solo come segni di vicinanza ai fedeli ma anche come segnali di apertura su temi controversi per la Chiesa cattolica. Stavolta il papa ha chiamato i genitori di due bambine affette da gravi malattie che vorrebbero affidarsi alla terapia Stamina. Entrando così in una polemica che vede al centro il controverso metodo inventato da Davide Vannoni.

Secondo quanto riportato del programma Le Iene, il papa ha telefonato ai genitori della piccola Chantal, per la quale già un tribunale ha disposto l’infusione delle staminali, e a quelli di Noemi, che ancora deve assumere la terapia. Le coppie si erano rivolte a Bergoglio tramite lettera e il papa le ha ricontattate. Ha assicurato di pregare per Chantal e che si sarebbe informato sulle sue condizioni. Il padre di Noemi ha raccontato il dialogo avuto con Francesco in termini che danno da pensare. Lui ha espresso la sua angoscia per le lunghe liste d’attesa e si è affidato al papa. Bergoglio avrebbe risposto: “Parlerò con il ministero della Salute, prego per Noemi e per voi”.

L’imbarazzante ricostruzione è stata smentita subito da padre Federico Lombardi della sala stampa vaticana. Lombardi nega “nel modo più assoluto” che Bergoglio abbia fatto riferimento al ministero. Ma l’episodio pare piuttosto l’ennesima gaffe di un papa che parla a braccio, prontamente arginata — come altre — dal solerte apparato vaticano. Ci viene il sospetto che se fosse stato Ratzinger a promettere di chiamare un ministero per una raccomandazione, gli stessi giornali che ora esaltano papa Francesco avrebbero parlato giustamente di interventismo. Forse non ci si rende conto che, se ciò che è stato riportato dal padre di Noemi è vero, saremmo di fronte a una gesto quantomeno inopportuno. Prima di tutto nei confronti delle altre famiglie che vivono tragedie simili, che rischiano di vedersi passare avanti da chi è entrato nelle grazie del papa e che può contare su istituzioni quantomeno malleabili. Una guerra tra dolori che alimenta tragedie già difficili da sopportare. Pessimo anche come segnale alla collettività e alle istituzioni dal punto di vista civico: passa l’idea che basta lanciare un appello al papa per ottenere una intercessione (stavolta molto terrena) tramite i suoi canali preferenziali, all’insegna di un clientelismo bonario.

Il metodo Stamina, che non ha validità scientifica né fornisce adeguata documentazione nonostante venga spacciato come efficace sui media (interessante l’articolo su Wired Italia che fa il punto sul fenomeno mediatico), è stato in prima battuta sostenuto anche da ambienti cattolici come possibile alternativa alla sperimentazione e all’uso medico delle cellule staminali embrionali. Non è un caso che la rivista Nature abbia criticato proprio l’atteggiamento del Vaticano e che con Vannoni alle manifestazioni pro-Stamina ci siano non solo le famiglie dei malati ma anche associazioni come Militia Christi.

Quando sono diventate evidenti le criticità del metodo e la comunità scientifica si è espressa negativamente, persino sponsor in Parlamento come la senatrice Udc Paola Binetti hanno tolto il loro appoggio. Dopo aver sdoganato Stamina e promesso persino dei finanziamenti per avviare la sperimentazione, ora il ministero della Salute fa marcia indietro. Il ministro Beatrice Lorenzin ha fatto sapere che il comitato scientifico incaricato di affrontare la questione ha bocciato il metodo Vannoni, poiché “mancano degli elementi fondamentali: l’attendibilità e la ripetibilità del protocollo”, “ma soprattutto il metodo è stato dichiarato insicuro”.

Questa storia fa riflettere su come il nuovo stile di papa Francesco, che appare più simpatico e diretto, non cancelli però il vizio dell’ingerenza da parte delle gerarchie ecclesiastiche. Anzi la renda ancora più palese, perché non si tratta di maneggi tra potenti e telefonate riservate con i vescovi, come rivelato dalle inchieste di Gianluigi Nuzzi. Stavolta con gli strumenti apparentemente innocenti (e va detto, tipicamente italiani) della chiamata diretta, per intervenire su casi umani molto delicati che hanno un forte impatto emotivo. Si può anche concedere il beneficio dell’ingenuità a Francesco, che ha fatto del contatto diretto con i fedeli (anche con le telefonate) una delle cifre del suo pontificato, ma è una strategia che lo espone troppo e rischia alla lunga di collezionare scivoloni come questo. Se si va oltre l’immediato, oltre il pietismo del papa che voleva aiutare dei bambini, ci si rende conto che si tratta di una ingerenza sia nell’azione di governo, sia nella ricerca scientifica, ancora più inopportuna visto che si legittima di fatto un metodo molto controverso e si alimenta l’illusione di tanti che vivono nel dolore. Chissà se qualcuno stavolta oserà presentare un’interrogazione parlamentare.

La redazione