Una breve ma densa introduzione alla teoria dell’evoluzione può leggersi in Telmo Pievani, «La teoria dell’evoluzione» (il Mulino, pp. 131, euro 8,80). Che i meccanismi che regolano la trasmissione e l’evoluzione culturale siano affini a quelli che disciplinano la trasmissione e l’evoluzione genetica e che sia possibile «estendere all’evoluzione culturale lo schema teorico creato per spiegare l’evoluzione genetica» è stato recentemente ribadito da Luigi Luca Cavalli Sforza nel suo «L’evoluzione della cultura» (Codice edizioni, pp. 145, euro 14). Grande attenzione alla proposta di Cavalli Sforza è venuta da Eric J. Hobsbawm, in un discorso pronunciato all’Accademia Britannica il 13 novembre 2004 (e pubblicato, con il titolo «Manifesto per la storia», su «Le Monde Diplomatique/il manifesto», dicembre 2004). È possibile che l’interesse per l’integrazione dei due approcci si debba al fatto che la teoria dell’evoluzione dispone di concetti potenzialmente idonei a superare quel «dualismo micro-macro» che da tempo tormenta le scienze sociali; resta il dubbio se un obiettivo del genere possa essere conseguito fintanto che la teoria dell’evoluzione resterà prigioniera della visione proposta da Richard Dawkins nel suo celeberrimo «Il gene egoista» (Oscar Mondadori, pp. 358, euro 8,80) e tenacemente avversata, nell’ultimo trentennio, da Stephen Jay Gould e Niles Eldredge. Un resoconto della «querelle», abbastanza orientato pro-Dawkins ma comunque rigoroso, si legge nel libro di Kim Sterelny, «La sopravvivenza del più adatto. Dawkins contro Gould» (Raffaello Cortina, pp. 137, euro 14). Niles Eldredge è di recente ritornato sull’argomento in un volume tanto buffo nel titolo quanto serissimo nei contenuti: «Perché lo facciamo. Il gene egoista e il sesso» (Einaudi, pp. 277, euro 15,50).
Materiali «evoluzionisti»
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Il “dualismo macro-micro” come lo definisce l’autore di questo articolo non è affatto tale. L’evoluzione è principalmente guidata dalla selezione a livello di geni (la “visione” di cui la biologia sarebbe “prigioniera”(???)), mentre su lunghe scale temporali si aggiungono selezioni a livelli superiori. Gould e Dawkins alla fine giunsero a una sorta di compromesso, e il disaccordo è rimasto solo su questioni abbastanza marginali (sostanzialmente l’importanza relativa delle selezioni ai vari livelli e quanto l’evoluzione sia davvero “punteggiata”).
Quanto al resto, sono sempre (pregiudizialmente) scettico quando un umanista senza una decente preparazione scientifica, come Hobsbawm, che è uno storico marxista noto per aver detto già altre volte castronerie immonde, si intromette in un dibattito scientifico; ma questo è un problema mio, bisogna sempre vedere caso per caso.
No, non è un problema tuo Ernesto… vedi giusto. E del tuo parere, se ti puo’ confortare :), è anche il matematico Piergiorgio Odifreddi il quale cita (proprio in caso simile a questo, quando cioè dei filosofo si intromettono in una disciplina scientifica -nel caso specifico era la teoria della relatività- di Max Born, premio Nobel per la fisica nel 1954: ”I filosofi, muovendosi in mezzo al concetto di infinito senza l’esperienza e le precauzioni dei matematici, sono come navi immerse nella nebbia in un mare pieno di scogli pericolosi, e ciononostante felicemente ignari del pericolo”.
il quale cita max born”, non di “max born”
volevo richiamare l’attenzione su questo articolo di Maurizio Blondet…
http://www.disinformazione.it/darwin2.htm
siccome io sono perfettamente ignorante in materia, sono in cerca di qualche frequentatore di questo sito che dica la sua a riguardo… 🙂 grazie anticipatamente…
il link non mi si apre, comunque tieni presente che blondet, che sul “fallimento” della teoria dell’evoluzione ha avuto il fegato di scrivere addirittura dei libri, non sa neanche applicare il secondo principio della termodinamica, figurarsi il resto. qualsiasi cosa abbia scritto finora sull’evoluzione non e’ altro che spazzatura partorita dalla mente deviata di un fondamentalista cattolico preconciliare.
Ho letto il link. In pratica parla di un fantomatico calcolo delle probabilità che avrebbe tirato fuori un numero spropositatamente alto, ma non dice nulla su come è stato fatto questo calcolo, né quanta attendibilità ci si può aspettare da questo tipo di calcoli.
Ricordo che ci sono prove sperimentali RIPRODUCIBILI a carico dell’evoluzione della specie.
In pratica l’articolo in questione è pura risciaquatura di piatti.
@Giacomo
Fai bene a dubitare di quel sito. La quantatità e la qualità della cazzate scritte è tale che è difficili credere che l’autore sia semplicemente ignorante. Non posso che pensare nella mala fede.
Ti consiglio un sito che fornisce una piccola ma discreta e semplice difesa contro la stragrande maggioranza delle cazzate anti evoluzioniste.
http://www.swarthmore.edu/NatSci/cpurrin1/textbookdisclaimers/wackononsense.pdf
@Emilio
Il calcolo non l’ho fatto ma si può supporre tranquillamente che sia corretto (anche solo nell’ordine di grandezza), solo che l’autore nel calcolare la probabilità, sulla base delle mutazioni, dimentica un dettaglio che sarebbe il caso di considerare importante in questo argomento: la selezione naturale. Introducete la selezione naturale nel calcolo e vedrete che le cose cambiano… e non di poco 😉 A questo proposito vi è una spiegazione nel pdf che vi ho indicato (però è molto semplificata, ma vi può fornire un’idea).