Quanto accaduto a Roma il 3 settembre scorso potrebbe sembrare una sorta di federalismo al contrario, dove invece di rivendicare autonomia per sé le Regioni si coordinano per fare quello che dovrebbe fare lo Stato: stabilire delle regole comuni, valide su tutto il territorio nazionale. In questo caso la sede era quella della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, mentre il tema in discussione era la fecondazione eterologa, il cui divieto è stato bocciato dalla Corte costituzionale: da quel momento è diventata una vera spina nel fianco della ministra Beatrice Lorenzin. Subito dopo la sentenza della Consulta, infatti, la ministra aveva diffidato le cliniche dall’erogare la prestazione prima del varo da parte del governo di un apposito decreto di regolamentazione, salvo in seguito prendere atto del fatto che il governo non ha nessuna intenzione di mettere a rischio la tenuta della maggioranza per un tema così controverso. L’ipotesi di un semplice decreto ministeriale non è mai stata presa in considerazione. E non se ne capisce il motivo.
In sintesi la situazione venutasi a creare non era delle migliori. Da un lato, come sottolineato da tutti i giuristi e confermato da una sentenza del Tribunale di Bologna, le cliniche accreditate per erogare prestazioni di procreazione assistita possono utilizzare da subito sia la tecnica omologa che quella eterologa, con buona pace dei sostenitori del “fermi tutti”. Dall’altro, l’assenza di una regolamentazione nazionale, che visto il forfait del governo dovrebbe essere varata dal Parlamento, rischia di portare a differenze anche notevoli nelle modalità di erogazione da un angolo all’altro del paese. E si sa che il Parlamento non è certo un esempio di rapidità, quindi questa situazione sarebbe stata destinata a perdurare per un bel po’ di tempo. Così i governatori di Regione hanno pensato bene di lavorare per convergere su una posizione comune, e hanno convocato in tempi rapidi una Conferenza straordinaria per discutere la bozza messa a punto da una commissione tecnica. Il risultato è a dir poco sorprendente: il documento finale è stato approvato all’unanimità e adesso dovrà essere recepito da ogni Regione con una propria deliberazione.
Particolarmente soddisfatta la Toscana, che aveva fatto da apripista con l’approvazione di una delibera ad hoc i cui contenuti sono stati in larga parte ripresi nell’accordo tra le Regioni. Emilia-Romagna e Liguria dovrebbero recepire l’accordo in questi giorni, seguiti a breve distanza dal Piemonte, dalla Lombardia e poi da tutte le altre. Qualche preoccupazione rimane per quanto riguarda il tema dei costi, perché non essendo questo un trattamento previsto nei Lea (livelli essenziali di assistenza) non può ancora esserci un impegno di spesa nazionale, e quindi le Regioni dovranno farsene carico loro o erogarlo senza alcun tipo di contribuzione. Per questo Roberto Maroni vorrebbe che vi fosse una linea comune tra le Regioni anche per quanto riguarda l’aspetto economico, ma ribadisce che comunque la Giunta lombarda dovrebbe varare la sua delibera alla fine della settimana. Decisamente esplicito il commento dell’altro governatore leghista, il veneto Luca Zaia che, intervistato da L’Espresso, ha definito “puttanata” il paventato rischio di deriva eugenetica. La stessa presidente della Camera, Laura Boldrini, ha elogiato i governatori per l’ottimo lavoro svolto dicendo «non mi sembra che ci sia un vacuum legislativo» e aggiungendo che «è stata posta fine a una discriminazione».
Naturalmente il clima di soddisfazione non è affatto generale, qualcuno che l’ha presa maluccio effettivamente c’è. La stessa Lorenzin, cercando di fare buon viso a cattiva sorte, aveva detto a caldo «è un bene che le Regioni trovino un accordo», ma già nelle ore successive si sfogava in un’intervista rilasciata al quotidiano dei vescovi Avvenire dicendosi “non serena” perché prima dei dibattiti ideologici ci sono persone che non sono tutelate. Già la premessa non convince per nulla perché sembra piuttosto che le cose stiano all’esatto contrario, ovvero che ci siano delle tutele e l’intenzione di cancellarle per ragioni ideologiche. La preoccupazione principale della ministra riguarda il fatto che quelle dell’accordo non sono linee guida perché non vincolano nessuno ad osservarle. Vero in parte, perché di fatto le Regioni hanno preso un impegno e sulla base di questo approveranno delibere valide, e quindi vincolanti, all’interno del territorio di competenza. Decisamente meglio che non avere nessun tipo di regolamentazione, com’è allo stato attuale. Poi, per la ministra senza norme nazionali non solo non è possibile l’inserimento nei Lea, e di questo abbiamo parlato sopra, ma non può esserci nemmeno un registro dei donatori, con conseguente criticità per le garanzie sanitarie e con il rischio che un donatore potrebbe superare il suo limite personale recandosi in più Regioni e dichiarando falsamente di non aver mai donato altrove. Bé, se questo è il problema siamo messi benissimo, perché intanto le garanzie sanitarie sono comprese nell’accordo, e poi perché se è vero che adesso sono previsti dei limiti per i donatori, pur validi solo a livello regionale, è altrettanto vero che senza accordo non c’erano nemmeno questi.
Tra le voci fuori dal coro, almeno da parte istituzionale, spicca anche quella di Paola Binetti. In un suo articolo pubblicato da ilsussidiario.net la deputata dell’Udc, già teodem nelle file del Pd, punta il dito sulla “sorprendente accelerazione” delle Regioni, che “sembra non abbiano sentito alcun bisogno di una legge di iniziativa parlamentare”, rispondente (l’accelerazione) a criteri che sfuggono sia a “chi chiede una semplificazione della legge sulle adozioni”, e qui il riferimento è a Gian Antonio Stella, che a “chi ha proposto una legge sul sostegno alla natalità”. Cioè a lei. Eppure i criteri alla base della necessità di accorciare i tempi sono di una semplicità disarmante, ma proviamo comunque a spiegar(glie)lo nel modo più elementare possibile. 1) Tribunali e giuristi hanno ripetuto alla nausea che i centri per la PMA sono pienamente legittimati a operare; 2) il governo non ha voluto provvedere in merito e quindi si attende un’iniziativa del Parlamento; 3) per arrivare a una legge ci vorranno come minimo dei mesi, più verosimilmente degli anni. Con queste premesse ci sono due sole possibilità: mettersi dalla parte delle persone e cercare di dare nell’attesa un minimo di regolamentazione, oppure mettersi dalla parte di chi si appella a principi non negoziabili e lasciare che si navighi a vista. I governatori hanno scelto di stare dalla parte delle persone. Lei, onorevole Binetti, da quale parte sta?
Probabilmente dalla stessa parte in cui sta monsignor Galantino, attuale segretario generale della Cei, che in mancanza di pretesti migliori si lamenta della volontà di giustificare una selezione. “Perché è inutile dire che questa non sia una selezione”, afferma. Per Galantino la distinzione tra le coppie che chiedono l’eterologa e quelle che adottano è “assolutamente ingiustificata”, non è possibile affermare che le prime ambiscano a un processo riproduttivo della genitorialità mentre le seconde avrebbero solo finalità assistenziali e solidaristiche, di conseguenza la previsione della ricerca della compatibilità fenotipica per le prime è sbagliata per il semplice motivo che non viene concessa anche alle seconde. A noi sembra evidente che si tratta di due cose diverse, e che diverse sono le motivazioni che spingono una coppia a scegliere l’una piuttosto che l’altra soluzione. Basta dire che chi sceglie l’eterologa, a differenza di chi adotta, vive anche le fasi della gravidanza e della nascita, o è necessario aggiungere altro? «Nessuno è padrone di nessuno, nemmeno i genitori sono padroni dei loro figli» dice Galantino, e questo chiarisce perfettamente la posizione sua e della Chiesa cattolica. Già, perché secondo il catechismo cattolico “divenuto membro della Chiesa, il battezzato non appartiene più a se stesso”, ma “a colui che è morto e risuscitato per noi”. Ma basta evitare il battesimo per risolvere il problema alla radice.
La redazione
Incredibile. Sono (stranamente) piacevolmente sorpreso. E’ come se man mano che ci si allontanasse dalla centralità dello Stato la chiesa avesse sempre meno influenza sulla politica, fino ad arrivare alla popolazione che nei fatti non la calcola proprio. Nei fatti, perchè nell’apparenza sì. Questi cambiamenti avvengono un po’ a macchia di leopardo, tra clericalate alternate a buone novelle laiche. Speriamo che queste ultime prendano il isopravvento.
Ecco, io veramente vorrei sapere se quelle deliranti affermazioni su che cosa sarebbe l’eterologa, e che cosa avrebbe a che fare con l’adozione, c’è qualcuno talmente cretino da prenderle sul serio davvero e lasciarsi convincere… o se è UFFICIALE che siano fatte apposta solo per ravvivare l’ennesimo scambio di salamelecchi compiaciuti tra quelli che GIA’ si danno ragione a vicenda.
In pratica, questi dicono che se una coppia è veramene determinata ad avere un figlio, deve essere pronta ad accettarlo a scatola chiusa con qualsiasi caratteristica possibile, e senza poter esprimere nemmeno la più labile preferenza, altrimenti dimostra di non essere veramente animata da sentimenti nobili e generosi, ma di “farlo solo per egoismo”, e quindi il figlio non lo merita.
A parte il fatto che quasi tutti i figli si fanno per egoismo (solo che questo viene rinfacciato solo a chi ha problemi di sterilità, ai fertiloni spontanei no),
e a parte il fatto non esiste nessuna legge che affermi che i figli si debbano “meritare”, e che nemmeno nel caso dell’adozione è prevista una clausola tanto demenziale…
…ma q*zzarola, paragonando l’adozione all’eterologa, come si fa a inventarsi una castroneria tanto evidente, che grida vendetta davanti a qualsiasi tentativo di logica?
L’adozione, OLTRE a essere una scelta privata, è anche un fatto sociale. E deve esserlo per forza, mi pare ovvio, perché comporta l’accoglienza di una persona che esiste già e che ha già una sua storia indipendente da quella della famiglia che la accoglie. E tale storia deve essere accettata come una cosa normale e integrata in quella della nuova vita familiare, NON nascosta e rimossa come si faceva in passato… quindi mi pare normalissimo che chi sceglie di adottare sia perfettamente preparato a mantenere pubblica questa realtà, e che non debba avere il minimo imbarazzo a spiegare a tutti perché i genitori sono bianchi e il figlio è nero o viceversa.
Ma le pratiche di fecondazione assistita (NON SOLO l’eterologa, anche tutte le altre) non sono una questione di diritti e doveri sociali, bensì sono una questione che attiene alla sfera più riservata della salute degli individui (che sono adulti e responsabili sono di se stessi, quando ancora il figlio NON C’E’). La fecondazione assistita non è un atto sociale, è semplicemente una terapia medica che si usa per ovviare a una malattia organica, che è la sterilità. E guarda caso, in qualsiasi altro ambito riguardante la salute, mi risulta che malattie, terapie e condizioni psicofisiche siano considerate “dati sensibili” riservatissimi, per i quali esiste un diritto fortissimo alla privacy individuale: nessuno può essere costretto a rivelare pubblicamente i fatti suoi in materia di salute, se non vuole.
E quindi, se io mi ritrovassi ipoteticamente con un figlio nato da eterologa, con tratti somatici completamente diversi da quelli miei e del mio compagno, che si beccherebbe inevitabilmente curiosità, stupori, domande importune, battutine e prese in giro, ‘sta gente sostiene che non ci sarebbe nessun problema, basta spiegare a tutti che è nato con l’eterologa, e che vuoi che sia, è come se fosse adottato!
Ma se qualcuno ha avuto bisogno di terapie mediche contro l’infertilità, saranno sacrosantissimi q*zzi loro?
Cioè, la gente dovrebbe essere obbligata a raccontare a tutti di aver avuto problemi di infertilità, e spiegare dettagliatamente quali tipi di terapie ha fatto, strafregandosene anche delle esigenze e delle preferenze del figlio stesso e delle ripercussioni sulla sua crescita? Altrimenti il figlio “non lo merita”?
L.
Lo so che non si vede, ma ti assicuro che ti sto applaudendo in piedi.
@paniscus
Da incorniciare 😉
@ paniscus
Perfetto!
I miei complimenti.
Paniscus,
l’Onu ha affermato che la sterilità è una malattia semplicemente assecondando l’idea che via via si andava radicando, del figlio come diritto, perchè è ovvio che la malattia prevede come conseguenza il diritto alla tutela della nostra salute.
Io non la penso così.
Mi dovresti convincere del fatto che una persona, un bambino, costituisca oggetto di diritto per un’altra.
Mi dovresti spiegare la ragione di questo diritto.
Non esiste il “diritto al figlio”… esiste il diritto a disporre dei mezzi più adeguati che la scienza e la tecnica ci consentono, per PROVARE a risolvere un problema che deriva da una disfunzione di salute.
Che poi questo intervento medico non sempre funzioni, e non sempre vada a buon fine, chiunque non sia un cretino lo sa perfettamente.
Per cui, il fatto che si ricorra alla fecondazione assistita (non solo l’eterologa, ma anche tutto il resto) non ha niente a che fare con un presunto “diritto al figlio”, ma solo ed esclusivamente con il diritto a TENTARE delle terapie mediche di cui si ha bisogno per ovviare a una malattia o a una disfunzione.
Ma non vedo perché da questa limitazione (che è perfettamente conosciuta, appunto, da chiunque non sia un cretino) dovrebbe implicare la conclusione che l’eterologa è male in sé.
Allora qualsiasi cura che non ha un margine di riuscita assoluto e che potrebbe anche non funzionare, è male in sé?
Ce lo spiegheresti per quale motivo provare a superare i problemi di sterilità con interventi medici dovrebbe essere male… mentre, che so, provare a superare con interventi medici un problema di diabete, di scoliosi, di miopia, di piede valgo o di vene varicose, quello invece no? Tutto sommato, mica esiste il “diritto a vederci bene” o il “diritto a camminare dritti”…
Aspetto con ansia chiarimenti razionali, grazie.
L.
Ah, aggiungo: il fatto che NON SIA VERO che “il bambino costituisca oggetto di diritto per qualcun altro” risulta evidente dal fatto che nei paesi civili esistano (giustamente) grosse limitazioni e percorsi selettivi particolarmente faticosi per l’adozione.
Proprio perché, a chi si intende minimamente della faccenda, è ben chiaro che non esista “il diritto a ottenere un bambino”, ma che le esigenze del bambino stesso vengano prima.
Anzi, questo è proprio uno dei luoghi comuni più classici e più deleteri sull’adozione, ossia la lamentela che “adottare dovrebbe essere reso più facile” e che “non è giusto che ci siano tutte queste limitazioni e queste lungagne burocratiche per chi vuole un bambino”.
Come se fosse proprio l’adozione, e non certo la fecondazione assistita, ad essere considerata come una sorta di “diritto al figlio”, il che per fortuna non è previsto.
Ma appunto, nell’adozione il bambino esiste già.
Nella scelta di provare a riprodursi (in modo naturale o artificiale che sia) non esiste ancora nessun bambino, quindi non vedo chi altro dovrebbe essere responsabile delle proprie decisioni, se non gli interessati stessi, e perché dovrebbero rendere conto a qualcuno…
L.
@ mauro
Ma pensa te, tempo fa si lamentava il fatto che non essendoci più leva obbligatoria non c’è più la possibilità di un’analisi sistematica e preventica della presenza di varicocele nei maschi: tanta preoccupazione per un inutile vezzo…
@mauro
Che la sterilità sia una malattia, è pacifico, visto che è una condizione in cui le normali capacità biologiche sono alterate. paniscus ha già risposto ampiamente: il diritto è quello di provarci e se a qualcuno questo non piace, problema suo.
Domanda: cosa è che vi fa tanto schifo?
Gradirei una risposta scevra dalle solite posizioni iperpseudomoraliste, però.
aggiungo @Paniscus, riguardo le eventuali battutine, gli imbarazzi del tuo compagno per una eterologa che non tenga conto dei vostri tratti somatici, che questa tua considerazion dimostra inoppugnabilmente quanto siamo arretrati, vecchi di mentalità e condizionati dai giudizi altrui.
E perché hai pensato immediatamente all presunto “imbarazzo del maschio”?
Non lo sai che esiste anche la donazione di gameti femminili?
L.
Paniscus,
mah, non so come mai ho pensato immediatamente e solo all’imbarazzo del maschio? Chissa’ perchè?
Forse perchè hai scritto “E quindi, se io mi ritrovassi ipoteticamente con un figlio nato da eterologa, con tratti somatici completamente diversi da quelli miei e del mio compagno, che si beccherebbe inevitabilmente curiosità, stupori, domande importune, battutine e prese in giro, ‘sta gente sostiene che non ci sarebbe nessun problema, basta spiegare a tutti che è nato con l’eterologa, e che vuoi che sia, è come se fosse adottato!
“Il mio compagno che si beccherebbe” l’hai scritto tu, non hai detto “io e il mio compagno ci beccheremmo” , evidentemente sapendo come vanno codeste cose …..
Sull’Onu – nei confronti del quale sarebbe bene essere un po’ meno proni, così come di fronte ad altri “enti” – non cambio idea.
@mauro
Guarda che da come paniscus ha scritto penso che l’imbarazzo e le battute siano riferite al figlio. Ha scritto che non il quale. Almeno, a me sembra così.
Confermo che il soggetto della frase era “il figlio” e non certo “il compagno”. Ma se la donazione eterologa fosse da parte femminile, sarebbe uguale: PER QUALE MOTIVO una tale famiglia dovrebbe essere moralmente tenuta a spiegare la rava e la fava a tutti, e soprattutto a esporre il figlio a una tale prospettiva, se la si può benissimo evitare senza fare del male a nessuno?
Se si sceglie un donatore (o donatrice) con caratteristiche compatibili con quelle della famiglia che riceve i gameti, invece ch sceglierli a caso, quale sarebbe il problema etico?
Si danneggia qualcuno?
Si fa un torto a qualcuno?
NON SI PARLA di scegliere caratteristiche “migliori” (che non esistono, perché TUTTI i donatori sono considerati adeguati sul piano della salute e delll’integrità fisica, altrimenti, semplicemente, non gli avrebbero fatto fare i donatori), né tantomeno di scegliere caratteristiche “più richieste” dai committenti (perché appunto, l’abbinamento spetta unicamente agli operatori sanitari e non alla coppia che riceve): si tratta solo di scegliere caratteristiche che ASSOMIGLINO di più a quelle di tale coppia. Se domani ne arriva un’altra con caratteristiche fisiche del tutto diverse, sarà abbinata a un donatore diverso.
Si può sapere cosa c’è di male?
E oltretutto, non capisco cosa cavolo c’entrerebbe l’ONU, è possibile spiegarlo meglio?
Lisa
paniscus,
ma quale figlio su! Mi spiace ma non ti credo assolutamente.
gmd85
a uno – che quando si discute e si pongono quesiti, dà del “voi” e che usa sistematicamente gli stessi mezzucci e le stesse espressioni (ad esempio, la domanda “cosa VI fa schifo”) il più delle volte in assoluta malafede per dare significati che l’interlocutore di turno non intendeva minimamente dare alle proprie considerazioni oppure mettendo in campo una (forse…) studiata ottusità che volutamente fraintende ciò che si dice e cerca di confondere le acque – neanche rispondo.
@mauro
Ho scritto voi per intendere il fronte di coloro che sbraitano contro l’eterologa senza argomentare validamente. Nessuno sta assegnando significati. Ti è stata fatta una domanda. Facile fare queste chiusure ad effetto e girare i tacchi, vero? Rispondi e assumiti la responsabilità delle tue posizioni, perché fino a ora non hai detto nulla di particolare e sei riuscito solo ad attaccarti a una tua errata lettura del commento di paniscus e sai solo risponderle che non le credi. Non è che non vuoi rispondere, è che non sai rispondere. Ma puoi sempre smentirmi.
@mauro
Allora: cosa ti fa schifo?
@paniscus
Concordo, ma preciso che la fecondazione eterologa non è una terapia -non cura nulla – ma è una tecnica medica riproduttiva a differenza delle fecondazione medicalmente assistita in senso stretto.
per francesco s.
Scusa, che differenza c’è, da un punto di vista tecnico, tra la procedura della fecondazione assistita omologa o eterologa?
Si tratta sempre di prelevare gameti, farli incontrare e inserirli in un utero sperando che riescano a impiantarsi. Non mi risulta che la procedura sia diversa a seconda di chi sia l’individuo che ha prodotto i gameti.
Anche la fecondazione in vitro omologa, all’interno della coppia, quando l’uomo è fertile ma la donna ha problemi di occlusione tubarica, “non cura la sterilità”, nel senso che la donna era infertile prima e resta infertile anche dopo… non è che dopo aver fatto una fecondazione in vitro le tube le si aprano, e da quel giorno può avere altri figli spontaneamente! Quindi, per quale motivo una deve essere considerata una terapia e l’altra no?
L.
No è semplicemente sbagliato chiamare terapia qualcosa che non lo è. Il caso particolare citato non è una terapia.
In realtà ho scritto fecondazione medicalmente assistita ma avrei dovuto scrivere procreazione .medicalmente assistita, ora forse è più chiaro.
Faccio questa precisazione altrimenti giustamente sembrava che mi riferissi alla fecondazione in vitro.
Mi riferito alle terapie – quelle sì – di procreazione medicalmente assistita di trattamenti ormonali, farmacologici, chirurgici.
Ma guarda che la “procreazione medicalmente assistita” è una definizione generale che COMPRENDE tutte queste cose, sia la fecondazione in vitro, sia l’inseminazione artificiale diretta, sia le varie tecniche mediche e chirurgiche a cui alludi tu…
Non capisco in base a quale criterio arbitrario tu decida che alcune si chiamano terapie e altre no!
L.
@paniscus
Penso che francesco s sostenga la sua posizione perché la fecondazione assistita e l’eterologa aggirano il problema della sterilità. Diciamo che la si potrebbe intendere una cura non cura.
Non sono io a decidere cos’è terapia o meno ma la comunità medica. La terapia è la cura di uno stato patologico o la riduzione dei sintomi dello stato patologico. Come tutte le definizioni è arbitraria ma EW l’uso corretto del termine. Consulta un dizionario medico. Non capisco tanta resistenza nell’accettare di aver usato il termine in maniera impropria, non c’è nulla di male nello sbagliare semmai nel perseverare.
Ma se anche non fosse da considerare una terapia, cosa ci sarebbe di MALE?
Voglio dire, nemmeno l’insulina per i diabetici “è una terapia”, nel senso che non CURA affatto il diabete, ma semplicemente consente di aggirarlo e di non subirne le conseguenze, anche se si continua ad avere il diabete.
La stessa identica cosa si può dire delle protesi per mutilati, dei farmaci anticonvulsivi per gli epilettici, o degli occhiali per i miopi… per non parlare di tutti i farmaci specifici che fungono da integratori per chi soffre di malattie metaboliche di ogni tipo, ossia per chi non riesce a prodursi da solo una certa sostanza fisiologica, e ha bisogno di assumerla dall’esterno.
Se anche si assume che possano esistere interventi medici che agiscono a questo modo, dove starebbe il problema?
L.
@paniscus
Non insisto. Ho spiegato il significato del termine, consultabile su qualsiasi dizionario medico. Di male non c’è nulla tranne insistere nell’uso scorretto del termine quando è stato spiegato. Errare è umano, perseverare è ancora più umano. 😆
@paniscus
Diciamo che dire genericamente che si tratta di una pratica medica sarebbe meglio. francesco s ha solo fatto una precisazione senza far scaturire da essa giudizi sulla pratica stessa 😉
è come dice Gmd
soprattutto non avrei detto che concordavo con Paniscus se avessi inteso diversamente.
Ah, dimenticavo:
…oltretutto, contrariamente a quello che dicono ‘sti deficienti, non è affatto vero che la norma preveda che siano I GENITORI a scegliere le caratteristiche genetiche volute, ma che la responsabilità di sceglierne uno compatibile con l’aspetto fisico della coppia SPETTI UNICAMENTE AGLI OPERATORI SANITARI che offrono il servizio, in base a una valutazione basata su evidenze scientifiche e di buon senso generale.
Per cui, tutti i deliri sul “razzismo”, sull’ “eugenetica” o sul “bambino su ordinazione”, sono ancora più deliranti di quanto potesse sembrare a prima vista.
90 minuti di applausi !
Hanno fatto bene le regioni ad accordarsi. Spero che introducano un ticket commisurato in base al reddito.
La lorenzin non fa altro che arruffianarsi i vescovi nel modo più spregiudicato che vi sia senza alcun pudore di calpestare la dignità della carica istituzionale che ricopre. Lei vuole solo garantirsi il sostegno politico della CEI. I governatori leghisti invece sono consapevoli della impopolarotà della legge 40 e quindi si adeguano all’ orientamento deli loro elettori anche se in passato hanno contribuito , in parlamento a farla varare.
«Nessuno è padrone di nessuno, nemmeno i genitori sono padroni dei loro figli»
Questo è un concetto elementare, che non c’entra un bel nulla col battesimo.
Devo ammettere che c’e’ qualcosa che mi sfugge.
Alcune importanti istituzioni degli ultimi decenni ,osteggiate dalla Chiesa,chiaramente intaccavano i suoi interessi.
Il divorzio ha spezzato per sempre il monopolio della Sacra Rota,che molti meno di untempo “ungono”,riducendone gli introiti.
L’aborto riduce il numero dei piccoli abbandonati da ospitare nei suoi istituti (con rette pagate dallo stato ovviamente) ,con ampie possibilita di indottrinamento per rimpolpare la proprie fila.
Stesso discorso per gli anticoncezionali e la loro propaganda .
La concessione dei diritti agli omosessuali rischia di contrariare una
parte ancora consistente di fedeli “tradizionalisti”, a vantaggio di
correnti scissioniste come quella di Lefebvre.
Ma non riesco a capire esattamente in cosa consista il suo interesse
(deve per forza essercene uno) nell’ostacolare la fecondazione in coppie che non hanno altre possibilita di avere figli,coppie tra le quali ovviamente non manca una buona percentuale di devoti.
Cosa ne pensate ?
Per come lo vedo io, è il cane che si morde la coda. Tanto arroccati e calcificati sulle vecchie posizioni, che adesso non potrebbero mai cambiare opinione; è palese che l’opinione pubblica, su certe tematiche, è variata. Ora, o le istituzioni politiche si danno una mossa o diventano impopolari anch’esse. Ciò detto, passiamo all’aspetto economico: le linee guida sono state emanate, il servizio sarà erogato tanto dal SSN quanto da strutture accreditate. Il dubbio sta nella proporzione fra i due ambiti e il privati potrebbe essere favorito, anzi, diciamo pure che lo sarà. Se le motivazioni di opposizione da parte della ccar non sono solo ideologiche, si potrebbe pensare che gli istituti privati religiosi, per essere coerenti, non potrebbero praticare l’eterologa. In più, secondo me, un avanzamento positivo in questo senso indicherebbe che la gente è un tantino stanca delle quarzate ecclesiastiche.
ogni tanto devono pur fare delle battaglie di principio, altrimenti la religione non funziona.
@Francesco
O piuttosto devono imporre dei doveri ,o meglio ancora dei divieti ,completamente privi di senso,da seguire come prova di fede.
Se avessero un senso,che prova di fede sarebbe ?
Non lo fanno anche i musulmani col digiuno del ramadan,il divieto del maiale,e nel caso degli integralisti il divieto di radersi o oscoltare musica ?
O gli ebrei ortodossi col divieto dei cibi “non Kosher” ?
sicuramente privazioni e peccato costituiscono una componente della religione, tra l’altro senza privazioni non ci sarebbero tanti peccati.
E senza peccati, non ci sarebbero peccatori.
E senza peccatori, non ci sarebbe potere religioso.
=> ergo, imporre privazioni alimenta il potere religioso.
Chissà perchè, ma ho la sensazione di avere scoperto l’acqua calda…
😆
😆