Una notte di luci non risolve i problemi, ma è sempre meglio del buio oscurantista. Parola di Piergiorgio Odifreddi, il matematico “impertinente” (titolo di un suo famoso libro) che insegna Logica all’università di Torino. Odifreddi elogia la Notte europea della ricerca e ne sottolinea l’utilità per avvicinare chi usa i prodotti tecnologici a chi li inventa e realizza, gli scienziati: “Persone normali, più normali di preti e filosofi!”. Teme però che tutto questo non porterà più giovani nelle facoltà scientifiche, perché il calo progressivo degli iscritti è dovuto soprattutto a un motivo più strutturale. “La pubblicità”.
Laboratori aperti, esperimenti e spettacoli. La Notte della ricerca contribuirà davvero ad avvicinare il pubblico al mondo scientifico?
“E’ un’iniziativa benemerita, un tentativo di far avvicinare la scienza, attraverso i suoi esponenti, alla ‘gente’. Quelli che usano i prodotti tecnologici, ma magari non sanno da dove arriva. Sarebbe più importante, però che la cosa non si fermi qui. Senza dubbio, questa specie di ‘notte bianca’ servirà a sensibilizzare la gente ai problemi della ricerca, ma bisogna continuare a parlarne per tutto l’anno. Altrimenti resterà un semplice incontro, senza grandi conseguenze per la scienza italiana.
Ma l’obiettivo di questo evento è anche demolire lo stereotipo del ricercatore triste, occhialuto e solitario. Una persona diversa dalla media.
“Gli scienziati anormali? Sarà anche una percezione diffusa, ma è senza fondamento. A me sembrano molto più anormali i preti e i filosofi! Quando uno li sente parlare, dicono cose che certamente non stanno in terra, ma spesso non stanno nemmeno in cielo. Se uno va a sentire le prediche che fanno certi preti, può solo pensare: ma questi ma dove vivono?. Invece i ricercatori fanno cose che influiscono fortemente nella nostra vita quotidiana”.
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Certo, la pubblicità. Tv, cellulari, internet hanno cambiato radicalmente il modo di comunicare, in una maniera che non si combina con il fare scienza. Quando andavo a scuola io, e non era l’Ottocento, mantenere la concentrazione per 45 minuti, un’ora, era più che normale. Oggi per i giovani la capacità di concentrazione è scesa a 6-7 minuti, perché sono abituati a una maniera diversa di presentare le informazioni. Più televisiva, discontinua, intervallata da continue pause. E a lezione ci accorgiamo di questa difficoltà nel restare concentrati. Se fai una facoltà scientifica e riesci a stare attento solo dieci minuti, è chiaro che vai poco lontano”. […]
L’intervista completa è raggiungibile sul sito di Repubblica
odifreddi dice cose serie facendo sempre sorridere, comunque è vero che la concentrazione dei ragazzi è scesa di parecchio, per esempio anch’io ho una concentrazione abbastanza bassa ma comunque sto per laurearmi in ingegneria meccanica. La parte dei preti e filosofi anormali è stata poi esilarante, è proprio vero sembra che loro siano fuori dal mondo, a volte sembra che vivano ancora nel medioevo, sono delle persone statiche che vivono nel passato.
Anche gli scienziati, insomma…dipende da dove si va, dal momento che in Italia la ricerca fa pena, con tanti studi di serie B fatti tanto per fare una pubblicazione. Non capisco però come faccia Odifreddi ad essere dell’Uaar, visto che è un’entità definita sul piano filosofico.
La concentrazione? Cosa è? Chiedetelo ai miei alunni… Meglio non dirvi che pazienza ci vuole con loro, per suscitare interesse. Oggi, per esempio nella mia quinta elementare ho fatto le fotocopie di un articolo di Odifreddi tratto da repubblica del 18 settembre. Abbiamo discusso del recente studio scientifico che sostiene che per diventare uno scienziato geniale o uno sportivo d’eccezione, o un artista di fama mondiale non basta avere talento, ma occorre tanto, tanto impegno e fatica.
L’articolo mi è servito per far capire loro che hanno le potenzialità , e come se le hanno, ma tendono a sminuirsi perché fa comodo … Questa lettura, fortunatamente ha suscitato il loro interesse e l’attenzione è salita di molto!
Un grazie a Piergiorgio per i suoi articoli stimolanti 🙂 e anche divertenti.
Perche’ i più grandi scienziati non sono forse anche dei grandi filosofi? Einstein, che durante le lezioni del suo professore immaginava come fosse il mondo visto viaggiando a cavallo di un raggio di luce, non e’ forse un filosofo? Avrebbe formulato la teoria della relativita’ se non lo fosse stato? Ne dubito. Il modo di pensare influenza fortemente il vivere quotidiano di un individuo e le azioni che caratterizzano la vita di tutti i giorni sono sua diretta conseguenza. “Cogito ergo sum” diceva Cartesio. Un criminale e’ tale perche’ non ha una corretta etica di vita, non certo perche’ non ha studiato matematica all’universita’… Mi sembra doveroso dire che ognuno apporta il suo contributo alla societa’, il filosofo lavorando sull’attivita’ speculativa, lo scienziato su quella di ricerca. Entrambi sono importanti: il primo per risolvere problemi legati alla politica, alla legge, e via dicendo, il secondo per risolvere problemi di natura pratica, come può essere realizzare l’automobile per andare al lavoro!
Mah…in effetti quando Odifreddi afferma certe cose sveste i panni dello scienziato e fa il filosofo. Dunque se lui avesse ragione le sue affermazioi non sarebbero attendibili. Ma se sono attendibili allora nell’intervista sbaglia nello sinuire la filosofia… Vabbé, mi sono un po’ divertito, però in effetti…
Grande Odifreddi!
@ Germano: se conoscessi Odifreddi sapresti benissimo che non ce l’ha con “la filosofia” ma con “certa filosofia”
già…il punto è se argomenta la tesi su base scientifica o filosofica.
già…il punto è se argomenta la tesi su base scientifica o filosofica.