L’ultimo caso noto, balzato agli onori delle cronache, è quello di Parete, in provincia di Caserta. Come avviene non di rado al Sud, la processione religiosa in onore di Maria Santissima della Rotonda, protettrice del paese, ha fatto tappa davanti all’abitazione di uomo dei clan, in questo caso un parente del boss Francesco Bidognetti. Un gesto di omaggio a un affiliato dei casalesi, contro cui il sindaco Raffaele Vitale (Pd) ha protestato togliendosi la fascia tricolore. Non è la prima volta che un primo cittadino si indigna per le processioni che si fermano davanti alle case di camorristi e mafiosi.
Vien da dire che persino i tanti vituperati politici sono meglio degli esponenti ecclesiastici. I vertici campani sono corsi ai ripari. O almeno così si scrive. Il cardinale Crescenzio Sepe e i vescovi della Campania hanno pubblicato di recente un appello per “evangelizzare” le feste religiose popolari, ovvero mettere un po’ d’ordine in pratiche che non mancano di essere pittoresche, superstiziose e che sfuggono al controllo della Chiesa. Sebbene questa se ne avvalga poi per rivendicare il proprio radicamento nella società e tale religiosità spontanea venga spesso esaltata come genuina.
In realtà non si parla esplicitamente di contrasto alla malavita, come scrivono diversi giornali che si fidano delle dichiarazioni di facciata senza approfondire il testo in questione. Piuttosto si intuisce, leggendolo, che i parroci sono invitati a controllare meglio a chi assegnare certi incarichi e lo svolgimento delle feste per evitare infiltrazioni. In particolare, i comitati che organizzano i festeggiamenti non devono essere più permanenti, sono tenuti a rispettare le normative e stilare un bilancio. Devono essere presieduti dal parroco, che chiama “a farne parte persone che si distinguono per l’impegno ecclesiale e onestà di vita”.
Anche gli spettacoli devono essere più sobri e centrati sulla religione: magari per evitare, come avvenuto, che i clan impongano cantanti neomelodici. Poi la processione va regolamentata e guidata dal sacerdote. Tanto che i vescovi campani specificano addirittura che “non è lecito attaccare denari alla statua [del santo patrono] che peraltro non può essere messa all’asta e trasportata dai migliori offerenti”. Inoltre i “comitati non possono in nessun modo interferire nella processione” e il tragitto deve essere breve e va concordato con la parrocchia. Indicazioni simili per i cortei che si dirigono ai santuari. La lettera dei vescovi sembra contenere diversi messaggi tra le righe per arginare fenomeni diffusi nelle feste patronali. È comunque un testo molto blando e non prende di petto il fenomeno delle infiltrazioni malavitose, tant’è che in maniera molto pudica non ne parla. Ma vuole lanciare un messaggio, più all’opinione pubblica che ai camorristi devoti.
Bisogna considerare infatti che è radicata l’usanza, da parte dei clan malavitosi soprattutto nei piccoli centri del Mezzogiorno, di rendere omaggio a santi e di essere molto munifici nelle donazioni in vista di feste e processioni. Così facendo si aggiudicano l’onore di portare la statua del santo di turno e pilotano il corteo anche in luoghi ben poco liturgici (come i dintorni delle case dei boss). Inoltre, accade che questi clan abbiano una certa influenza nei comitati che organizzano le feste patronali, decidendo ad esempio il tipo di spettacoli e a quali esercizi concedere spazi. Il problema è abbastanza diffuso, tanto che anche l’arcivescovo di Reggio Calabria-Bova, Vittorio Mondello, l’ha messo in evidenza.
I parroci hanno spesso concesso tutto questo, di fatto legittimando tale stato di cose, in una realtà sociale dove è forte l’influenza della malavita organizzata. Come esposto in maniera dettagliata in libri come I preti e i mafiosi di Isaia Sales e La mafia devota di Alessandra Dino, la vicinanza ambigua tra Chiesa locale ed esponenti della malavita del Sud è un fenomeno endemico e antico, come la permeabilità di usanze e ambienti in realtà dove è carente la presenza delle istituzioni dello Stato.
Gli esempi ricorrono nelle cronache, come il caso della Festa dei Gigli nel quartiere Barra di Napoli; o l’indignazione del sindaco di a Castellammare di Stabia verso il vescovo, che non aveva impedito — per l’ennesima volta — che la processione si fermasse di fronte alla casa di un boss. Nel 2010 in provincia di Vibo Valentia la ‘ndrangheta aveva reagito con violenza al cambiamento delle regole della processione locale, in cui tradizionalmente veniva concesso l’onore ai malavitosi di portare a spalla la statua del santo. Anche una festa famosa come quella di sant’Agata a Catania non era estranea, almeno fino a tempi recentissimi, a infiltrazioni mafiose.
La difesa dei sacerdoti è che loro devono essere aperti a tutti ed esprimere pietà nella speranza della conversione (di persone tra l’altro già devote e legate ai valori tradizionali del familismo ‘amorale’). Tutta questa apertura cristiana è molto più diretta a criminali che non a gay o non credenti, verso cui lo stigma moralistico viene applicato senza troppe remore. La Chiesa in diverse occasioni si è opposta alla mafia dopo decenni di lassismo e non mancano gli appelli in tal senso. Come quello di Giovanni Paolo II nella Valle dei Templi di Agrigento, durante il maggio del 1993. Occasionalmente, alti prelati e sacerdoti rilanciano la necessità di combattere la malavita. Ma ciò si scontra con l’esperienza quotidiana delle realtà locali dove invece le posizioni dei “don Abbondio” sono più ambigue e sfumate.
I camorristi vogliono che un potere ritenuto importante, come la Chiesa, rechi onore a un potere ancora più alto, cioè il loro. Ma resta il fatto che camorristi e malavitosi in genere sono devoti e lo comprova la loro vita privata e i covi, più simili a santuari, dove vengono scovati dalle forze dell’ordine. La religione esercita su di loro una certa fascinazione e fa parte del loro vissuto, inutile negarlo. Alla luce di tutto questo sono da respingere certe dichiarazioni sulla mafia bollata come “atea”, un nuovo trend tra i religiosi per dare un colpo di spugna ai rapporti storici tra settori Chiesa e malavita organizzata in certi contesti sociali. Anche perché si ripropone la stantia equazione, veicolata proprio dal pregiudizio religioso, tra “ateo” e “immorale”, “disumano” o al di fuori della legge.
Di recente l’ha fatto l’arcivescovo di Catanzaro-Squillace, monsignor Vincenzo Bertolone, postulatore della causa di beatificazione per don Giuseppe Puglisi, proprio il sacerdote ucciso dalla mafia nel 1993. Secondo Bertolone, Puglisi è un “martire” ucciso “in odio al suo ministero sacerdotale”. La mafia viene descritta dal prelato come una “organizzazione che è in sé antievangelica e atea”. In realtà Puglisi non è stato certo ucciso per questioni di fede, ma perché era fortemente impegnato contro la mafia. Quella stessa mafia che tanti sacerdoti, molti più di Puglisi, onorano, e un numero ancora maggiore tollera. Ma è un refrain che circola anche tra i parroci antimafia, come don Francesco Michele Stabile di Bagheria. Ancora una volta, l’impressione sgradevole è che si usino i morti per avallare una ricostruzione della realtà tale da esaltare l’immagine della Chiesa. Senza ombre, compattamente impegnata da sempre contro le mafie e solo vittima della loro ferocia.
Certe affermazioni da parte di prelati scaricabarile sono intollerabili: e non alla luce della nostra incredulità, ma alla luce dei fatti e delle evidenze disponibili. Il documento dei vescovi campani, se da un lato mette in luce molti problemi che sinora si cercava di tenere nascosti, dall’altro appare come l’ennesimo pannicello caldo laddove sarebbe invece necessario ricorrere al chirurgo. I vescovi siano più espliciti nelle denunce e facciano pulizia, se vogliono essere credibili, senza scaricare responsabilità su chi non c’entra proprio nulla.
La redazione
“Anche gli spettacoli devono essere più sobri e centrati sulla religione”
Così sarà la fine delle feste patronali.
“I camorristi vogliono che un potere ritenuto importante, come la Chiesa, rechi onore a un potere ancora più alto, cioè il loro.”
Siamo sicuri che il potere più alto sia la camorra e non la chiesa?
E’ evidente che sia la Chiesa: altrimenti il problema della sacra pedofilia sarebbe già stato risolto (e molto efficacemente) da don Fefè …
”…Vien da dire che persino i tanti vituperati politici sono meglio degli esponenti ecclesiastici…”
Forse è per questo che si invitavano i cattolici a essere più presenti (infiltrati) nella politica:
per loro è inaccettabile che persone per bene si facciano notare.
La chiesa ha spesso le mani impastate in faccende “temporali” a volte non chiare. Almeno quei preti sono coerenti no? E le porcherie le fanno alla luce del sole, lasciando ai fedeli la liberta’ di decidere se prendere le distanze o essere complici.
mmmmm… non direi che sia proprio così: i preti si arrogano il ruolo di guide
morali (per gente che loro stessi hanno condizionato) e quindi che senso ha
tutto questo? Se il popolino non fosse condizionato non avrebbe nessun
bisogno di una pseudo-guida morale che dà cattivo esempio.
SENZA VERGOGNA.
Quella di don Francesco Michele Stabile me la sono persa. Certo che certa gente non ha proprio vergogna. Forse è meglio che vada a farsi un giretto per lo ior.
Per la storia, Calvi e Sindona non se li ricorda?
SENZA VERGOGNA.
Ma vi immaginate se un giorno in casa di qualche boss troviamo un poster di Odifreddi o Valerio Pocar o Margherita Hack? O al posto della solita bibbia un libro della casa editrice Nessun Dogma?
Nessun problema: il parroco si adeguerebbe al nuovo corso… 😉
@ Ottone
Per favore, niente suggerimenti!!!
Potremmo, come fa la Chiesa, dire che stavano complottando contro l’UAAR.
Scandalo durante una festa religiosa di paese, la processione sarebbe passata sotto la casa di una persona onesta.
Credo che i mafiosi rappresentino al massimo livello il vero spirito di tanta devozione religiosa in quanto in loro la superstizione raggiunge il massimo della suggestione. Non voglio fare del facile psicologismo, ma gente che vive a contatto quotidiano con la morte, sapendo che anche i più potenti e rispettati di loro possono in ogni momento essere vittime di un regolamento di conti, hanno bisogno di una assicurazione sulla vita… che deve però valere soprattutto per l’altra vita.
Si dirà che in gioco ci sono tanti e tali interessi che, oltre alla necessità di coinvolgere i politici, occorre coinvolgere anche il potere religioso e nello stesso tempo avere l’appoggio di una popolazione che in gran parte di superstizione ancora vive… ma ciò non spiega il fatto che “camorristi e malavitosi in genere sono devoti e lo comprova la loro vita privata e i covi, più simili a santuari (…)”. Questi covi servono ovviamente per nascondere i mafiosi più direttamente individuati e ricercati dalle forze dell’ordine, quindi per rimanere il più possibile fuori da ogni sguardo indiscreto… ma allora a cosa servono altari, immagini sacre, oggetti di culto ecc. se non per garantirsi l”aldilà’? Prima di tutto perchè i vari santi li tutelino nell”aldiquà, certamente… ma non possono non essere consapevoli della precarietà della esistenza.
Sarebbe interessante sapere se anche la mafia ultimo modello, quella ‘insospettabile’, è altrettanto devota…
Forse la mafia ultimo modello è più devota al clero che a dio.
Può darsi, ma la devozione al clero per il superstizioso (e il mafioso, anche ‘nuovo modello’ sempre mafioso è, cioè deve aspettarsi in ogni momento di cadere vittima di un regolamento di conti) è in qualche modo un aver fede in chi sembra intrattenere un rapporto privilegiato… con l”aldilà’.
E certo clero questo lo sa e (magari per alcuni anche in buona fede) punta sulla superstizione gabellata per fede popolare, spontanea, genuina… anche se questa fede è manifestata da un malavitoso.
E l’intervento della gerarchia… presentato sempre come fatto straordinario mentre è il minimo che ci si dovrebbe aspettare… sta bene attento a non giocarsi questa opportunità.
La rabbia del vescovo: E’ una vergogna, la dovete smettere di far passare sotto casa dei mafiosi le processioni. Molti di loro sono latitanti e poi vengono arrestati.
🙂 🙂 🙂
per marco tullio
rispondo alla tua pedanteria, scusa per gli errori ma vedo che sono in tanti a farli ma per fortuna non tutti sono pignoli come te, sembri un prete o forse lo sei davvero o sicuramente sei uno di quei cristiani perfetti sempre pronti a criticare gli altri. quando dicevo quante coppie resteranno incinta, intendevo dire che se anche naturalmente è la donna a restare incinta il problema è della coppia, ma questo tu da bravo cattolico non puoi capirlo, sei subito pronto a dare la colpa solo alla donna, è lei che ha sbagliato, ma naturalmente per fortuna si può abortire, l’importante è che non si sappia in giro, io lavoro in un ospedale dove si pratica l’aborto, non immagini quante brave ragazze vengono ad abortire preoccupate non per il feto, ma solo che non si sappia in giro perchè, frequentano la chiesa, l’oratorio, se i loro genitori o amici venissero a saperlo sarebbe uno scandalo, guarda meno la punteggiatura e rifletti sulle cose importanti
Fra qualche giorno a Palermo beatificheranno don Pino Puglisi, uno dei tanti preti vittime della mafia. Ad ognuno le conclusioni.
@ giuseppe
Perché tu sai trarre conclusioni?
giuseppe
Se veramente i preti facessero i preti e prendessero posizione chiara contro mafia, camorra ecc. ecc. ne sarebbero uccisi a migliaia ogni anno e forse pian piano le cose migliorerebbero. Invece voi prendete Pino Puglisi (quanto sarà, uno su 100.000?) e lo ergete a simbolo dimenticando gli altri 99.999 che chiudono tutti e due gli occhi e vanno a braccetto coi boss.
Ieri a Napoli hanno demolito una cappella abusiva, l’avevano eretta i pusher camorristi, in venerazione di padre Pio. E tu mi dirai: e don Diana? Don Diana è morto, chi se lo ricorda più…
…e vicino a piopio c’era la statua di Biancaneve con i sette nani!
(non è uno scherzo)
@giuseppe
Quali conclusioni si dovrebbero trarre da una beatificazione? Qui parliamo di omaggi a mafiosi fatti da membri del clero. Tu le conclusioni le sai trarre o no? Non è che mettere in mezzo un argomento che con la news non ha niente a che fare ti fa avere ragione, eh.
Vedi? Tu commenti come al solito, ti si spiega dove sbagli. Ma tu continui.
giusy
conosci il concetto di propaganda, vero?
alla chiesa i martiri fanno sempre comodo, da morti. da vivi li si lascia in pasto ai lupi, anzi si stringe volentieri alleanze occulte con i lupi quando fa comodo, e in quel caso l’aspirante martire è solo una spina nel fianco da ignorare ed isolare.
poi, una volta morto, lo si esalta attribuendo i suoi atti alla religione/chiesa d’appartenenza, in modo da lasciar intendere che l’associazione condivida i suoi ideali e già che c’è da creare un po’ di adorazione in più che non guasta mai, in modo da ripulire la propria immagine.
un po’ come far santo san francesco in un’epoca in cui la chiesa viveva negli eccessi, con papi e vescovi dediti più a banchetti, ricevimenti, festini, battute di caccia, spettacoli costosi e lotte per il dominio temporale varie che alla spiritualità e all’aiuto ai poveri (categoria che tra l’altro a quel tempo racchiudeva la maggioranza del popolo, che mentre clero e nobili brindavanop moriva di fame). averlo fatto santo significava che condividevano i suoi principi e il suo modo di vivere? chiaramente no, a giudicare dai fatti. ma fare santo una persona del genere toglieva l’attenzione del popolo dai loro bagordi e faceva apparire la chiesa più umile, spirituale e lontana dai piaceri e beni materiali…..
giuseppe, beatificare è il primo passo verso la santificazione, la quale, anche etimologicamente, è il sancimento ufficiale che una certa cosa o persona piace al papa.
Ne risulta che Puglisi è nella fase iniziale di piacimento ufficiale al papa, come anche Bellarmino o Bernardo di Chiaravalle. Tanto piacere e viva la coerenza.
Il giochetto “i tempi cambiano, il papa di oggi non è responsabile di quelle scelte” non attacca, finché il papa non disconoscerà quelle scelte in modo altrettanto ufficiale. Il che ovviamente implica la desantificazione, concetto talmente inaudito che serve un neologismo per trattarne. Quanto siete lontani dal buonsenso…
@giuseppe
senti babbeo: secondo te don Pino Puglisi faceva passare le sue processioni, sempre che ne facesse, sotto casa dei mafiosi per omaggiarli?
Prima di nominare certa gente dovresti sciacquarti la bocca. Anzi non dovresti nemmeno nominarla certa gente, per rispetto.
E comunque impara a contare, sono di più i giornalisti e i “comunisti” dei preti.
Come ti ho ripetuto più volte, le tue battute non fanno ridere, sono vuote, arroganti, banali, indignificanti. Segno di chi non ha molte idee in testa.
Però tu rispondi sempre. Segno di chi è permaloso.
E il tuo commento precedente è il solito straw man. Segno di chi ha poche idee. Adesso, dai, sono curioso. Cosa scriverai? Non fai ridere, cerchi attenzione, bla, bla, bla…
h t tp://w w w. youtube. com/watch?v=KZ2lWyTi0oY
@ giuseppe
Meglio non molte idee in testa che non averne nessuna e affidarsi a quelle degli altri giuseppe.
Mi accontento che le mie battute non facciano ridere, visto che i tuoi interventi fanno piangere.
Riguardo ad arroganza, banalità e insignificanza sono ancora lontano dall’indiscusso maestro.
Però “indignificanti” è un bel neologismo, sebbene involontario…
@ giuseppe
Dottor Jeckyll
Una cosa che non avete capito e non volete capire é che la gente se ne fotte altamente delle vostre battaglie ideologiche
& Mr. Giusy
non accetto la continua demolizione della nostra civiltà. Il guaio é che non vi rendete conto della gravità di questa visione delle cose e non si puo’ fare nulla per aiutarvi a capire
Un omaggio all’esperto in conclusioni, forse ti è sfuggito…
Però tu rispondi sempre. Segno di chi è permaloso.
E il tuo commento precedente è il solito straw man. Segno di chi ha poche idee. Adesso, dai, sono curioso. Cosa scriverai? Non fai ridere, cerchi attenzione, bla, bla, bla…
h t tp://w w w. you tube. com / watch?v=KZ2lWyTi0oY
questo era per peppiniello.
Non l’aveva capito nessuno !
Sai, una svista con i pulsanti capita.
Ma sei ancora qui? Eh, ma allora… 😆
” I vescovi siano più espliciti nelle denunce… ”
Sono espliciti soltanto nei tribunali, quando c’è qualcosa di economico da rivendicare.
http://www.corriere.it/cronache/13_aprile_19/bertone-truffa-salesiani-sarzanini_84cdd34e-a8bd-11e2-bb65-9049b229b028.shtml
Durante il regime argentino, proprio nel periodo di Bergoglio vescovo, i torturatori procedevano “per dio e per la patria”. Anche là c’era proprio una devozione particolare alla divinità cattolica.
@ Giuseppe
Lei forse ricorderà l’arresto a Palermo del parroco del quartiere della Kalsa, accusato di favoreggiamento nei confronti di uno dei più sanguinari esponenti della mafia perchè, quando andava a confessarlo durante la latitanza, depistava gli agenti di polizia che lo seguivano sperando di raggiungere il boss mafioso. Fu poi assolto dal tribunale che ritenne la sua condotta conforme a quanto prescritto dal suo ministero.
Nella chiesa siciliana di padre Puglisi se ne trova solo uno.
Una corrente storiografica interpreta i frati mendicanti ( domenicani e francescani)
solo comeun’invenzione della chiesa per combattere i Cattari, pauperisti inoppor
tuni, tagliando loro l’erba sotto i piedi, giacchè, anche dopo la strage degli Albigesi,
aveva una fifa blu dei superstiti sparsi fra il sud della Francia e l’Italia.
Questa interpretazione è rafforzata dalla facilià con cui i fraticelli presero la guida
della Santa Inquisizione, solo pochi decenni dopo.
Buon giorno Priapus
E una tesi interessante . Ho alcuni libbri sugli cathari ma sono soltanto opere di divulgazione comprati un giorno quando ando a visitare quei luoghi….