La casa editrice Nessun Dogma — il progetto editoriale avviato dall’Uaar nel 2012 — sarà presente al Salone internazionale del Libro di Torino per tutta la durata dell’evento, dal 14 al 18 maggio prossimi (presso il padiglione 1, stand C25).
Sono cinque le nuove uscite che Nessun Dogma presenterà in questa occasione.
Homo credens. Perché il cervello ci fa coltivare e diffondere idee improbabili di Michael Shermer, prefazione di Vittorio Girotto
Credere in idee improbabili è estremamente probabile! Nessuno può considerarsi immune da questo rischio, che pervade ogni ambito della vita umana: religione, politica, economia… Michael Shermer — saggista statunitense, fondatore della rivista Skeptic e columnist del Scientific American — ci spiega come possano formarsi nella nostra mente tante false credenze. Ma ci indica anche la strada per identificarle, e cercare così di arrivare a comprendere la realtà con cognizione di causa.
50 motivi per cui si crede in Dio, 50 ragioni per dubitarne di Guy P. Harrison
Guy P. Harrison — fotografo e giornalista scientifico, vincitore nel 1997 del premio per i reportage sulla salute dell’Organizzazione Mondiale della Sanità — non mira con questo libro a dimostrare l’inesistenza degli dei o ad attaccare la religione e le credenze degli individui. Lo scopo del suo lavoro è una rispettosa replica alle persone che condividono pubblicamente i motivi per cui credono in un dio o negli dei. Cinquanta piacevoli chiacchierate che, senza ignorare il lato oscuro della religione, sono pensate per stimolare il pensiero critico di ognuno. Perché tutti, prima o poi, siamo coinvolti in discussioni sull’esistenza di dio.
Ateismo ragionevole di Scott F. Aikin e Robert B. Talisse
Il libro dei due filosofi statunitensi — entrambi docenti presso la Vanderbilt University di Nashville — si rivolge sia a credenti che a non credenti, mostrando loro come la scelta atea sia costruita su fondamenta estremamente solide. Senza mai negare l’ascolto alle posizioni altrui, ma confutandole con dovizia di argomentazioni. Ateismo ragionevole costituisce la miglior esposizione filosofica delle buone ragioni degli atei e una efficace rivendicazione della loro moralità. Dopo averlo letto, liquidare sbrigativamente l’ateismo diverrà impossibile.
Racconti di scienza. Bugie, bufale e truffe di Darryl Cunningham, prefazione di Silvano Fuso
Attraverso il sapiente uso delle illustrazioni (l’autore è disegnatore e vignettista) il libro affronta numerose questioni molto dibattute: dall’evoluzionismo al cambiamento climatico, dall’omeopatia ai vaccini. Mostrando come le evidenze in nostro possesso ci consentono, grazie al metodo scientifico, di formarci un’opinione documentata e ragionevole. Racconti di scienza è il modo più piacevole e leggero per comprenderlo.
Credere alle cazzate. Come non farsi risucchiare in un Buco nero intellettuale di Stephen Law
Tutti siamo vulnerabili a credenze irragionevoli, ed è per questo che dobbiamo dotarci di difese immunitarie adeguate. Con questo libro Stephen Law — docente di filosofia all’Università di Londra e direttore della rivista filosofica Think — non si limita a mostrare quali meccanismi ci possono intrappolare, ma anche quali strategie possiamo adottare per riconoscerli e rifiutarli. Scritto con un linguaggio semplice e brillante, Credere alle cazzate rappresenterà il miglior antidoto per evitare che accada realmente.
Il catalogo di Nessun Dogma — che affianca la traduzione di classici inediti in Italia a opere che affrontano tematiche scottanti con un impertinente approccio laico-razionalista — comprende 18 pubblicazioni. Tra le più recenti segnaliamo: Libro illustrato di argomentazioni errate di Ali Almossawi (illustrazioni di Alejandro Giraldo); Forse sì, forse no. Una guida per giovani scettici di Dan Barker (illustrazioni di Brian Strassburg); Come vivere bene senza Dio. La via dell’ateismo di Eric Maisel; La visione laica del mondo di Paul Cliteur; i quattro volumi de L’ateismo e la sua storia in Occidente di Fritz Mauthner; Quasi quasi mi sbattezzo di Alessandro Lise e Alberto Talami (in collaborazione con Becco Giallo edizioni).
Comunicato stampa Uaar
Il libri Nessun Dogma sono distribuiti nelle librerie di tutta Italia e sono disponibili online anche sul sito Uaar.
Essere atei o credenti non dipende tanto dai libri che si leggono, ma casomai sostanzialmente dal tipo di carattere e dall’educazione che ci portiamo appresso.
– Ad esempio io ho avuto una educazione scientifica, faccio un lavoro che richiede logica e ragionamento e nella vita, per andare avanti ho bisogno di logica e ragionamento. Dunque mi viene naturale mettere tutto in discussione, comprese le cose della religione. E queste ultime cose, alla luce di ragionamenti logici sono per me diventate talmente ridicole che oramai ne sono immunizzato e le respingo naturalmente.
– Altre persone invece accettano quello che gli è stato inculcato da bambini senza ragionarci sopra. E motivi per cui non ci ragionano (o non ci vogliono ragionare) possono essere vari: ignoranza, pigrizia mentale, conformismo e ipocrisia.
Tra questa seconda categoria i più ipocriti in assoluto sono gli “scenziati credenti”. Sono scienziati al servizio del Vaticano che, pur sapendo tutte le contraddizioni e le falle della religione, si ostinano ad inventare false teorie per rendere la religione vera agli occhi della gente. Ed allora ecco che si inventano una teoria assurda per spiegare come fece Mosè a dividere le acque del Mar Rosso oppure per spiegare come avesse fatto Noè a costruire una Arca di 300 metri ai tempi della Preistoria, quando ancora non era stato ancora scoperto il ferro per costruire i chiodi che servivano ad unire le assi di legno.
Inoltre ci sono persone che hanno una sorta di “firewall psicologico”. Ovverosia sono state plagiate talmente bene che qualunque critica alla loto fede viene respinta in automatico dal loro cervello. Sono quelli che ti dicono “poverino che non hai ricevuto il dono della fede”, e a cui io rispondo sempre “in compenso ho ricevuto il dono dell’intelligenza che è molto meglio”.
@ MASSIMO
motivi per cui non ci ragionano (o non ci vogliono ragionare) possono essere vari: ignoranza, pigrizia mentale, conformismo e ipocrisia.
E non dimentichi la paura.
Paura della nostra finitezza, accompagnato da una sorta di antropocentrico fastidio al pensiero che persino noi umani così complessi e capaci (beh, almeno alcuni di noi…) siamo soggetti allo stesso imperativo biologico a cui soggiacciono gli acari della polvere: nascere – riprodurci (opzionale) – morire.
E dire che quando ero bambino e mi si parlava della “vita eterna”, più che letizia provavo un franco sgomento: che palle, quindi avrei trascorso l’eternità con i miei rompiballissimi vecchi parenti, quelle arpie delle suore dell’asilo…
Si, come diceva Freud, la paura della morte è la cosa che spinge l’uomo verso la religione.
E la Chiesa cattolica ha avuto l’acutezza mentale di capire questa debolezza umana per specularci sopra e costruire il suo impero finanziario.
Massimo, mi trovi perfettamente d’ accordo.
In aggiunta, provenendo da un’ educazione rigidamente cattolica e bigotta, ne ho subito l’ influenza per decenni.
Credo di essere uno dei pochi che è riuscito a venirne fuori, grazie soltanto alle proprie forze e ad un tipo di mentalità fortemente orientata verso le Scienze.
Tutto il mio compatimento verso i “cosiddetti” scienziati credenti.
Ma per lo più si tratta della solita estrapolazione fuori dal suo contesto di frasi di personaggi famosi, gli esempi non mancano.
Se uno scenziato è credente non è un vero scenziato.
Infatti la fede presuppone il “credere senza ragionare”. Ma se uno non ragiona non può certo essere uno scenziato.
Mah, sicuramente uno “scenziato” non è un vero scienziato: ha qualcosa in meno, 😆
Un bravo scienziato semplicemente mette da parte proprie credenze e segue il metodo: la scienza è neutrale rispetto alla visione del mondo dello scienziato se egli segue il metodo.
Stai sostenendo che atei e credenti sono antropologicamente diversi? L’evidenza (la quantita’ di persone che abbandonano la religione) smentisce questo tipo di assunti IMHO.
Si, le differenze tra atei e credenti esistono, ma non a livello antropologico. Si tratta di differenze a livello psicologico che provengono sia dall’educazione ricevuta, dall’ambiente in cui si vive e dal carattere che si ha.
scusa Massimo, ti conviene mantienere la posizione e confermare la differenza, altrimenti la spiegazione che dai è insensata, illogica e incomprensibile: che c’entra la differenza “a livello psicologico” del singolo individuo con l’educazione ricevuta in famiglia?
E se uno scienziato credente non è un vero scienziato, fai prima a dire che i credenti sono degli esseri abietti e basta e che andrebbero rinchiusi in apposite strutture, in modo da impedire loro di fare danni a tutti i livelli, di procreare ad esempio.
Mi piacerebbe sapere che lavoro fai, visto che dichiari con solenne orgoglio “Ad esempio io ho avuto una educazione scientifica, faccio un lavoro che richiede logica e ragionamento e nella vita, per andare avanti ho bisogno di logica e ragionamento”.
Nei tuoi commenti comunque io non rintraccio molta logica nè grande ragionamento, ma solo sparate, a volte clamorosamente grossolane.
confermare la differenza antropologica
Tanto per cambiare.
Comunque, si potrebbe dire che nello scienziato credente un alberghi un po’ di disonestà, visto che deve far convivere scoperte e fede. Oppure una tendenza al voler vincere facile.
Gmd non concordo, uno scienziato è disonesto se altera i dati per ottenere le conclusioni che gli piacciono. La scienza di per sé è neutrale alle particolari credenze purché si segua il metodo. Semmai uno scienziato credente può essere accusato di incoerenza nel momento in cui sul lavoro procede “a prescindere da Dio”, ma questa non è disonestà.
gmd,
non posso saperlo e esserne sicura con … sicurezza, ma Massimo mi pare proprio lo stesso Massimo che tempo fa, in occasione credo di una discussione su Veronesi, affermava convinto che nessun scienziato credente ha mai vinto un Nobel.
Visto che così non è, probabilmente è convinto che questo premio non andrebbe riconosciuto a scienziati credenti.
Dire che i credenti sono subnormali pericolosi è un diritto, non capisco perchè lanciare il sasso e nascondere la mano sul discorso di una diversità antropologica della quale evidentemente è straconvinto, per quanto assurdo tutto ciò appaia ai miei occhi e forse anche a quelli di altri.
@francesco s
Disonestà verso se stesso, non certo nei confronti del metodo o di quello che il metodo stesso gli consente di scoprire. Probabilmente, incoerenza è più adatto, si.
@E.n.g.y
Ricordo l’uscita sui nobel. Io non metto in dubbio le capacità di uno scienziato credente, tanto più che possono esserci diversi “gradi” di credenza. Noto solo che, probabilmente, uno scienziato (che non sia Zichchi) credente, deve far convivere i due ambiti e ciò può succedere solo con uno che prevale sull’altro. Disastrosamente, in soggetti come il suddetto scienziato, il quale, tra l’altro, stranamente, critica duramente, astrologia, superstizioni e cretinate varie. Quindi, piaccia o no, è la credenza che “fa perdere il senno”.
In realtà l’intelligenza è settoriale e quindi una persona può essere molto intelligente in certi campi e non esserlo in altri, può essere logica in certe cose e non esserlo in altre. Avere grandi capacità critiche su certi argomenti e non in altri o rifiutarsi di applicare il metodo a tutti gli argomenti. Per esempio vi sono medici fumatori che conoscono bene i danni del fumo, ma quando si tocca l’argomento diventano evasivi o trovano mille giustificazioni. Quindi è assolutamente possibile che uno scienziato sia credente perchè può svolgere tranquillamente le sue ricerche prescindendo dall’essere credente. Aggiungo anche che c’è una questione di convenienza: le religioni sono spesso ricche e potenti e sono datori di lavoro, possiedono scuole ed università, ospedali, cliniche, centri di studio, appoggi politici.
E’ ovvio che uno scienziato credente avrà qualche dubbio in più sulla religione col risultato che tra gli scienziati il numero di credenti è più basso che in altre categorie: qualche difficoltà a conciliare le cose c’è per una mente logica e razionale che dovrebbe basare la sua visione del mondo sul dubbio e sull’analisi.
@ RobertoV
Aggiungo anche che c’è una questione di convenienza: le religioni sono spesso ricche e potenti e sono datori di lavoro, possiedono scuole ed università, ospedali, cliniche, centri di studio, appoggi politici.
Non credo si possa considerare propriamente “credente” il medico/l’insegnante che manifesta un’aderenza del tutto esteriore alle norme della CCAR per esercitare in un ospedale/una scuola cattolici.
Sono al più opportunisti, o disperati (o talmente scadenti da non accedere al pubblico).
Vero è che, ad es., il medico che lavora in un ospedale gestito dalla CCAR avrà limitazioni notevoli al proprio raggio d’intervento (es. no IVG, almeno non apertamente… poi spesso in ambulatorio 🙂 ) e di ricerca (es. no staminali), e molti preferiscono una schiavitù remunerativa a una difficile e meno pagata libertà.
E’ probabilmente una zona grigia fra convenienza, intelligenza settoriale e bipensiero.
Bovary
La definizione di credente è molto generalista e superficiale quando si tratta di presentare la potenza e la rappresentatività di una religione, mentre diventa molto sofisticata solo quando c’è convenienza a farlo come nel caso di assumersi le responsabilità.
Se non venissero considerati credenti i credenti di facciata, per convenienza, il numero dei fedeli crollerebbe. Non mi pare che le chiese si facciano di questi problemi quando conviene loro.
@ RobertoV
Capisco, ma su un piano teorico c’è differenza fra il NON fare alcune cose perché il mio datore di lavoro non lo consente (per riprendere l’es. di prima, non fare ricerca con le staminali perché altrimenti perderei il posto, a prescindere dalla mia opinione in merito) e il tentativo di conciliare due vocazioni parimenti “genuine” (la scienza e la fede)… nel primo caso sono coinvolti solo i comportamenti, nell’altro comportamenti ma anche e soprattutto i pensieri e i sentimenti.
Gli imperativi materiali e quelli ideali non sono la stessa cosa, anche se disgraziatamente sul piano concreto si traducono entrambi in una pesante palla al piede al progresso scientifico e umano.
“io ho avuto una educazione scientifica, faccio un lavoro che richiede logica e ragionamento e nella vita, per andare avanti ho bisogno di logica e ragionamento. Dunque mi viene naturale mettere tutto in discussione, comprese le cose della religione.”
E fin qui siamo uguali. Poi i nostri percorsi culturali divergono. Non so esattamente quali siano “le cose della religione” che ti paiono “ridicole”, a me questo non succede, forse perché mi è stato spiegato che mentre la scienza risponde alle domande sul ‘come’, le religioni rispondono a quelle sul ‘perché’,
e quindi i due mondi rimangono di fatto separati.
Non che una seria analisi dei testi possa prescindere da scienze come la critica storica, la critica del testo, l’archeologia o la semplice logica, ma di sicuro l’obiettivo finale non è quello di verificare l’esattezza di affermazioni scientifiche, ma di capirne il significato filosofico e/o allegorico. Poi ognuno può decidere se condividerne il messaggio o no, ed in che misura, con le conseguenze che tali decisioni hanno sulla propria vita.
Il problema nasce quando si pretende di mettere le spiegazioni del perché dappertutto.
@gmd85
Diciamo che interrogarsi sui perché è molto umano. Può darsi non sia razionale, ma è razionale ignorare ciò che la ntura umana ci chiede?
Che sia un ‘problema indecidibile’?
Veramente le religioni pretendono di dare le risposte sul perchè senza verifica.
Fornire una risposta che piace non significa fornire una risposta realistica e valida.
Le risposte delle religioni non sono verificabili, ma si basano su ciò che altri uomini affermano attribuendosi di essere intermediari di una divinità. E questi intermediari, guarda caso, regolarmente accumulano ricchezze e potere.
@RobertoV
Se le risposte sul perché fossero verificabili sarebbero oggetto di scienza. La scienza ha smesso da secoli di chiedersi il perché proprio per questo.
La verifica può arrivare solo dall’esperienza, dopo che si è scommesso su una strada molte volte senza possiibilità di tornare indietro.
Sugli intermediari sono in parte d’accordo e in parte no. E’ evidente che coloro che hanno scritto i testi e che quindi hanno proposto delle risposte ormai sono morti da millenni e non possono arricchirsi. Questi sono i veri intermediari. Ci sono altri intermediari, che non possono essere confusi con i primi, che molto spesso hanno esattamente i fini che tu descrivi.
“La verifica può arrivare solo dall’esperienza”.
Che tipo di esperienze? Miracoli, visioni mistiche, sensazioni? Tipo quelli che dicono sento che ho ragione …., sento che devo fare così?
Tutto molto razionale. Dove sarebbe l’analisi critica?
Non è poi vero che la scienza non si occupa in toto dei perchè. La scienza si occupa anche della nostra mente, delle nostre sensazioni e quindi anche delle nostre esperienze. E’ chi è credente che è convinto che certe esperienze non possano essere spiegate razionalmente o che la nostra mente non sia indagabile.
Gli intermediari di oggi non sono affidabili, mentre quelli di 2000 anni fa……. Il solito pensiero nostalgico sulla saggezza degli antichi, classico luogo comune sempre affermato, mai dimostrato. Insomma preferisce fidarsi di persone vissute 2000 anni fa. anche questo molto logico e razionale.
@ parolaio
Ci sarebbe da chiedersi ‘come’ rispondano sui ‘perché’…
In proposito l’acuta osservazione di Jerry Coyne (mia la traduzione):
La religione pone queste domande ma non può rispondere. Perché la gente continua a dire che essa ci dà le risposte quando in realtà fornisce solo congetture e non ha nessun modo per verificare se siano corrette?
Forse il modo per verificare se siano corrette è :
?
dove non tornare indietro significa solo non poter ammettere di aver preso un granchio, come più volte hai ammesso?
La risposta corretta è quindi quella che non è possibile (perché non voglio) sia scorretta?
Suvvia…
Tutto questo è compatibile con la ragione quanto la credenza che i gatti neri portino sfortuna, giustificata da un perché qualsiasi…
@Stefano & @RobertoV
Per esperienza significa vedere quello che succede scegliendo di vivere la propria vita con certi fini anzichè altri. Se e quando te ne accorgi la vita è un pezzo avanti.
Non è possibile tornare indietro semplicemente perché le scelte che hai fatto a 20, 30 o 40 anni non saranno quelle che avrai da fare a 50, 60 o 70.
Il mio era un orizzonte un po’ più vasto, le vostre mi paiono vedute un tantino ristrette, magari però esiste o inventeranno una scienza che propone un modello matematico per questo genere di problemi. Come disse Oriana Fallaci (che non amo) davanti a tanta crudeltà umana: “Se la bontà o la cattiveria sono solo un meccanismo biochimico, per favore inventate una pasticca, una puntura o una supposta da mettersi nel … per risolvere il problema!”
@ parolaio
A me pare che il tuo orizzonte vasto si restringa ad una veduta sola e solo quella, senza possibilità di critica e verifica. Che siano passati 20, 30 o 40 anni…
In merito ai ‘perché’ senza possibilità di verifica ci sono nuovi thread che informano di persone uccise col machete perché le loro idee non rientrano nei giusti ‘perche’.
E non si può neanche verificare se siano giusti.
Quindi a proposito di ‘supposte’, come terapie per la crudeltà , tra queste non rientrano – per l’appunto – le supposte risposte ai perché. La storia insegna.
Parolaio
Ha una visione molto ristretta delle scienza se la riduce a modelli matematici. Quindi come per Enrico l’archeologia non è una scienza, nè l’antropologia, ecc.?
Anche i seguaci di una setta fanno delle scelte di vita. C’è chi non ne esce mai.
Il fatto di essere convinti che una cosa sia giusta non significa che lo sia effettivamente, nè che se qualcuno ti propone una soluzione che ti piace questa sia giusta. Diciamo che troverà tante autogiustificazioni per le sue scelte: ma questo non è esercitare analisi e critica.
Non è certo la scienza a produrre questa società e la crudeltà umana. Mi pare che nei mondi religiosi ce ne fosse abbastanza. E non è certo da quei mondi che avete imparato a tollerarvi.
Pa’
Dovresti fare qualche esempio di ”perché” a cui risponde la religione, a me ne viene in mente uno solo ed è l’ipotesi di un aldilà, che come tutte le cose della religione è una tesi che non ha il minimo indizio nella realtà… parola di dio, bisogna credergli sulla fiducia o, patafisicamente parlando, la religione è la scienza delle soluzioni immaginarie?
@parolaio
La necessità di interrogarsi sulla vita non implica che che questa stessa necessità debba prevaricare. Su orizzonti e vedute ti è stato già risposto.
Parolaio, continua a cercare il significato filosofico e/o allegorico delle cretinate che dicono le religioni, tutto questo per non ammettere che hai creduto a delle fesserie. Per carità non dico tu lo faccia solo per orgoglio o stupidità, magari hai degli interessi pratici per farlo, quindi potresti essere solo un opportunista con cui è inutile discutere.
@RobertoV, Stefano, Frank
Per favore, rispondete se avete qualcosa di sensato da dire, e soprattutto se rispondete a me replicate a quello che ho detto io. Non aggrappandovi a situazioni altre, discorsi fatti da altri, ipotizzando misteriosi interessi personali (che senso avrebbe frequentare questo blog in tal caso?), o prendendo l’incompletezza degli esempi (incompleti quasi per definizione) per farmi dire cose che non ho detto.
@Diocleziano
La tua è l’unica risposta alla quale abbia un senso provare a replicare, anche se fai confusione fra la domanda (il perché) e un’ipotesi di risposta (l’esistenza dell’aldilà).
Provo quindi a risponderti con uno schema talmente sintetizzato da essere semplicistico, queste sono le possibilità che offre un blog.
Il perché è il solito, capire cosa ci stiamo a fare qui. La risposta che tu citi è quella classica delle religioni da 5k anni a questa parte. Un giudizio dopo la morte per cui i bravi vengono premiati e i cattivi puniti. E’ un esempio. Non voglio dare un giudizio ma è una risposta per me insufficente. Per questo sono un cristiano.
Parolaio, io ti ho risposto se tu che non capisci o fai finta di non capire. Se vogliamo limitarci alla tua gloriosa religione e dando il significato che dai tu al termine religioso, ebbene in 2000 anni voi cristiani non avete concluso nulla del risultato da te prefissato, non lo dico io, lo dicono i fatti. Poi se per te le arrampicate sugli specchi ti soddisfano, perché non sei particolarmente intelligente o sei un opportunista, sono affari tuoi.
Che ci facciamo qui? Chi lo sa. Chissà forse siamo solo un bizzarro modo dell’universo di aumentare la propria entropia, d’altronde tutte le attività biologiche al netto della trasformazione sono ad entropia crescente, e noi uomini siamo grandi produttori di entropia. Così come le stelle distruggono la materia noi entità biologiche degradiamo l’energia.
@ parolaio
parolaio ho risposto a te , in base a quanto hai scritto , a domande e risposte sul senso della vita presuntamente basate su insensate divinità.
Invece di cercare di buttarla in corner spiega piuttosto quale sia il senso della vita basato sui voleri o i desideri che si immagina siano di qualcun altro, peraltro anch’esso immaginato e tenendo conto che non esistono sensi stabiliti da altri, casomai funzioni, come si danno agli oggetti.
@ parolaio
E’ proprio il cristianesimo che più di altre religioni, quella ebraica in particolare, insiste sul fatto che i bravi vengono premiati e i cattivi puniti. Se trovi la cosa insufficiente vedi un po’ tu perché sei cristiano…
@Stefano ™
“E’ proprio il cristianesimo che più di altre religioni, quella ebraica in particolare, insiste sul fatto che i bravi vengono premiati e i cattivi puniti.”
No, non è così. Direi quasi che è l’opposto. Per questo mi ritengo un uomo libero, altrimenti passerei la mia vita a collezionare punti paradiso. Una tristezza….
Però non posso spiegartelo sul blog, non mi riesce.
@parolaio
Ah, no? Stai a vedere che ciò che conta è solo il perdono… facile, così…
parolaio
E’ lei che ha banalizzato e deriso le risposte scientifiche parlando di modelli matematici e di supposte (certo che citare l’affermazione di una che non centra niente con la scienza ….) dimostrando di non comprendere le risposte.
Dica più chiaramente che non le piacciono certe risposte e preferisce trovarsene o credere ad altre.
Se questo la fa vivere meglio è un suo diritto, ma non mi venga a parlare di logica e ragionamenti.
E’ razionale porsi delle domande ed è razionale indagare il perchè di certe esigenze umane, ma non l’inventarsi o cercare risposte piacevoli e pretendere che queste siano valide ed abbiano validità universale. Basandosi poi su dei testi di 2000 anni fa ….
Per gmd85.
“Futti futti che dio perdona a tutti” è il motto delle persone come parolaio. 😉
@ parolaio
Studia.
il tema dell’aldilà nella religione di origine del cristianesimo, l’ebraismo, era molto più abbozzato. Di inferno come luogo di punizione ne parla invece Gesù, contrapponendolo al paradiso o Regno (nell’accezione che più vi fa comodo a seconda dei casi).
I musulmani hanno imitato, modificando come a loro piaceva di più.
Che poi tu immagini il cristianesimo come pare a te è altro ancora…
E sei talmente libero da non poter pensare a niente che falsifichi le tue idee.
Salone Internazionale del Libro di Torino.
Martin: Il segreto per svolgere delle indagini sui i misteri? Nessun dog…
Dylan: Groucho! La pistola!
Martin: Dogma! Volevo dire dogma! E falle finire di parlare le persone!
Java: Rghrrrr… ghrmmm…
Xabaras: Hai ragiona ha un pessimo carattere, chissà da chi ha preso…
Io credo invece che i libri possano farti diventare ateo. Ricordo che la lettura della Bibbia fatta in età adulta mi ha provocato un senso di liberazione e nello stesso tempo sgomento all’idea che tanti potessero davvero credere a leggende simili. E anche la lettura di un libro di Freud è stata importante per continuare nella comprensione del perché le persone possano aver bisogno di un credo.
Un libro può aiutare certi percorsi perchè da informazioni e può fornire spunti critici.
Per me è stato importante “La vita di Galileo” di Bertold Brecht, letto attorno ai 14 anni. Avevo da poco iniziato ad interessarmi di problematiche scientifiche e mi stavo allontanando dalla chiesa e dalla mia educazione cattolica standard: vedere il trattamento riservato dalla chiesa allo scienziato considerato il padre della scienza moderna rafforzò il mio distacco.
Aggiungo anche il libro di Einstein “Come io vedo il mondo” letto in 1° liceo. Le idee sulla chiesa le feci mie e le usai in un tema che venne contestato dalla prof.sa di italiano, una bigottona cattolica e nostalgica del fascismo.
La bibbia l’avevo letta prima da ragazzino due volte, ma sempre come un libro di storia e di avventure, coi supereroi.
@ Massimo. Sono un cretino inveterato e precoce. Oggi in una libreria dell’usato ho comprato a 60 euro una copia in buone condizioni dell’enciclopedia illustrata a colori sulla quale sono “nato”. La mia era
sfasciata per il troppo uso. Grazie a quella a dieci anni sapevo della
Notte di san Bartolomeo e della strage degli Armeni.
Un enorme spreco, quindi…
Io ho un’enciclopedia Hoepli del 1961. Era una buona enciclopedia quando era stata comprata dai miei genitori, ma già nel 1967 era stato aggiunto un libro di aggiornamento. L’ho usata per le mie ricerche scolastiche (anni ’60 e ’70), ma già allora mi rendevo conto che su diverse informazioni non era aggiornata.
Il problema delle enciclopedie è che non stanno al passo coi tempi, quando escono sono già vecchie, perchè non contengono più gli aggiornamenti. La cultura non si può congelare ed anche quella storica perchè arrivano sempre nuove informazioni, nuovi aggiornamenti: 50 anni sono tanti e suppongo che la sua sia più datata ancora.
Sarei curioso di sapere come riportava la notte di San Bartolomeo e la strage degli armeni. Perchè non basta parlarne, ma l’importante è il come. Direi che comunque una cosa non le ha insegnato: la capacità di critica e di analisi.
“La cultura non si può congelare ed anche quella storica “
Ricordati che stai parlando con uno che si beve in tutta tranquillità le pappe pronte delle tradizioni inventate, delle idee senza parole e, più in generale, qualsiasi luogo comune da qui agli scorsi e prossimi 80 anni…
@ RobertoV
Il problema delle enciclopedie è che non stanno al passo coi tempi.
Triste e vero. La rete ha superato questo ostacolo, ponendo però il problema forse ancora più grave della gestione e selezione di un flusso informativo abnorme e non sempre di alta qualità.
Come esponente di una generazione “al confine” – ho ottima dimestichezza con il web, ma non sono propriamente un nativo digitale (primo computer a 11 anni e 1/2; connessione alla rete a 14; cellulare – inteso come PURO e semplice, no smartphone et similia a 15) – ho sperimentato i pro e i contro di entrambe le vie, cartacea e silicea.
Quello che occorre ora come allora sono capacità critiche e tanto olio di gomito per assimilare e rielaborare quanto raccolto.
Mi butto ad indovinare : “Il Tesoro del ragazzo italiano” per caso ?