Buone novelle laiche

Non solo clericalate. Seppur spesso impercettibilmente, qualcosa si muove. Con cadenza mensile vogliamo darvi anche qualche notizia positiva: che mostri come, impegnandosi concretamente, sia possibile cambiare in meglio questo Paese.

La buona novella laica del mese è rappresentata dalle prese di posizione contro la colpevolizzazione delle donne per la gestione clericale dei feti abortiti. Diverse parlamentari e consigliere della Regione Lazio hanno presentato una interrogazione per chiedere l’intervento di governo e Regione a tutela del diritto alla privacy. A sostenere l’iniziativa, la deputata Leu Rossella Muroni, la capogruppo della Lista Zingaretti Marta Bonafoni, ma anche il capogruppo radicale del Lazio Alessandro Capriccioli e l’ex presidente della Camera Laura Boldrini. Ha denunciato la situazione anche la senatrice Monica Cirinnà, che ha parlato esplicitamente di “violenza”.

Tutto è partito qualche giorno fa, quando una donna di Roma che si è sottoposta a interruzione di gravidanza scopre che i resti del feto sono stati seppelliti senza il suo consenso sotto una croce con tanto di etichetta che riporta il suo nome, al cimitero Flaminio. Questo primo caso, cui si vanno aggiungendo altre testimonianze, ha scoperchiato lo scandalo delle convenzioni tra amministrazioni, Asl e organizzazioni cattoliche integraliste riguardo il trattamento dei resti delle interruzioni di gravidanza. Che riguarda non solo Roma, ma si allarga a diverse città. Anche la nostra responsabile iniziative legali Adele Orioli ha esposto le storture di questa “pratica criminalizzante” sia per quanto riguarda il diritto alla riservatezza sia perché rende manifesta una “ingerenza confessionalista”. Tali sepolture nel Comune di Roma sono infatti “affidate in convenzione alla Caritas e Sant’Egidio” e “all’associazione ‘Difendere la vita con Maria’” con un accordo rinnovato l’anno scorso. Il Garante per la protezione dei dati personali ha aperto un’istruttoria per chiarire la prima vicenda emersa a Roma, viste le possibili violazioni sul fronte della privacy.

Quest’anno l’Uaar ha festeggiato in diverse città il centocinquantenario della Breccia di Porta Pia: con la presa di Roma nel 1870 infatti finiva lo Stato pontificio e si avviava il percorso per uno stato italiano unitario e (formalmente) laico. Una ricorrenza storica che però è stata bistrattata dalla maggior parte della classe politica, spesso con la giustificazione dell’emergenza sanitaria che ha impedito festeggiamenti in grande stile. 

Nel silenzio assordante della politica, qualche voce ha ricordato l’evento. In rappresentanza del Primo Municipio di Roma, l’assessora Giulia Urso ha portato un saluto istituzionale alla manifestazione di Porta Pia organizzata dall’Uaar. Carlo Calenda, leader di Azione, ha twittato che il XX Settembre “continua a essere una ricorrenza per pochi”, “come se ancora non avessimo fatto i conti fino in fondo con l’idea di laicità dello Stato”. Il partito Possibile ha ricordato per questa data, sempre su Twitter, che “la laicità farebbe bene a tutte e tutti”, “anche a chi ne prende le distanze”. A Roma comunque ricorrenze in tono minore, con la sindaca Virginia Raggi cha ha inaugurato la sera prima del XX Settembre una nuova illuminazione tricolore.

In maniera apparentemente insolita lo storico esponente dell’ala cattolica del Pd Pierluigi Castagnetti ha contestato la nomina da parte del ministro della Salute Roberto Speranza di monsignor Vincenzo Paglia, arcivescovo e presidente della Pontificia Accademia per la vita, a capo della commissione per la riforma dell’assistenza agli anziani. Castagnetti in un tweet l’ha definito senze mezzi termini “un errore”, “per ragioni di laicità dello Stato e di evidente inopportunità”.

Diversi parlamentari del Movimento 5 Stelle hanno presentato una interrogazione a risposta immediata, con prima firmataria Rosa Menga, per chiedere al Ministero della Salute chiarimenti riguardo l’opportunità di nominare il prelato. Il dicastero si è giustificato rispondendo che monsignor Paglia “da sempre infatti si è distinto per l’attenzione rivolta alle categorie fragili e, in particolare, agli anziani”.

Continua, nonostante il boicottaggio confessionalista, l’iter parlamentare del disegno di legge firmato dal deputato Pd Alessandro Zan contro l’omotransfobia. La conferenza dei capigruppo della Camera ha fissato la ripresa dell’esame del ddl in aula il prossimo 20 ottobre. Una volta approvato alla Camera, il testo passerà al Senato per il passaggio definitivo. Il recente omicidio di Acerra, dove un giovane ha ucciso sua sorella mosso dall’odio verso la relazione di lei con un ragazzo transgender, ha ricordato tragicamente la necessità di misure contro l’omotransfobia, come ribadito da diversi politici.

Anche la giustizia tutela la dignità delle persone lgbt. L’attuale assessore allo sport del Comune di Siena, Paolo Benini, è tra i condannati per insulti omofobi scritti sui social – giustificati come “goliardia” – verso un partecipante al Toscana Pride di due anni fa.

Intanto la parlamentare Monica Cirinnà, alla Festa nazionale dell’Unità, ha ribadito la sua fermezza nel chiedere al Partito Democratico di sostenere il ddl Zan. “Telefonerò al mio segretario Nicola Zingaretti e li chiamerò uno per uno i deputati del Pd”, ha annunciato, “tra poco si vota la legge contro l’omotransfobia e la misoginia, ci saranno i voti segreti e le pregiudiziali di costituzionalità ma la posizione del partito è questa!”. Perché, ha chiarito, “non voglio tradimenti sulla pelle delle persone, il Pd non li può coprire”.

Le forze di centrosinistra di Brescia hanno espresso sconcerto per la mozione congiunta del centrodestra in Consiglio comunale contro il disegno di legge sull’omotransfobia discusso in Parlamento. In un comunicato hanno invocato lo “stop alla mozione consiliare che difende l’odio”, “una crociata del tutto anacronistica”. “La libertà di opinione, garantita dalla nostra Costituzione”, chiariscono i firmatari, “non può e non deve mai trasformarsi in insulto, minaccia e offesa” e il testo di legge “punisce quese ultime, non certo le opinioni su matrimonio e genitorialità, che restano libere e oggetto di confronto”.

Riprende l’iter parlamentare per una legge sul suicidio assistito. Stanno infatti iniziando le audizioni alle commissioni Giustizia e Affari sociali in merito alla storica sentenza della Corte Costituzionale, che apre nuovi spiragli per riconoscere l’autodeterminazione sul fine vita. Il presidente della Commissione Giustizia alla Camera Mario Perantoni ha fatto sapere che “ogni gruppo ha proposto un nominativo” e che già sono concordate le audizioni con il Comitato nazionale per la bioetica, la Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo) e della Federazione nazionale Ordini professioni infermieristiche (Fnopi). Proprio l’Uaar, con radicali, Associazione Luca Coscioni e altre realtà aveva depositato nel 2013 a Montecitorio decine di migliaia di firme a sostegno di una proposta di legge di iniziativa popolare sull’eutanasia legale.

La Corte d’Assise di Massa Carrara ha depositato le motivazioni della sentenza che ha assolto lo scorso 27 luglio Mina Welby e Marco Cappato dalle accuse di istigazione e aiuto al suicidio sul caso che riguarda Davide Trentini. L’uomo aveva scelto il suicidio assistito in Svizzera, annunciandolo in un videomessaggio e con il supporto dell’Associazione Luca Coscioni. I giudici hanno chiarito che “la dipendenza da trattamenti di sostegno vitale non significa necessariamente ed esclusivamente dipendenza da una macchina”. In questo modo viene riconosciuto un ulteriore principio per l’autodeterminazione sul fine vita.

L’amministrazione di Cuneo si sta muovendo per istituire una sala del commiato, utilizzabile da tutti i cittadini a prescindere dall’appartenenza religiosa. Il sindaco Federico Borgna ha detto: “ci stiamo lavorando”, “mi piacerebbe dare una soluzione concreta a questo bisogno di molte famiglie entro la fine del mandato”. L’iniziativa per chiedere al Comune di dare una risposta è partita dalla campagna di raccolta firme #Cuneolaica lanciata dall’Uaar locale e dai radicali. Il Consiglio comunale ha approvato all’unanimità un ordine del giorno che impegna la giunta a individuare una sede per la sala del commiato entro la fine del mandato.

La redazione

Un commento

Diocleziano

«…scopre che i resti del feto sono stati seppelliti senza il suo consenso sotto una croce con tanto di etichetta che riporta il suo nome…»

Ormai i cattolici sono ridotti al più infame sciacallaggio!
E questo fa il paio con le bare delle vittime del covis, tutte sistematicamente lordate da una croce.

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