Non solo clericalate. Seppur spesso impercettibilmente, qualcosa si muove. Con cadenza mensile vogliamo darvi anche qualche notizia positiva: che mostri come, impegnandosi concretamente, sia possibile cambiare in meglio questo Paese.
La buona novella laica di ottobre è rappresentata dai passi presi dalle istituzioni per promuovere la contraccezione in Italia: in particolare l’abolizione dell’autorizzazione preventiva per la pubblicità dei profilattici e l’abolizione dell’obbligo della prescrizione medica per la pillola dei cinque giorni dopo alle minorenni.
Il viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri (M5S) ha firmato un decreto per consentire le pubblicità di profilattici senza autorizzazione ministeriale preventiva. Così, superando “una norma particolarmente stringente”, “si dà finalmente un via libera alla comunicazione e all’informazione sull’utilizzo dei profilattici, cercando di dare la migliore conoscenza e un approccio alla sessualità consapevole e guidato”, ha spiegato Sileri. Hanno stimolato questa innovazione le interrogazioni alla Camera di Gilda Sportiello (M5s) e Riccardo Magi (+Europa).
Dal canto suo l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), con la determina n. 998 dell’8 ottobre, ha permesso la commercializzazione della pillola dei cinque giorni dopo per le minorenni senza obbligo di prescrizione medica. Il direttore generale dell’Aifa Nicola Magrini ha spiegato che poter reperire la pillola EllaOne con minor difficoltà rappresenta “uno strumento etico in quanto consente di evitare i momenti critici che di solito sono a carico solo delle ragazze”.
La lotta alle discriminazioni verso le persone lgbt avanza nonostante l’ostruzionismo confessionalista, ormai arrivato a punte imbarazzanti come le dichiarazioni del deputato di Fratelli d’Italia Edmondo Cirielli. Prosegue infatti alla Camera l’iter del disegno di legge contro l’omotransfobia firmato da Alessandro Zan (Pd). Bocciate con 254 contrari e 201 a favore le pregiudiziali di costituzionalità pretese da Lega e Fratelli d’Italia con voto segreto, sono stati approvati cinque dei dieci articoli del testo. Se all’inizio di novembre andrà in porto l’approvazione definitiva alla Camera, si passerà al vaglio del Senato. La legge è stata intanto estesa al contrasto della discriminazione e violenza per motivi di disabilità, oltre che per quelli legati a sesso, genere, orientamento sessuale e identità di genere. A sostegno della lotta contro le discriminazioni anche un emendamento, approvato in Commissione Bilancio del Senato, per stanziare quattro milioni di euro nel Decreto Agosto per centri e case rifugio per le vittime della violenza omotransfobica.
Intanto la società civile si mobilita a sostegno della legge contro l’omotransfobia: il 17 ottobre decine di piazze hanno animato la manifestazione “Dalla parte dei diritti”. La Rete Re.A.Dy, che riunisce gli enti locali che si attivano contro le discriminazioni alle persone lgbt, ha lanciato una iniziativa nazionale per approvare ordini del giorno a sostegno del ddl Zan tra Comuni e Province aderenti. L’iniziativa è stata lanciata durante una conferenza stampa alla Camera con Alessandro Zan, il presidente della Commissione Giustizia Mario Perantoni (M5s), il direttore dell’Unar Trianda Loukarelis, l’assessore ai Diritti del Comune di Torino Marco Giusta, la deputata Carla Giuliano (M5s).
Alla legge nazionale si vanno affiancando anche normative regionali contro l’omofobia e prese di posizione dalle amministrazioni. La Commissione Pari opportunità del Consiglio regionale del Lazio sta vagliando una norma anti-omofobia, sintesi di quattro proposte diverse presentate da Italia Viva, Lista Civica Zingaretti, Movimento 5 Stelle e Partito Democratico. Lo ha annunciato la consigliera regionale Marta Bonafoni (Lista Zingaretti): “avevo raccolto il testimone dal Circolo di cultura omosessuale Mario Mieli e da decine di sigle del movimento lgbtqi”. Tra le disposizioni, la costituzione come parte civile della Regione nei processi, campagne di sensibilizzazione e coinvolgimento delle istituzioni contro le discriminazioni.
A livello locale, da segnalare la mozione per aderire alla campagna “Da’ voce al rispetto”, approvata dal Consiglio del Municipio Roma VII. L’iniziativa presentata dalla consigliera Anna Rita Lazazzera, presidente della Commissione Pari opportunità, è passata con 16 voti a favore di M5s, Pd, Italia Viva e Gruppo misto. Soddisfazione anche da Cristina Leo, assessora alle Politiche abitative, alle Politiche sociali e alle Pari opportunità. A Bologna il Consiglio comunale ha approvato un ordine del giorno a sostegno del ddl Zan, presentato dalla consigliera Gabriella Montera e firmato da Andrea Colombo, Roberta Li Calzi e Isabella Anguili. Lo storico attivista Franco Grillini, presidente onorario di Arcigay, ha espresso soddisfazione notando che da Bologna, “una delle città più importanti d’Italia e capitale storica del movimento lgbti italiano, arriva un messaggio importante al nostro Parlamento”. La Giunta di Crema ha sostenuto con una delibera la necessità di legge nazionale contro l’omotransfobia, con particolare interessamento della sindaca Stefania Bonaldi e dell’assessora alle Pari opportunità Emanuela Nichetti. Il Consiglio comunale di Torre Annunziata (NA) ha approvato un ordine del giorno a favore della legge contro l’omotransfobia, su richiesta del consigliere Pierpaolo Telese: è la prima città della Campania a compiere questo passo. La Provincia di Pisa si è schierata a favore del ddl Zan e il presidente provinciale Massimiliano Angori ha aggiunto che aderirà alla Rete Re.A.Dy. Anche la Provincia di Prato ha preso l’iniziativa, con una mozione approvata in Consiglio. Il Comune di Campobasso ha sostenuto la legge patrocinando una manifestazione, dove era presente l’assessora alle Pari opportunità e vice sindaca Paola Felice. A Parma il Consiglio comunale ha presentato una mozione, sostenuto dall’assessora per le Pari opportunità Nicoletta Paci. Alcuni rappresentanti dei comuni del senese, come Murlo, Castelnuovo Berardenga, Abbadia San Salvatore, hanno chiesto al capoluogo di rientrare nella Rete Re.A.Dy. da cui era uscito nel 2019.
Nel mare del conformismo confessionalista italiano, fa piacere vedere qualche gesto di laicità istituzionale. Il sindaco di Bibiana (TO) Fabio Rossetto si è rifiutato di far benedire dal parroco locale il nuovo scuolabus comunale, durante l’inaugurazione del servizio cui aveva partecipato anche il presidente della Regione Alberto Cirio. Con buon senso civico, il primo cittadino ha chiarito: “Ho detto di no alla benedizione perché non si trattava di una festa o di una ricorrenza religiosa”, “il contesto era laico e addirittura politico”, quindi “ho ritenuto che fosse bene lasciare fuori la religione” dato che “ci sono tante religioni e c’è anche chi di religione non ne ha nessuna”. Diversi politici hanno protestato per il posizionamento del crocifisso nell’aula del Consiglio regionale del Piemonte a Palazzo Lascaris. Il simbolo cattolico era stato donato dall’arcivescovo di Torino Cesare Nosiglia e imposto da un ordine del giorno fatto passare dal centrodestra l’anno scorso. “Un’iniziativa poco opportuna e poco rispettosa nei confronti dei cittadini piemontesi che non si riconoscono nella fede cristiana”, ha ricordato Francesca Frediani (M5s) Marco Grimaldi (Liberi, uguali e verdi) che mette in evidenza l’ipocrisia di chi fa appendere il crocifisso e poi invoca la chiusura del locale mercato di Libero scambio, “dove trovano spazio i più poveri e i più emarginati della nostra comunità”. Il consigliere comunale di Parma Marco Maria Freddi ha voluto ricordare la data storica del XX Settembre spesso bistrattata dalla politica, per rimarcare l’importanza della laicità dello stato di fronte a forme di invadenza confessionalista, durante una seduta in Consiglio.
Lo scandalo dei macabri cimiteri dei feti con tanto di croce e nome della donna che ha interrotto la gravidanza ha suscitato grande indignazione. Tanto che i consiglieri regionali del Lazio Marta Bonafoni e Alessandro Capriccioli hanno presentato una bozza di legge per rivedere i regolamenti della sepoltura e per ridurre l’influsso nefasto dell’obiezione di coscienza. Tra le proposte, un concorso pubblico solo per ginecologi non obiettori, così da avere un organico sufficiente per gli aborti e non limitare quindi i diritti delle donne sanciti dalla legge 194. Per quanto riguarda la sepoltura di feti abortiti, è da chiarire che la richiesta può arrivare solo dalla donna interessata e che solo lei potrà indicare un nome o un simbolo religioso sul luogo di inumazione. Così da limitare le infiltrazioni delle organizzazioni integraliste cui di fatto le istituzioni stanno appaltando questa funzione.
Maggiore attenzione alle persone trans: sarà gratuita, a carico del Servizio sanitario nazionale, la terapia ormonale per le persone che vogliono avviare la transizione dopo l’intervento chirurgico. Le linee guida dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) sono state pubblicate in Gazzetta ufficiale, dopo anni di consultazioni con i movimenti. A fare da apripista la Regione Emilia Romagna che con una decisione della Giunta ha dato attuazione alla legge approvata nel 2019.
Le amministrazioni locali si mostrano più sensibili al tema dei funerali per i non cattolici, segno di come la società stia cambiando. Il Consiglio comunale di Lainate (MI) ha approvato all’unanimità una mozione, presentata dalle liste civiche di maggioranza, per istituire una sala del commiato utilizzabile a prescindere dall’appartenenza religiosa. Il consigliere Ivo Merli (Lista Landonio) ha spiegato che “il contesto sociale vede la presenza all’interno della comunità di culture e religioni diverse, oltre alla presenza di una realtà laica”. Anche il Comune di Capannori (LU) ha intenzione di individuare l’area per una sala del commiato. A Polesella (RO) è stata inaugurata la Casa funeraria Ferrari, una sala del commiato per consentire cerimonie funebri laiche o religiose.
Di fronte agli attacchi del presidente turco Recep Tayyip Erdogan contro la Francia, accusata di fomentare l’odio contro i musulmani mentre infuriavano le polemiche per l’uccisione – per mano islamista – di Samuel Paty, anche il premier Giuseppe Conte si è schierato con il presidente Emmanuel Macron. Parole “inaccettabili”, le ha definite il presidente del Consiglio italiano in un tweet, che ha ribadito “piena solidarietà” a Macron.
La redazione
Cirielli dixit:
«…potete dire quello che volete, ma l’istigazione alla discriminazione e l’atto della discriminazione, per quanto odiosi e deprecabili, rientrano nell’ambito dell’opinione…»
A rigor di logica il ragionamento (?) non fa una grinza: nel caso in esame la discriminazione è originata dalla chiesa quindi cosa c’è di più opinabile delle opinioni della chiesa che in nulla si basa sui fatti? Se ne deduce che, pur nella puerilità del suo argomentare, afferma che le opinioni della chiesa sono ‘odiose e deprecabili’.
Come volevasi dimostrare.
«…Per quanto riguarda la sepoltura di feti abortiti, è da chiarire che la richiesta può arrivare solo dalla donna interessata e che solo lei potrà indicare un nome o un simbolo religioso sul luogo di inumazione…»
È antipatico toccare certi argomenti, ma spero che anche i relativi costi siano a carico di chi richiede questa soluzione. Così, come per un comune funerale, si pagano i fiori, i decori, nome e data.
Conoscendo la malafurbizia dei nostri antipatici cuginetti, non vorrei che sistematicamente richiedano questa prestazione se ‘gratuita’…