I morti non parlano, e non c’è nulla di più violento e canagliesco che strumentalizzarne il pensiero da defunti. Enrico Berlinguer sarebbe stato favorevole o contrario al Partito democratico? E Nino Andreatta avrebbe detto sì o no alla legge sui Dico? I morti non parlano, ma la loro storia – che spesso è la storia di un gruppo, di un manipolo – a volte sì. Chi può parlare, dunque, sono magari gli amici di una vita. Chi può parlare, per esempio, è quel consolidato drappello di cattolici bolognesi – anzi: emiliani – che sfilano o stanno per sfilare nella luminosa camera ardente che raccoglie le spoglie di Nino Andretta. Sono loro – i Prodi, e poi intellettuali cattolici come Pedrazzi o Scoppola, e politici come Enrico Letta, Parisi e Castagnetti – sono loro, dicevamo, forse i più a disagio di fronte all’ennesima scesa in campo della Cei contro i Dico. Loro sì, che possono dire. E confermare il dissenso di un filone di pensiero – di un gruppo di cattolici formatosi alla scuola di Dossetti, e ormai «eretico» agli occhi delle gerarchie – di fronte a posizioni da loro pacatamente contestate, e non da oggi.
E’ un gruppo composito – ruota attorno al «Mulino» e all’Istituto di Scienze Religiose di cui Andreatta era presidente, per dirne solo due – non sempre omogeneo nelle analisi, ma spesso compatto nelle conclusioni. E ognuno, in questi giorni di dolore, spiega il dissenso rispetto alla nota della Cei (il proprio dissenso, non quello di Andreatta!) a modo suo. Prendete il professor Pedrazzi, per esempio, Gigi per il amici, che è tra i fondatori del «Mulino» e che eretico cominciò ad esserlo più di trent’anni fa, quando con Pietro Scoppola e Pierre Carniti, a casa di Luigi Macario (allora leader Cisl) buttò giù il manifesto dei «cattolici del no» al referendum sul divorzio. «Della nota della Cei – annota Pedrazzi – mi colpiscono quasi più le omissioni che le affermazioni. C’è una resistenza antistorica a fare i conti con la realtà che cambia. A quanti come noi capita ancora di andare a dare una mano in parrocchia per i corsi pre-matrimoniali, ad esempio, colpisce l’assenza di qualunque autocritica circa la crisi di un istituto – quello della famiglia, appunto – che è profondamente cambiato rispetto a soli dieci anni fa. Per tante coppie che convivono, il matrimonio così com’era inteso comincia ben prima delle nozze; e oggi perfino i campeggi scout sono occasione di iniziazione sessuale. Non vederlo, non aiuta certo la Chiesa a star vicino alla gente». […]
Colpì, qualche tempo fa, che fosse un gruppo di deputati della Margherita (provenienti dalla Dc!) a dover mettere nero su bianco un documento in difesa della laicità dello Stato, a fronte dell’offensiva sui Dico di Ruini e dei teo-dem. Promotori di quel documento furono due prodotti dell’«eresia emiliana», cioè Dario Franceschini e Pierluigi Castagnetti. Racconta quest’ultimo: «Ad aver segnato tanti di noi, è la storia del cattolicesimo democratico emiliano, profondamente influenzato da Dossetti: anche Andreatta si è formato a quegli insegnamenti. Ricordo, ironia della storia, quando l’allora vescovo ausiliare di Reggio Emilia, Ruini, ci invitata a «ruminare», come diceva lui, i testi del Concilio. Col suo aiuto fu fondato un Centro culturale cattolico (Il Leonardo) tra i cui animatori c’erano Romano Prodi e Flavia. Organizzavamo incontri con i teologi che lavoravano ai testi del Concilio: venne anche Ratzinger a discutere con noi».
Il testo integrale dell’articolo di Federico Geremicca è stato pubblicato sul sito de La Stampa
Grazie ratzinger ! Con il tuo estremismo oscurantista e inquisitorio stai facendo rinsavire anche tanti cattolici, che cominciano a non poterne più della tua arroganza e della tua politica reazionaria ! Credo che l’estremismo integralista del vaticano stia cominciando a scavare una frattura ancge tra tanti cattolici e la chiesa stessa. Di ciò la causa dellal aiocità non potrà che avvantaggiarsene fortemente. se chi si definisce cattolico comincia a pensare con la sua testa e a mandare a quel paese la cei e i suoi anatemi , vuol dire che stiamo diventando un paese migliore. Spero che questi primi segnali di frattura si acuiscano.
Mi vergogno di essere reggiano … cmq ci tengo a precisare che Ruini è di Sassuolo (Modena).