Nel sito del New York Times è apparso un articolo di David Leonhardt che cerca di rispondere alla domanda se sia riscontrabile una relazione fra il reddito delle famiglie e la religione che queste professano. Ponendo che il reddito di 75000 $/anno individui le famiglie agiate, i dati raccolti dal centro di studi e interventi sociali Pew Charitable Trusts permettono di valutare la percentuale di appartenenti a ciascuna religione che superano tale soglia.
Appare allora che, contro una media nazionale del 31%, si trovano il 67% degli ebrei della riforma e il 65% degli hindu; all’estremo opposto, circa al 20%, si trovano i pentecostali, i testimoni di Geova e i battisti. Sorprendentemente i protestanti dell’insieme delle varie denominazioni, che costituiscono la maggior parte della popolazione, sono più poveri dei cattolici, rovesciando lo stereotipo weberiano che vedeva le nazioni protestanti più ricche delle cattoliche. Emerge una regola valida per quasi tutte le religioni: la corrispondenza fra reddito e titolo di studio.
Tutto questo è illustrato da un grafico, in cui per ogni religione si leggono la percentuale di laureati e quella di agiati (reddito > 75000 $/a). Nel grafico, oltre alla miriade di religioni, trova posto, sotto il nome di secular, anche il gruppo dei non religiosi.
Lo studio accenna anche ad alcune correzioni possibili per dati che non rientrano nella regola generale, principale fra queste la possibile influenza del pregiudizio razziale che potrebbe colpire gli appartenenti a religioni praticate soprattutto da non bianchi.
I numerosi commenti dei lettori mettono in luce vari difetti metodologici dell’articolo, essenzialmente l’aver trascurato la disuniforme distribuzione delle religioni e dei gruppi etnici sul territorio degli Stati Uniti, cui si somma un’altrettanto varia offerta economica e sociale, e la storia degli insediamenti, che nel caso degli asiatici ha originato gruppi etnici con caratteristiche molto diverse dalla media (in genere culturalmente superiori).
Ermanno Morgari
Osservando il grafico pubblicato dal NY (http://www.nytimes.com/imagepages/2011/05/15/magazine/15-Leonhardt.html?ref=magazine)e dopo aver letto l’articolo in inglese vedo invece che i protestanti superano i cattolici (presbiteriani e metodisti sono protestanti, infatti sono una costola della chiesa anglicana nata nel 18º secolo). Ma a aparte questo, è importante osservare nel grafico la corrispondenza tra la religione professata ed il livello d’istruzione. Si nota che gli ebrei per così dire aperti (reformed Jews) a gli indù sono i + colti ed anche i + ricchi. Quindi mi sento di dire che è l’educazione e non la religione a mostrare una correlazione con il reddito. Faccio notare che anni fa il Professor Zingales (università di Chicago) fece uno studio smentendo clamorosamente le tesi di Weber.
Ma gli ebrei riformati non sono il vero ebraismo.
Scusa Enrico, ma questo credo che lo dica tu.
Per gli ebrei le uniche ‘eresie’ sono credere alla Trinità, all’Incarnazione e insomma a concetti che esulano dallo stretto monoteismo e non sulla relativizzazione storica della precettistica mosaica.
Gli ebrei riformati fanno parte a pieno titolo della religiosità ebraica, come anche ha stabilito la corte suprema israeliana sulla liceità delle conversioni all’ebraismo riformato per lo status di ebreo.
Spesso si tende a vedere la struttura interna delle religioni come se fossero tutte come la Chiesa Cattolica.
In ambito ebreo ci sono alcuni detti, come ‘Quando ci sono due ebrei troverai sempre tre opinioni diverse’, oppure ‘un ebreo necessita sempre di due sinagoghe perchè una deve essere quella in cui non metterà mai piede’ che credo siano abbastanza illuminanti, da questo punto di vista, sulla differenza della concezione dialettica interna tra le due religioni, senza che ci sia motivo per credere in una delle due; è un dato abbastanza oggettivo.
Ma che ne sai tu, Enrico, di qual è il vero ebraismo?
Dai tu le patenti di autenticità alle religioni?
Per quanto ne s’ hai ragione tu per quanto riguarda l’ebraismo riformato.
Forse la tua imprudenza sta’ nell’uso della parola ‘vero’.
La relazione tra ebraismo ed ebraismo riformato è come la relazione tra regola ed eccezione.
Per quanto ne so’ hai ragione tu per quanto riguarda l’ebraismo riformato.
Forse la tua imprudenza sta’ nell’uso della parola ‘vero’.
La relazione tra ebraismo ed ebraismo riformato è come la relazione tra regola ed eccezione.
Ma infatti il problema è il termine ‘vero’, che segna una demarcazione (errata) tra una ortodossia e una eresia più che una proporzione numerica.
Io intendevo quello: peraltro non dispongo nemmeno di dati numerici sulle varie correnti dell’ebraismo, ma mi fido.
Non c’è alcuno standard assoluto che consenta di classificare una corrente o l’altra del giudaismo come “vera” o “più vera” di un’altra (o “più regolare”).
Lo stesso vale per le altre religioni.
Che gli ebrei siano alquanto litigiosi è vero basta vedere il numero di partiti presenti alla knesset, in merito al termine vero ebraismo l’ho usato in quanto non mi riesce di associare all’ebraismo i convertiti all’ebraismo oppure coloro i quali dichiarano non valide alcune prescrizioni dell’ebraismo.
Io non confonderei gli ebrei con gli israeliani. Gli ebrei ortodossi non riconoscono neanche lo stato di israele perchè secondo loro l’unica persona leggittimata a (ri)fondare alla fine dei tempi lo stato di israele è il messia, il che ovviamente non è avvenuto con l’attuale stato di israele la cui costituzione è stata un atto di puro colonialismo.
Anche la parola ‘eresia’ è impropria se usata per gli ebrei perchè non fa parte del lessico e della cultura biblica. La parola da usare e semmai ‘idolatria’ che però vuol dire un altra cosa e cioè abbandono del monoteismo.
La religione che ha portato alla ribalta della storia la parola ‘eresia’ è il cristianesimo forse per esorcizzare la sua origine che è consistita proprio in un atto di eresia (o più precisamente di apostasia) dato che paolo ed i suoi seguaci che costituivano solo una fazione della setta ebrea-cristiana (e neanche la più importante), non riuscendo ad imporre la propria autorità presso gli ebrei, decise di formare una religione separata al di fuori del alveo del ebraismo contravvenendo ad una precisa disposizione di GC, secondo cui non si sarebbe dovuta cambiare neanche una iota (il testo greco probabilmente traduce così la lettera ebraica ‘yod’) della legge.
Francesco,
la parola ‘eresia’ era appunto usata in modo paradossale per rispondere ad Enrico: so che per essere considerati fuori dall’ebrasimo è l’idolatria forse l’unica discriminante, ed era quel che tentavo di dire.
Quelli di cui tu parli non sono quelli che si considerano gli ebrei ortodossi, ma i Neturei karta che in israele sono molto mal visti e sono politicamente amici di Ahmadinejad, mentre gli ebrei ortodossi sono di derivazione fondamentalmente farisaica, con maggior o minor rigore rispetto agli ultraortodossi; un argomento estremamente complesso.
Ma l’ebraismo riformato non nasce in Israele, e credo che sia più diffuso fuori di Israele, ma appunto quello dello status concesso da Israele è un termometro della concezione dei riformati all’interno del vasto panorma dell’ebraismo che non si esaurisce in Israele ma in tale Stato è molto rappresentato.
Comunque dai, ci siamo capiti nelle linee di fondo.
Enrico,
l’esempio dei convertiti voleva enfatizzare più che altro lo status di ebreo: se la corte israeliana concede ai convertiti riformati lo status di ebreo vuol dire che l’ebraismo riformato è considerato facente parte dell’ebraismo.
E, come diceva bene Francesco, di solito è l’idolatria la discriminante per non essere considerati parte dell’ebraismo non la discussione sui precetti mosaici.
Poi ognuno la pensa come vuole, ma credo che tecnicamente il discorso sia più o meno tale.
Certamente l’articolo riassunto per l'”ultimissima” presta il fianco a critiche, ma può darsi che il raffronto fra cattolici e protestanti sia giusto come lo istituisce l’autore, se per “protestanti” intende la media fra le varie denominazioni, che per ricchezza e cultura si situano sia al di sopra sia al di sotto dei monolitici cattolici, e con numero di aderenti assai diverso da una Chiesa all’altra. Quanto agli hindu, nei commenti che seguono l’articolo si chiarisce come la loro comunità si sia formata recentemente, con l’afflusso di laureati, soprattutto tecnici, che percepiscono stipendi elevati.
Un simile studio fatto in India avrebbe probabilmente visto gli induisti tra i poveri. mentre lì la minoranza “ricca” sono i parsi, come in occidente gli ebrei.
Gli anglicani non sono prostestanti ma scismaticie ed i cattolici come singola confessione sono maggioranza relativa.Per cattolici ortodossie ed anglicani la messa e’ valida sempre la stessa ovunque,per i protestanti eretici no.
quindi se una diacona anglicana lesbica dice messa per te va bene?
finalmente un cattolico senza paraocchi! 🙂
La tesi di Weber secondo me resta abbastanza calzante per quanto riguarda le origini del protestantesimo e del capitalismo: cioè la stretta correlazione tra etica calvinista (dunque favore in terra, come segno della predestinazione, mentre per Lutero non era mai possibile scorgere alcun segno perchè si può perdere la fede anche in fin di vita) e attività imprenditoriale, anche se, da materialista storico, penso che non sia stata la religione a determinare il capitalismo imprenditoriale, ma che la nascente classe imprenditoriale abbia trovato la religione ad essa più funzionale o con essa più compatibile, se si preferisce.
Ma, appunto, questo valeva per la fase nascente del calvinismo e del capitalismo.
Oggi ormai le religioni sono penetrate nella società e spesso ci si trova a vivere la religione ereditata per tradizione (ad esempio la comunità nera cristiana è spesso battista).
Per cui credo che sia molto difficile una correlazione tra reddito e religione professata, semmai si dovrebbe vedere, come dice Iging, la correlazione tra istruzione, reddito, e secolarizzazione dei più istruiti e benestanti all’interno della religione professata, se si professa una religione (e dunque vedere anche tra i non religiosi come siano l’istruzione ed il reddito).
Sarebbe un dato più utile vedere se studio e benessere (poi,se e quanto i due fenomeni siano collegati sarebbe altra materia interessante) portano, indipentemente dalla religione professata, ad una secolarizzazione e laicizzazione o se ciò non avviene e, nel caso, in quali religioni ciò avvenga maggiormente e in quali meno.
mi dispiace Batra, ma le tesi weberiane sono da tempo state respinte dagli storici (i calvinisti transilvani e scozzesi del XVI secolo erano poverissimi e molto poco imprenditori rispetto ai loro omologhi di altre confessioni in loco). Gli economisti poi non le hanno mai prese sul serio. E oramai anche i sociologi ne riconoscono lo schematismo semplicistico, l’unilateralità delle fonti e la tesi precostituita priva di controprove.
Certo, rimane un bel libro, ma fuffoso.
Tonii,
io a dire il vero pensavo più agli svizzeri; in Svizzera mi pare che Zwingly e Calvino hanno inciso molto e pure guardavo all’Olanda e agli Stati Scandinavi che sostanzialmente molto hanno mutuato dal calvinismo.
Per queste realtà, a me la tesi di Weber pare applicarsi discretamente, poi non saprei.
Tonii,
probabilmente, rileggendo, l’equivoco è nel termine che ho usato, capitalismo, che rimanda all’Inghilterra e alla Rivoluzione Industriale, dove però l’anglicanesimo, pur avendo alcuni punti comuni col calvinismo, non è una religione protestante in senso stretto; anche se ha avuto buona diffusione in Scozia, pertinentemente all’esempio che poni tu.
Per i Paesi scandinavi, che non sono calvinisti, e la loro concezione un po’ particolare del luteranesimo si aprirebbe un discorso anche più complesso.
Più che di ‘capitalismo’, avrei dovuto parlare di borghesia commerciale e imprenditoriale, sviluppo della quale precede l’epoca storica del capitalismo propriamente intesa (ovvero, sarà la borghesia a mutare l’ordine antico e terriero in società capitalista moderna) .
Certamente, appunto in ambito svizzero e olandese il calvinismo è stato un buon veicolo ideologico per la nascente borghesia commerciale che in quelle zone ha trovato grande fermento.
Poi, certamente, la tesi di Weber non è nemmeno per me assoluta (la borghesia soprattutto tessile di alcune zone italiane, ad esempio, si è sviluppata senza essere calvinista, anche se una temperie culturale protestante in Italia era certamente penetrata) e certamente non è compatibile con l’anglicanesimo; io personalmente, senza venerarla e considerarla un assoluto (posto anche che le correlazioni storiche sono sempre soggette a discussione) la considero calzante, soprattutto perchè Weber, più che un discorso concreto di sviluppo storico ed economico, pone l’idea che l’etica protestante (che riguarda per me fondamentalmente il calvinismo) sia un veicolo ideologico e morale per la mentalità imprenditoriale e finanziaria (a livello embrionale) che si stava sviluppando; sbaglia invece per me nettamente credendo che sia questa (il calvinismo) a determinare lo slancio imprenditoriale che aprirà una nuova epoca: semplicemente, per una serie di fenomeni storici ed economici, il mondo stava cambiando ed il calvinismo offrì un’idea più adatta a questa modernità.
Poi sicuramente non sono uno storico di quel periodo e posso benissimo sbagliare; ma ci tenevo a spiegare in che senso valutavo Weber, e credo che non sia tanto da guardare alla religione anglicana, quanto appunto al calvinismo di area svizzera, olandese.
Scusa, ho saltato una cosa: sull’inapplicabilità della tesi di Weber alla Scozia presbiteriana, sostanzialmente calvinista, ti do ragione: per questo dicevo che non è assoluta, ma mi sono scordato di scriverlo! 🙂
Il livello di istruzione sembra davvero il fattore che determina il reddito, e forse l’interazione tra religione, istruzione e reddito potrebbe determinare la mobilità sociale. Partendo dal link ho trovato lo studio originale:
http://religions.pewforum.org/pdf/report-religious-landscape-study-full.pdf#page=61
Non ho il tempo di leggerlo tutto, ma ad una rapida occhiata emergono alcuni fatti interessanti riguardo ai non religiosi (unaffiliated)
1. sembrano la categoria meno analizzata, non essendo facile suddividere in modo definito come avviene per esempio con le chiese protestanti;
2. pochi si dichiarano esplicitamente atei (1.6%) o agnostici (2.4%);
3. all’interno della categoria il reddito di quelli che si dichiarano esplicitamente atei o agnostici è mediamente superiore rispetto a quelli che si considerano semplicemente dei religiosi “non affiliati”.
Riguardo un Paese come gli USA, quel che mi lascia dei dubbi a proposito della correlazione tra istruzione e reddito è che non so quanto sia la prima a incidere sul secondo e non viceversa.
In un sistema a forte scuola pubblica l’istruzione può essere una grossa arma per accrescere il proprio reddito e la propria posizione sociale.
Ma in USA la scuola pubblica è di solito uno sfacelo, mentre le scuole più pregiate, almeno a quel che so, sono private e dunque appannaggio di classi già benestanti.
C’è sì un forte ruolo delle borse di studio, ma talvolta esse riguardano discipline sportive (e se diventi un campione accresci il tuo reddito, ma spesso, se non studi altro, non accresci di molto la tua cultura) e in ogni caso non risolvono un problema a monte, che amici che hanno familiarità con gli States mi hanno detto essere un problema.
In USA si preferisce un’istruzione fortemente settorializzata e specifica mentre poco valutato è il concetto di ‘cultura generale’.
Per cui magari trovi, faccio un esempio, ottimi avvocati, che però sono ignoranti in altre materie ed arrivano ad accettare il creazionismo letterale biblico.
Ecco, queste sono cose che so in generale degli States (pur nelle grosse differenze interne), soprattutto attraverso racconti altrui ed opinioni che mi portano a sentire il problema; se ho informazioni sbagliate o superficiali, lieto di apprendere qualcosa di nuovo.
Ciao Batrakos,
sono economista e dagli studi che sono stati condotti sulla base di serie storiche molto lunghe si è potuto vedere la relazione chiara tra istruzione e livello del reddito. Si è potuto constatare che l’istruzione aumenta la produttività dell’individuo il quale potrà produrre (o dare servizi) in modo migliore e + rapidamente rispetto ad un individuo con istruzione + bassa o nulla. Il nobel dell’economia Gary Becker http://en.wikipedia.org/wiki/Gary_Becker, ha poi approfondito il tema e ha dissezionato gli effetti della cosiddetta cultura generale rispetto a quella specialistica e come questo beneficia le imprese ed i lavoratori.
È anche vero che chi ha redditi alti può mandare i figli a scuole migliori. In studi fatti anchein Europa dove le disuguaglianze sono minori che negli USA, è vero ugualmente. Infatti se i genitori godono di redditi alti vivranno in quartieri con meno problemi sociali e anche le scuole pubbliche saranno meglio funzionanti, rispetto ad esempio una scuola pubblica che si trovi in un quartiere marginale di Napoli.
Summa summarum: l’istruzione ha un forte correlazione positiva con il livello del reddito in generale, particolarmente quella specialistica. Infatti se l’istruzione specialistica meglio si adatta alle necessità delle aziende (come in Germania o in Svezia), i + avranno accesso al mercato del lavoro ed il livello dei redditi in generale sarà + alto. Quindi la medicina + efficace per combattere la povertà e la disoccupazione è l’istruzione mirata (che in Italia ahimè è molto carente).
Quel che dici è vero per i paesi normali ma l’italia è un caso a parte.
Ciao Iging, e grazie dell’intervento competente, soprattutto sulla correlzione coi quartieri che a me sfuggiva.
Sia chiaro: sono convinto anche io, in una società come quella odierna, della necessità di un sapere mirato e specialista, sia per la produzione sia per il livello che l’ambito degli studi ha raggiunto.
Semplicemente credo che anche una discreta cultura generale sia importante per saper leggere il meglio possibile la società (e anche il senso che vogliamo dare alla vita) e anche per formare un senso critico, che all’avvocato creazionista dell’esempio evidentemente manca.
Per amor del cielo, la cultura generale è prima di tutto bella oltre che ad essere fondamentale. Credo anche che la cultura generale sia fondamentale per il bene del pensiero critico e noi atei questo lo sappiamo bene!
Mi riferivo prima solamente alla correlazione tra reddito ed istruzione.
Non mi sembra che questo tipo di indagine possa valere anche per l’italia.
Da noi non c’è relazione di proporzionalità tra istruzione e reddito (parlo per esperienza diretta, non per sentito dire), anzi semmai è vero il contrario.
Il tempo passato sui libri vuol dire più che altro tempo perso e reddito mancato perchè sappiamo bene che una volta usciti dal ciclo degli studi ci aspetta un mercato del lavoro che non assorbe i laureati. Sono altre le strade per trovare lavoro.
Chi si mette subito a lavorare ha almeno la possibilità di raggiungere l’autosufficienza.
Il contesto italiano è troppo diverso da quello degli usa e degli altri paesi dell’occidente perchè abbia senso prendere sul serio queste indagini.
Dovremmo prima tentare di sradicare la corruzione da questo paese ma questo vorrebbe dire di fatto distruggere il sistema.
Quando sento parlare di weber vien proprio da ridere. Quante sciocchezze tocca sentire.
Ma in che mondo vive questa gente?
Per capire l’italia bisognerebbe piuttosto studiarsi la storia di tangentopoli e vedere come è andata a finire.
Francesco, l’Italia non è un paese isolato, ma al contrario è ben inserito in Europa e nel mondo piaccia o non piaccia. È altrettanto vero che c’è chi non vuole rendere i cittadini italiani capaci di dare il meglio di sè. L’istruzione generale e specialistica è in Italia assai carente in confronto a vari paesi non solo del cosiddetto primo mondo ma pure alla Cina. T’invito a leggerti il rapporto PISA pubblicato dall’OCSE circa le scuole in molti paesi.
Se la scuola ed in generale l’istruzione sono abbandonate a se stesse, un paese dove questo succede, è condannato al declino. Ho potuto constatare questo fatto di persona, dal momento che vivo all’estero da 22 anni e ho vissuto in vari paesi. Il miglior investimento contro la disoccupazione si chiama istruzione + ricerca e sviluppo. La cosa che `+ mi spiace è di vedere ricercatori italiani che se ne vanno perché in Itali guadagnano da fame e nemmeno hanno i mezzi materiali per svolgere le ricerche. Mi fa ancor+ male vedere ragazzi con lauree o master che lavorano in call center, non perché sono incapaci, ma perché i loro diplomi non sono spendibili, nel senso che ricevono un’istruzione che non si adatta a quello di cui c’è veramente bisogno per lavorare. L’Italia è giustamente la dimostrazione di quello che succede se l’istruzione è carente.
Tu hai trovato la soluzione giusta andandotene dall’italia.
E’ il consiglio che darei anche io a chi a 20 anni. Andatevene finchè siete in tempo.
Più aspettate più diventa difficile.
Il rischio è di ritrovarvi tra 30 anni a lamentarvi su internet della vita infame che fate in italia.
hi è cattolico è più ricco,chissà,sarà forse che è aiutato da Cristo.
quindi gli islamici dell’arabia saudita sono i prediletti?
mi sà che non ha letto bene nè capito…..chi è cattolico è più ricco solo dei pentecostali, ma sia gli ebrei che gli indù battoino di molte lunghezze i cattolici…..che sia perchè gli indù sono aiutati da ganesh?
vuoi mettere un pantheon intero contro una trinità?
@ale troll
Sono in Marica, caro: al massimo sara Tonatiuh o Quetzacoatl…
Massimo massimo dal Grande Spirito…
Errata corrige: “sarà”…
Errata corrige bis: “America”… 🙄
“sarà forse che è aiutato da Cristo.” Più probabile che sia comprato da satana… com’era già la storia del cammello e dell’ago? 🙄
Patetico.
Io invece rilevo la grande riluttanza degli atei americani a dichiararsi tali.
Il termine “atheist” è accuratamente evitato e sostituito con il timido eufemismo “secularist”.
Strano poi che gli atei/laici risultino abbastanza poveri/poco istruiti.
Conoscendo la percentuali di atei fra gli scienziati e i letterati accademici, mi sarei aspettato di vederli al livello economico-culturale degli ebrei riformati.
Per quello che conosco dell’America, credo che gli atei di quel paese avranno molti più problemi dei “colored” quando lottarono negli anni 60′ e degli omosessuali nel dichiararsi.
Basta pensare che sulle loro banconote (e gli USA sono la patria del capitalismo) stà scritto “in dio noi crediamo”.
L’ateismo è il vero grande tabù degli U.S.A.
Cosi’ come l’accessibilità del sistema sanitario, del resto…
Certo, il vero miracolo negli usa non è avere un presidente nero ma un presidente ateo. (detto da uno che non è ateo)
Va anche detto che l’ateismo in italia è molto sui generis, perchè ha una connotozione storica che sarebbe più esatto definire anticlericale (nel senso di anticattolica) piuttosto che atea.
Kaworu quindi gli islamici dell’arabia saudita sono i prediletti?,vedendo la percentuale di poveri non direi proprio
in Arabia Saudita la religione di stato è quella Musulmana Wahabita ,è tutte le altre religioni sono illegali,come piace a tè
veramente a me non piace, semmai piace a te (però solo quando è la tua religione ad essere legale e tutte le altre illegali. l’ateismo poi deve essere illegalissimo, secondo te).
@ale troll
Ma i più potenti sono anche ricchi, e se è vero che ogni potere viene da Dio…
Kkuoru vuoi mettere un pantheon intero contro una trinità?, senti non so come te lo debba dire noi adoriamo un solo Dio ,chiaro.Dio è in tre persone padre figlio ,Spirito Ssanto,un po come le condizioni fisiche dell acqua che è solida,(ghiaccio) liquida . gassosa,ti è chiaro ora?
meglio ancora: pantheon batte uno e trino 😆
ale, nel caso tu non ci sia arrivato (cosa probabile viste le tue capacità) il pantheon che batte la trinità è quello indù, visto che nello studio gli indù sono molto più ricchi dei cattolici (e secondo te i cattolici erano ricchi grazie all’intervento di gesù). chiaro ora?
Anche se adesso molti hindu dicono che i vari dei in realtà sono le diverse manifestazioni di uno stesso dio, almeno così mi hanno detto delle colleghe indiane.
….che sarebbe comunque in ogni caso un dio indù e non quello cristiano, mussulmano od ebreo….
@ale troll
Quindi il tuo dio cambia a seconda di una condizione esterna e non è “imperituto e immutabile”? Trovati un’altra metafora, va’…
Ale, Dio è spirito non acqua, nè nessuna altra forma di materia. Per cui l’analogia delle fasi non regge. Se vuoi essere più efficace nel sostenere le tue ragioni studiati meglio la bibbia. Te lo dico senza ironia perchè penso che la bibbia sia un testo che contiene un enorme patrimonio di conoscenze e che purtoppo oggi è conosciuta pochissimo e meriterebbe di essere esposta in modo più degno.
Ale,
è meglio che ti fai suggerire un’altra metafora: quella dell’acqua è un esempio di tipo modalista, modalismo che è molto forte nelle Chiese evangeliche, ma che è considerato eresia dalla CCAR, in quanto non concepisce la Trinità come tre Persone (come ha stabilito il concilio niceno) ma come tre modi di manifestarsi della divinità.
ale catatonico,
è a te che non è chiaro che 1 non è 3.
Se i cattolici sono più ricchi é anche perché divorziano meno e il patrimonio di famiglia rimane intatto.
come no.
difatti in italia divorziano solo gli atei.
quindi… gli atei sono tantissimi.
che cosa curiosa.
I cattolici non mentono, non stuprano, non tradiscono, non divorziano, non abortiscono, non rubano… è solo un’insignificante numero di gente atea che fa queste cose.
Gli atei sono in estinzione.
I cattolici sono sempre più numerosi.
I crimini ci sono lo stesso.
boh, non ho capito come funziona, forse son tutti non praticanti?
“Se i cattolici sono più ricchi é anche perché divorziano meno e il patrimonio di famiglia rimane intatto.”
Questa e’ la barzelletta del giorno! 😆
Fuori da ogni dubbio! 😆
Kaworu risponde GLI atei sono tantissimi.
che cosa curiosa.ALE CATTOLICO : ( PERò è VERA.)).
quindi ammetti che gli atei sono tantissimi e non 4 gatti come tu e i tuoi correligionari van cianciando?
Secondo me vuole “confutare” ricordando il suo nick (“cattolico”? Uh, guarda non ce n’eravamo accorti… 😉 😀 ), come se lo pseudonimo di un troll-ultras invasato facesse testo nella media nazionale/mondiale… 😉 😆
“Famiglia”
“Familiare”
pork§$%&*##
eh hai ragione XD