Con monsignor Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio consiglio per la cultura, discutiamo della visita di Benedetto XVI a Napoli e della sua presenza di simbolico viatico per l’apertura dell’incontro interreligioso promosso dalla Comunità di Sant’Egidio. […] «Giovanni Paolo II ha fatto molto sul piano del dialogo. Ma ora, secondo Benedetto XVI, bisogna guardare anche ai non credenti, al mondo dell’agnosticismo e dell’ateismo. Un campo ricco di tensioni e persino scontri. E una componente del mio dicastero ingloba anche il dialogo con i non credenti, che era stato voluto, dopo il Concilio, da Paolo VI con l’istituzione del Segretariato per non credenti». […] Qual è l’aspetto più complesso della ricerca? «C’è prima di tutto una oscillazione della frontiera mobile tra credenti, agnostici e non credenti. Ci sono persone che credono di credere e ci sono persone che credono di non credere. C’è l’ateo che a volte sconfina nell’area della fede e viceversa. Penso a un personaggio come Cacciari che rappresenta chi non è credente ma è fortemente interessato alla fede. Ma mi riferisco pure ai tanti credenti che, però, hanno una fede fragile, formale, solo di facciata». Come uscire da questa grave crisi culturale e politica? «Tornando al metodo. Nel passato lo scontro tra credenza e non credenza, tra cattolici e laici, ha raggiunto a volte dei livelli di veemenza, produttivi quando tra atei e credenti autentici. Si pensi al grande scontro tra la visione cristiana e quella marxista, tra quella idealista e quella cristiana persino mistica. Lo stesso Nietzsche, e sappiamo quanto fosse anticristiano, nell’Anticristo non nascondeva il suo rispetto per la figura di Cristo definendolo l’unico cristiano della storia, purtroppo finito in croce. Ora mi pare che il grande dibattito filosofico, culturale e politico si sia di molto abbassato di livello. «Oggi, forse a causa della società dell’immagine e degli scontri urlati, l’ateo e l’indifferente sono avviati sulla facile china dello sberleffo e, quindi, tra credenti e non credenti prevale l’insulto, non il dialogo, non l’analisi. Io sono convinto che gli atei, i laici seri non vogliano essere rappresentati da libretti superficiali e i credenti non vogliano essere ritenuti dei cretini. Tutto questo ha reso difficile il dialogo mirante a ricercare punti di incontro per costruire insieme qualche cosa di utile per la nostra società. È dunque tempo di uscire da questo pericoloso giuoco dello scontro per cominciare a edificare la società del futuro».
Il testo integrale dell’intervista di Alceste Santini è stato pubblicato sul sito del Mattino
Cinque anni fa Ravasi diede dei “bigotti” e dei “talebani” ai soci UAAR che promuovevano lo ‘sbattezzo’. Ora vuole aprire al dialogo con i non credenti, forse perché sono in costante crescita: ma lo fa scegliendo quelli che piacciono a lui (Cacciari) e attaccando quelli che danno più fastidio (Odifreddi). Avrà fatto carriera, ma dietro la carota delle parole c’è la solita vecchia intolleranza dei cattolici nei confronti di chi non lo è: sono disponibile a discutere con te, ma solo se mi dai ragione. L’aveva già fatto Ratzinger con Pera. Déjà-vu, caro Ravasi.
“Segretariato per non credenti”
Doh, son diventato materia di studio, un bel passo avanti rispetto a legna da ardere o indemoniato da esorcizzare.
E quelli come Cacciari li sceglie perché, sia pur in mezzo a qualche distinguo, intridono la loro filosofia (o quel che è) di teologia, sperticandosi in omaggi alla tradizione teologica cristiana, e andando ad insegnare all’Università San Raffaele di don Verzè.
Mi sembra un discorso incredibilmente lucido e razionale. Lo condivido al 100%. Immagino (e comprendo) che voi possiate non condividerlo in toto, però vi chiedo se apprezzate almeno in parte il punto di vista di Ravasi. Grazie.
@Mizar
Il dialogo non c’era, non c’è e non ci sarà.
Il perchè te l’ha spiegato Carcano.
Che dialogo volete che ci sia con uno che dice una simile sfilza di castronerie?
Unica cosa che condivido:
“Ma mi riferisco pure ai tanti credenti che, però, hanno una fede fragile, formale, solo di facciata…” Verissimo. E certo il conservatorismo e l’alleanza con gli atei devoti non aiutano in questo, caro Ravasi.
Peraltro, Ravasi non e’ uno stupido, mi stupisce solo che se la prenda tanto per una innocua provocazione come quella di Odifreddi. Fin quando la chiesa concepira’ come gravi problemi i libri di Harry Potter, la ricerca sugli embrioni e il relativismo, il dialogo sara’ difficile. A meno ovviamente di non intendere il dialogo come modo per farsi dare ragione da qualcun altro, e’ chiaro.
“Ci sono persone che credono di credere e ci sono persone che credono di non credere. C’è l’ateo che a volte sconfina nell’area della fede e viceversa”.
Questa l’ho già sentita.
E’ vecchia. Mi puzza di muffa.
I soliti giri di parole nella speranza di convertirci o meglio… di ritornare all’ovile.
Tempo fa Giulio C. Vallocchia ( curatore del sito http://www.nogod.it ) ha scritto: ” La fede sarà pure un dono di dio, ma l’ateismo è una conquista dell’intelligenza “
@ mizar
ti chiedo, tu concorderesti con una organizzazione che da 2000 anni ti perseguita e ti considera un essere inferiore?
Beh, se la può prendere quanto vuole, ma l’origine di quella parola denigratoria deriva proprio da cristiani: è un fatto accaduto non si può cancellarlo. (mi ricorda qualcosa…).
Riconosco l’abilità dialettica di Ravasi (ma monsignor che titolo è? Chiararmente deriva da Mio signore, nella sua accezione terrena di padrone. Pensavo ingenuamente che il medioevo fosse terminato da qualche secolo…) ma altresì riconosco i vecchi cari trucchi metaforici, tanto cari alla chiesa e alle propagande in generale:
-Nel passato lo scontro tra credenza e non credenza, tra cattolici e laici, ha raggiunto a volte dei livelli di veemenza-
Si presentano le due “fazioni”
– Si pensi al grande scontro tra la visione cristiana e quella marxista, tra quella idealista e quella cristiana persino mistica. Lo stesso Nietzsche, e sappiamo quanto fosse anticristiano… –
Si cerca di spiegare lo scontro in maniera obbiettiva
– non nascondeva il suo rispetto per la figura di Cristo definendolo l’unico cristiano della storia, purtroppo finito in croce –
Si scambiano complimenti fra le fazioni, ma sempre ben contrapposte
– Io sono convinto che gli atei, i laici seri non vogliano essere rappresentati da libretti superficiali e i credenti non vogliano essere ritenuti dei cretini –
et voilà, il “trucco”: arriva il momento della critica, ma noterete il cambio di schema, un libro rappresenta i problemi comuni e casostrano questo libro ha una certa rilevanza per la fazione avversa. Equivale a sostenere che la convivenza fra atei e cristiani sarebbe auspicabile oltrechè produttiva, ma risulta difficile perchè c’è la bibbia che insulta gli atei e rappresenta i cristiani.
Caro Ravasi, mi sa dire quanti cattolici hanno mai letto la Bibbia? Forse neanche l’1%, prescidendo dal fatto che la Chiesa ne ha vietato la lettura fino al passato secolo.
Come è possibile dialogare con gli intolleranti? Forse il clero si sta preoccupando che molta gente ha preso atto che “La Bibbia è molto interessante. In essa c’è nobiler poesia e un pò di ingegnose favole e un pò di storie sanguinolente e un pò di buone morali e un sacco di oscenità e più di un migliaio di bugie” (Mark Tawin).
Annibale
ma cacciari può rappresentare solo lui stesso, certo non rappresenta il mondo degli atei e dei miscredenti in generale. Noi non abbiamo nessuna guida e nussun capo spirituale, siamo liberi, completamente liberi.
<>
Ma chiedo a quale “analisi” si possa riferire… Un’analisi seria della fede porta inevitabilmente all’ateismo. Ma perchè parlano a vanvera questi qui?
Ops… la citazione non si legge… ci riprovo…
«Oggi, forse a causa della società dell’immagine e degli scontri urlati, l’ateo e l’indifferente sono avviati sulla facile china dello sberleffo e, quindi, tra credenti e non credenti prevale l’insulto, non il dialogo, non l’analisi.»
Da un servizio di Panorama del 2005
Il biblista Ravasi:
“Ecco il grande peccato della società contemporanea: mancano gli atei autentici, gli uomini della sfida a Dio, per i quali non credere (…) era pur sempre una scelta lacerante, sofferta, drammatica. Atei “autentici” invoca Ravasi. … gli atei un tantino salottieri che potremmo definire “scientisti”, alla Piergiorgio Odifreddi (il brillante studioso) …
L’ateo autentico è quello la cui interiorità inquieta è segnata da quella che un teologo del secolo scorso esprimeva in una definizione tragica: “torsione dell’essere”. La tensione verso l’infinito dove non c’è pace a causa del silenzio di Dio.”
Ma mi faccia il piacere: la torsione dell’essere! Ma si può?
Il giornalista a M. Hack:
Il suo è un ateismo scientista, intellettuale, pacificato. Gianfranco Ravasi accusa gli atei di non essere più “atei autentici”, che sfidano Dio, soffrono.
Hack:
Ma perché si deve soffrire per forza? Mica ce n’è bisogno.
(deliziosa Margherita: Ravasi ci vuole disperati e invece tanti atei come Margherita sono allegri e contenti. E non sono affatto stupidi o superficiali). Studi le stelle il buon Ravasi invece di bersi il cervello con l’esegesi biblica.
Cento miliardi di galassie, trecento – quattrocento miliardi di stelle nella sola nostra galassia, la Via Lattea … E questo biblista sciocchino si prende così sul serio… Suvvia, Ravasi, un po’ di umiltà, che è anche virtù cristiana.
@Andrè1 :MONSIGNORE è un sacerdote che coordina altri sacerdoti. Ad esempio il parroco titolare di una Parrocchia più grande che è responsabile anche di parrocchie minori. Nel caso di Mons. Ravasi penso sia perché coordina una equipe di sacerdoti dediti alla ricerca e allo studio. Per maggior comprensione, nell’ Esercito che Voi considerate nemico il Monsignore è un sottufficale.
@Aldo Grano
Nell’Esercito tutti i preti hanno il grado di Ufficiale, partono da Tenente, e ci tocca anche sorbire l’ordinario Militare che ha il grado di generale. (Tutti prendono lo stesso stipendio degli altri Ufficiali pari grado e anzianità, anche se nessno mi ha mai saputo spiagare cosa fanno in caserma)
forse il buon Ravasi pensa di dover ricondurre all’ovile, con la forza delle sue argomentazioni (?), una serie di pecorelle ingenue che hanno smarrito la retta via di nostro signore iddio ecc…
bè si sbaglia di grosso !! Almeno per quanto mi riguarda sono estremamente FIERO del mio ateismo, status che ritengo una conquista dell’intelligenza e della voglia di ragionare con la PROPRIA testa, contro una illogica, vetusta e assurda consuetudine che chiamano religione…
Dovete capirlo, e’ una persona di indiscutibile cultura, che parla non so quante lingue, ma che e’ stato tutta la vita a vivisezionare libri di teologia. Scrive inserti sul Sole 24 ore domenicale, colti fin che si vuole, ma di una noia e inutilità assoluti. E’ ovvio che a lui piacerebbere vedere gli atei sofferenti e disperati come sono buona parte dei cattolici praticanti, ma gli anticristi magnano, bevono e si godono quei piccoli e grandi piaceri che la vita ancora offre, e che guarda caso non li ha dati certo dio, ma in buona parte li abbiamo creati noi stessi.
Ravasi è una delle persone più ignoranti ed intolleranti che esistano su questo pianeta. Vale proprio la pena di perdere tempo a leggere le sue deliranti riflessioni?
La risposta oggettivamente giusta a questa domanda è: No.
Come fa ad esserci dialogo se un credente dice ad un non credente: Tu pensi di non credere, ma sicuramente credi e non vuoi ammetterlo!Non puoi non credere a nienteeee!!!
Come fa ad esserci dialogo con persone così?COME??? :-/
segretario dei non credenti = un’altra bocca in piu’ da sfamare… concordo pienamente con ravasi sulla frase che gesù è stato l’unico cristiano della storia: tutto il resto è politica e magna magna…e poi vogliono il dialogo: si cospargessero la testa di cenere e si battessero il petto , ormai è tardi per rimediare agli insulti ed è ancora piu’ tardi per rimediare ad eccidi di massa perpretrati nel passato
“Lo stesso Nietzsche, e sappiamo quanto fosse anticristiano, nell’Anticristo non nascondeva il suo rispetto per la figura di Cristo definendolo l’unico cristiano della storia, purtroppo finito in croce”
provate a rileggere questa frase senza l’ultima virgola.
La fede, come l’innamoramento, è un prodotto evolutivo “finalizzato” a favorire la sopravvivenza del gruppo umano a cui si appartiene (cosa non di secondaria importanza per una specie sociale).
Nel caso dell’innamoramento nessuno pretende che tutti si sia innamorati o non innamorati e quindi è possibile una convivenza sociale! Questa indifferenza “sociale” è probabilmente legata al fatto che l’innamoramento è un problema “individuale” e personale. Infatti se intolleranza c’è, questa è appunto individuale: di quelli che ammazzano la moglie perchè non è più innamorata ….
La fede ha un fine “sociale” ed i non credenti sono perciò, alla stregua della moglie/marito non innamorato, dei traditori del gruppo che con il loro comportamento ne minano la sopravvivenza!
Teoricamente è possibile la convivenza ma per averla bisogna che i credenti superino questo istinto a considerare i non credenti, appunto, traditori!!!
Come al solito, per chi fosse interessato, suggerisco la lettura di “Dal big bang a dio. Il lungo viaggio della vita” liberamente e gratuitamente scaricabile da http://www.geocities.com/biochimicaditutti
Nel caso della fede
@ Bruna
Riguardo la presunta utilità sociale della fede, sarei più per trattarla come un meme che sfrutta il veicolo-uomo per diffondersi. Fatalmente ci deve essere stato un vantaggio evolutivo correlato con essa, ma dire che sia stata un vantaggio tout court è un po’ azzardato. Non può essere stata l’unico motivo di coesione sociale, almeno quanto la coltivazione del grano non è stata l’unica fonte di sostentamento, per esempio.
Ma i cattolici sono veri credenti o la maggior parte sono “di facciata” come dice Ravasi?
In un famoso film, Alberto Sordi, alla domanda di un inglese se leggeva la bibbia rispose: “No Sir, sono cattolico!”.
Vorrei ricordare:
Gesù non è mai stato un cristiano tanto più il primo cristiano della storia. Egli, basandoci sulle fonti evangeliche, era un ebreo e per giunta di quelli osservanti, belli tosti. Le basi del cristianesimo occidentale, sulla scia di S. (Signor) Paolo, furono poste verso la seconda metà del II sec. ad opera di S. (Signor) Ireneo con la sua opera di 5 volumi intitolata “Contro le eresie”. Il cristianesimo, come lo conosciamo oggi, è il risultato di una lunga e lenta evoluzione dottrinale e non solo, dettata da esigenze di adattamento per la sua sopravvivenza, evoluzione che perdura tuttora. Dunque quando qualcuno si definirsce cristiano dovrebbe specificare anche di che annata sia, come il vino… con la differenza che mentre il vino più invecchia e diventa buono, il cristianesimo più invecchia e diventa aceto…
Applicando il criterio del film di Sordi, Ravasi sarebbe il meno cattolico di tutti…
prova
probabilmente Ravasi desidera confrontarsi con un ateo che corrisponda al suo essere credente. cioè un ateo tormentato e spiritualista.
inoltre subisce molto la presa in giro, poichè lui parte da un presupposto culturale alto che snobba l’ironia. ma purtroppo per lui se la deve bere, fintanto che i suoi accoliti cercheranno di permeare con le loro sciocche superstizioni ogni angolo del nostro belpaese.
concludendo, ciò che Ravasi teme maggiormente è l’ateismo materialista, solitamente gaudente e alla ricerca di piaceri, possibilmente per tutta l’umanità.
però, mille volte meglio un cristiano come Ginfranco Ravasi che un ateo come Marcello Droga.
X Flavio
la socialità è indubbiamente “costruita” con complessi comportamenti che sono determinati geneticamente. Infatti essa esiste anche fra animali che non hanno certo nè l’intelligenza nè l’evoluzione culturale dell’uomo.
Questo non significa che nell’uomo, nella evoluzione e gestione della socialità, non abbia svolto un ruolo importante l’evoluzione di una sinergia fra la propensione alla metafisica (l’esistenza di spiriti che influenzano la nostra realtà) e la politicizzazione di questa caratteristica (lo spirito come promulgatore della morale del gruppo e come dispensatore di premi e pene).
Quanto ci sia di genetico e di culturale nell’evoluzione della fede e della religione sarà interessante scoprirlo!
circuiti nervosi
Ravasi è l’ “eccezione che conferma la regola”, che è poi un altro modo di leggere il titolo “presidente del pontificio consiglio per la cultura”. I cattolici non leggono la bibbia, pagano uno che lo faccia per loro, e per questo Ravasi ha un lavoro. Un po’ come nel medioevo chi poteva permetterselo pagava qualcuno che andava in pellegrinaggio o faceva una penitenza al suo posto.
E poi mi pare che per Ravasi attaccare lo “sbattezzo” sia un controsenso, visto che chi si sbattezza lo fa per coerenza, e per smentire chi vorrebbe gli italiani cattolici al 98%.
non può esservi dialogo senza che rima si rinunci al concordato. Non si è su basi paritarie nè si vuole da parte cattolica che sia così pertanto….
IL MIO COMPUTER VISUALIZZA CARATTERI MOLTO PICCOLI OLTRETUTTO IN BLU CHE SI LEGGONO CON MOLTA FATICA
E’ COSì ANCHE PER VOI?
ok risolto scusatemi
@ Bruna
I cuccioli dell’uomo credono a tutto ciò che dicono i genitori che sono per lui onnipotenti e ovviamente onniscienti. Sono in un certo senso Dio. Senza questa fiducia in loro non potrebbero svilupparsi, anzi nemmeno sopravvivere. L’uomo è in un primo momento “credente” (crede ai genitori) e solo in un secondo momento “critico” (quando è un po’ più grandicello e si accorge che i genitori non sanno tutto, ciò che avviene molto presto). Probabilmente deve essere così. Del resto anche da adulti continuiamo a credere un mucchio di cose che non abbiamo verificato e nemmeno possiamo sempre verificare. Basta vedere la propensione di quasi tutti, o tantissimi, a credere ciò che è stampato o dice il telegiornale.
Chi è scettico per principio e sempre è spesso odioso.
Le credenze religiose di un gruppo hanno sicuramente una funzione importante: danno senso all’esistenza e sono costitutive dell’identità. Hanno dunque un valore positivo, anche quando sono oggettivamente assurde. Ma essendo assurde non possono resistere in eterno: prima o poi vengono abbandonate. Già Cicerone non credeva più agli dèi.
Devo tuttavia ammettere e accettare che ancora oggi la religione cattolica (cioè la credenza in cose per noi assurde) abbia per molti un senso. Probabilmene è l’imprinting sui cuccioli che li rende poi da grandi refrattari ad abbandonare certe idee o credenze. Io ho faticato parecchio a liberarmi della fede. Benedetto Croce meditò il suicidio quando la perse. E sono sopratutto i monoteismi – tutti e tre – tanto nefasti.
I romani tornavano dalle loro scorribande con nuovi culti che arricchivano il loro pantheon. Erano includenti e non escludenti come i monoteisti, meno o per niente fanatici.
la mia tranquillità e la mia serenitàsono raddoppiate da quando ho perso la poca fede ke avevo; se i cristiani e i cattolici in specie non avessero la dannata pretesa di evangelizzare quelli ke non lo sono e si comportassero come gli ebrei, non avrei niente contro di loro.
ma essi hano la pretesa di detenere la verità e di dispensarla
agli altri.
ke pensino a salvare l’animaccia loro e lascino stare la nostra!
😉 darik
MA PER FAVORE CHE NON CI ROMPINO LE BALLE ……CHE PENSINO AI LORO
NON CREDENTI ;;;PRETI PEDOFILI E TRUFFATORI; FRATI CORROTTI E STUPRATORI.
SUORE CHE SE LE DANNO ..ECC ECCC ,,,,,CHE NON VENGHINO IN TORNO A CHI RITIENE
CHE IL VATICANO E I SUOI ADEPTI (I FALSI EUNUCHI ) SIANO IL MALE DEL MONDO
HO COME EBBE A DIRE COLUI CHE LI COMBATTE’ X FARE DELL’ITALIA UN MODERNO E LIBERO PAESE ,,, (GARIBALDI ) DEFINENDO IL LORO BOSS A QUEI GIORNI :
UN METRO CUBO DI LETAME:::::::::
Il bello di essere ateo
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> C’é un tipo di libertà che vorrei formalizzare: la bellezza di non aver nessuna fede religiosa.
> Non credere in dio é un evento estremamente bello.
>
> La sensazione di essere solo, solo con le persone come te e come me. Vi da un senso di libertà enorme.
> Poter guardare una persona negli occhi e sapere che c’é tutto in quello sguardo, che é solo nostro, nessuno che guarda oltre a noi.
>
> Il bello é che possiamo contare sulle nostre forze, non dobbiamo ringraziare o maledire qualcuno perché dipende esclusivamente da noi.
>
> Sono veramente felice quando posso assaporare il silenzio della notte e pensare che quello é. Niente di più. La grandezza é quella, quella di poter sentire quello che é senza dover cercare un di più.
>
> Sento che questa libertà é bella e mi porta una tranquillità enorme nel cuore.
> Pensare che non c’é nessun dio mi da pace, nessun dio che vuole o attende, che giudica, che mi perdona.
>
> Questo mondo é nostro e solo nostro.