Polemiche all’università di Pavia per una festa in maschera giudicata offensiva per la sensibilità dei credenti. Si sarebbe dovuta svolgere mercoledì nell’Aula del ‘400 dell’ateneo, organizzata da un gruppo di studenti. Il cartellone pubblicitario recita La festa della madonna. Una festa bella da dio ed era prevista la possibilità per i partecipanti di mascherarsi da papi, santi, nonché “vizi” e “virtù”. La festa, dicono gli organizzatori, aveva la necessaria autorizzazione. Ma la cosa non è piaciuta ad un altro gruppo di studenti, presumibilmente cattolici, che ha scritto all’università per chiedere la sospensione dell’evento. E l’ateneo ha revocato il permesso alla festa, rendendo il regolamento per la fruibilità degli spazi più rigido.
Luciano Vanciu
Riallacciandomi al discorsodel post sulla stanza per la musulmana in cui recitare i suoi minuti di preghiera…
Quanti negavano nei vari threads la sua richiesta adducendo che all’università c’è carenza di aule, oppure che all’università si va per studiare (e dunque non esiste spazio per altro) dovrebbero essere contrari a questa festa; peraltro se non si può aver spazi per pregare non bisognerebbe -per laica reciprocità- nemmeno avere spazi per irridere un po’ la religione, al di là dei credenti che si offendono, motivo per cui in questo caso è stata negata la festa; tuttavia la coerenza delle posizioni dovrebbe portare a non volere la festa nemmeno a chi tra noi ha sostenuto tali argomenti.
Io sono a favore della festa, per intenderci.
Io sono contrario, alla festa e allo spazio preghiera, ma mi sembra chiaro che qui il problema è l’irritabilità dei delatori e non la destinazione d’uso dell’aula.
Alle 22 non si tengono lezioni.
La festa dura una sola sera.
Appunto. L’aula di preghiere è permanente e usata tutti i giorni in orario scolastico, escludendone la fruibilità per altri servizi realmente legati allo studio.
Poi cosa facciamo un aula per ogni religione visto che il cattolico si offende se vede il mussulmano pregare perchè nega la divinità di gesù, il mussulmano si risente se un ebreo prega perchè gli sta sul ***bip*** la sua religione, il quale ebreo verrà probabilmente offeso dal cattolico che prega “per la conversione dei perfidi giudei”, ecc, ecc.
Qui si parla di un evento ricreativo una tantum e per di più in orario extra-scolastico, una situazione nettamente diversa.
Schiaudano.
Anche tra una lezione e l’altra -vedere l’ultimissima- non si tengono lezioni 😉
La pausa tra le lezioni avviene ogni giorno per tutte/i.
Odino.
Hai ragione; è leggermente OT, ma tante volte un leggero OT serve un attimo a chiarirsi le idee, almeno a me.
Se poi è troppo OT (non mi sembrerebbe, non parliamo se nella amatriciana va meglio il pecorino del parmigiano…per scherzare un attimo) mi scuso e mi fermo, come giusto.
Per Batrakos:
Se la ragazza vuole pregare tra una lezione e l’altra non da fastidio a nessuno; quello che lei chiede però è un’aula riservata. Cosa vogliamo fare? Al termine della lezione tutti gli studenti fanno fagotto ed escono così la poveretta può farsi la sua preghierina e poi rientrano dopo dieci minuti coprendola di doverosi insulti? Siamo seri. Inoltre durante il giorno le aule che non sono occupate per lezioni sono comunque a disposizione degli studenti per lo studio, se qualcuno vuole usarle per pregare o giocare a scacchi o recitare l’Amleto è liberissimo di farlo ma la priorità va a quelli che devono studiare.
RobyGod e Senjin
Invito a leggere l’articolo Repubblica: si parla di una stanza comune, non di una stanza solo per lei musulmana, almeno così mi è parso.
Su spazi o meno, deve essere l’Università a pronunciarsi, visto che, deducendo dalla mia esperienza universitaria, esistsono aule per professori, assistenti, sub assitenti, amici degli assistenti…che sono praticamente sempre chiuse, e in genere le aule studio non mancano; solitamente tra un’ora e l’altra si sta per i corridoi a chiacchierare, e io preferirei chiacchierare senza essere inibito da uno che mi prega in corridoio.
Per cui, visto che l’esperienza personale non è sempre valida, in questo senso il problema va valutato pragmaticamente dall’università stessa, non a livello di principio da noi qua, che, visto che non amiamo molto i religiosi, a me pare che ci attacchiamo a discorsi come quello delle aule.
@ Batrakos
Non hai nulla di cui scusarti, anzi la tua è un’osservazione pertinente.
ciao
Bene: la festa nella stanza di preghiera della musulmana!
Batrakos: più sempicemente io direi che l’istituto universitario (pagato da tutti) dovrebbe usare le sue strutture per l’insegnamento accademico, o comunque funzionale a questo Non capisco perchè dare in uso delle aule per delle feste, o per riti religioso, o per la il gioco del Bowling.
Teologo cattolico.
Appunto: se si ragiona in questo modo, si è coerenti.
Io penso che in qualsiasi luogo in cui si passano tante ore della propria giornata sia necessario avere qualche ritaglio per svolgere anche attività non direttamente legate alla ‘produzione’, che sia culturale o lavorativa, pena il rischio di diventare davvero uomini ad una dimensione.
Ma, quel che penso io è opinabile, l’importante è derivare dalle premesse.
Dunque, se ho ben capito, tu sei contrario a qualsiasi momento religioso nelle scuole; il problema, visto che un religioso dovrebbe capirlo, per l’islam la preghiera quotidiana è importantissima come per voi la messa (molto meno lo è andare alla moschea il venerdì, anzi le donne sono da alcuni imam sconsigliate dall’andarci e sono consigliate di fare preghiera collettiva a casa tra loro)
Quindi ogni datore di lavoro dovrebbe organizzare oppure consentire all’interno delle sue strutture feste?
Enrico.
Un luogo di lavoro è diverso da una scuola, e in una sucola di solito si tengono anche feste, dibattiti o iniziative culturali, ovviamente fuori dell’orario scolastico come nel caso di questa festa.
Peraltro, all’università ci sono diversi tempi morti, e visto che la persone è grande e adulta, se perde troppo tempo per pregare ne verrà compromessa la frequenza, e dove non richiesta si vedrà se riuscirà a presentarsi preparata; errore sarebbe essere indulgenti verso sue eventuali lacune per ‘motivi religiosi’: questo sì, sarebbe discriminante per gli altri!
Teologo, stavolta sono d’accordo con te in pieno!
Be questa è tutto fuorchè un evento culturale. Ricordiamoci inoltre il timore che questi buontemponi sfascino oppure lascino tutto sporco dopo la festa.
@teologo cattolico
Incredibile, sono d’accordo con te. Cose da pazzi!
@ teologo cattolico
Per una volta d’accordo anch’io 🙂
PS Ora prova ad estendere 😉
L’estensione del principio esposto porta a dire che i luoghi di culto, pagati da tutti con le tasse, dovrebbero essere utilizzati in maniera equamente distribuita.
Quindi quelle che adesso chiamiamo chiese dovrebbero esserlo di domenica, sinagoghe di sabato, moschee al venerdì, luoghi di svago per i barbieri al lunedì e così via.
A me andrebbe benissimo, ma dubito che i teologi delle varie religioni concordino.
@batrakos: “Dunque, se ho ben capito, tu sei contrario a qualsiasi momento religioso nelle scuole”… ovvio.
@maxalber: “L’estensione del principio esposto porta a dire che i luoghi di culto, pagati da tutti con le tasse”…? la mia chiesa parrocchiale dici che sia stata pagata con le tasse dei cittadini del mio comune, o degli italiani??..informati meglio.
@teologo cattolico Sei contrario ai momenti religiosi a scuola!? Non ci credo! Ti rivaluto. E concordo con te anche sull’uso degli ambienti universitari: niente feste, nè preghiere. Non c’è solo l’edificio dell’Università, si può anche uscire! 😀
Per quanto riguarda la tua parrocchia, invece, sono in disaccordo. Mi spiego: probabilmente essa non è stata pagata direttamente con soldi pubblici, bensì indirettamente grazie a elargizioni e esenzioni dello Stato e del comune. Non è certo, ma estremamente probabile!
Teologo, la cosa giusta sarebbe: che i locali potrebbero essere utilizzati per fare delle feste, dovrebbere esserevietato praticare riti religiosi e i costi dovrebbero essere accolati solo ai teologi. Tutte le spese pubbliche italiane dovrebbero essere pagate solo da i teologi.
Molti dirigenti “servizievoli” abbassano la testa agli esponenti cattolici, ma non credo diano un buon esempio comportandosi in questo modo.
Non conosco questo caso, ma probabilmente anche qui una certa parte di sudditanza psicologica nei confronti degli apparati della CCAR può aver condizionato la decisione del responsabile.
Se ne vedono parecchi di universitari di parte cattolica abbastanza integralista, superbi, presuntuosi, che discriminano, prevaricano, intimidiscono, pretendono di inferiorizzare, eccetera.
Purtroppo in molti casi non vengono usati i necessari antidoti, come per esempio quelli delle chiese cristiane evangeliche (non cattoliche) presenti in tutti paesi più sviluppati.
Io nella mia permanenza universitaria non ho mai visto questi squadristi cattolici ne tantomeno quelli atei.
sono molto piu` discreti degli squadristi, somigliano a quelli dell’Inquisizione, si mimetizzano per non dare nell’occhio.
Squadristi atei ancora non ne ho mai visto 😉
… ultimamente mi sento offeso, spesso, anche io ….
che sia un segno dei tempi ?
Chi sarà stato mai a scrivere per chiudere la festa… i ciellini forse?
noooo ma cosa vai a pensare?
Quelli che arrivano alle 7 di mattina in due e occupano le prime tre file?
Nooo, mica sono dei prevaricatori loro.
@ BATRAKOS
“Riallacciandomi al discorsodel post sulla stanza per la musulmana in cui recitare i suoi minuti di preghiera…
Quanti negavano nei vari threads la sua richiesta adducendo che all’università c’è carenza di aule, oppure che all’università si va per studiare (e dunque non esiste spazio per altro) dovrebbero essere contrari a questa festa; peraltro se non si può aver spazi per pregare non bisognerebbe -per laica reciprocità- nemmeno avere spazi per irridere un po’ la religione, al di là dei credenti che si offendono, motivo per cui in questo caso è stata negata la festa; tuttavia la coerenza delle posizioni dovrebbe portare a non volere la festa nemmeno a chi tra noi ha sostenuto tali argomenti.
Io sono a favore della festa, per intenderci.”
Anche se io non ci sarei andato, avrei dato pare favorevole a questa festa perché DI PRINCIPIO non discrimina nessuno per motivi religiosi, sessuali, politici ecc.
(La discriminazione degli abiti per partecipare a questa festa, del resto, non è una “vera” discriminazione, nel senso che non lede nessun diritto umano fondamentale!)
Teologo Pagano.
Da come si lege su Repubblica, nemmeno la preghiera in quei termini discrimina nessuno.
Se diciamo che, poichè è musulmana e l’islam è discriminante di natura dunque anche la preghiera quotidiana al suo dio diventa una discriminazione, imbocchiamo una china pericolosa per il diritto democratico, almeno secondo me (ma credo che sia palese).
Potrebbero riconvertire la cappella universitaria a stanza del silenzio dove vanno tutti a pregare o meditare, così si prendono 2 piccioni con una fava.
Anche se penso che si opporranno sia cattolici che musulmani, ovviamente in nome dell’Amore.
All’università si và per studiare quindi niente feste.
Come detto sopra, la festa è fuori dell’orario delle lezioni.
Si ma nei locali universitari.
Embè? Non credo che il giorno dopo quell’aula non vada più bene per far scuola, nè che chissà che costo pubblico abbia ripulirla; davvero non sono questi i costi che incidono realmente sulla collettività, e credo che non ci sia bisogno della retorica in stile anticasta per comprenderlo.
@enrico
e allora? nell’università si studia negli orari di studio, negli altri orari i locali si possono usare anche per altri scopi (ad esempio capita spesso che i locali delle università siano prestati ad associazioni come gli alcolisti anonimi o simili per le loro sedute).
secondo la tua logica, non dovrebbero essere permessi neanche tali pretiti. e tantomeno DOVREBBERO ESISTERE LUOGHI DI PREGHIERA ALL’INTERNO DELLE UNIVERSITA’, luoghi che invece, guardacaso, voi spesso pretendete, e nelle università cattoliche addirittura mettete quasi d’ufficio.
cos’è, quando degli studenti vogliono fare una festa non cattolica allora l’università è solo per studiare, ma quando i cattobigotti vogliono fare una preghiera tra una lezione e l’altra l’università si deve adeguare alle “necessità spirituali”?
@Batrakos
“nè che chissà che costo pubblico abbia ripulirla;”
Se le cose non sono cambiate da quando ci andavo io, direi niente: chi organizza la festa, DEVE lasciare l’aula perfettamente pulita. (quindi, tra le varie, deve pure ramazzare per terra)
Ho forse chiesto spazi di preghiera?
Ti ricordo altresì che chi amministra la cosa pubblica, qual’è l’università, dove gestirla con la cura del buon padre di famiglia quindi evitare anche possibili danni.
Credo che gli alcolisti anonimi paghino per le aule e comunque hanno una valenza sociale, le feste non hanno valenza sociale.
le feste in effetti per un anaffettivo non hanno valenza sociale.
per la gente normale invece si.
in ogni caso il problema mi sembra più legato all’orario che alla festa, dato che nella mia università a inizio e fine anno c’è sempre la festa organizzata dall’associazione degli studenti.
che io sappia gli alcolisti anonimi le aulee non le pagano.
http://www.altalex.com/index.php?idnot=9443
direi che il cognome di chi ha scritto la nota è assolutamente appropriato.
in ogni caso non ho letto “il crocefisso è simbolo di amore”.
la qual cosa resta COMUNQUE opinabile.
gente come te che si riempie la bocca della parola “amore” è stonata.
molto stonata.
Amore donarsi all’altro senza nulla chiedere in cambio.
che è quello che fanno tutte le persone innamorate.
cosa a te incomprensibile.
sei scusato dal tuo deficit.
Il simbolo del cristianesimo – la croce – non può quindi escludere nessuno senza negare sé stessa; anzi, essa costituisce, in un certo senso, il segno universale dell’accettazione e del rispetto per ogni essere umano in quanto tale, indipendentemente da ogni sua credenza, religiosa o meno.
Guarda che ho sempre messo al centro dell’amore la gratuità non lo scambio reciproco.
pure io.
comunque che quel simbolo voglia dire questo lo dici solo tu. o meglio, lo sostenete per pura convenienza solo voi cattolici.
chissà come mai, eh -.-
Alla chiesa si va a pregare quindi niente concerti, niente sociali, niente sermoni, niente raccolte finanziarie.
@ Enrico.
Se le “feste non hanno valenza sociale” (ahahaha) come mai nella tua Chiesa sono molto in voga, ammantate di, ahem, “sacralità”?
O forse le feste cattoliche hanno privilegi speciali, tanti quanti sono gli idoli che vengono portati in processione?
L’università non è un luogo dove si fà festa.
no, ci si flagella da mattina a sera -.-”’
si studia da mattina a sera.
detto da uno che se non ricordo male s’è fatto fare la tesi, è per lo meno ironico.
Ribadisco che la tesi era opera del mio ingegno, ho atto una tesi sperimentale.
Lo scorso febbraio il circolo di Torino ha organizzato tre Darwin Day, con altrettante conferenze su temi scientifici e civili. Due di questi eventi sono stati tenuti nell’aula magna di un istituto tecnico. A parte il fatto che la cosa ci è (giustamente) costata dei soldi, se avessimo voluto tenere una festa, avremmo chiesto altrove (bar, circolo ricreativo, ecc.), e oltretutto la scuola avrebbe avuto tutto il diritto a negarci l’evento.
La scuola non è obbligata, ma nemmeno impedita (dipende poi se usa far feste o meno, o inziative o meno…questo è da vedere a Pavia).
C’è anche la differenza che l’UAAR non è un’associazione studentesca; se, con la richiesta di curriculum, una delegazione UAAR fosse stata invitata dall’assemblea di istituto, non credo che sarebbe stato lecito chiedere soldi.
Nei Darwin Day arriva anche del pubblico. Gente che non ha nulla a che fare con l’UAAR.
E alla festa studentesca anche. Che succede se qualcuno di questi fa dei danni? Oppure, si fa male? La scuola ha preteso un’assicurazione. E un locale predisposto ad una certa funzione sicuramente è coperto solo se tale funzione è mantenuta. In caso contrario, può avere dei problemi, come se per esempio io trasportassi dinamite sulla mia auto. Per certi eventi ci sono certi locali.
Giorgio Pozzo.
A quel che mi risulta, mentre in una scuola superiore possono entrare solo studenti, in un’università possono accedere anche personaggi che non sono studenti.
E, soprattutto, non è detto che ad una festa possano accedere anche esterni alla scuola; esistono anche feste per soli studenti, ma, appunto, bisgonerebbe vedere a fondo come funziona di solito lì a Pavia per farci un quadro della situazione.
Lo sbaglio, incomprensibile in un’istituzione statale con compiti educativi di alto livello, e’ stato quello di cambiare le carte in tavola.
Le regole non si cambiano in modo retroattivo, e’ ingiusto e indegno da parte di un’Universita’. Almeno, tra quelle di Stato e, pertanto, laiche.
Forse prima di parlare occorrerebbe conoscere meglio la situazione.
A Pavia si sono sempre fatte feste in università e nei collegi storici. E io stesso con altri ne ho organizzate (ahimè un po’ di decenni fa) di veramente belle. Anche se in ogni caso la mattina dopo si era regolarmente in aula ad ascoltare le lezioni.
Locali in cui organizzare feste non ce ne sono molti.
Se si pensa che ragazze e ragazzi dai 19 anni non abbiano voglia (anche) di divertirsi vuol dire essere un po’ fuori dalla realtà.
Il problema è che il Rettore a Pavia è mooooooooolto cattolico. Invece che criticare le feste forse si dovrebbe criticare l’invito a B16 a parlare in università, come è avvenuto qualche anno fa.
Infatti è per questo che bisogna vigilare sulla prossima richiesta d’uso dell’aula.
Se verrà concessa per altre feste o altre attività di comodo, bisognerà far scoppiare il casino.
@ ENRICO
-“All’università si và per studiare quindi niente feste”
In tribunale ci si va per risolvere un problema legale, quindi niente croci.
All’ufficio anagrafe ci si va per un certificato di nascita e simili, perciò niente croci.
A scuola ci si va per leggere i libri, perciò niente croci.
ecc… ecc…
(se scegli un principio, lo devi applicare sempre)
@ BATRAKOS
-“Da come si lege su Repubblica, nemmeno la preghiera in quei termini discrimina nessuno.
Se diciamo che, poichè è musulmana e l’islam è discriminante di natura dunque anche la preghiera quotidiana al suo dio diventa una discriminazione, imbocchiamo una china pericolosa per il diritto democratico, almeno secondo me (ma credo che sia palese).”
Se posso rimanere nella stessa stanza dove si svolge la preghiera mussulmana per farmi gli affari miei (SENZA disturbare direttamente/volontariamente il rito di chicchessia) allora sono d’accordo in quanto non verrei discriminato.
La democrazia è in pericolo anche quando si concedono spazi a chi palesemente non vuole a sua volta concedere spazi: concedere spazi agli intolleranti DICHIARATI è anti democratico.
-“Io penso che in qualsiasi luogo in cui si passano tante ore della propria giornata sia necessario avere qualche ritaglio per svolgere anche attività non direttamente legate alla ‘produzione’, che sia culturale o lavorativa, pena il rischio di diventare davvero uomini ad una dimensione.”
L’università è per antonomasia il luogo dove si accresce lo “spirito”, un luogo cioè dove non esiste proprio il rischio di diventare a una dimensione, al limite le dimensioni si espandono grazie allo studio e agli incontri culturali: di tutti i luoghi del mondo, l’università è quello che meno si presta all’appiattimento!
Se poi uno la vive come un peso ineluttabile da cui occorre prendere una pausa allora è un suo problema del tutto personale.
Un conto è la presenza di un simbolo d’amore un altro riunirsi per feste.
Sarà pur vero che parliamo di cose un po’ diverse, però non sarà un paragone errato a cancellare il problema dei simboli religiosi negli edifici pubblici (i tuoi “simboli d’amore” mettili dentro casa tua, io morticini appesi alle pareti non li voglio vedere, grazie).
ohibò il crocifisso un simbolo di amore? questa mi giunge nuova
Un simbolo d’amore?. Ognuno fa del crocifisso l’accessorio erotico che vuole. Berlusconi e Minetti hanno trovato il loro.
* andrea passarelli
Si lo dicono le sentenze
*John
Le fà paura la morte?
*whichgood
Cosa c’entra il suo discorso.
dov’è che le sentenze dicono che è un simolo di amore?
Non ho paura della morte, ma certo non mi piace… Sta a vedere che lo strano sono io! 🙂
Per Enrico.
“un simbolo d’amore”
Hai visto l’esorcista inversione integrale vero.
Riscrivo meglio:
Hai visto l’Esorcista versione integrale, vero?
Enrico allora perché non appendiamo anche delle miniature di sedie elettriche? L’amore è simile (a parte il fatto che hanno ucciso un decimo – stima giusto per – di quelli finiti in croce quindi le sedie sono 10 volte amorevoli).
No, non ho visto l’esorcista.
Cristo è morto per noi e la nostra salvezza, questa è la differenza con la sedia elettrica.
questo è quello che credi tu.
non è una verità oggettiva, è solo una credenza priva di fondamento e di dimostrazione.
e ad essere sinceri, tu sei (assieme ad ale e ad altri individui che bazzicano qui) il miglior spot CONTRO qualsiasi aspetto positivo del cattolicesimo.
Enrico, ma e’ proprio in quel film (versione integrale) dove il crocifisso viene usato come simbolo d’amore.
Teologo Pagano.
Che lo studio debba per forza accrescere, e dunque ogni attività è superflua mi sembra figlio di un umanesimo utopico: se si danno direttive esasperatamente strette anche lo studio appiattisce; io credo che vivere dicendo ‘qua si fa quello e basta’ sia già un appiattimento di partenza, ovvio tutto deve essere fatto con misura.
Sulla discriminazione…dipende come si accorderanno tra chi ne vuol fare uso…a me quello di voler rimanere mentre uno prega (o medita stretto per trovare cocentrazione) o vive altri momenti di intimità stretta pare un voler discriminare da parte mia, a meno che non abbia grandi motivi di stare lì anche io…credo che l’accordo preventivo democratico tra chi usa quegli spazi possa essere una buona via, anche per inegnare alle persone a responsabilizzarsi nelle decisioni, cosa che lo studio sui libri o la conferenza non insegna (e torniamo al punto precedente).
La democrazia ed il rispetto reciproco richiedono allenamento.
Il punto è che il testo-base su cui si fonda il pensiero dominante dell’Italia che conta è ancora rappresentato dal calendario di Frate Indovino: “”l’insalata era nell’orto, pane e vin non ti mancava”, moglie e buoi dei paesi tuoi”, “meglio un uovo oggi che una gallina domani”, “da che mondo è mondo”, femmina piccante, pigliala per amante. Femmina cuciniera, pigliala pe’ mogliera” e, non da ultimo, “scherza coi fanti e lascia stare i santi”.
Il retrovirus auto-replicante della stasi (della stagnazione prima mentale che economica) è un cancro genetico di cui questo paese sembra proprio non sapersi liberare.
Che squallore!
(Figuriamoci ora che Profumo… puzza all’istruzione!)
Se e` un gruppo sparuto, tendo tuttavia a pensare che nemmeno a loro possa essere concesso un luogo istituzionale, anche se di sera e fuori dell’orario di lezioni; inoltre alla festa devono poter partecipare tutti, non solo gruppi di privilegiati, pur se con motivazioni egregie, eccetera.
Pur assai divertito dall’iniziativa (fossi stato di zona ci sarei andato volentieri!), preferisco esprimermi non tanto per il divieto ma per la non concessione di autorizzazioni a qualsiasi festa/iniziativa/manifestazione che abbia un carattere ideologico. Non vorrei vedere feste di partito come non vorrei vedere feste di chiesa in luoghi pubblici, laici quanto neutrali. Niente preghiere, niente feste. Gli organizzatori la facciano fuori dall’università la festa della madonna, sono sicuro che ci sarà ugualmente grande affluenza. 🙂
@ ENRICO
-“Un conto è la presenza di un simbolo d’amore un altro riunirsi per feste.”
In tribunale non si fa l’amore, ma le cause legali.
Nell’ufficio anagrafe non si fa l’amore, ma i certificati di nascita.
ecc… ecc…
Sei un esibizionista che vuole fare l’amore da tutte le parti?
Senza considerare gli atti di misoginia, omofobia, razzismo e i bagni di sangue nel corso dei secoli in nome di quel simbolo d’amore. Ora si sono un po calmati, preferiscono accumulare soldi e ricchezze in nome di gesù (misogenia, razzismo e omofobia sono un evergreen, vanno sempre di moda… ma con amore).
I mefitici responsabili sono ben prevedibili: un qualche gruppo universitario di CL.
Trova le differenze:
Il regligioso organizza iniziative, la gente è libera di partecipare o meno.
L’ateo organizza iniziative, i religiosi le fanno chiudere.
Bella dimostrazione d’intolleranza e di mancanza di ironia. Una festa universitaria non ha mai spaventato nessuno, tranne quelli che hanno paura della libertà di pensiero altrui.
E’ stata vietata per i riferimenti ai vizi e virtù dei personaggi in questione. Non è bello vedere papi, santi e preti mascherati con i gonnelloni sollevati davanti correre dietro ad altri studenti vestiti da adolescenti.
All’università si va per studiare, quindi niente preghiere, cappelle o aule per CL.
Ma scusate… non è di qualche settimana fa la notizia che il parroco di Dalmine per evitare la festa di Halloween ha chiesto ai ragazzi di vestirsi da santi?
Lui può ma gli universitari no? C’è qualcosa in questa logica che mi sfugge.
Immagino che fosse una delle tante feste goliardiche che si fanno in occasione dell’apertura dell’anno accademico. La goliardia è sempre stata dissacrante, non solo nei confronti delle autorità, ma anche nei confronti dei preti. Avete mai letto un canzoniere goliardico?
Con quest’acqua e questo vento
chi è che bussa al mio convento? ecc. ecc.
oppure
Quando muore un prete
suonano le campane
piangono le …
che han perso un avventor … ecc. ecc.
Sono secoli che i goliardi cantano queste canzoni giullaresche e che si fanno beffe delle cerimonie anche religiose nelle loro feste rituali. Nessuno ha mai detto niente, neppure sotto il fascismo.
Ora veniamo a sapere che è calata la nuova inquisizione. Non si può più fare perché i credenti “si offendono”. Un tempo che i credenti erano milioni nessuno si sentiva offeso, adesso che i credenti sono quattro gatti … si sentono offesi.
http://www.youtube.com/watch?v=FL8YuD9Ovis
W IFIGONIA!
W LA GOLIARDIA!
‘Sta spifferata da ‘nfamoni, puzza de ciellini da distanze siderali… 😆
Beh, allora gli studenti a cui è stata negata l’aula per la festa dovranno vigilare.
Alla prossima concessione delle aule per temi “non inerenti ai fini scolastici/educativi” o per eventi di parte (leggi: adunate cattoliche), vai col tango e con il ricorso al TAR.
Occhio per occhio dente per dente? Ahò, lo dice il loro libercolo, no?
OT ma mi raillaccio un po’ agli altri commenti: non capisco perchè ci sia bisogno di una stanza per pregare. Il bello di avere una divinità onnitutto non dovrebbe essere quella di poterla pregare in qualunque luogo ed in ogni momento solo volendolo? Altrimenti si paragona l’atto (alto, mi par di capire), della preghiera a quello materiale, che so, della defecazione. Insomma il cesso è necessario, voglio dire… mi serve “una stanza per” (cioè adibita a quello specifico uso)… non è che posso farla in cucina o nella prima aula che trovo, no? Ma devo tirare lo sciaquone dopo aver elevato il mio spirito pregando??
@ BATRAKOS
-“Che lo studio debba per forza accrescere, e dunque ogni attività è superflua mi sembra figlio di un umanesimo utopico”
Mai pensato che non occorrano altre attività oltre allo studio, solo che studiare “veramente” (forse non l’ho chiarito) significa raffinare lo “spirito”.
(Per interderci: avere due lauree non significa necessariamente aver raffinato lo spirito, perché si può essere rimasti lo stesso dei primitivi.)
-“se si danno direttive esasperatamente strette anche lo studio appiattisce; io credo che vivere dicendo ‘qua si fa quello e basta’ sia già un appiattimento di partenza, ovvio tutto deve essere fatto con misura”
“Con misura” secondo me significa che quando uno fa una cosa “veramente”, fa quella cosa e basta, o comunque fa poche altre cose in contemporanea. Quando ha finito di fare la cosa principale, può fare tranquillamente anche altro: ogni attività ha il suo giusto momento.
(Quando fa un intervento chirurgico, sono nulle o poche le distrazioni che il chirurgo si concede. Quando l’intervento è terminato, allora il chirurgo può anche sbracarsi. Lo stesso vale per chi fa l’autista, l’idraulico, il panettiere, chi legge un libro ecc…)
-“Sulla discriminazione…dipende come si accorderanno tra chi ne vuol fare uso…a me quello di voler rimanere mentre uno prega (o medita stretto per trovare cocentrazione) o vive altri momenti di intimità stretta pare un voler discriminare da parte mia”
Se mi “disinteresso” di Tizio e Tizio fa lo stesso con me, possiamo stare tranquillamente nella stessa stanza e non succede niente.
(Con “disinteresso” non intendo che rimango insensibile se si sente male o che compio consapevolmente atti che gli impediscono di esprimersi, ma che io faccio un passo indietro per farlo stare vicino a me e lui fa lo stesso.)
-“a meno che non abbia grandi motivi di stare lì anche io…credo che l’accordo preventivo democratico tra chi usa quegli spazi possa essere una buona via, anche per inegnare alle persone a responsabilizzarsi nelle decisioni, cosa che lo studio sui libri o la conferenza non insegna (e torniamo al punto precedente).”
Ok sull’accordo preventivo che razionalizza tempi, spazi e modi, ma DI PRINCIPIO qualsiasi cosa si faccia in un luogo pubblico DEVE essere SEMPRE APERTA al pubblico.
(Se durante il rito svolto in un luogo pubblico non posso entrare -anche solo per conoscere cosa sta avvenendo- perché infedele, allora no al rito, perché mi discrimina in base a motivi religiosi.)
Non è, in linea di principio, sempre vero che in un luogo pubblico -che si declina in diversi modi, esistono enti pubblici, pubblici esercizi, servizi pubblici…e il minimo comun denominatore non è che tutti possano entrare, ma che la proprietà non è di un privato, come nel caso di cui parliamo- debbano entrare tutti quando e come vogliono: esempio, in un ufficio mentre io parlo con l’impiegato tu non puoi entrare.
Appunto, a me sembra un gesto da parte mia raffinato ed educato, aspettare dieci minuti ad entrare se so che c’è una persona che prega, così come lo farei con un buddhista che fa meditazione; se ne ho necessità impellente è altro conto; questo è il succo del mio discorso sul fatto che l’accordo di gestione va raggiunto tra soggetti interessati. Certo, se la tipa (per ragioni di riservatezza della preghiera femminile) mi impone di non entrare mai, senza trovare soluzioni assieme, la cosa non va bene, ma mi pare che stiamo mettendo il carro davanti ai buoi, visto che stiamo facendo ipotesi.
Sullo studio: l’università è un posto in cui ci sono lezioni, ma anche in cui lo studente passa spesso ore e ore, tra biblioteche, soste al bar, discussioni, soprattutto se gli è scomodo tornare a casa e uscire di nuovo per altri impegni universitari (è molto differente da una scuola superiore). Va da sè che, in situazioni, non è possibile pensare che non ci possano essere momenti di socialità (come una festa), e saper gestire partecipativamente questi momenti credo sia esercizio utile di democrazia e dialogo.
Aggiungo e correggo…
Se la tipa mi impone di non entrare mai MENTRE LEI PREGA ANCHE SE IO HO BISOGNO DELLA STANZA.
Ho messo il maiuscolo per mostrare l’omissis, che credo sia importante per capire ciò che volevo sostenere (altrimenti sembra che intendo ‘mai’ anche quando non prega, cosa ovviamente inammissibile)
Scusate, ma la cosa è complessa e non vorrei equivoci.
In un pubblico esercizio (come un bar), la proprietà può essere privata ma tutti di solito possono entrare.
In una scuola superiore, anche pubblica e non di proprietà privata, possono entrare solo gli alunni e il personale, non io e te, a meno che non vi siano motivazioni autorizzate.
L’accesso per tutti, ovunque e in qualsiasi momento, in ultima analisi non è la discriminante di una dimensione pubblica, come mi pare tu sostenga.
Sono d’accordo anche io che in questo caso la soluzione debba essere il più partecipativa possibile.
@ BATRAKOS
-“Non è, in linea di principio, sempre vero che in un luogo pubblico -che si declina in diversi modi, esistono enti pubblici, pubblici esercizi, servizi pubblici…e il minimo comun denominatore non è che tutti possano entrare, ma che la proprietà non è di un privato, come nel caso di cui parliamo- debbano entrare tutti quando e come vogliono: esempio, in un ufficio mentre io parlo con l’impiegato tu non puoi entrare.”
Ho ingenuamente dato per scontato quello che dici, e cioè che in una struttura pubblica (come l’università) non possono andare tutti quando e come vogliono.
Negli orari e nei modi in cui una struttura pubblica è aperta al pubblico (università, ufficio comunale ecc…), però, tutti DI PRINCIPIO possono entrare sempre e senza distinzioni religiose, politiche ecc….
-” l’università è un posto in cui ci sono lezioni, ma anche in cui lo studente passa spesso ore e ore, tra biblioteche, soste al bar, discussioni, soprattutto se gli è scomodo tornare a casa e uscire di nuovo per altri impegni universitari (è molto differente da una scuola superiore). Va da sè che, in situazioni, non è possibile pensare che non ci possano essere momenti di socialità (come una festa)”
Proprio in base a quello che hai detto tu e che io ho sotto inteso, all’università non ci si può andare quando e come si vuole perché ci sono degli orari come qualsiasi luogo pubblico.
Pretendere di riaprire l’università per farci una festa è come pretendere di riaprire un ufficio del comune per farci una festa. Anche chi frequenta tutti i giorni le strutture comunali (o qualsiasi altra struttura pubblica) avrebbe il diritto di organizzarci una festa: perché un’aula universitaria sì e una qualsiasi altra struttura pubblica no?
O tutti o nessuno.
-“a me sembra un gesto da parte mia raffinato ed educato, aspettare dieci minuti ad entrare se so che c’è una persona che prega, così come lo farei con un buddhista che fa meditazione;”
Secondo me è ancora più raffinato ed educato non privare nessuno di niente soltanto perché io sto facendo una cosa che a me piace.
Morale della favola: rispettarti, secondo me, significa fare sempre un passo indietro quando vicino a me ci stai pure tu (se fai lo stesso con me), pur continuando a fare quello che mi piace.
Devo chiudere per breve tempo, e credo che stiamo quisquiliando.
Le università sono talvolta aperte anche dopo cena, per riunioni di associazioni universitarie (ad esempio, alla riunione di alcune associazioni universitarie io non posso andare se non vi appartengo…per riaprire l’analogia con la sala preghiera) o anche feste di associazioni universitarie o altrei iniziative; altrimenti, nei termini che dici tu, non si porrebbe la questione feste, poichè sarebbero proibite dalla legge; qua il problema è solo il fatto che i cattolici si sono offesi. Fare feste universitarie, tantopiù se riservate agli studenti, non è vietato per legge.
Sulla preghiera, fermo restando quanto espresso, non riesco a capirti: se quella stanza non serve espressamente anche a te (in questo caso, come detto, concordo), per quale ragione io dovrei voler vedere quella tipa che prega nelle sue genuflessioni, o la meditazione di un buddista, cosa peraltro che toglie concentrazione?
Dunque, salvo motivi di bisogno comune da disciplinarsi tra i diversi soggetti, io credo che il voyeurismo non è rispetto; togliendo di mezzo le religioni e facendo un esempio assai secolare:uno per strada ha tutto il diritto di fissarmi continuamente, ma non mi pare un gesto educato o rispettoso.
Quindi resto convinto che, per principio, non ci sia nessun motivo democratico di vietare l’uso di una sala (a meno che non vogliamo vietare anche la preghiera in corridoio, andando contro la costituzione e creando problemi anche più grossi) il cui uso verrà disciplinato tranite gli interessati che troveranno modi di rappresentanza; fuor di principio ed in questi termini, pragmaticamente in quel caso la decisione spetta all’università di Torino, che sa se ci sono spazi e tempi; infatti l’università non ha detto nè sì nè no per principio, ma si riserva, secondo me giustamente, di valutare il discorso.
-“Le università sono talvolta aperte anche dopo cena, per riunioni di associazioni universitarie (ad esempio, alla riunione di alcune associazioni universitarie io non posso andare se non vi appartengo…per riaprire l’analogia con la sala preghiera) o anche feste di associazioni universitarie o altrei iniziative”
E’ sempre un discorso DI PRINCIPIO.
Se svolti all’interno dell’università, i convegni specialistici e tutti gli eventi culturali (feste incluse) sono DI PRINCIPIO aperti a tutti.
Del resto, se sono escluso da un’iniziativa specialistica perché non ho le conoscenze necessarie o non sono ancora “iscritto all’albo” è un conto, se lo sono perché NON POSSO partecipare DI PRINCIPIO, cioè in violazione dei diritti umani, è un’altro.
-“se quella stanza non serve espressamente anche a te (in questo caso, come detto, concordo), per quale ragione io dovrei voler vedere quella tipa che prega nelle sue genuflessioni, o la meditazione di un buddista, cosa peraltro che toglie concentrazione?
Dunque, salvo motivi di bisogno comune da disciplinarsi tra i diversi soggetti, io credo che il voyeurismo non è rispetto;”
Non confondiamo!
Il voyerismo riguarda la sfera sessuale e in alcuni casi può sfociare in patologia, mentre la pura curiosità di osservare e conoscere qualcosa, specie se esotico, non è niente di tutto ciò (altrimenti anche osservare un paesaggio per il puro gusto di osservarlo è da guardoni!).
Sembra dunque esagerato assimilare a un guardone uno che, nel mentre fa le sue cose, si ferma e osserva un vicino per il PURO GUSTO di osservare.
-“uno per strada ha tutto il diritto di fissarmi continuamente, ma non mi pare un gesto educato o rispettoso.”
Non mi curo degli sguardi altrui, dunque non li reputo irrispettosi nei miei confronti: se si divertono così, per me va benissimo, basta che non si arrabbiano se mi passa in testa di fare lo stesso con loro.
Vabbene quisquiliare, ma è chiaro che voyeurismo era inteso in senso lato.
Allora: un centro sociale autogestito è il massimo dell’apertura a tutte le ore e situazioni…bene, se in un centro sociale due persone devono charirsi vanno in una stanza, la si chiude, e nessuno si permette di entrare a disturbare, perchè ‘sono curioso di vedere come parlano’; e, allo stesso modo, dire che io non mi curo degli sguardi denota un falso (per me) concetto di libertà, a favore di uno solo, visto che la mia risposta, a tuo parere, deve essere la passività.
Esistono situazioni non normate dalla legge, e io, in queste, per mia abitudine agisco non da passivo e se uno mi fissa gli dico’ hey cosa hai da fissare?’, almeno per animale ed istintiva dignità individuale.
Dunque, per come la penso io, la curiosità ha un limite fisiologico (io non vado a vedere due amici che fanno l’amore per la curiosità di vedere come lo fanno, anche senza eccitazione sessuale), e il limite fisiologico sta qui: se la ragazza si ricavasse una nicchia con un soppalco o un separè e gradisse pregare in pace senza che io la osservi, ne ha tutti i diritti; viene prima, in un mondo civile e paritario, la riservatezza della curiosità (che posso risolvere peraltro con un video su youtube senza distrubare il prossimo), altrimenti la curiosità diventa invadenza e dire poi di essere discriminati per questo diventa un’offesa al concetto vero e serio di discrimanzione.
E, appunto, visto che la metti di principio: discriminare è togliere diritti e, come per tutte le cose, i diritti sono stabiliti positivamente con la Dichiarazione Universale…la curiosità sopra ogni altro valore non è considerata come diritto nemmeno dalla Dichiarazione Universale, e stabilire da sè i diritti prioritari è poco democratico di base.
Per me la curiosità è giusto che abbia limiti.
Saprai bene, per finire, che il mondo moderno (per fortuna) considera culturali anche le iniziative di socialità (come le feste) e non hai capito l’esempio che ho fatto: esistono associazioni di studenti, non legate a saperi particolari, dove entrano solo gli iscritti: se a Torino esiste questo (che per te è discriminare, per me no, fa parte della razionalizzazione del vivere moderno), cade anche di principio il discorso che io posso entrare a osservare e spiare, perchè sono curioso, un momento intimo e privato come per alcuni può essere la preghiera: essere invadenti non può essere un diritto superiore alla riservatezza.
Commento in mod.