“Disturbavano” la sua meditazione: e così il cosiddetto “piccolo Buddha”, un giovane eremita nepalese che si dice non mangi da anni, ha aggredito un gruppo di contadini. Diverse le versioni sulla gravità dei fatti, anche se il mistico ammette di essere ricorso alle mani: il capo della polizia locale ha riferito alla BBC che alcuni uomini hanno dovuto ricorrere a cure mediche per le ferite subite.
Piccolo Buddha, ma aggressivo
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““Disturbavano” la sua meditazione: e così il cosiddetto “piccolo Buddha”, un giovane eremita nepalese che si dice non mangi da anni, ha aggredito un gruppo di contadini.”
Qualcosa mi dice che questo scatto di nervi, oltre all’insofferenza del rumore, ha a che fare con la fame… 😉
” Diverse le versioni sulla gravità dei fatti, anche se il mistico ammette di essere ricorso alle mani: il capo della polizia locale ha riferito alla BBC che alcuni uomini hanno dovuto ricorrere a cure mediche per le ferite subite.”
“Non ho usato le mani!”
-Disse con la spranga in mano…
Ma no quale spranga!!! Avrà usato la forza spirituale!!! 🙂
La cosa peggiore è che c’è tanta gente magari lontana da altre religioni come l’islam o il cristianesimo che si lasciano affascinare e abbindolare da tali mascalzoni (santoni indiani che non mangiano da anni, monaci che levitano e altre fesserie simili) semplicemente in nome del fascino dell’esotismo!!! Un pò di tempo fa mi sono ritrovato a fare una discussione con alcuni miei colleghi (biologi!!!!!!!!!!) in cui mi sono sentito dare dello scetticone materialista (non che per me sia un’offesa) semplicemente perchè avanzavo dei dubbi sulla possibilità che ci possa essere uno di tali soggetti che non mangia e non beve da più di 30anni!!! Persone che hanno passato ore e ore su libri di biochimica, biologia molecolare e fisiologia che mi vengono a dire: ma magari esistono altre forme di energia con cui si riesce a nutrire!!! Non sapevo se ridere, piangere o incavolarmi! E’ proprio vero che a volte l’insoddisfazione per la realtà riesce ad aprire le porte alla creduloneria del peggior tipo!!!
c’è gente che scinde le sue conoscenze….
La teoria della “doppia verità” di lontana memoria.
Eh, la termodinamica…
Non hai letto di quel dissidente cubano,Guillermo Farinas,che secondo un articolo
della Stampa ha passato 134 giorni senza ingerire alimenti solidi e senza bere nemmeno un sorso di liquido?
Non sto certo criticando lui,perche certamente e’ in pessime condizioni,ma sicuramente
qualcuno ha riportato i dati in maniera alterata.
@ faber
I tuoi colleghi biologi hanno proprio ragione! Tu sei il più arido razionalista che io abbia mai conosciuto. Non credi che Gesù Bambino sia nato per effetto tunnel quantistico. Non credi che nelle cellule dei santoni in piena fase di esaltazione ascetica (e di relativo digiuno) venga attivata allostericamente, a livello del reticolo endoplasmatico, la cosiddetta sarchiapponasi (complesso multienzimatico capace di sintetizzare glucosio, acidi grassi, aminoacidi ecc a partire dal semplice azoto molecolare). Scommetto che non credi nemmeno alle bilocazioni di Padre Pio. Confessalo!
Ma da piccolo, invece della fiaba di Pollicino, la nonna ti leggeva forse trattati di geometria differenziale?
La sarchiapponasi è bellissima me la rivendo!!! 🙂
Dovrebbe mangiare qualcosa, cosi’ gli passano i nervi.
(So benissimo che queste leggende di santoni che non mangiano sono tutte false)
False o comunque esagerate…
Beh se dicono che non mangia, non deve mangiare assolutamente nulla, altrimenti l’affermazione e’ falsa 🙂
Non e’ una questione banale perche’ c’e’ gente che ci casca sul serio.
Eh già, il principio di entropia dovrebbe essere quello che ci fa capire come questi riescono a stare 30 anni senza mangiare. Ho fatto esperimenti, miseramente falliti, eppure mi farebbe comodo per risparmiare un pò, sapete di questi tempi, mentre per b16 spendono 12 milioni di Sterline, io non me la passo benissimo…..
Quanto sono ridicoli i santoni asiatici ! 🙂
vorrei sapere anch’io come fanno…giusto per perdere una taglia…^__^
E menomale che meditare dovrebbe farti stare meglio e magari farti passare il giramento di globi, pensate un po’ cosa sarebbe successo se questo fosse stato a dormire dopo aver fatto 8 ore di catena di montaggio?
Beh, il quel caso gli sarebbe tornata pure la fame!
L’era dei guru un po’ permalosi e aggressivi va estinguendosi, si parla raramente di loro e non ci sono sempre la precisione giornalistica su queste vicende, quindi, un solo caso non fa dell’induismo o del buddismo, che poi è figlio dell’induismo, delle religioni aggressive, tuttavia vi sono stete correnti di pensiero più o meno ascetiche e politiche che hanno collocato sia i guru indù che quelli buddisti in un ottica di battaglia per i diritti del Tibet o dlela Birmania, ma non scordare che i kmer rossi erano di ispirazione buddista, si chiamavano così nel senso dei berretti rossi, come ci sono anche i berretti gialli.
La tradizione ascetica buddista non ha casi del genere in senso aggressivo, non è nell’insegnamento del Buddha, Siddarta Gautama; la meditazione buddista segue la Via di mezzo, quella che sta tra tutti i fanatismi opposti, chiamati opposti estremi, come comportamenti disturbti (in senso psicologico), che non rispecchiano la disciplina buddista.
Questo ragazzo non è un piccolo buddha ma un indisciplinato, non segue le orme della disciplina buddista in fatto di meditazione, che non prevede che se lo distrubi ti arriva il crocifisso in testa, per fare un esempio.
No, quello non è un piccolo buddha. è senza disciplina, non sa anocora conoscere se stesos e controllare se stesso, quindi, non è degno di essere lodato o riverito o incensato.
“No, quello non è un piccolo buddha. è senza disciplina, non sa anocora conoscere se stesos e controllare se stesso, quindi, non è degno di essere lodato o riverito o incensato.”
Gli induisti, infatti, dopo questo l’avrebbero ri-battezzato “piccolo asura” i buddhisti semplicemente “cretino squilibrato”…
Ho conosciuto un lama buddista a Milano che ha saputo leggermi nel cuore, senza far tanta fatica, ma non per questo ho iniziato a venerarlo, credo sia empatia, hanno un a disciplina che aiuta questa forma di relazione interpersonale, e non è aggressiva di certo.
Popper, è infatti risaputo che ogni lama buddista ha una mente affilata come un rasoio.
Quoto.
Comunque l’induismo di oggi è violento e ancora molto superstizioso, ci sono discriminazioni molto gravi proprio per colpa delle caste.
Io ho fatto esperienza eremitica, so cosa significa dover controllarsi e perdere il controllo, sono esperienze che non si possono liquidare come pazze, nessuno ha il diritto di giudicare quella che è un esperienza che porta la natura umana a toccare i propri limiti, lo stesso sport porta per competisione a toccare i propri limiti, a volte anche lavori di dovere quotidiano arrivano all’eroismo e al sacrifico di se stessi.
Tuttavia, nel mio caso non si è fatto male nessuno ed io certo non ho preteso di chiamarmi piccolo buddha, ma la vita eremitica mi ha fatto conoscere me stesso, nel silenzio e nell’autoosservarmi, i dettagli psico-fisici che io registravo nel mio diario come uno scienziato osserva la natura e prende appunti. Il silenio in cui ascoltavo i ruori del corpo in relazione con la mente, le impressioni che i sensi ricevevano ed elaboravano, la nemesi della mia storia fin dalla tenerà età, tutte quelle osservazioni di me e dell’ambiente familiare, tutte le mie escursioni e osservazione nella natura in montagna e al mare.
La visione di se stessi nella meditazione non è egoista e permalosa, è attenta e in una sana tensione psico-somatica; la mente non è in paradiso ma nemmeno all’inferno o in purgatorio a fare penitenze, essa è attenta a se stessa e alle impressioni esterne, non ne è disturbata, anzi ne ha un osciente contatto e un controllo cognitivo, quindi, il piccolo buddha non è stato capace di rimanere nella Via di mezzo, è sbandato aggressivamente in uno degli opposti estremi, ciò che Siddarta ha insegnato ad evitare coscientemente.
Io ho esperimentato tutti gli stati mentali in meditazione, ma ho anche razionalizzato queste mie esperienze, non ho mai fatto male a nessuno e nemmeno mi ritengo disturbato qando medito anche io, cioè, quando, in silenzio e coscientemente mi auto-osservo per conoscermi meglio. In nessuna delle mie esperienze ci sono state entità divine o fantasma, poiché io osservo me stesso come naturale e non trascendentale.
bell’intervento. Leggendo il sito da diverso tempo, mi sono fatto l’idea che ci vorrebbe una maggiore attenzione a questi temi da parte dei razionalisti e degli atei. Diciamo che vado più nella direzione di Spock (quello di star trek) che in quella del piccolo Buddha ma la “spiritualità” o se vogliano una psicologia non clinica ma per la vita comune dovrebbero essere maggiormente affrontate da un punto di vista rasionalista.
Condivido Angelo, anche io mi sento un po’ Spok per certi versi, ma ho imparato ad essere individuo, cioè, individuus, indivisibile, non dissociato in io e dio o angeli o spiriti.
Lo conosci il principio di non dualità?
Esso si basa sull’auto-osservazione esoterica (fino al centro della conoscenza di noi stessi) ed evita l’impersonalismo, cioè, l’impersonare una entità, o meglio, sentirsi dio, ciò che anche Krisnamurti sconsigliava, poiché il principio di non dualità prevede l’agnosticismo, una condizione mentale non esaltata e nemmeno presuntuosa o peggio dogmatica.
Purtroppo l’induismo nei millenni ha travisato questo principio filosofico e psicologico, costringendo alla subalternità acritica l’allievo del guru, quindi anche al travisamento del BaktYy yoga, lo Yoga della non dualità, che oggi viene interpretata come obbedienza del devoto ai comandi del guru, così, da individuus non duale, si è dissociato in io e il guru.
Se conosci anche tu bene l’antica filosofia induista, avrai capito che molte degli insegnamenti di cristo sono filosofia vedica, per esempio il figliol prodigo sta a significare la dissociazione dal padre come dissociazione in io e il padre, mentre nel fratello maggiore che era rimasto a casa si ravvisa una quasi eguale tentazione a dissociarsi dal padre prendendone beni per farne parte con i propri amici, in questo caso il padre gli risponde: quello che mio è tuo, mentre il figliol prodigo ha voluto avere qualcosa di suo in modo esclusivo e possessivo e se ne era andato.
La non dualità con Vishnù non era stata rispettata nemmeno da lakshmi devi, la quale appena sorta dall’ombellico di Vishnù si era specchiata nel pozzo e si era vista donna e bella ma non riusci a rientrare in Vishnù poichè essa aveva assunto una maschera naturale che alla fine della vita si deve togliere, meglio un po’ prima secondo me, attraverso la conoscenza di se stessi, ed è proprio conoscendo meglio se stessi che davanti alla morte si è liberi da illusioni e speranze paradisiache.
@POPPER
Bella desrizione! Io pultroppo conosco solo in buddhismo Chan (Zen)…
caro Angelo, come me e tanti altri avrai letto il vangelo, è si un insieme di insegnamenti di cristo, anche se poi sono stati manipolati e azzoppati dalla teologia cattolica, ma se prendi per esempio la parabola della perla preziosa e dei talenti, non puoi che vedervi l’invito a riscattare se stessi dall’ignoranza su noi stessi, il desiderio inquieto di conscerci meglio, aveva portato erroneamente Agostino di Ippona a confesare a cristo: il mio cuore è irrequieto finché non trova pace in te!
Come ateo prendo dalla filosofia del principio della non dualità il concetto di individuus, indivisibile, inalienabile, non dissociabile in io e dio o guru o angeli, eccc..
respingo ogni impersonalismo trascnendente poiché tale alterazione mentale è un ennesima maschera che mi impedirebbe di vedermi per ciò che sono in realtà.
Un invito a non essere rigidi con l’antica filosofia indù, non era fatta di caste e di violenza, quella venne in seguito ed oggi sappiamo quali conseguenze ha prodotto, la stessa cosa con loriginale intendimento buddista, non per persone violente ma per persone che vogliono conoscere se stesse e camnminare nella via di mezzo tra tutti gli opposti estremi.
Posso non credere a niente, ma se prendete l’insegnamento di Confucio, quello che parla del pesce come offerta a chi te lo chiede ma soprattutto dell’insegnare a pescarlo da soli come aiutare all’autodeterminazione, allora vi vedo anche una specie di scuola per liberi pensatori su questo modello, non indottrinare ma aiutare ad avere e produrre un proprio pensiero libero e autodeterminante la propria autonomia.
Ma le bhuddane dov’erano……..
a mangiare buddhini (ed è relativo sarcasmo, dato che ho trovato on line uno stampo per budino a forma di buddhino…)
le buddhane sono maestre di meditazione, come ti fan provare loro il nirvana nemmeno le sedute del rinnovamento dlelo spirito ci riescono.
@ POPPER
Lasciamo stare le buddhane… Ho letto con vivo interesse quello che hai scritto sul buddismo. Confesso che non avrei immaginato in uno come te, che ama “trastullarsi” nei momenti di ozio con il calcolo tensoriale e la meccanica relativistica, interessi di questo tipo. Evidentemente mi sbagliavo. Vorrei sottoporti un mio dubbio. Alcuni anni fa, mi è capitato di leggere “Breve Storia delle Religioni” di Ambrogio Donini, il quale descrive il buddismo come una religione, od una filosofia religiosa, intrinsecamente e profondamente reazionaria, dal momento che predica un atteggiamento fatto di rassegnazione e rinuncia nei confronti del mondo. Io sono sempre stato (e sono tuttora) piuttosto “a sinistra”: per me libertà, uguaglianza, fratellanza sono molto di più che semplici parole. Come potrei allora accostarmi al buddismo?
Io non sono buddista, ma ho usato alcune delle tecniche di meditazione.
Il migliorarsi per me è come un “non avere dei limiti alla propria crescita e maturità”, ma per giungere dove? Quale è lo scopo del crescere, del maturare e del migliorare sempre? Ma vi è un clima di meditazione da creare.
– non è con il chiasso o con la distrazione mondana,
– non è con le superstizioni o la paura del castigo divino,
– non è con la comoda rassegnazione dell’io sono così e nessuno mi cambia,
– non è con l’arrendersi alla situazione di crisi
Per esempio, biasimo un tipico comodo statico e stagnante dire che “si è così o cosà e nessuno mi cambia”, ma si è comunque in continua trasformazione ed evoluzione, quindi non è accettabile neppure una etichetta moralistica appiccicataci addosso moralmente da chi pensa che solo la chiesa ha il monopolio della coscienza cristiana.
Io sto vivendo questo Principio Meditativo del “Conosci te stesso”, tuttavia la mia apertura verso la Scienza e la Tecnologia mi chiede di stare al passo coi tempi e di tenermi aggiornato sui loro sviluppi, sono abbonato a Le Scienze a tal proposito.
Sono invalido al 100% con inabilità al lavoro, ma ho lavorato quasi 15 anni in molti settori dell’industria e della sanità pubblica. Attualmente, più che ozio, il mio lo definirei uno “statu quo” ineludibile e inevitabile.
Nell`apprendere i mei suggerimenti, le riflessioni e gli approfondimenti, e qui sta il paradosso, come condividerli? Con quali parole esprimere l’inesprimibile, quando la mente, a cui il linguaggio e le immagini appartengono, è l`ostacolo stesso al’esperienza che si vuole comunicare?
Ogni illuminato, nel buddismo, a quanto pare, si trova di fronte a questo dilemma, bisogna perciò tentare l’impossibile, comunicare l’incomunicabile, e se anche un solo essere dovesse accogliere l’invito a conoscere se stesso, ne sarei immensamente felice.
Nel mondo molti si stanno svegliando ma trovano nei gruppi religiosi un pregiudizio stagnante: <>
E’ il comportamento del branco, cioè, di coloro che vogliono tenervi ancora nel loro gruppo e farvi sentire un fratello ma sono egoisti, vi impediscono di trovare da voi la strada del risveglio razionale.
In realtà nascondono dietro queste parole un loro proprio limite mentale e uno spirito di appartenenza al gruppo che è sotto il potere della paura, dell’ignoranza e della frustrazione egogica, solo che essi sono malignamente furbi, infatti affermano che la frustrazione è tipica di coloro che invece vogliono essere indipendenti dalla religione e dai fratelli correligionari e finiscono per far pressione psicoplogica e la chiamano riconversione della pecorella smarrita.
Approfondire non è perdere tempo e tantomeno meritare di essere etichettati come contorti sapienti del relativismo culturale o scientifico, da cui alcuni cattolici semplici si guadano per non perdere l’essenzialità indiscutibile della propria fede fragile rispetto ad altre sensibilità, o meglio dire a volte in antagonismo con altre sensibilità religiose, presumendo ancora che la salvezza si trovi solo nella chiesa cattolica.
Questo atteggiamento della fede non può dirsi lontanamente vicino alla meditazione, poiché rifiuta di conoscere se stesso per timore di scoprirsi in modo diverso da come ci si sentiva dal punto di vsta della fede-bambagia (io sono così e nessuno mi cambia).
Ecco enrico69, ho cercato di sintetizzare alcuni miei concetti sull’importanza di settacciare la nostra natura umana fin nelle midolle delle ossa, senza più subirla o misconoscerla, e farlo con disciplina razionale e rigore scientifico, anche facendosi aiutare da esperti medici e psicologi, non si deve aver paura o vergogna di scoprirci come siamo dentro.
Una volta Charles Bukowsky assistette al matrimonio zen di un suo conoscente; al termine della cerimonia, completamente ubriaco, rincorse il monaco che aveva celebrato il rito, intimandogli di consegnargli il mantello arancione che indossava oppure LE SUE ORECCHIE, “sottili come carta igienica”, fu perentorio, lo avrebbe riempito di botte altrimenti, ma il vecchio, sebbene a stento, seppe difendersi e riuscì a scacciare Bukowsky con un paio di mosse di kung fu, anche perché lui non si reggeva in piedi per via dell’alcol.
Non so, forse è vero che le vestigia dei santoni hanno proprietà medianiche o miracolose, o magari è solo la loro origine che ce li fa apparire intrisi di un potere superiore, resta il fatto che anche io vorrei un pezzetto di monaco buddista, anche piccolo, se non altro farebbe la sua porca figura al posto dell’arbre magique
medito dalla mattina presto, a pranzo aria fritta, e adesso… non ci vedo più dalla fame!
simpatica, cara busta, ma se qualcuno ti disturba, non mordergli la la mano.
@enrico69
Non è così facile riassumere il buddismo in 2 parole, viste anche le molteplici correnti.
Semplificando molto (ma molto, molto, molto) potremmo dire che nasce come filosofia che vuole sconfiggere il dolore. L’idea di base (parabola della corda de sitar) è che gli eccessi, sia ascetici che le gozzoviglie, sono solo un inutile modo di auto ferirsi. L’idea è quella di essere consapevoli di tutto senza essere dominati da niente.
E’ molto difficile tradurre i concetti asiatici in termini occidentali per me, quindi spero di riuscire a spiegarmi decentemente.
Il “cammino” buddista è il risolvimento dei propri demoni interiori e la conoscenza di se stessi e del mondo per raggiungere uno stato di pace.
Poi alcune scuole sono diventate reazionarie o per la predicazione estremamente rinunciataria o per aver posto l’accento sulla predestinazione (che sono poi quelle che integrano profondamente il concetto induista di karma). Altre invece restano più equilibrate (direi le scuole che pongono come strumenti del cammino gli atti quotidiani).
Se la trovi ti consiglierei la lettura di una raccolta dei koan del maestro Wungmen, io li ho trovati estremamente interessanti e utili.
Si è così, Painkiller, fondalmentelmente il buddismo si prefigge di vincere la paura, il dolore e il desiderio, chiamati anche guna.
La reincarnazione ha si un importanza, ma prima viene la dissimulazione del Karma, smascherarlo nella nostra vita, conoscere se stessi per renderci conto delle cause-effetto delle nostre azioni, quindi, più uno conosce se stesso, più è consapevole del proprio karma e lo può vincere, può finire i suoi giorni senza più karma, ma il cammino è lungo, deve prestare attenzione alle propria interiora psicologiche, svelare a se stsso le radici della paura, del desiderio e della rabbia, guna da cui liberarsi, dominando anche il dolore che ne consegue, l’insofferenza e la sofferenza che tali guna provocano in noi.
La pace non è il semplice rilassarsi secondo la meditazione buddista, la si raggiunge in una sana tensione consapevole, sia delle proprie attività psico-somatiche che delle impressioni esterne, per cui rimanere liberi dagli effetti karmici della mente e del corpo e dagli afesti esterni, rimanendo nella via di mezzo tra tutti gli opposti estremi sia delle reazioni interne che dei possibili disturbi o distrazioni esterne, quindi, ciò implica che non te ne esci con l’aggredire chi ti distrae eventualmente.
@ Painkiller
Io provengo dal mondo cattolico, e mi è stato insegnato a guardare con sospetto tutte quelle culture filosofiche e religiose che non appartengono alla tradizione ebraico-cristiana. E poi c’è il fatto che io sono di sinistra: se posso provare interesse per un teologo della liberazione come Frei Betto, il sentir parlare di buddismo non mi mette certo a mio agio.
Nel film “La dolce vita” del grande Fellini uno degli episodi più sconcertanti è quello di Steiner: costui è un intellettuale romano, benestante e molto affermato a livello professionale, la cui mente è però alla deriva sul mare dell’esistenza più di un canotto per bambini in mezzo all’oceano; un giorno entra in una chiesa e si fà consegnare da un giovane prete una vecchia grammatica di sanscrito, perché evidentemente lo studio della lingua classica della cultura indiana gli è necessario per affrontare anche quello delle filosofie e delle religioni orientali; alcuni giorni dopo, approfittando di una momentanea assenza della moglie da casa, prima uccide i suoi due bambini e poi si suicida. Credo che in tutto questo ci sia qualche messaggio.
Ma non voglio essere deprimente con le mie considerazioni. Sarò grato a tutti voi, se saprete fornirmi qualche ragguaglio sul buddismo, dato che io in questo campo posso esibire solo la più piatta incompetenza.
Il buddismo non è un cinema di fellini e non ha consigliato il tizio ad uccidere i due bambini, fra l’altro in Italia ultimamente accade anche di peggio e sono famiglie cristiane e cattoliche eterosessuali, ma anche queesto non vuol dire niente.
Io ho seguito rigososamente alcune tecniche buddiste e non sono ancora annoverato agli onori della cronaca nera, per di più i buddisti sono quasi mezzo miliardo nel mondo, non vedo stragi evidenti se non da parte di chi vorrebbe eliminare i buddisti.
I buddisti della Birmania posso capirli, è una situazione difficile persino per il capo dell’opposizione. Quelli del Tibet sono stati falsamente emulati da una squadra di milotari cinesi per far ricadere la colpa sui monaci negli ultimi disordini di qualhe anno fa. I lama che conosco io sono buoni come il pane, molto propensi al dialogo, meglio di tanti cattolici ottusi. A parte l’uscita del Dalai Lama sui crocifissi, ho ancora una buona stima del buddismo.
Ciao Enrico io sono buddista da 20 anni,membro dell’Istituto Buddista Soka Gakkai Italiano,posso consigliarti di leggere “Felicità in questo mondo”(un percorso alla scoperta del Buddismo e della Soka Gakkai)lo puoi acquistare nelle librerie Feltrinelli.Se vuoi puoi consultare anche il sito:www.sgi-italia.org
Cara Barbara mi piacere che tu sia buddista, sono aperto ai suggerimenti; ho incontrato d persona il Lama di Biella, al secolo Arnaldo Graglia, ho avuto un colloquio con lui per ben tre ore e mi ha trovato maturo per recepire alcune tecniche di meditazione. Quel che mi ha confidato è personale ma sull’empatia mi ha fatto capire che tutti potenzialmente possono esercitarla, ma molti non hanno circostanze della vita favorevoli e si trovano a combattere egoisticamente per sopravivere e perdono molte occasioni e opportunità di migliorare la propia appartenenza all’umanità e la propria empatia.
correzione:
La pace non è il semplice rilassarsi secondo la meditazione buddista, la si raggiunge in una sana tensione consapevole, sia delle proprie attività psico-somatiche che delle impressioni esterne, per cui rimanere liberi dagli effetti karmici della mente e del corpo e dagli agenti esterni, rimanendo nella via di mezzo tra tutti gli opposti estremi sia delle reazioni interne che dei possibili disturbi o distrazioni esterne, quindi, ciò implica che non te ne esci con l’aggredire chi ti distrae eventualmente.
aggiungo:
la pace non è raggiungere alcun stato indisturbato, al contrario, anche nelle distrazioni di tutti i giorni, se hai meditato bene, non te ne esci aggredendo altri, allora hai raggiunto un dominio di te stesso, anche sotto le pressioni psiclogiche che vengono dall’esterno o all’opposto alle tue reazioni interne che istintivamente risponderebbero a tali pressioni esterne e potresti trovarti nella via di mezzo tra due fuochi, conoscendo te stesso domini entrambi gli opposti estremi.
vabbè uno che non mangia da anni 😀 avrà pure il diritto di essere un tantino in__zato, no!??
Scusate, ma se il Buddhino ( 😉 ) voleva meditare da eremita, non poteva scegliersi un posto un po’ piu’ appartato???
…E non e’ che manchino le montagne o le vette isolate in Nepal!!! 😉
l’unico posto ideale per il buddhino era una camera in un ospedale psichiarico secondo qualcuno, ma sarebbe bastato un luogo appartato.
Mi è morto l’asino proprio quando aveva finalmente imparato a non mangiare.
Al mio invece ho dovuto mettergli gli occhiali verdi perchè voleva mangiare solo erba.
@ Barbara
Ti ringrazio dei tuoi suggerimenti. Ho sempre sentito parlare molto del buddismo, ma le mie conoscenze in materia sono rimaste finora desolatamente esigue. Anche se probabilmente non diventerò mai buddista, voglio lo stesso colmare questa grave lacuna della mia cultura. Grazie di nuovo!
@ POPPER
Non c’è dubbio, la mia attuale diffidenza nei confronti del buddismo e di tutte le altre filosofie e religioni orientali deriva in larga misura dalla mia formazione cattolica. Credi forse che abbia qualche difficoltà ad ammetterlo? Come vedi, a me non piace affatto nascondermi dietro un dito! Se uno vuole essere veramente un laico, deve prima apprendere quella virtù suprema che si chiama onestà intellettuale, quindi riconoscere con tutta franchezza i limiti della propria Weltanschauung e di quello che da essa necessariamente consegue.
Temo che il mio riferimento a “La dolce vita” nella risposta data a Painkiller sia stato frainteso. Questo film di Fellini, senza dubbio uno dei più notevoli nella storia del cinema, colpisce lo spettatore non solo per il carattere “barocco” della forma e della struttura (e per favore non pensare subito anche tu alle tette della Ekberg…) ma anche e soprattutto per la complessità del contenuto. Senza alcun dubbio, se si vuole andare oltre i soliti giudizi superficiali e liquidatori, è una grande apologia del cattolicesimo, dalla prima scena all’ultima – lo prova il fatto che, quando venne proiettato nelle sale cinematografiche italiane nel 1960, molti cattolici gridarono allo scandalo, questo è vero, ma a Genova il card. Siri, per giunta uno degli uomini più reazionari del cattolicesimo italiano del ‘900, pare che ne abbia dato un giudizio favorevole, dopo avere assistito ad una sua proiezione privata nella curia arcivescovile insieme a p. Arpa. Per quanto poi attiene alla vicenda di Steiner narrata nel film, non credo affatto che Fellini abbia voluto indicare nel buddismo il “mandante ideologico” della sua fine tragica; penso piuttosto che il regista abbia inteso semplicemente ricordare la profonda diffidenza, che il cattolicesimo ha sempre nutrito verso coloro i quali, invece dell’ebraico del greco e del latino, preferiscono fare uso del sanscrito. Spero che tu comprenda bene che cosa intendo dire con questo…
Concludo, facendoti notare che tu hai evitato di rispondere alla domanda che ti ho posto: chi è di sinistra come me, prescindendo dal fatto che provenga dal mondo cattolico oppure abbia alle spalle una formazione intellettuale più laica, come può aderire ad una filosofia religiosa come il buddismo?
Ho risposto ma in modo diverso da come te lo sapettavi.
Nel buddismo non esiste domanda e risposta come botta e risposta, vi sono le metafore, un po’ come il linguaggio di Gesù nel vangelo, possono apparire come tirare il can per l’aia alle orecchie di un occidentale, ma hanno una risposta intrinseca, come una perla da trovare in un campo che non è tuo e lo devi acquistare, quindi, riferito a me, mi devi sondare, scrutare, conoscere (quindi non ha nulla a che fare con l’aggresione, l’arroganza e la presunzione). il carattere gnostico dell’insegnamento di Gesù è vedico, molto simile anche al linguaggio buddista per certi versi, le parabole per esempio.
Il cammino dell’illuminazione non è come mettersi in preghiera e dire il padre nostro, non è “a domanda risposta”, ci si deve predisporre all’osservazione dei dettagli sia che vengano dal nostro mondio interiore sia che venga dagli altri, e comuqnue l’illuminazione non è “do ut des” o “qui pro quo”, richiede tempo e molta attenzione e auto-osservazione e osservazione della natura intorno a noi, ma attenzione, non per vedervi una mano invisibile come di un entità trascendentale, l’illuminazione o intuito se preferisci al tuo grado di comprensione, può venire, come nel racconto del Buddha, da un muscio mentre parla con il suo allievo: se tendi troppo la corda lo strumento musicale si romperà e se la lasci troppo allentata non suonerà, da cui la sua illuminazione, la Via d Mezzo che sta tra tutti gli oposti estremi.
La risposta sta nel tuo cammino e nella tua attenzione ai dettagli nella tua esperienza di consocenza di te stesso e consapevolezza.
se preferisci in poche parole ma molto povere di contenuti, quindi un po’ monche di riflessioni e metafore, ti rispondo così.
da cattolico di sinistra puoi apprendere da te stesso su te stesso quello che anche il Buddha ha imprarato a consocere all’inizio del suo cammino, non l’esagerazione dell’ascesi estrema e neppure una vita superficiale che subisce la propria natura invece di consocerla.
La Via di mezzo, tra pazzia ascetica della rinuncia estrema e un vivacchiare senza alcun interesse per nulla. In mezzo ci sta una vasta gamma di interessi positivi e anche una sana meditazione che sa mettere un tetto ai propri desideri umani, al fine di non appensantire il karma, lascia perdere la reincarnazione, io parlo di arrivare alla morte pienamente soddisfatti della propria vita che si ha vissuto senza credrfe alla speranza di inutili e ilusori premi ultraterreni.
@ POPPER
Ti ringrazio. La tua risposta è stata molto più esauriente di quanto tu probabilmente pensassi. Non so se Gesù si sia ispirato alla spiritualità vedica oppure a quella buddista (non sono né un biblista né uno storico delle religioni e non posso esprimere un giudizio competente in questa materia) ma personalmente ho sempre preferito pensare a lui come ad un uomo, che ha tentato di liberare il suo popolo dal dominio imperiale di Roma e per questo ha fatto la fine che ha fatto: insomma, un leader politico e non un maestro di spiritualità. In ogni caso, mi rendo conto che il mio materialismo mi impedisce di percorrere vie di ascesi che non mi appartengono, che percepisco come radicalmente allotrie alle mie esigenze più profonde. Devi avere pazienza, ma io sono fatto così!
Vuoi sapere quali sono stati i momenti in cui ho avuto la sensazione, veramente beatifica, di entrare in intima comunione con l’universo o, se preferisci, con il deus sive natura di cui parla Spinoza? Te lo dico subito. Quando facevo il liceo, mi sarebbe piaciuto moltissimo studiare matematica all’università, anche se ho dovuto rinunciarvi, dal momento che in famiglia avevano deciso che sarei diventato medico ancora prima che nascessi. Un giorno (frequentavo, appunto, l’ultimo anno di liceo) entrai in una libreria universitaria ed acquistai due manuali: “Introduzione alla Logica Matematica” del Mendelson e “Principi di Analisi Matematica” del Rudin. Mi buttai a capofitto nella loro lettura. Sapevo che la matematica è la più fascinosa delle scienze, ma quello che provai allora non voglio neanche descriverlo, perché finirei con il banalizzare tutto… Tempo fa mi capitò di leggere in una rivista americana di psicologia che nei gay è piuttosto frequente un forte interesse per la matematica. Non sono uno psicologo e non posso dire come stiano veramente le cose. Ma una cosa è assolutamente certa, almeno nel mio caso: il senso di profondo benessere psicologico che può trasmettere la matematica, non può esistere, anzi non esiste affatto percorso ascetico che possa infonderlo.
Se ora vuoi farti una sonora risata alle mie spalle, fai pure. Ti garantisco che non mi offendo.