L’associazione Luca Coscioni ora rende disponibile su internet un modulo per il testamento biologico, da compilare inserendo le cure che si vogliono ricevere o meno nel caso si perda la capacità di esprimere autonomamente la propria decisione. In poche ore, scrive Repubblica, almeno 250 testamenti biologici sono stati compilati dal sito. Il documento va poi stampato, firmato dall’interessato e autenticato da un notaio.
Un modo per sensibilizzare l’opinione pubblica su un tema in cui il Parlamento, dopo il caso di Eluana Englaro e sulla base delle rigide direttive imposte dalla Chiesa cattolica, rischiava di legiferare chiudendo gli spazi di autonomia e libertà dei cittadini col il ddl Calabrò. Un rischio che, col passaggio di consegne dal governo Silvio Berlusconi a quello di Mario Monti, non è del tutto fugato.
Secondo Stefano Rodotà, “se il documento viene autenticato da un notaio ha rilevanza giuridica”, dato che la Corte Costituzionale già nel 2008 ha ribadito che l’autodeterminazione è un diritto fondamentale.
è bene fare un promemoria, ma è da tempo che nel sito della Lucacoscioni c’è il modulo, come c’è in quello di liberauscita; c’è qualche notaio sensibile che lo registra alla cifra simbolica di un euro, ma normalmente i notai sno molto cari 🙁
compilarlo, con tanto di testimoni e fiduciario, è comunque importante, magari dando una copia ad amici e parenti e medico di famiglia come ho fatto io
Ottima notizia. Si può aggiungere che non voglio in nessun modo avere “assistenza religiosa”?. Non vorrei che intorno al mio letto volino mosche, corvi o girino le amanti immaginarie di qualche dio martirizzato.
Scusate eh, ma il form online è fatto col c… -.-
O mi sono perso qualcosa io… ma ci sono diverse opzioni in contraddizione l’una con l’altra (tipo quando si chiede se volere il funerale o no e poi, indipendentemente dalla scelta fatta, si chiede se volerlo religioso o non religioso…), inoltre alcune opzioni sono aggregate apparentemente a caso,tipo quando si chiede se si desidera essere alimentati artificialmente sia nel caso di una malattia allo stato terminale che nel caso di una lesione cerebrale invalidante e permanente (che per la definizione potrebbe anche essere, che so, un trauma neurale in seguito al quale resto normale ma perdo la capacità di deglutire… insomma, c’è differenza eh).
In soldoni: lodevole iniziativa, percarità, ma il form l’ha pensato qualcuno che non conosce la logica 😐
Secondo me la cosa più efficace da fare è quella di estendere il numero dei comuni in cui è presente il registro dei testaemnti biologici e al tempo stesso spingere i cittadini a usufruire di tale registro dove presente. Ben venga anche l’iniziativa della coscioni , però le battaglie sono più efficaci quando vengono fatte più a livello di massa. Ormai sono decine se non centinaia i comuni italiani con registro TB , ottenuto il più delle volte in seguito a petizioni popolari per le quali i soci UAAR (io per primo nel mio comune) sono stati promotori , talvolta insieme ad altre associazioni , dove presenti
Concordo in tutto.
P.S: Noi non abbiamo nemmeno avuto bisogno di raccogliere le firme:
http://www.viveresenigallia.it/index.php?page=articolo&articolo_id=281691
Purtroppo non è possibile leggere attentamente tutti i passaggi del modulo, se non si compilano i campi relativi. Ma non potevano scriverlo meglio?
Qui mi limito a porre alla vostra attenzione una questione particolarmente importante, almeno a livello clinico, che riguarda i criteri diagnostici ai quali fare riferimento per dichiarare che un paziente è in stato di coma irreversibile. Mi rendo conto che questo richiede conoscenze cliniche avanzate, che spesso non vengono impartite nemmeno a livello universitario, ma ogni essere umano dovrebbe essere informato su questo problema alquanto spinoso ed esprimere il suo parere in merito ad esso. Ne ha tutto il diritto. Per semplificare le cose al massimo, vi ricordo che una distruzione corticale diffusa è di solito evidenziata (in modo diretto o indiretto) da tracciati isoelettrici nell’EEG, da mancanza di risposta agli stimoli dell’ambiente, da una risposta pupillare assente agli stimoli luminosi (suggestiva di lesione mesencefalica), da assenza dei riflessi oculovestibolari e corneali (suggestiva di lesione pontina), e da apnea per disfunzione bulbare. Ma nemmeno queste ultrasemplificazioni teoriche risolvono la complessità del problema. Che invece rimane tutto.
Secondo me, ci dovrebbe essere più informazione. Un po’ come nel caso della fecondazione eterologa o della ricerca biomedica sulle cellule staminali.
Non abbiamo ancora educazione sessuale a scuola e il referendum sull’acqua è stato trasmesso 3 giorni prima sui mezzi d’informazione. D’accordo sul principio, pessimista sull’applicazione.
@ whichgood
Quando all’università avevo intenzione di specializzarmi in neurochirurgia (poi ho ripiegato sulla biochimica clinica, che è tutt’altra cosa) parlai una volta con il mio prof al bar del policlinico universitario proprio di questo problema: non esistono criteri diagnostici, che consentano di riconoscere in modo univoco lo stato di morte clinica del paziente, per cui l’accertamento di questa morte clinica deve tenere conto anche di aspetti per così dire legali. Non è un problemino da poco, questo. Però non lo si affronta quasi mai. Ecco perché sarebbe opportuno, proprio per tutelare il decision making del paziente, consentire a quest’ultimo di indicare nel testamento biologico in base a quali criteri diagnostici egli vuole che venga accertato un suo eventuale stato di morte clinica.
@ Luca
sono completamente d’accordo, non mi sono espresso bene. Mi riferivo specificamente al tuo ultimo paragrafo, quello sull’informazione. I miei esempi erano rivolti a far vedere che quando ci sono interessi (chiesa, privatistici) nel nostro paese l’informazione è la prima a soffrire; è più facile ingannare un ignorante e questo è il mestiere maestro della Chiesa, sia con l’oscurantismo, il revisionismo o la superstizione e la paura.
Effettivamente, dovremmo essere noi a porre il limite oltre il quale non si deve andare oltre. Considero ridicolo che possiamo decidere sul nostro patrimonio (materiale e culturale) ma non sulla nostra propria vita.
@ whichgood
Nel mio intervento non c’era alcun intento polemico. Ho compreso perfettamente quello che tu hai scritto e lo condivido. Volevo solo rendere un po’ più chiaro il senso delle mie parole forse un po’ troppo tecniche.
@Luca
Sono in parte d’accordo, ma vedo, ahimè, un’unica soluzione. L’unica soluzione per discriminare nel testamento biologico i vari criteri diagnostici dovrebbe essere l’obbligo statale della laurea in neurochirurgia per tutti. (Anche se poi c’è il serio rischio che molti imitino il trota…).
Se Lei, che è laureato in biochimica clinica, avanza di questi dubbi, a maggior ragione l’impiegato della fiat o la casalinga di Voghera….
Anzi, visto che ci siamo, perchè non proponiamo una postilla nello stesso testamento in cui l’individuo possa stabilire i criteri, esclusivi per sè, in base ai quali il medico-chirurgo dovrebbe decretarne la morte cerebrale?
E se vogliamo, si potrebbe ancor più ampliare la sacrosanta autodeterminazione dell’individuo. Per es. spuntando nel medesimo modulo le varie cure terapeutiche in caso di incoscienza ammesse dal paziente. Per es. il paziente potrebbe negare il consenso ad essere sottoposto ad interventi salvavita tipo l’amputazione di un arto, interventi a cranio aperto, ecc…
Così il medico-chirurgo avrebbe il suo bel vademecum personalizzato per ciascun paziente, il quale, è ovvio, mai e poi mai si dovrà chiamare Ippocrate.
PS
Una notizia che forse è una bufala, ma ne saprà di più certamente il neurochirurgo. In Cina pare abbiano pescato una donna priva della corteccia nell’emisfero sinistro, la quale ha sempre condotto una vita normale.
@antonio
se il danno è stato MOLTO precoce, è probabile che la corteccia residua si sia fatta carico di quel che avrebbe dovuto fare anche l’altra metà.
comunque sia ci sono anche individui con agenesia del corpo calloso per dire, che comunque hanno una vita normale e li “sgami” con dei test.
oppure bambini che hanno avuto ictus o danni di altro tipo in età molto precoce e che hanno recuperato tutto se non gran parte.
comunque aspettiamo eventuali studi.
chessò, su nature o qualcosa di simile.
http://www.erickson.it/Libri/Pagine/Scheda-Libro.aspx?ItemId=37363
(non l’ho ancora letto).
comunque sia, perdere un emisfero a 30 – 40 (ma anche 20) anni è “leggerissimamente” diverso.
così come è “leggerissimamente” diverso perdere metà corteccia a quelle età.
altrimenti l’alzheimer e demenze assortite non esisterebbero.
Apprezzabile iniziativa anche se dubito che abbia un qualche valore legale.
[Piccolo OT]
Per caso sono andato sulla pagina facebook di Maria Coscioni, tra i fondatori insieme al marito dell’associazione ed è piena di commenti di animalisti incazzati. Perchè?
[FINE OT]
@ francesco s.
Si tratta di animalisti o … di animali cattolici?
No sembrano animalisti, ma non ho capito perchè sono incacchiati con la Coscioni.
@francesco s.
Perchè ha votato a favore della sperimentazione sugli animali, coerentemente con gli scopi che si pone la sua Associazione. I motivi li ritrovi tu stesso sul suo sito…Basta cercare. 😉
http://www.mariantoniettafarinacoscioni.it/rassegna-stampa/i-miei-articoli/1188-perche-difendo-la-liberta-di-ricerca.html
Grazie, Paul