Avrei preferito non dover scrivere questo editoriale. Quanto è accaduto all’Università «La Sapienza» di Roma potrebbe infatti sfociare, negli anni a venire, in conseguenze negative per lo sviluppo della nostra scienza, già mal ridotta. Corriamo il rischio che si frantumi del tutto il principio civile per cui la scienza nasce dalla naturale curiosità degli esseri umani e non deve essere qualificata come atea, laica, religiosa o asservita alle multinazionali. In un’Università pubblica, l’inaugurazione dell’anno accademico ruota attorno alla lectio magistralis, affidata a uno studioso il quale analizza i rapporti fra ricerca e docenza, suggerisce criteri per la loro crescita ed è comunque disposto a confrontarsi con ipotesi alternative. Queste condizioni sono ovviamente inapplicabili a un intellettuale che espone delle Verità divine e, quindi, non negoziabili, non passibili di critica. Soprattutto se si invita uno studioso come Ratzinger, nei cui scritti si percepisce da sempre sia la difficoltà in cui versa il cattolicesimo di fronte agli sviluppi della cultura d’oggi, sia l’inclinazione della Chiesa romana a invadere uno scenario politico che si sta sfarinando. È stato ingenuo, quindi, chiedere al Papa di presentare la lectio in un’Università pubblica e in un momento in cui i toni ecclesiali si vanno facendo aspri. Qualche esempio, per rinfrescare la memoria. Il 14 settembre 2006 il quotidiano della CEI critica coloro che accettano la teoria dell’evoluzione, accusandoli di screditare il Dio Creatore e l’uomo, «non più immagine di Dio, ma delle grandi scimmie»: la biologia starebbe alla radice degli «orrori della modernità» e potrebbe indurre a «giustificare il cannibalismo». Parole di ferro, queste. Ma non divergenti da quelle che nel 2004 aveva usato l’allora cardinale Ratzinger per difendere lo spirito da uno sviluppo dell’Occidente governato da patologie della ragione, nel senso che «attraverso la ricerca del codice genetico la ragione si impossessa delle radici della vita» e che, di conseguenza, «la dignità umana scompare». Ratzinger è libero di esporre le proprie opinioni e di credere, come scrive nel suo messaggio inviato a «La Sapienza» citando sant’Agostino, che «il semplice sapere… rende tristi», ma l’Università pubblica ha il dovere di difendere l’autonomia della conoscenza da ogni tentativo di controllo esterno, sia laico che religioso. Ecco perché ritengo una leggerezza l’invito rivolto al Papa, e fuorviante ciò che ne è seguito. Questo paese vive una fase storica difficile, nella quale i problemi si appesantiscono mentre l’agire politico si sta svuotando di livelli decisionali e non riesce a introdurre veri elementi di innovazione nell’organizzazione dello Stato e nella cultura diffusa nella società civile. Le controversie su «La Sapienza» fanno insomma dimenticare che la modernizzazione del paese non decolla senza la crescita di una scienza libera da ipoteche politiche e religiose, una scienza che non è triste – come si legge nel messaggio del Papa – ma è ricca dell’appagante piacere della scoperta e della conoscenza.
Noi italiani – atei, laici e credenti – abbiamo allora bisogno di uomini di Stato che con una politica saggia nutrano l’intero albero della cultura scientifica e umanistica, per costruire un paese moderno dove l’abbraccio tra sapere e democrazia possa generare un futuro migliore per tutti i cittadini. Anche per quelli che credono di possedere già la Verità, e sognano una scienza in libertà vigilata. A ciascuno il suo, insomma, prima che per tutti si faccia buio.
Enrico Bellone. Le Scienze, febbraio 2008, n.474
Non penso che l’invito del rettore sia stato ingenuo, quanto piuttosto dettato da opportunismo politico.
Può anche essere che l’invito sia stato fatto per interessi politici oppure per ingenuità pensando che il Papa sia adorato dalla gente come i mezzi di informazione vorrebbero far credere. La realtà comunque lo ha smentito in ogni caso visto che la gente non solo ha manifestato all’università ma l’opinione popolare è stata concorde in maggioranza con il fatto che il Papa non dovesse aprire l’anno accademico per gli stessi motivi che sono stati riportati nell’articolo. Ovviamente i mezzi di informazione, che sono assolutamente asserviti al potere, hanno portato avanti un piagnisteo unico durato uno sproposito e di fatto incomprensibile. L’incomprensibilità mi deriva dal fatto che i politici sono clericali perchè questo gli garantisce dei voti e pensano che l’elettorato cattolico sia enorme. Se invece i fatti gli dimostrano che l’elettorato cattolico è una minoranza nel paese e che proprio i politici più confessionali sono quelli più odiati, non farebbero meglio a diventare un po’ più anticlericali?
Non capisco come il rettore non si sia ancora dimesso : è il vero ed unico responsabile di tutto quello che è accaduto!
ma questi uomini di stato “saggi” che dovrebbero salvarci dove sono?
io ancora non li ho visti e siccome, anche dopo le elezioni, anticipate o meno, saranno sempre le stesse teste a detenere il potere, penso che non li vedrò mai…
è giusto.
La chiesa dovrebbe stare al posto suo… “DIRE MA NON IMPEDIRE”.
c’è la libertà di parola… possono parlare… ma li dove intervenissero con forza di censura dovrebbero tener conto che violano quella stessa area di libertà (libero arbitrio) che dio stesso ha donato all’uomo.
Sono daccordo in toto fuorchè nell’affermazione che la scienza non ” puo definirsi atea, laica , religiosa o asservita alle mutinazionali”…….se essa non è atea vuol dire che “l’ipotesi Dio” deve venire presa in considerazione , con tutto ciò che se ne determina.
Mi sembra che la parola “ateo” continui a conservare, per molti, quella valenza intima di negatività, per cui si preferisce farne un uso centellinato ed attento.
Facciamo cessare questa ipocrisia.
Oggi i nostri politici sono solo dei bacia pile, pronti a genuflettarsi davanti alle sottane nere con a capo il grande banchiere (ex della gioventù itleriana), per un miserabile voto.
a Leo55
la scienza “non può definirsi atea…” forse perchè la scienza è agnostica: il problema di dio per la scienza è un falso problema. Proprio non può e non deve occuparsene, perchè ciò che non esiste non può essere oggetto di studio e di ricerca scientifica. Ti pare?
La scienza non ha bisogno di dichiararsi atea, priva di qualcosa che non esiste!
La parola ateo non l’abbiamo coniata noi atei, ma chi ci vuole attribuire “quella valenza intima di negatività” di cui parli
sei sicuro vash che “l’opinione popolare è stata concorde in maggioranza con il fatto che il Papa non dovesse aprire l’anno accademico”? da quel poco che ho sentito io in giro dalle mie parti mi pare proprio il contrario, purtroppo..
penso che nella frase “…atei, laici e credenti…” ci sia l’errore di separare laici da credenti, visto che anche i credenti possono essere laici, o meglio, sono laici tutti coloro che non apppartengono al clero. Esistono addirittura i frati laici, detti anche secolari, perchè non hanno ricevuti gli ordini. Tutte le persone che non hanno ricevuto gli ordini sono laiche, anche se credenti e praticanti. Altra cosa, forse, è il laicismo, di cui c’è sempre più bisogno. A volte, molto raramente, assistiamo a slanci di laicismo da parte di esponenti clericali (mosche bianche…)
Concordo con Leo. Diciamo almeno che la scienza deve essere per definizione almeno
“a-religiosa”.
“a-religiosa”, per quanto mi riguarda, è sinonimo di “a-tea”.
Una scienza non atea non è nemmeno scienza, dato che significherebbe avere un scienza col dogma dell’esistenza di un dio.
la scienza è una metodologia di indagine del misurabile (Dio che esista o meno è per definizione non-misurabile quindi al di là dei limiti intrinseci di tale metodologia) e in quanto tale diciamo pure agnostica.
E’ l’uomo che la pratica che è ateo o credente, ecc.:e come tale se vuole fare serio lavoro scientifico deve sorvegliare le sue precomprensioni (innate e inevitabili) in modo che non diventino pregiudizi e inficino l’indagine. Che poi tutta la realtà si riduca al misurabile, è tutto un altro paio di maniche. Questa è la mia opinione, saluti e buon fine settimana a tutti.
Oibho!!
Quindi scopro che Fra pallino è daccordo con me………..
non sono d’accordo, la scienza è atea non agnostica, l’ipotesi di Dio è un’ipotesi che potrebbe modificare teorie importanti, un pò con l’evoluzionismo ridotta a barzelletta con l’intelligent design, e non è che lo scienziato sostiene può darsi che dio esista può darsi che non esista perchè tanto questo non influenzerebbe il suo lavoro. Invece lo scienziato sostiene che la teoria dell’intelligent design non ha nessun fondamento scientifico, che l’ipotesi dell’esistenza di dio non ha alcun fondamento scientifico. Così come lo scineziato che affronta lo studio della nascita dell’universo, non tiene minimamente conto dell’esistenza di dio, semplicemente non esiste.
Per me le posizioni sono inconciliabili.
La scienza fa ipotesi e cerca di smentirle in continuazione anche se ha delle prove a sostegno.
La fede fa ipotesi e cerca di sostenerle senza prove e anche contro le evidenze contrarie, talvolta imponendo agli altri le proprie posizioni.
La scienza cerca con difficoltà cose vere per la maggior parte dei casi in un dato momento, la fede pretende di aver trovato qualcosa di vero sempre e comunque e la chiama pure “verità”… quando per me è giusto chiamarla “illusione”.
L’onere della prova sta a chi vuole affermare. io non ho modo di smentire le illusioni e le fantasie altrui, come non ho modo di provare la falsità della teiera orbitante intorno alla terra di cui parlava Russel
per l’operato della scienza il concetto di dio non ha senso ed è inutile. d’altra parte se dio fosse osservabile scientificamente perderebbe il suo status di dio. fin qui, quindi, nessun problema.
il dissidio nasce quando queste considerazioni entrano nel dibattito filosofico, esse tendono a svilire il valore di dio nei confronti nella materia e dell’uomo ed impongono alla teologia di disfarsi di antica zavorra filosofica oppure giochi di prestigio retorici o, nel peggiore dei casi, di attaccare la cultura scientista, relativista, materialita bollandola con l’appellativo di nichilista.
mi sembra inutile aggiungere altro.