Questo libro vuole essere un forte riferimento critico alle religioni monoteiste e ciò può indurre a pensare che questo sia soltanto un saggio contro le istituzioni religiose. La realtà è che la maggiore espressione di fede la si incontra nelle religioni, e l’autore intende, con questo delicato e impopolare passaggio, teorizzare l’inconsistenza delle fedi in senso assoluto, colpendo anche le manifestazioni di esse più resistenti (quelle religiose monoteiste, appunto che, a differenza del politeismo, hanno nella propria ragione di esistere la necessità del primato sulla diversità). Per lo stesso motivo, essendo rivolto al pubblico italiano, il libro può apparire ai più disattenti un attacco esclusivamente rivolto alla religione cristiana. In parte lo è, ma solo perché la Chiesa risulta essere impregnante l’equilibrio sociale della nostra società e causa di diverse forme d’intolleranza e stigmatizzazione. Si può dire che sia la fede religiosa, sia la fede nelle superstizioni sono fondamentalismi della mente, o inganni perpetrati ai danni delle nostre intelligenze, soprattutto alla luce di quanto la storia oggi ci consegna.
La fede è una menzogna più grande dell’opinione
di Riccardo Magnani
Prezzo: 19,50 €
Pagine: 250
“La fede è una menzogna più grande dell’opinione”.
Che bel titolo, in questo clima di caccia alle streghe relativiste!
20 neuroni per un libro di 250 pagine?
un euro per dodici pagine?
cosa avrà mai scritto dentro sto libro per farlo pagare così tanto!!!
mi faccio venti euro di benza e vado al mare…magari il libro lo troverò in biblioteca
“…le religioni monoteiste…hanno nella propria ragione di esistere la necessità del primato sulla diversità…”. Vale a dire “prima di tutto io”: un fatto egoistico, che non appare tale perché “posto in assoluto”.
catartico
Sul sito Altromondo c’è anche un link alla prefazione del libro. Il titolo, così com’è, però non l’ho capito (o mi è sfuggito il senso). Una “menzogna più grande dell’opinione” presupporrebbe che l’opinione, in quanto tale, sia per sua natura menzognera. Ciò non è vero. Già Platone ammetteva la possibilità della “retta opinione” che non si distingue dalla “verità” se non per la mancanza di alcuni requisiti formali. I concetto platonico e assoluto di “verità” non è più in uso nella scienza. Anzi, direi che la scienza procede su una serie di teoremi fondati sull’esperienza, sempre modificabili e perfettibili. L’autore del libro esordisce proclamandosi innamorato della verità. Pilato avrebbe risposto “Che cosa è la verità?” A questa domanda nemmeno Gesù Cristo seppe rispondere.