Molti mezzi di informazione hanno ripreso con enfasi l’intervento che il presidente del consiglio Silvio Berlusconi ha fatto mercoledì scorso ad Atreju 2009, la festa dei giovani PDL. Tutti si sono soffermati sul confronto fatto con De Gasperi e con gli altri capi di governo succedutisi dall’Unità d’Italia in poi, pochissimi (Dagospia, Giornalettismo, Libero News) hanno notato che Berlusconi ha invitato i presenti a leggersi due libri super-cattolici delle Edizioni Ares, Le grandi menzogne della storia contemporanea di Sandro Fontana e soprattutto Risorgimento da riscrivere di Angela Pellicciari. In quest’ultimo testo si sostiene che il Risorgimento altro non è stato che una guerra massonica condotta contro la Chiesa cattolica. L’autrice è una collaboratrice di Radio Maria ed è stata già accusata, in passato, di filonazismo (cfr. Ultimissima del 12 febbraio 2006).
Un Berlusconi super-cattolico e anti-risorgimentale
61 commenti
Commenti chiusi.
Purtroppo il Risorgimento ha fatto troppo poco.
Dopo la Breccia di Porta Pia, il Papa andava spedito in esilio
Atreju? Cioe’ il bambino della Storia Infinita?
“Risorgimento altro non è stato che una guerra massonica condotta contro la Chiesa cattolica” — attento presidente, potresti infastidire i tuoi protettori piduisti.
Il risorgimento è stato indubbiamente una guerra contro la chiesa cattolica, non vedo che cosa ci sia di controverso.
Il papato è stato il bastone fra le ruote che ha tenuto l’Italia divisa dai tempi della sconfitta dei longobardi. Se ne rendevano conto tutti nell”800 e non mi risulta che qualcuno ora lo neghi (a parte i soliti “eccentrici” alla Giovanardi).
Da anticlericale quale sono mi devo trattenere……….
Fritz, ti sbagli……..non in esilio. Una reliquie per ogni fedele, omaggio dell’ ITALIA.
Non è un mistero che il Risorgimento (una vera e propria guerra di conquista del Nord nei confronti del Sud) venne ispirato, appoggiato e finanziato dalla Massoneria. Garibaldi, in particolare, ebbe uno stretto rapporto con le Logge, da cui trasse potere e prebende; aldilà della retorica risorgimentale, è un personaggio non certo limpido e da ridimensionare.
Grande Generale Giuseppe Garibaldi.
Peccato che i Francesi, il cui imperatore Napoleone terzo vendutosi ai cattolici del suo paese, ti abbiamo fermato a Monterotondo soltanto perchè più ben armati. Se a Roma fossi entrato tu con il tuo luogotenente Bixio e le gloriose camicie rosse, non un solo corvo nero si sarebbe salvato dalle vostre baionette e l’Italia non avrebbe conosciuto il fascismo nè tante altre catastrofi.
Io credo che il tramonto politico di Berlusconi sia ormai inesorabile; ci potranno essere dei colpi di coda, visto il personaggio e la situazione politica italiana, ma a mio avviso e’ bene prepararsi per il dopo-papi e il tempo non promette nulla di buono, tra la lega, razzista e secessionista, e il vaticano che non ha mai accettato l’unita’ d’italia che il risorgimento ha regalato al paese. Per chi fosse interessato, ne scrivo sul mio blog: La Repubblica muore ma il Quirinale sonnecchia
http://zamparini.wordpress.com/2009/09/14/la-repubblica-muore-ma-il-quirinale-sonnecchia/
@ gabriele zamparini
No scusa, il quirinale dorme alla grande e la pseudo sinistra stà a guardare la sinistra che non c’è. Siamo messi bene, vero?
per Stefano Grassino
concordo in toto (un mio avo è stato Garibaldino e ha fato la Terza Gerra d’Idipendenza!!!! e di Lui sono iperorgogliosissimo)
@ Stefano Grassino
si, siamo messi proprio male, sono d’accordo.
ma c’e’ sempre l’ottimismo della volonta’; molto umilmente, sul mio blog faccio un appello a tutti i cittadini: Appello per Marino Segretario del PD
http://zamparini.wordpress.com/2009/09/14/appello-per-marino-segretario-del-pd/
Rivolto ai signori della UAAR, ma stasera con tutte ste belle notizie, volete farci vomitare in massa ?
Lord Atreju, quello di Dune!
“L’Italia è fatta, ora bisogna fare gli italiani” Non ricordo chi pronunciò questa frase dopo lo riunificazione ma mai parole furono più corrette e, purtroppo, testimonianza di un sogno fallito.
“gli italiani” non sono mai stati fatti perchè prima ancora di sentirsi parte integrante di una comunità nazionale, una larga parte dei cittadini del Bel Paese si è sentita obbligata ed essere seguace dei dictat vaticani. La chiesa è stata, ed è tutt’ora un elemento disgregante, quasi distruttivo per l’identità nazionale italiana e lo si vede in modo lampante in questa legislatura. Da un lato abbiamo un governo i cui membri, sia per comportamenti individali, sia per ideologie politiche sono, in teoria lontanissimi dagli ipotetici valori cristiani e, allo stesso tempo, sono più che mai impegnati a fare una gara per mostrarsi quanto più possibilie servi del vaticano. Vaticano che dal canto suo se ne frega se chi governa in Italia sie effettivamente osservante dei principi che pretende di imporre a tutti con le leggi, a loro interessa solo che chi è al governo faccia i loro comodi e sia disposto a piegarsi a surreali, ipocriti e patetici inchini e baciamano pubblici, Tutto questo è di una falsità e di una ipocrisia assolute! La cosa che più è sbalorditiva è che una stato STRANIERO, che a livello mondiale conta pressochè zero abbia la capacità di asservire quasi tutta una intera classe politica e che quest’ultima, prima ancora che fare gli interessi nazionali italiani, debba preoccuparsi, sel vuol sopravvivere, di fare in primis gli interessi e gli sporchi comodi di questa banda di fannulloni nullafacenti, che campano come parassiti a spese dei contributi fiscali italiani (di chi paga tutte le tasse, naturalmente! Chi evade il fisco per la maggior parte vota a destra, cioè..per gli amici più fedeli di cardinali & C. Guarda caso!)
Siamo costreti a subire una situazione schifosa!
Saverio
Berlusconi è super in tutto (con lui solo ci si potrebbe concimare un campo).
“L’Italia è fatta, ora bisogna fare gli italiani” è di Massimo D’Azeglio e la reputo una frase abbastanza inutile e retorica.
Niente di nuovo per i miei ricordi. Quando ero in collegio dai salesiani un prete-prof non faceva altro – oltre a parlar male di Garibaldi, un ignobile avventuriero – che raccontarci l’episodio di quel brigante di Cesare Battisti che, davanti al plotone di esecuzione sputò sul crocifisso che il prete gli porgeva perchè lo baciasse. Si poteva essere dei mostri più abbietti di così? Altro che eroe!
Personalmente – come per altro è normale per un evento così complesso – ritengo che ci siano molti punti oscuri da considerare del Risorgimento… ma che lo critichi Berlusconi sulla scorta di quegli autori può voler dire una cosa sola: deve fare di tutto (e la faccia tosta non gli manca certo) per vedere di recuperare credito in Vaticano. Certo che si rivolge proprio al cattolicesimo più retrivo, forse per fare breccia sulla vena reazionaria del B16, perchè esiste anche un storiografia cattolica che conduce ben altre analisi – condivisibili o meno – su quel periodo storico. Ma temo che non dirà più di tanto su simili bestialità.
Si sa che Berlusconi non è nè carne nè pesce, non è cattolico, nè un laico, nè un ateo, nè un agnostico, lui non è niente, è solo pragmatico tanto quanto il suo lontano e fortunatamente unico predecessore che di diritto è la persona che più gli assomiglia fra tutte quelle che hanno calcato la scena politica dal dopoguerra ad oggi: Benito Mussolini.
Qualsiasi causa lui la sposava purchè andasse bene e facesse cosa gradita al suo governo e gli facesse acquistare sempre più consenso e lo facesse rimanere al potere.
Tuttavia credo che Berlusconi non conoscesse neanche il pensiero degli autori delle letture da lui consigliate, non lo reputo così attento e sveglio da avere la curiosità di andare a scoprire come la pensa questo o quell’altro scrittore e d’altronde è notorio che questo pseudo presidente del consiglio ha una visione totalmente distorta della realtà, ipotesi confermata anche dalle dichiarazioni di sua moglie che afferma che il signor Berlusconi non è una persona che sta mentalmente bene (e le prove certo non mancano, non ho mai visto una persona così spudoratamente infida, menzognera e mistificatrice ed attaccata ad un ossessivo imbonimento come lui e, a parte questo, ha dei seri problemi con la sessualità).
Ma che letture potrebbe mai consigliare un ossessivo-compulsivo lettore delle sole vignette che lo riguardano?
Narcisetto trico-trapiantato,
Di fondotinta tutto impiastricciato,
Si tuffò nello specchio in preda alla passione
Annegando nell’assenza di pensiero e riflessione…..
@ Bruno Gualerzi
Ogni rivoluzione, volenti o nolenti, passa attraverso violenze, ingiustizie, errori e quant’altro. Quanti briganti si sono mischiati tra i partigiani o i garibaldini? Quanti assassini o biechi opportunisti tra i valorosi combattenti delle rivoluzioni Francese, D’Ottobre, Messicana etc. etc. Quanti innocenti che nulla avevano a che fare con i tiranni si sono trovati sul patibolo a pagare colpe che non gli spettavano? L’umanità, noi tutti, siamo fallaci ma non per questo possiamo rinnegare tutti quegli ideali che hanno contribuito al miglioramento della dignità umana e tutti quegli uomini che si sono battuti per essi. Non lo dico a te che non hai certo bisogno di questa mia precisazione ma che certa gente e non dico solo il nano, apra bocca, bè a questo non ci stò.
@saverio: ti sbagli, gli itagliani sono completamente FATTI! 😉
Se c’è un minimo di identità nazionale che ci tiene uniti, quel minimo lo ritroviamo nel risorgimento. gettiamo via anche quello e avremmo gettato anche quel poco che ci tiene legati.
La clericalizzazione delle istituzioni sociali, in specie quella scolastiche e sanitarie , il revisionismo anticostituzionale, l’abbraccio indissolubile col localismo identitario della Lega portano il goveno Berlusconi, cioè Berlusconi stesso, su una china pericolosa.
Che avrà a che fare dunque ognuno di noi con chi ci è estraneo nei valori fondamentali, non solo quello della laicità?
Che senso avrà la frase “io sono italiano”?
Ci toccherà rispolverare Cavour e Garibaldi, per difendere quel poco di “nostro” che c’è rimasto? Fin quanto indietro dovremmo risalire?
Quando si usa le interpretazioni storiche, o meglio, le storie dai singoli punti di vista, per giustificare regimi, allora io sento l’odore della divisione. Se il patrimonio storico non è più memoria collettiva, non è più l’attualità dei valori, ma arma di una parte contro l’altra, allora sento la puzza della prevaricazione; quando, infine, la storia diviene una verità di parte, e non più il frutto sempre immaturo di una discussione destinata a non avere una fine, quando se ne commissiona la riscrittura ad uso e consumo di una parte sull’altra, sento il miasma della guerra civile.
Se dobbiamo rispoverare i personaggi del Risorgimento per ritrovare la nostra identità nazionale, poveri noi! Lasciamili in soffitta prima di riscoprire i crimini di cui si sono macchiati!
Caro Bob tu stai alla cultura storica come Pietro Pacciani all’amor cortese…
@ Bob
Perchè non ci parli dei crimini della santa romana igglesia attraverso i secoli? o se vuoi parliamo dei crimini dello Stato Papalino nel periodo Risorgimentale. Ripassati la storia. Prima di aprire bocca, specialmente con chi ne sa più di te, controlla se il cervello funziona, altrimenti farai sempre figure di mrda
@ antoniotre82
Centratissimo commento il tuo. E proprio per questo molto molto inquietante.
@ Stefano Grassino
La mia, vedi, non è una distinzione tra buoni e cattivi, troppo manichea. Non tutti i buoni sono completamente buoni , non tutti i cattivi sono completamente cattivi. Lo stesso discorso, per me, vale per gli eventi storici: il giudizio che ne viene dato non è mai, non può essere mai, disgiunto dagli occhiali che inforca chi lo emette. Citavo prima quel mio professore che sparava a zero su tutto il risorgimento e sui suoi protagonisti, non solo perchè era un prete, ma perchè inoltre era sud-tirolese, cosa ben diversa da alto-atesino!(^_^) Ebbene, tutto si poteva dire di lui (e ce n’era da dire) ma non che non fosse fermamente convinto di quanto sosteneva. Questo allora vuol dire che non si può mai esprimere un giudizio perchè ci sarà sempre qualcuno che – salvo i casi estremi (ma non è detto nemmeno questo, perchè non mancano ad esempio i difensori del nazismo) – può dare un giudizio contrario? No naturalmente, perchè sarebbe solo l’altra faccia dell’assolutismo, cioè un relativismo radicale: tutta la verità da un lato – nessuna verità dall’altro. Semplicemente intendevo dire che occorre essere più dialettici nel valutare un qualsiasi avvenimento.
Per tornare al Risorgimento. Data la mia età, i miei primi anni di scuola li ho trascorsi quando ancora il fascismo – sia pure per poco – costituiva il pensiero dominante: ebbene, non hai idea di come, tra le altre cose, noi bambini fossimo letteralmente bombardati circa le gloriose gesta dei garibaldini (naturalmente abbiamo saputo solo dopo, per esmpio, di Bronte, che Garibaldi c’entrasse direttamente o meno), e di tutti gli altri eroi del risorgimento: tutte icone da appendere al muro assieme alle immagini di gesù e maria.
Questo solo per dirti come si possa distorcere con la retorica, in questo caso un periodo storico spesso diventato oggetto più di culto che di approccio critico. Cosa per altro riscontrabile in ogni nazione, dove le cosiddette radici, vengono esaltate al di là di ogni giudizio razionale. Ciò che poi comporta – quando magari per una qualche ragione crolla o vene meno anche solo un aspetto di queste gesta gloriose – il rovesciamento radicale del giudizio, altrettanto irrazionale. Come quelli che citavi tu, e di cui dà notizia questo post, che, per delle ragioni che non hanno niente a che fare con un giudizio storico, sparano a zero su ciò che altri hanno esaltato altrattanto acriticamente.
Ti dico questo, caro Grassino, non perchè tu non lo sappia, ma per manifestarti il mio disagio e la mia reazione quando, per sostenere una qualsiasi causa ritenuta giusta (e anche per me il risrogimento, con tutte le sue ombre, è stata espressione di un momento storico dove a muovere i più era un genuino desiderio di riscatto), ci si lascia prendere dalla retorica che ha sempre come rovescio la retorica contraria.
PS. Tutto quanto ho cercato di dire qui è quasi sicuramente influenzato da una notizia appena appresa. Un gioranalista molto noto, Giampaolo Pansa, un tempo scrittore che si riconosceva negli ideali della resistenza e ne parlava con entusiasmo, avendo ‘scoperto’ – pensa la novità! – che esistevano al suo interno anche episodi non proprio gloriosi, non si è limitato a denunciarli, ma oggi me lo trovo addirittura a firmare un editoriale, adesso non so se di Libero o de Il Giornale, mattendosi comunque a difendere le posizioni di un fascistone mai pentito come Feltri e del suo padrone. Mah.
@ antonio82
Centratissimo commento il tuo. E proprio per questo molto molto inquietante.
@ Stefano Grassino
Ho scritto su quanto mi comunicavi, ma è in attesa di approvazione.
Io non so di Storia abbastanza da dare pareri; ma vorrei ricordare che un fatto accertato del Risorgimento fu che esso è stato fatto senza il coinvolgimento popolare, che nel sud d’Italia ha portato sconquasso ed ingiustizie che ancora oggi come Italia ci portiamo dietro, che ci fu Proudhon che consigliò Mazzini a realizzare un modello di Stato federale sul tipo di quello svizzero ma non fu ascoltato, che tenere Roma come capitale (gli USA la capitale la costruirono nuova) era già di per sé un fatto retorico (io conservo i libri delle elementari e delle medie e non posso dimenticare quanto Mazzini sia stato cattolico: non mi fanno passare altro termine) e quegli scritti ci venivano fatti leggere “per formarci”: parlo degli anni dal ’43 al ’48) e un fatto significativo sulla china dei quale stiamo precipitando, che Garibaldi scese in Sicilia promettendo la distribuzione delle terre che poi negò (e la Terra, ‘a gampagna, per un terrone è veramente una cosa personale ed è tutto ciò che aveva e cui oggi ancora tiene), che la cosa che allora serviva in Italia era la riforma agraria che trovò in Cavour il primo oppositore dato che era lui stesso grande proprietario terriero(la base della convivenza civile in USA fu la legge che prevedeva per tutti il diritto ad una quota minima e sufficiente di terreno agricolo: mi pare 60 acri).
Poteva riuscire il nostro Risorgimento?
Berlusconi propone letture cattoliche, e Fini cita il Catechismo: pace e bene!
http://www.unita.it/news/italia/88396/biotestamento_fini_catechista_piace_a_buttiglione_e_alludc
Quanto richiamato da Manlio Padovan può proprio offrire elementi, non per un rovesciamento radicale del giudizio sul Risorgimento che non mi troverebbe concorde, ma per uscire da quella retorica che ne ha sempre falsato i contenuti.
Manlio Padovan. La politica dei Savoia nel meridione è stata pessima e miope, a cominciare dalla leva obbligatoria, e non per nulla sul problema della questione meridionale si è studiato e dibattuto a lungo. Ma, a mio avviso, i pessimi risultati e le ancora attuali conseguenze non sono bastevoli ad inficiare gli ideali che hanno animato il Risorgimento. A meno di non voler anche noi, come berlusconi a proposito dei libercoli di fontana e pellicciari, fare un grazioso omaggio a bossi.
@ Manlio Padovan
E’ cosa risaputa che gli ideali Risorgimentali furono traditi dalla Real Casa Savoia restaurando una monarchia tentennante e inconcludente che più tardi, verso fine ‘800 portarono la popolazione esasperata ai primi moti “rivoluzionari” soffocati a cannonate come a Milano ad opera del Generale Bava Beccaris.
Bruno Gualerzi. D’accordo sulla retorica, quella dei posteri, perché quella che si può ravvisare nell’ideologia risorgimentale è parte integrante della propria epoca, anche se,in taluni casi, forse con un po’ di eccessivo Sturm und Drang. Quanto alla rilettura preordinata della storia ho le forti perplessità che ti ho già esposto, primariamente per un principio di metodo.
sono stati fatti tanti errori ma il più grosso è sicuramente aver laciato il papa a roma. l’italia non è mai stata una nazione x questo. e lo sappiamo tutti. questi sono i risultati.
@ BOB
La Chiesa se la cava sempre, in ogni epoca storica, le basta accordarsi col più forte e poi negare tutto quando questo declina, lo ha fatto nel risorgimento, durante il nazismo, il fascismo. Sarebbe ora che la Chiesa cominciasse a pagare per tutto il male cha ha fatto.
@ paola
Se la famiglia Romanov non fosse stata eliminata, la reazione avrebbe avuto un forte punto di riferimento ideale e politico per tentare di riprendersi il potere. Non credo, per quello che conosco di Lenin, che la scelta di ucciderli sia stata presa a cuor leggero. La stessa cosa accadde ad Astianatte (otto anni come il figlio dello Zar) quando conquistata Troia fu deciso di sopprimerlo. Ma è un bambino, disse qualcuno. Si, fu la risposta; oggi è un bambino, domani sarà un uomo e verrà a riprendersi ciò che era suo e quanti bambini greci che oggi sono nelle loro culle, moriranno domani per difendere ciò che noi oggi abbiamo conquistato?
E’ molto triste quello che scrivo ma è la realtà e negarlo vuol dire negare a noi stessi la verità. Se Pio IX con tutti i cardinali ed il potere clericale, fossero stati eliminati, sarebbe stato con essi eliminato una volta per tutte l’oscurantismo ed il popolo italiano si sarebbe proiettato nella modernità con tutte le conseguenze positive che possiamo immaginare.
Non saprei da che parte iniziare, penso che la data dell’inizio di questa benedetta Italia dobbiamo collocarla nel 2 giugno del 1882, altro non posso fare vedendo e leggendo quatno si scrive e si legge. Una libera riflessione,mia e solamente mia. Quelli che sono morti per portare l’Italia oggi ad essere una nazione democraticamente libera, sfido chiunque e dire diversamente, leggete la Repubblicata di “Platone”, chi ha combattutto fino alla seconda guerra mondiale per chi l’ha fatto. Non credo nell’ignoranza della gente, nemmeno che tutto sia stato macchiavellicamente costruito a tavolino, penso solo che la gente abbia dato in quei momenti se stesso per convizione e perchè oggi avessimo bene o male questo paese. Berlusconi e un soggetto ed un personaggio che abbiamo voluto e penso che quando finirà la sua monarchia “il suo periodo”, auguriamoci di trovare un’altra persona all’attezza della situazione e se ci fosse qualcosa da migliorare ne abbia il fegato e il supporto del proprio partito e circoli vari. Per il momento auguro al PDL di andare avanti migliorando mano mano tutti i problemi, di arrivare alla fine di questo mandato in modo che il nostro paese sia in grado di essere all’altezza internazionale e di essere orgogliosi di chiamarsi ITALIANI:_
@ hexengut
Sul tema pecifico di questo post ho inviato una serie di considerazioni suggeritemi da Grassino, che però è in attesa di approvazione.
In quanto alla retorica risorgimentale, non è a quella propriamente che mi riferisco (v. sempre commento in quarantena), ma a quella successiva e odierna.
Veniamo alla questione, dibattuta con te, sulla ‘rilettura’ della storia. E vediamo se riesco a spiegarmi ancora meglio… ammesso che sia possibile visto l’assunto.
Dato per scontato che la storiografia ‘oggettiva’ è un mito positivista che nessuno si sogna di riprendere, ci sono poi vari possibili approcci ai fatti storici DEONTOLOGICAMENTE CORRETTI- a mio parere – se questi approcci si specificano con le necessarie argomentazioni. Cosa c’entra la deontologia con la ricerca storica, dirai tu, se non per quel tanto di onestà che si richiede per ogni attività? Per non farla troppo lunga, non posso che rimandarti al mio sito al secondo capoverso del testo intitolato ‘Esperieza ragionata numero 1’ dove appunto espongo la mia concezione della storia e della storiografia. Questo per quanto riguarda il metodo… che però, va da sé, fa tutt’uno col contenuto in quanto lo condizione integralmente.
Qual’è allora in estrama sintesi l’approccio che ho creduto di adottare, e proprio in quanto ateo? Su questo blog l’ho già esposto ‘in pillole’ in varie occasioni, e chiedo scusa a te e agli altri se sentiranno sempre la stessa tiritera. Da ateo, considero che dopo questa non esiste individualmente altra vita. Quindi, per il semplce motivo che si vive, natura vuole che si cerchi di vivere il meglio possibile. Un meglio ovviamente non solo ritenuto tale soggettivamente, ma, direi soprattutto, condizionato dalle circostanze. Ma, ecco il mio punto di vista, che so già verrà considerato talmente ovvio che nessuno si sogna di doverlo riconsiderare (la riscoperta- dicevo altrove – dell’acqua calda): per vivere bene o per vivere male – soggettivamente od oggettivamente che si intenda – OCCORRE VIVERE.
Da qui il criterio adottato in base al quale orientare preliminarmente ogni giudizio storico.
Relativismo per relativismo (con buona pace di tutti gli assolutismi religiosi o ideologici), il mio punto di osservazione della storia è ‘relativo’ a questa considerazione. Per cui, prima di ogni altro giudizio, mi rifaccio a questo: negativi (il’male nella storia’) sono tutti quegli eventi che hanno comportato la morte di individui (individui, prima che genericamente uomini) al di là degli scopi che con queste morti si volevano raggiungere; positivi (il ‘bene nella storia’) tutti gli sforzi, coronati o meno da successo, per evitare questi esiti. Questo vale anche per chi sceglie di immolarsi per una causa? In un certo senso (argomentato altrove) anche per loro. Da qui tutta una serie di valutazione della storia di cui ho parlato… avendo per altro come punto di riferimento attuale, la verifica ‘definitiva’ di questi criteri: nientemeno che la prospettiava, tutt’altro che teorica, della scomparsa dell’intera umanità!
Naturalmente non pretendo che si condivida questa impostazione, ma spero almeno che venga compresa.
@ Bruno Gualerzi
Caro Bruno, a questo punto mi devi spiegare una cosa: ci sono o no dei momenti nella vita di un individuo in cui egli deve fare una scelta fondamentale per se stesso e mettere in giuoco la propria vita? Io credo di si a meno che non voglia vivere schiavo, calpestato e deriso da tutti senza un briciolo di dignità. Per carità c’è chi ha fatto questa scelta ma c’è anche chi ha avuto il coraggio del contrario. Un nome per tutti: Giordano Bruno. Ed allora se guardiamo la nostra storia ci accorgiamo che se l’umanità ha fatto dei passi in avanti verso una maggior rispetto dell’individuo, lo deve al sacrificio della vita di tanti uomini che rispettosamente ammiro (non sò se io avrei avuto il loro coraggio) i quali non si sono posti tante domande come faccio io, ma al momento giusto hanno capito e reagito.
Bruno Gualerzi. Per scrupolo, prima di risponderti, sono andato a rileggerti sul tuo sito. Come ti ho già detto rispetto le tue idee e penso che una storia delle azioni e dei tentativi “pacifisti” sia un progetto meritorio. Ma, come ti ho già detto, non condivido appieno tutto quello che affermi e proponi. Non in nome di una soggettività storica che anche tra gli operatori più deontologicamente corretti, non può esistere; né, tantomeno, alla luce di quelle che possono essere le mie idee su determinati avvenimenti e sulle modalità in essi adottate. Il mio appunto è di metodo; e il metodo storico non può variare a seconda delle ipotesi che ci si prefigge di dimostrare. E non consente né i se né i come né i fili di Arianna. Il tuo approccio “forte alla storia”, oltre a sembrarmi, nell’argomentazione, più filosofico che storico, è, fondamentalmente, di tipo etico-politico: degnissimo, in parte condivisibile ma, appunto, non storico. Il metodo storico consiste nella conoscenza, acclarazione e interpretazione di fatti certi e non può essere invece una sia pur nobile riscrittura di “non-fatti”, né consistere in una prefissata cernita di taluni avvenimenti al fine di controbatterne altri. L’ipotesi serve come prospettiva e strumento di ricerca ma non può essere un dato apriostico cui conformare i dati storici a seconda dei propri desiderata. Temo che tra noi si stia ripetendo un conflitto crociano tra filosofia e storia. Rimango storico, pur pienamente convinto che la storia non sia per nulla magistra vitae. Ma, come ti ho già detto, ben venga comunque una maggiore eco data al pacifismo.
A Bronte vennero fucilati degli innocenti che nulla c’entravano con i quattro briganti che avevano sobillato la popolazione e che erano già fuggiti. Tutto questo per la mancanza di un serio processo che li avrebbe assolti. Tra l’altro gli abitanti di Bronte avevano tutto il diritto di protestare ma vi era un problema: chi aveva aiutato lo sbarco dei Garibaldini erano state le navi da guerra Inglesi e le proprietà terriere dei brontesi erano tutte in mano degli Inglesi. Soltanto in una situazione pacificata si sarebbe potuto affrontare un serio ed onesto discorso di risarcimento a quelle popolazioni ma, conoscendo i latifondisti Piemontesi che si erano immediatamente appropriati del sud ed avendo un potente esercito, dubito che questo sarebbe mai avvenuto. Non vorremo mica credere che il nord america fece la guerra agli stati del sud per liberare i negri dalla schiavitù? No perchè allora ti dico che mio nonno aveva le ruote ed era un carretto. Purtroppo l’umanità và a rilento perchè dietro ogni giusta causa (ed è bene che ci siano) si muovono interessi, potere ed intrallazzi vari che sono il marciume legalizzato. Il povero Garibaldi tutto avrebbe voluto che essere raffigurato come lo fù dai contadini del sud: biondo, ricciolo con una icona intorno alla testa su di una sfera lucente….te la ricordi? Cosa ci vuoi fare; puoi smuovere una montagna ma la superstizione, l’ignoranza, la credulità, tutte cose sulle quali i soliti noti hanno sempre marciato sono durte da togliere, troppo dure.
Spero non sia la stessa Pellicciari insegnante di storia al Farnesina e poi in altri licei! Una vera integralista cattolica.
@Bruno Gualerzi
Ti propongo un punto di vista basato su ragionamenti partiti dalla biologia:
Bene è ciò che è utile e funzionale alla sopravvivenza e sviluppo della specie, male è tutto il resto. In questa visione il sacrificio del singolo è abbondantemente presente in natura, ritengo che il primo errore della nostra specie sia proprio quello di enfatizzare l’importanza dell’individuo perdendo di vista l’importanza della società in cui e per cui questo individuo esiste, nella mia visione delle cose la ragione e la coscienza dovrebbero farci mettere in secondo piano non solo il livello individuale nei confronti della specie ma il livello di specie nei confronti del vivente in sé, dato che siamo in grado di renderci conto della profonda interdipendenza tra i viventi e dato che siamo i testimoni di un evento di sconfinata bellezza, evento che consiste in questa sottile “crosta” vivente permessa da condizioni assolutamente singolari ed uniche.
E ora veniamo ad alcuni corollari. La religione già propone una visione di questo genere quando pone il piano individuale come subordinato a quello divino (che io chiamo superIo collettivo), senonché il gruppo religioso diventa un super individuo in lotta con altri super individui o comunque con chiunque si ponga al di fuori di esso. Il singolo che si immola, santo o uomo bomba che sia, con lo scopo di fare il bene del gruppo fa il male della specie.
Il comunismo cercò di bypassare la religione sostituendo varie sue funzioni con lo stato, l’idea primigenia era la formazione di un uomo nuovo naturalmente altruista e per propria coscienza in grado di anteporre l’interesse della società a quello individuale, in questo senso il comunismo non si sarebbe dovuto proporre ad un solo paese ma al mondo intero, sappiamo benissimo come è finita, l’annullamento dell’individuo e dei suoi diritti ottenuto con la forza, i ben curati interessi di oligarchie al potere et cetera et cetera.
Nonostante questi fallimenti ritengo che la via per evitare la catastrofe finale (me la immagino come l’impromptu dell’adagio della X sinfonia di Mahler) dovremmo sviluppare una profonda autocoscienza che ci permetta di uscire dal nostro personale mondo individuale (non a rinunciarvi!) per vedere oltre e per imparare a percepirci come interconnessi ed interdipendenti, ripeto non solo in termini intra- ma sopratutto interspecifici.
D’accordo con Stefano Grassino
Bruno Gualerzi: pardon, IV riga “oggettività” non “soggettività”…
@ Stefano Grassino
@ hexengut
Nella esposizione dei criteri coi quali valuto gli avveniemti storici non potevo non accennare (qui mi rivolgo espressamente a Grassino) a quanto tu richiami (l’immolarsi come scelta per far valere un principio che si considera fondamentale per dare un senso alla vita)… ma ne accennavo soltanto, appunto, e tu mi costringi (meritoriamente, sia ben chiaro) a cercare di essere più esplicito.
Una premessa d’obbligo, e un primo punto. In questa scelta non possono non giocare in modo decisivo i condizionamenti determinati dalla natura di questi principi. Faccio un caso estremo, che, a scanso di equivoci, io per primo considero estremo: il talebano che si imbottisce di esplosivo e salta in aria coi suoi nemici… cioè non esita a sacrificare la propria vita per quello che lui considera un valore che la trascende. Tu dirai, giustamente, me così facendo non sacrifica, con scelta consapevole, solo la propria vita, ma anche quella di chi naturalmente non aveva nessuna intenzione di morire. E qui sta, a mio parere, un primo punto: chi è disposto a sacrificare la propria vita, come si dice, per un ideale, è portato a ritenere che anche la vita come tale, volenti o nolenti, può essere sacrificata per un motivo superiore. Gli altri sono di ostacolo a che si realizzi questo valore che trascende anche la vita? Non mi faccio scrupolo di togliergliela. Ripeto, questo è un caso limite… ma, per il discorso che stiamo facendo, da tenere comunque presente.
Il vero discorso però che a me interssa è un altro (e qui mi rivolgo, oltre che sempre a Grassino,soprattutto a hexengut): considero la ricerca storica – sapendo perfettamente che questo non avrà mai cittadinanza nel mondo scientifico, sia pure quello più consapevole dei sui limiti – non tanto orientata a ‘fotografare’, per quanto è possibile, gli avvenimenti in modo di renderceli nel modo più aderente possibile alla loro ‘verità’… ma, essendomi reso conto da quel poco di letture storiche che ho affrontato, anche per ragioni professionali, che non possono esserci categorie interpretative non condizionate da una soggettività, non tanto personale quanto culturale, e quindi in qualche modo non traducibili in conoscenza veramente utile all’uomo, mi sono scelto quello che per me – sempre nei limiti del possibile – è il criterio più oggettivo in quanto più utile. Quello che ho esposto nell’altro intervento. Criterio filosofico, storico? Francamente non mi interessa più di tanto, anche se mi riconosco più vicino al ‘filosofico’… ma per come intendo io la filosofia (altro rimando).
Ora – per tornare soprattutto alle obiezioni di Grassino – in cosa si traduce questa scelta? Naturalmente non nel negare il valore implicito nella scelta di immolare la propria vita per un ideale… intanto purchè questo non comporti (per quanto non del tutto da scartare in base a ciò che dicevo prima) la morte di altri innocenti, come per il nostro talebano… ma per orientare la ricerca storica nell’individuare la causa che ha portato alla necessità di questa scelta per un verso, e contemporaneamente individuare gli sforzi che sono stati elaborati per evitare, prevenire, queste necessità. E in questo secondo caso certamente considero estermamentes utili quelle riflesioni filosofiche e scienfiche che hanno reso possibile aumentare in qualità e quantità la conoscenza e quindi la possibilità di vivere meglio.
Utopia? Forse, ma di fronte a quella prospettiva che ho a più riprese evocato, non vedo utilità maggiore da ricavare dalla ricerca, storica o filosofica che dir si voglia, di quella rappresentata da questa utopia
Un’ultima considerazione, proprio storica, rivolta a Grassino quando parla – rifrendendo un diffuso modo di pensare – del progresso che comunque questi sacrifici – magari anche di innocenti – hanno reso possibile. Ebbene, come ho avuto più volte modo di richiamare, non riesco a chiamare progresso… intanto quello ottenuto col sacrificio, voluto o subito, di tanti individui… ma poi anche guardando a ciò che è avvenuto soltanto nel secolo scorso nel mondo ritenuto, per tanti motivi anche a ragione, il più avanti in questa corsa al progresso, come si fa a mettere in conto al progresso due conflitti mondiali con milioni di morti ammazzati? Per non contare le conseguenze di questi conflitti nel cosiddetto terzo mondo, già per altro costretto al sottosviluppo in quanto speculare allo sviluppo del cosiddetto primo mondo.
@ hexengut
Sì, ‘oggettività’invece di ‘soggettività’… l’avevo capito.
@ El topo
Replica, sintetica, alla tua premessa ‘biologica’.
Personalmente mi considero materialista convinto, per cui tutto ciò che è l’uomo è dovuto al processo evolutivo (che, come si sa, non vuol dire migliorativo). Ebbene in questa evoluzione ad un certo momento – secondo me impossibile da collocare temporalmente per ragioni che ho cercato di motivare nel mio sito – l’uomo si è trovato dotato di una coscienza che, sia ben chiaro, non ne fa un animale privilegiato nei confronti degli altri animali, ma che gli consente di avere la consapevolezza di un suo destino (o chiamiamolo come vogliamo) INDIVIDUALE che, per quanto se ne sa, non riscontriamo con queste caratteristiche negli altri animali. Da qui, ad esempio, un considerare la propria esistenza individuale, certamente condizionabile dal suo rapporto con gli altri (l’uomo è certamente un animale sociale), ma questo condizionamento non è tale da evitare che si trovi di fronte ad una realtà che comincia con lui e finisce con lui. Come individuo, non come specie.
L’evoluzione poi l’ha anche dotato – sempre non erigendolo per questo a essere superiore – di quello che io chiamo un istinto da equiparare a tutti gli altri istinti che presiedono ai suoi comportamenti: la ragione. La vogliamo usare, non la vogliamo usare? Qui per me sta la cosiddetta ‘morale’: se la usiamo in funzione, prima di tutto della sopravivenza, e poi perchè questa sopravvivenza sia il più agevole possibile, operiamo per il BENE, certo del gruppo, ma perchè il bene del gruppo (per estensione, dell’intera umanità) è poi, per una valutazione che non può che essere razionale, è il bene degli individui che lo compongono. Se la usiamo contro questa possibilità… non la usiamo per niente! Il MALE.
Solo un esempio. Le guerre. Si dice che le guerre in qualche modo sono inevitabili perchè fanno parte della natura umana… e, si sa, non si può andare ‘contro nautra’. E così, per non andare contro natura si va… contro se stessi! Come se non esistesse un istinto di conservazione che credo sia il più naturale in un uomo che, come dicevo, per quanto essere sociale – e qui sta, almeno per me, la vera ragione della scelta atea – è inserito in una realtà che comincia con lui e finisce con lui come individuo.
@ Bruno Gualerzi
Io ho parlato di coloro che si sono sacrificati per un’ideale come quello della rivoluzione Francese o per il Socialismo. Queste due realtà, un progresso lo hanno portato, e che cavolo lo vuoi ammettere si o no? Se poi molte aspettative sono state tradite o non si è riusciti a fare tutto mica si può buttare ai pesci il sacrificio di chi, tanto per fare un esempio, è morto sulle spiagge della normandia o sulle steppe per fermare il nazismo!!!!!!!
Lascia perdere le filosofie spicciole e leggiti le lettere dei partigiani condannati a morte, scritte poche ore prima della fucilazione, ai loro cari. Pensa a Salvo D’Acquisto che io col cavolo , e lo dico con vergogna ma onestamente, avrei mai avuto il coraggio di emulare. Colui che si fà saltare in aria per massacrare degli innocenti per me è solo un fanatico, punto e basta. Colui che muore per difendere la propria famiglia, la sua dignità, la terra che gli dà il pane da un’aggressore è un ‘individuo che ha tutto il mio rispetto, il più profondo e sentito rispetto.
@ Bruno Gualerzi
Sbloccato il mio commento delle 12.57
Scusa Stefano, ma perchè non mi parli, in termini proprio di ‘progresso’, dei due conflitti mondiali e delle loro conseguenze? Del sacrificio di tanti, ne abbiamio beneficiato tutti? Bisognerebbe chiederlo – ma naturalmente non è possible – ai morti, quale sia la ragion per cui sono morti. Per me questo fa tutt’uno con l’ateismo, per cui, per ognuno di noi, come individui, non come specie (come replicavo a El topo) c’è solo una vita, quella dell’individuo, finita la quale, per lui è finito tutto. E poi scusa, che sia o non sia d’accordo, credo di aver valutato a più riprese i sacrifici dei singoli. Guarda caso, nel mio sito, per portare un esempio di sacrificio ‘individualmente’ da ammirare senza riserve, ho scelto proprio Salvo D’Acquisto.
Ma, non sarebbe stato meglio che Salvo D’Acquisto non si fosse trovato in quel tragico frangente? E come? Ho cercato di dirlo in mille modi.
Adesso mi concedo una pausa.
Bruno Gualerzi. Desidero solo precisare che una ricerca storica seria (il che, soprattutto ai giorni nostri, non necessariamente equivale ad accademica…) non “fotografa” ma esamina, che è già cosa ben diversa, e nell’esame è implicito il tentativo di comprensione del fatto storico in tutte le sue componenti, a partire proprio dai fattori scatenanti e dalle matrici del fatto stesso. Nessun storico si metterebbe a discettare, un esempio tra i tanti, dell’adesione ad un’eresia senza averne esaminato primariamente le condizioni temporali, politiche, religiose, socioeconomiche, culturali e quelle di eventuali malesseri o disagi esistenziali che a detta adesione hanno portato. Uno storico potrà dire, sempre ad esempio, che il pontificato bonifaciano, l’attesa profetizzata di un imperatore, la condotta esosa e oppressiva dell’Officium inquisitionis ecc. hanno senza dubbio influito su adesioni e manifestazioni ereticali del primo ‘300; e dovrà esaminare queste manifestazioni alla luce anche di quanto detto, non certo soltanto su un documento inquisitoriale. Quel che però lo storico non può e non deve fare (nell’ambito del mestiere, sia chiaro) è porsi, sempre per absurdum, il problema se gli eventi avrebbero potuto essere diversi se un Celestino V non avesse abdicato. Nulla toglie che, se lo ritiene utile, possa farlo un filosofo pacifista.
Mettiamola così: se non ci fossimo uniti l’Italia oggi potrebbe essere un paese dell’ex blocco comunista, o divisa tra la Francia e Gheddafi, oppure un gruppo di staterelli insignificanti dominati da un Vaticano retrogrado. In ogni caso, con buona pace di leghisti e revisionisti cattoscurantisti, staremmo molto peggiio di oggi. E’ poi chiaro che l’amministrazione piemontese commise gravissimi errori, tra cui trattare il Sud come terra di conquista, e che, forse, uno stato federale sarebbe stato più opportuno. Quanto a Roma capitale, se non ci avessero pensato i Savoia, ci avrebbe pensato Mussolini. Figuriamoci se rinunciava ai “colli fatali di Roma!”
Insomma, nel bene e nel male, comunque lo siamo diventati (obtorto collo, e con Cavour che non sarebbe arrivato più giù della Toscana senza Garibaldi) siamo una Nazione, e se non lo fossimo oggi staremmo molto peggio.
@ hexengut
Ti sei reso conto che tutti i tuoi esempi riguardano la civiltà occidentale, necessariamente esaminata (non ‘fotografata’ naturalmente, infatti ho vigolettato il termine) secondo parametri propri di una cultura che, per quanto articolata, aperta, dialettica, in continua evoluzione, non potrà mai essere – perchè non esistono alernative se non sotituendola con gli assolutismi delle religioni e delle ideologie – che ‘relativa’? Questo, storicamente, spesso si è tradotto in un vero a proprio colonialismo culturale… ma con ciò non intendo in alcun modo postulare la necessità di una multiculturalità che sarebbe solo una accozzaglia di tradizioni che invece di risolversi in una sintesi si porrebbero in concorrenza tra di loro… e vinca il migliore. Ancora una volta, cosa posso dirti – naturalmente come risultato di riflessioni che a loro volta non possono che essere influenzate dalla tradizione culturale in cui anch’io affondo le radici (solo un aspetto, e solo secondario, di quel circolo vizioso primario che provo a trattare nella parte ‘filosofica’ del mio sito) – se non che vedo una possibile ‘globalizzazione culturale’ solo avendo come punto di riferimento LA VITA INDIVIDUALE. Non in senso vitalistico, per carità, ma in senso puramente biolgico (v. replica a El topo), per cui ogni individuo, quale che sia la cultura cui appartiene, nasce e muore come individuo. E la vera opposizione a questo ‘dato’ (per cui sono ateo nel senso più esteso possibile) è costituita da tutte quelle concezioni della vita che in qualche modo – in senso letterale, trascendentalistico (quasi tutte le religioni) o immanentistico (il progresso di un’umanità che renderà l’uomo del futuro in grado di determinare senza limiti la propria condizione) – proiettano l’uomo al di là della dimensione vera che determina la sua esistenza individuale: la parabola biologica che va dalla nascita alla morte.
E’ una semplificazione che non serve a niente? Io non lo credo, e ne sono sempre più convinto in relazione (quante volte l’ho detto?) ad una prospettiva molto realistica, anche se rimossa: la possibile autodistruzione dell’umanità.
@angelo ventura
“E’ poi chiaro che l’amministrazione piemontese commise gravissimi errori, tra cui trattare il Sud come terra di conquista…”
Non fu affatto un errore: Il Piemonte dopo aver massacrato e umiliato migliaia di Duosiciliani prese possesso della enorme ricchezza del Regno delle due Sicilie per pagare i debiti che il Piemonte stesso aveva. Prima dell’unità d’Italia il sud della penisola era una grande potenza industriale, dopo l’unità d’Italia è nata la “questione meridionale”.
“il sud della penisola era una grande potenza industriale”
Ma non farmi ridere. Era il regno del latifondo.
Ovvio che il nano puttaniere sponsorizzi cattolici filonazi! 😉
Deve recuperare…..
E poi visto che punta a battere il “vero” record di governo in Italia (Mussolini!!!)
Deve per forza circondarsi e fare pubblicita’ a questi personaggi… 😉
Berlusconi è il 2° peggior Primo Ministro dell’intera Storia d’Italia.
Per ora.
@Angel Ventura
http://www.youtube.com/watch?v=szaQoguwLFk
Questo era l’attuale sud della Repubblica delle banane
@Angel Ventura
Ho un post in quarantena. C’è un link che riguarda una puntata della trasmissione “Ulisse” a proposito proprio del Regno delle due Sicilie.
Non avrai sicuramente difficoltà a reperire in rete altri documenti.
Saluti
ok, vai su youtube e cerca:
italia meridionale-verità su chi eravamo prima dell’unità d’italia