Benedetto XVI ama dipingere chi non crede in Dio come nichilista e infelice. A smentirlo non è l’Uaar, ma uno studio pubblicato sulla rivista specializzata Mental Health, Religion & Culture e realizzato da Catherine L. Caldwell-Harris, Angela L. Wilson, Elizabeth LoTempio e Benjamin Beit-Hallahmi. Messi a confronto con cristiani e buddhisti, gli atei si sono rivelati simili ai credenti quanto a benessere ed empatia: logici, scettici e razionali, ma non certo cinici o senza gioia.
Un altro studio pubblicato sulla stessa rivista, realizzato da Luke William Galen e James D. Kloet, ha confermato tali risultati. Il benessere mentale dato da una forte credenza, già evidenziato da altre ricerche, è emerso anche in questa occasione, ma analoghi risultati li hanno mostrati gli atei. La relazione col benessere sarebbe infatti di tipo curvilineo: sono semmai gli indecisi a mostrare una condizione di ‘stress’.
Cinici e infelici? Studi smentiscono il pregiudizio anti-ateo
92 commenti
Commenti chiusi.
Sarò prevenuto verso questi ‘studi’ (tra virgolette, perchè non li ritengo molto seri, almeno per gli obiettivi che si pongono), ma francamente non mi dicono assolutamente niente. Chissà perchè poi un ateo, o un credente, debba essere felice o infelice a seconda delle sue convinzioni. E come si fa a misurare la felicità? E’ sufficiente quanto dicono gli eventuali intervistati? In che misura sono felici o infelici? E così via.
In quantro poi all’uscita di B. 16, occorreva forse uno ‘studio’ per sapere che si tratta di uno stereotipo al quale nemmeno lui e la sua corte hanno mai creduto? Certo, intendono farlo credere ai fedeli, ma per costoro non credo che lo ‘studio’ possa aver cambiato qualcosa.
anche io ero prevenuto, ma discutendo con una ricercatrice e docente universitaria di psicologia, mi ha convinto che non sono studi campati in aria: c’e’ rigore scientifico, verifiche delle risposte tramite domande che rilevano incongruenze
insomma, non sono semplici “sondaggi”
Comunque in quello che dice Bruno c’è una verità “assoluta” e cioè: a me papa non interessa un bel niente di quello che dico. A me serve che i miei creduloni, quelli che mi danno potere facendo ciò che dico, abbocchino, come sempre.
B16: ottima definizione per un’arma di distruzione di massa, la userò anche io. Pienamente d’accordo, fare cambiare testa ai cattolici è impossibile, meglio vivere le proprie vite serenamente. Se dovessimo rispondere sempre con la violenza di qualunque tipo, sai i cadaveri che ci sarebbero in giro. Ce ne sono già troppi.
Bene! 😉
Sono delle prove da sbattere in faccia ai calunniatori degli Atei e dell’Ateismo…! 😉
la loro risposta: “questi studi sono inattendibili, i nostri invece sono sicuramente veritieri”
La religione nasce dall’insoddisfazione e dal non riconoscimento dell’unica realtà inconfutabile che ci accomuna, non servono studi per poterlo capire, serve a colmare l’infelicità delle persone vuote
Potranno sembrare pure felici allo stesso modo ma c’è una bella differenza tra chi lo è veramente e chi crede di esserlo fondandosi su vane speranze di premi e aiuti sovrannaturali. Per i credenti la felicità è fragile.
Sai markus, l’importante è crederci. Quando eravamo ragazzi andava molto una battuta che diceva: mi sono messo con quella bellissima ragazza….a si? ma lei lo sa? Il credente vive in una autoillusione ed è per questo che quando si trova di fronte ad uno di noi che lo fa ragionare, prima di accettare ciò che anche lui inconsciamente “sente” diventa violento.
ma quante stupidaggini! una persona può essere felice o infelice sia che sia credente o atea.
sono tante le circostanze nella vita che ourtroppo possono distruggere la nostra felicità in ogni momento, la perdita di un familiare, la disoccupazione, una grave malattia, sono in grado di avvizzire chiunque a prescindere dalle convinzioni in materia politica e religiosa.
Ma questa è proprio la conclusione dello studio!!
“Messi a confronto con cristiani e buddhisti, gli atei si sono rivelati simili ai credenti quanto a benessere ed empatia” significa che la caratteristica sotto esame, cioè l’essere cristiani, buddhisti o atei, non ha effetti statisticamente rilevanti sul bessere e l’empatia dell’individuo.
la felicità, o meglio la serenità, è chiaramente favorita da una situazione psicologica stabile, di soddisfazione. Insomma sta bene chi ha una visione del mondo rassicurante; sia gli atei che i credenti possono costruirsi una situazione di questo tipo. Dal punto di vista psicologico i credenti sono infelici solo quando sono tormentati dalla paura dell’inferno. Chi vive con gioia la propria vita, con o senza fede, può comunque essere felice.
Mah… posso solo dire che la qualità della mia vita è migliorata parecchio da quando sono diventato non credente. Ho capito soprattutto quanto sia importante ogni attimo della vita e a non transigere sulle ingiustizie, sulle iniquità e sulle prepotenze (Visto che che non c’è nessuno che “vede e provvede” e se, eventualmente, provvedesse come sulla terra… Ci fa più bella figura a non esistere!).
Però tra essere cinici ed essere infelici mi pare che ci sia la sua differenza, voi forse credete che tutte le persone ciniche, cioè malvagie, siano infelici? Secondo voi i cattivi, atei o credenti che siano, sono tutti infelici in quanto cinici?
Il dio della bibbia non parla mai di felicità, soltanto di obblighi, castighi e compensi per i suoi timorosi.
Personalmente sono un po’ scettico riguardi questi studi sulla felicità ma sarei curioso di avere maggiore informazione al riguardo. Ad ogni modo, qualsiasi studio scientifico è più autorevole di un pregiudizio papale sostenuto semplicemente da un dogma: l’infallibilità papale. Scusate, ma non riesco a contenere le risate, vi rendete conto?: infallibilità papale !.
Il dio abramico è forse felice? Non mi sembra….
Infatti è sempre incazzato nero e minaccia sfracelli se non l’adorano. E sarebbe perfetto … (dicono i cristiani colti, quelli dalla cultura strepitosa).
“Il benessere mentale dato da una forte credenza” i fondamentalisti quindi godrebbero di benessere mentale?
Si si! Se sono chiusi al neuro e imbottiti di psicofarmaci. 🙂 🙂
http://atei.forumitalian.com/t2160-ricerca-sull-origine-del-sentimento-religioso#32285
http://www.pnas.org/content/106/12/4876.full.pdf+html
http://www.pnas.org/content/106/12/4876.full.pdf+html
Io sono credente e sono felice! Sono felice della mia vita, del mio lavoro, del mio rapporto con Dio e con il prossimo. E sono felice di dirvelo, sinceramente.
E noi siamo felici per te.
Noi un po’ meno quando apprendiamo che il vescovo locale si è rifatto il palazzo faraonico a NOSTRE spese…
Ma il punto è se sei felice perché sei credente. Da questa tua osservazione ho l’impressione che tu sia una persona equilibrata, serena, soddisfatta della propria vita. Io non so in che misura ciò sia dovuto alla fede. Rimando a ciò che ha scritto qui sopra Kundalini:
«la felicità, o meglio la serenità, è chiaramente favorita da una situazione psicologica stabile, di soddisfazione. Insomma sta bene chi ha una visione del mondo rassicurante. Sia gli atei che i credenti possono costruirsi una situazione di questo tipo.»
Felicità è una parola grossa. Aristotele la definisce come stato di benessere dopo aver svolto un lavoro sensato.
ED io sono felice di vivere senza il tuo dio del cavolo che necessita.
– preghiere
– obbiedienze a comportamenti sessuali
– devozioen cieca
– ignoranza
– povertà di spirito
– povertà materiale (tutti devono essere poveri e vivere in miseria)
Vivo bene, NON danneggio nessun altro, scopo con le ragazze e donne che voglio io, mangio senza esagerare, sono libero da vincoli stupidi, sono rispettoso dell’ambiente, tratto gli altri come voglio essere trattato…
IN sintesi nel mio piccolo cerco di dare un senso alla mia vita e di migliorare questo pianeta…
E SENZA BISOGNO DI UN DIO BARBUTO E BARBITTO che uccide, ammazza, stupra, pretende sacrifici umani…
E PER L’UMANITA’ NON HA MAI FATTO NIENTE!!!
Se il dio raccontato nella bibbia, nel corano ed in altri libri del kazzo è quello che viene descritto è solo un maiale cosmico, un parassita dell’universo che ha visto la nostra razza iniziare ad evolversi ed ora si è messo sopra di noi per drenarci le energie vitali e frenare il nostro sviluppo emotivo…
MA ANCHE SE CI VORRANNO MIGLIAIA DI ANNI…NESSUNO LO PREGHERA’ PIU’ ED ALLORA MORIRA’ SPENTO ED AFFAMATO IMPLORANDO due avemaria e quattro preghiere alla mecca….
SE dio esiste…è un essere crudele, falso e meschino!!! (così come raccontato nella bibbia e nel corano).
DucaLamberti74
Esistono studi che sembrano dimostrare esattamente l’opposto. Vale a dire, la gratificazione religiosa e il tipo di stress a cui solitamente si sottopone il credente (digiuni, proibizioni ecc.) hanno la virtù di stimolare la secrezioni di oppioidi – religione come “oppio dei popoli” – nonché di richiamare un afflusso dopominergico attorno all’area VTA del cervello, contribuendo sensibilmente a produrre un senso di felicitò e benessere. E’ anche provato, sempre a causa di queste reazioni biochimiche, che la persona religiosa sente meno il dolore fisico.
Non essendo psicologo, non ho mai provato un soverchio interesse per studi e ricerche, che tentano di correlare la felicità (parola enorme) degli uomini con le loro convinzioni religiose e filosofiche oppure con altri loro orientamenti. Personalmente, ritengo che l’unica vera condizione per essere, non dico felici, ma almeno in pace con se stessi a questo mondo, consista nel riuscire a DIVENIRE QUELLO CHE SI E’. C’è una parolina, che mi è sempre piaciuta tanto ma tanto davvero: questa parolina è AUTENTICITA’. Il che significa, molto semplicemente, ESSERE SEMPRE SE STESSI. Nient’altro. Avete capito a che cosa alludo?
Riguardo poi alle personalissime convinzioni del bavarese, secondo le quali chi non crede (in altri termini, chi non è sinceramente cristiano cattolico apostolico romano) sarebbe una povera canna esposta al vento gelido del nichilismo e dell’infelicità, mi sembra opportuna una piccola puntualizzazione. C’è solo un modo veramente serio di essere laici: porre al centro di tutto l’Uomo e la Ragione. Umanesimo e razionalismo, appunto. Orbene, il nichilismo si configura incontrovertibilmente quale la NEGAZIONE dell’uno e dell’altro. So benissimo che esistono a questo mondo poveri idioti convinti che, proprio nella consapevolezza oggettiva e riflessa del Nulla, sia possibile raggiungere il vertice di quel processo di progressiva secolarizzazione, che ha informato di sé lo sviluppo del pensiero scientifico e filosofico dell’Occidente in questi ultimi secoli. E lasciate pure che lo credano! Voglio però sperare che la posizione filosofica ufficiale dell’UAAR, sempre ammesso che ne abbia una, non sia certo questa!
Bo? Io sono a volte felice altre volte triste e depresso come tutti e da credente non mi sento di dire che la fede mi cambi piùù di tanto.
Credo che avere una serie di fondamenti personali che ti motivano sia un bene per tutti a prescindere dai motivi stessi.
La religiosità è un aspetto della vita e non puoi considerarla alla stregua di un tranquillante o di una consolazione per le storture della vita, salvo avere una visione veramente ingenua della vita.
Al di là di tutte le considerazioni svolte da voi…ma da quando in qua la veridicità di una concezione teoretica (sia essa atea, agnostica, deista, teista ecc…) si misura sul grado di felicità che produce in chi la afferma?
Questo bisognerebbe forse domandarlo a Ratzinger… 😉
Come già è stato rilevato da molti, ‘felicità’ è una parola ‘grossa’… soprattutto se si cerca di definirla. Una sensazione, un sentimento, uno stato psicofisico o altro? In ogni caso un fatto soggettivo per cui oggettivare, quantificare, generalizzare, diventa del tutto arbitrario, sia che si proceda ‘intervistando’ i soggetti, sia se ci si basa su comportamenti esteriori. Quindi si presume che questi ‘studi’ si basino su dati oggettivi in quanto ricavati ‘sfruttando’ le conoscenze rese possibili dalle neuroscienze…
Ma è qui che le mie perplessità invece di diminuire aumentano. E’ vero che è possibile verificare e registrare – lo dico da profano, usando una terminologia forse impropra – reazioni biochimiche particolari nel cervello in presenza di stati di euforia o di depressione… ma è proprio qui, a mio parare, che ci si trova di fronte ad un insuperabile circolo vizioso: si intende verificare oggettivamente se si è felici o depressi partendo da una situazione di felicità o depressione che non possono che essere soggettive. E se io, masochista, provo piacere di fronte a stimoli che ad altri provocano sofferenza, e viceversa? Oppure se sono depresso o euforico per cause patologiche che… se non forzando poco scientificamente e molto ideologicamente il giudizio… non hanno niente a che fare con l’essere credenti o meno?
Se poi si ritiene di verificare ‘oggettivamente’, in base sempre a reazioni biochimiche riscontrabili in qualche specifica parte del cervello dovute all’essere credenti o non credenti… francamente non capisco (e per questo mi rimetto a qualche neurologo) quali comportamenti ‘oggettivi’ propri di credenti e non credenti vengano presi in esame.
Insomma, credo sia poco scientifico trovare un nesso causale, di causa-effetto, tra dati eterogenei. Almeno per quanto capisco io, sempre disponibile ovviamente ad essere smentito.
Aggiungo anche un altro problema.
Uno è ateo (o credente o agnostico) perchè ha un’attitudine psicologica di un certo tipo verso la vita o questa attitudine deriva invece dalla sua fede o meno?
Hai descritto perfettamente quello che è uno dei miei ‘pallini”: un circolo vizioso! Dove, appunto, causa ed effetto, si scambiano di posto senza mai poter stabilira veramente quale sia la causa e quale l’effetto.
@ Batrakos
C’è anche una forte correlazione positiva tra il livello di istruzione, in particolare scientifica, e la non credenza.
V. p. es. quanto diceva l’amico Bruno Moretti Turri:
Da http://www.uaar.it/news/2010/12/04/predica-alla-casa-pontificia-natale-risposta-cristiana-allo-scientismo-ateo/#comment-439692
Intervento di Bruno Moretti Turri di sabato 4 dicembre 2010 alle 20:39:
“I credenti in superstizioni, scaramanzie, oroscopi & religioni sono:
il 99 % degli analfabeti
il 94 % dei V elementare
il 90 % dei III media
il 74 % dei diplomati
il 35 % dei laureati in materie scientifiche
il 15 % degli scienziati ad alto livello
lo 0 % dei premi Nobel italiani viventi”
Dalla trasmissione “White Rabbit” by Bruno Moretti Turri, Radio Varese, 1978.
N.B.: i dati sono relativi all’Italia del 1978. Oggi, a livello mondiale, gli scienziati ad alto livello che sono credenti, sono il 7% (fonte: Accademia Americana delle Scienze citata da Odifreddi).”
Sarebbe MOLTO interessante un’analoga statistica riguardante i diplomati/laureati/Nobel in materie quali letteratura, filosofia, storia, economia, legge, …teologia!!! 😉
@ Federico Tonizzo:
Ehm… sul sito-che-non-si può-nominare c’è l’eenco completo degli scienziati credenti. Figura anche un cert Albert…Albert… mannaggia non ricordo il cognome, ma dev’essere tedesco o giù di lì.
@joseph
Stai svicolando:
lo 0 % dei premi Nobel italiani viventi
🙄
Carlo Rubbia.
@ joseph :
I dati si riferiscono al 1978, come “dovresti” aver letto. Rubbia ottenne il Nobel nel 1984.
quindi stiamo migliorando. non ti sembra di arrampicarti sugli specchi?
Paul Manoni scrive:
15 gennaio 2012 alle 20:38
Bene!
Sono delle prove da sbattere in faccia ai calunniatori degli Atei e dell’Ateismo…!
Ah ! Ah !Ah ! Bisogna vedere l’ideologia di chi ha fatto questa “ricerca?”. E quando si parla di “indecisi” si potrebbero annoverare tra questi gli agnostici. Ad ogni modo é la prima volta che uno studio afferma queste “ipotesi”, contro tanti altri studi che dicono il contrario e le statistiche mostrano che, in percentuale, meno Dio é presente nella società, più aumentano in modo esponenziale i suicidi.
Come sarebbe “meno dio è presente nella società” ???
Ma non affermate che dio è sempre presente ovunque (onnipresente) ?
le statistiche dimostrano anche che la diminuzione del numero dei pirati è causa del global warming 🙂
ma vatti a fare un giro va
@giuseppe
In Iran ci son tanti suicidi? No: ovvio perché lì è tassativamente vietato. Di compenso vi è la pena di morte e tante altre belle cosucce (e lo dice uno che ha profondo rispetto per gli antichi fasti Persiani)…
O forse ti riferisci al tuo tuo Dio?
In tal caso la questione cambia solo pelo visto che, ad esempio, l’Ungheria è stata tartassata dalla crisi e si trova su un baratro tra democrazia e dittatura…
Dicevi in proposito?
Benedetto XVI: “l’assenza di Dio e’ la causa sovrana della violenza, la negazione del divino. Corrompe l’uomo, lo priva di misure, gli fa perdere l’umanità”
Giuseppe: Bisogna vedere l’ideologia di chi ha fatto questa “ricerca?”
😆 😆 😆 😆 😆 😆 😆 😆
Ti ricopri di ridicolo, giorno dopo giorno, inesorabilmente…Ti ci vorrebbe un clistere al cervello, per una catarsi dalle fandonie ideologiche che ti hanno infilato ni testa sin da piccolino. 😉
whichgood scrive:
15 gennaio 2012 alle 22:04
Il dio della bibbia non parla mai di felicità, soltanto di obblighi, castighi e compensi per i suoi timorosi.
Dimostrazione lampante che non hai mai letto la Bibbia.
Il vecchio testamento non fa mai riferimento alla felicità (in modo esplicito). Il nuovo invece parla di “beati” ma questo termine non significa esclusivamente felicità ma anche “soddisfatto”, “tranquillo”. Anche uno schiavo rassegnato può essere “tranquillo”.
Wich
A me pare che alcuni salmi che esprimono chiaramente gioia ci siano (il signore è mio pastore’ ad esempio, il primo che mi viene) o che nei profeti ci sia un’aspettativa di felicità, anche se sempre legata ad una dimensione futura e imprecisata; e che di alcuni patriarchi o comunque personaggi importanti si dice che morì ‘sazio di giorni’ che credo presupponga l’aver vissuto una vita lunga e felice tanto da poter morire serenamente senza rimpianti e aspettative (la parola ‘sazio’, poi se sazio sia la traduzione adeguata questo non lo so, indica chiaramente un bisogno soddisfatto e non una dimensione depressiva).
E’ però anche che vero che, come dici tu, questi stati di felicità, pensiamo anche a Giobbe, siano sempre ricompense per la fedeltà a Jahvè e la sottomissione alla sua volontà anche quando essa è assurda, incomprensibile e disumana come la richiesta del sacrificio di Isacco.
Sulla beatitudine: essa secondo me è un grado di felicità alta (ed essere soddisfatti e tranquilli sono condizioni che possono essere comprese nella felicità), ma anche nel NT la felicità mi pare quasi sempre proiettata al futuro dai vangeli fino all’apocalisse (dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi).
@ Batrakos
Infatti, non vi è riferimento esplicito di felicità, esiste un’aspettativa, la ricerca della felicità, “assicurata” per i timorosi del dio. Riguardo al “sazio di giorni” può semplicemente dire che non gli è mancato nulla ma non vuol dire essere felice, potrebbe aver mancato proprio quello: la felicità. Esiste, come dici tu, una proiezione al futuro ma non c’è da nessuna parte un riferimento alla felicità mondana. “dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi” mi pare più una consolazione, un alleviare la sofferenza. Ora, se per i credenti non soffrire è sinonimo di felicità, come diceva gesù “beati loro”.
Which
‘e non ci sarà più la morte, né cordoglio, né grido, né dolore, perché le cose di prima sono passate’
Il passo dell’apocalisse che citavo continua con questa frase e io pensavo più a questa che a quella citata prima, che ho richiamato perchè la ricordavo e non avevo voglia di cercare.
In effetti, però, come mi fai notare è tutta una felicità costruita come assenza di sofferenza e non come pienezza di gioia.
Restano alcuni salmi (e probabilmentre altri ‘sapienziali’ che non mio vengono in mente ora) che indicano stati di gioia, mentre, come concordiamo, tutta la beatitudine del NT si gioca su tempi futuri, anche se sto andando così un po’ a random e potrei non conoscere o non ricordare altri passi che indichino il contrario.
per Whichood
Mentre tu sei un arrogante che continua a credere di sapere tutto. E ti ripeto che non hai mai letto la Bibbia; la tua precisazione lo conferma ancora meglio.
@giuseppe
Oh, giusè, ma siete di coccio, quasi stoici. Sul serio, rispondi. Un libro come tanti, venduto nelle librerie, mi spieghi perchè dovrebbe essere considerato come un testo fondamentale nella vita di un individuo?
@ giuseppe
Tu credi a un dio che sostiene non solo di sapere tutto ma addirittura di aver creato tutto. Chi è più arrogante ?
ora giuseppe, se ha ragione, posterà un passo di quel libro pasticciato dell’età del bronzo che è la bibbia, e citerà tra virgolette un passo (uno, almeno, se ci riesce) in cui si parli di felicità
A me sembra che la religione sia formulata su premi e castighi non tanto su quello che si fa, il che sarebbe tutto sommato accettabile, ma si quello che si è. Il che porta a tormenti e complessi di colpa, e tanto per cambiare, soprattutto in ambito sessuale.
Mi ricordo che non sopportavo, da bambina, il pezzo “se non tornerete come bambini”. Non si può essere quello che non si è, la condizione base per la “felicità” è accettarsi per come si è. Così come “amate i nemici”: come si fa ad imporre un sentimento? Un sentimento è involontario, non puoi imporre a qualcuno di avere l’innocenza di un bambino o amare un nemico (quando è già impossibile con certi vicini di casa…). Ovvio che poi l’equilibrio ne soffra.
Sandra.
Non possiamo imporci di amare nessuno, ma possiamo sforzarci di non esagerare nel rancore o nell’odio, anche se c’è da riflettere se, quando e come ciò sia davvero opportuno.
Peraltro credo che sia un tipico semitismo, nel senso che le ambivalenze dei sentimenti sono presentate sempre come estreme (non c’è mai ‘amare più’ o ‘amare meno’ ma sempre la contrapposizione (‘amare/odiare’); anche il discorso dei bambini vuol dire di non sforzarci nella malizia (che poi questo del bambino innocente sia un po’ uno stereotipo è altro discorso).
Questi sforzi certamente sono una ‘castrazione dell’io’ direbbe Freud, ma se prese come indicazioni di massima sono comunque un minimo di razionalizzazione di un periodo di rapporti sociali ed umani estremamente violenti come erano quelli nella Palestina di allora e in generale in molte aree.
In un’epoca moderna come oggi basterebbe sostituire al concetto di ‘amore univerale’ quello di ‘rispetto reciproco’ e si vivrebbe certamente meglio e senza ingerenze sulla coscienza altrui, come disse Bono Vox degli U2.
Appunto, non possiamo forzare un sentimento, possiamo invece forzare un comportamento. Non è sbagliato “odiare” qualcuno se ci sono le ragioni, è sbagliato mostrare nei fatti l’odio o il rancore. Così come possiamo apprezzare o disprezzare un comportamento, ma non, e sicuramente non i genitori, disprezzare la disposizione naturale che ne è all’origine. Non puoi dire, faccio un esempio, a un bambino che ha detto una bugia “sei un bugiardo, non sopporto i bugiardi, devi vergognarti…!”, ecc. ecc. con tono di voce e postura adatta alla sfuriata in grande stile, mentre è giusto dire “mi hai detto una bugia e questo non mi piace, non farlo più”. Il giudizio sulla persona resta come un’etichetta, e se viene dalla madre/padre è difficile per un bambino liberarsene, anzi, dà per scontato di essere una delusione ambulante.
Questo per dire che mi sembra che il ricatto dei sentimenti, la forzatura a essere quello che i genitori vogliono è molto presente in queste famiglie religiose, che hanno cablato il pattern di figlio/a ideale, e da cui difficilmente riescono a staccarsi.
Non so fino a che punto si debbano prendere sul serio certi studi. Sul sito cattotradizionalsta UCCR vengono frequentemente riportate statistiche da cui risulterebbe che i credenti, e in particolare i cattolici, sono più felici, riescono meglio nel lavoro, non sono soggetti a depressione, e presto impareremo che sono più bravi a giocare a scacchi e a fare la collezione dei francobolli. Non mi sembra roba seria, anche perchè prescinde da una definizione di felicità.
Leopardi diceva che “la felicità consiste nell’ignoranza del vero” e definiva il “piacer figlio d’affanno”; e devo dire che, in base alla mia esperienza, non ho mai visto gente più contenta di quella scampata a un tumore.
Il buon vecchio Freud diceva – anche se questo non ricordo di averlo mai letto nelle sue opere, ma lo riferisco da una fonte autorevole – che “per essere felici nella vita sono importanti due cose: buona salute e memoria corta”.
Personalmente ritengo che la vita sia fonte più di infelicità che di felicità, e per questo vengono proposte tante “ricette”. Ognuno dovrà trovare quella più adatta a sè.
Non sono felici. Sono dipendenti. Il vero motivo per cui Marx diceva che la religone è l’oppio dei popoli è perchè aristocrazia e borghesia, facevano ricorso all’oppio per sfuggire alle sofferenze della vita, mentre il popolo, non potendo permettersi droghe di alcun tipo, si rifugiava nella religione. I credenti saranno anche felici, ma è una felicità fittizia. E la posizione dell’ UCCR è uno dei tentativi più assurdi di coniugare due sfere inconiugabili, tentativo dovuto dalla mancanza di coraggio nell’affrontare la vita così com’è. Io sono felicissimo, senza favole e miti.
giuseppe, dimostrazione che, come quasi tutti i cristiani, non l’hai mai letta tu.
un cattolico può essere felice solo se la sua indole rientra nei precetti della sua chiesa.
Se invece per esempio è gay (giusto un esempio) ha qualche difficoltà ad essere pienamente se stesso e cattolico al tempo stesso, quindi magari è più felice senza la religione.
Giustissimo!.
Da questo ragionamento si evince che si può essere felice prescindendo da dio (la cui esistenza non è dimostrabile) ma non dall’omosessualità, la cui esistenza è più che evidente !
forse sono delle direttive del papa e ci devono rendere più poveri e sfigati di come siamo adesso, intendo in senso materiale !
Avrei serie difficoltà se dovessi definire la « felicità », non potrei raccontare che stupidate…per contro non sarebbe difficile dare una definizione intelliggibile del « benessere umano ».
L’uomo teme che l’assurdo possa superare l’aspirazione umana alla razionalità. Da questa angoscia (stress) nasce il bisogno intellettuale di ricercare un senso nascosto di tutto cio’ che accade !
L’insoddisfazione permanente, intrinseca sia ai credenti che atei o agnostici, puo’ essere una fonte di malessere dell’umano cosi come gli enigmi delle gioie.
Il benessere mentale non è correlato alla credenza o ateismo, bensi alla personalità. Nessuno studio neuropsicologico (nelle migliori Università del mondo) ha potuto accertare che i credenti sono più (o meno) « felici » degli atei/agnostici !!
Acquisire la fiducia in sè, è il primo segreto del benessere e successo umano…E in questo la scienza puo’, entro certi limiti, aiutarci molto più che dogmi, preghiere e miti. Ritengo che l’approccio filosofico eccelle nella retorica e nel formulare domande, ma è meno convincente quando si tratta di rispondere…..
P.S. :Sarebbe assurdo ritenere che una delle cause maggiori del malessere umano sia dovuta all’ignoranza, generatrice d’irrazionalità?
“Ritengo che l’approccio filosofico eccelle nella retorica e nel formulare domande, ma è meno convincente quando si tratta di rispondere…”
Non è una difesa ‘corporativa’ la mia (non faccio il filosofo ‘di mestiere’, e in questo intendo distinguermi proprio da chi ha scelto la religione come professione risolvendo completamente in essa tutta la sua vita… il che ingabbia tutta un’esistenza togliendole ogni libertà di pensiero), ma è vero che la filosofia pone soprattutto domande, il che però… al di là del valore esistenziale di questo porsi domande che, a questo livello, permette anche risposte… credo sia valido anche per la ricerca scientifica. Spesso è ponendosi la domanda giusta che viene facilitato il procedimanto per pervenire alla risposta ‘giusta’… e qui, più che altro, è una questione di metodo. Risposta ovviamente che poi solo la scienza può dare… mentre per i cosiddetti quesiti esistenziali credo che la filosofia (intesa come uso della facoltà razionale in tutte le sue potenzialità, e praticabile ovviamente da chiunque) sia pur sempre ciò che permette l’approccio migliore.
Fatta questa, diciamo, precisazione mi piacerebbe avere un tuo parere – da esperto quale ritengo tu sia – circa il mio intervento delle 8.32, che riguarda la scientificità o meno di un modo di procedere (quindi questione metodologica), ciò che chi ha pratiche e conoscenze scientifiche può valutare con maggior cognizione di causa.
« La felicità è una mensogna, la cui ricerca è causa di tutti i malanni della vita. Ma ci sono calme serene che l’imitano e forse la superano ». (G.Flaubert)
Ma anche « Ciascuno è tanto felice quanto esso crede » (G.Leopardi)
Potremmo dargi torto ?
Molti malati sono convinti che la « felicità » puo’ essere risentita solo come una liberazione dei loro mali. Felice chi è sano dicono ; ma stranamente quando essi guariscono, non risentono più la « felicità » della salute…Tutto è relativo, diceva Einstein…
Personalmente ritengo (forse a torto) che il benessere umano, chiamiamolo pure « felicità », consiste nel conoscere i propri limiti e accettarli, magari se possibile amarli ! L’uomo è capace di correre velocemente e durante lunghi periodi, ma se non corre nella buona direzione, i suoi sforzi non serviranno a niente..
Vorrei essere il più conciso possibile ripetendo che non siamo predisposti geneticamente ad essere « felici » o infelici ; anche ammettendo una relativa (sia pur minima) incidenza genetica, e ovviamente escludendo cio’ che puo’ essere geneticamente trasmissibile. La nostra personalità dipende principalmente dal contesto in cui noi evolviamo sin dalla nascita (ma anche prima !). Quindi è chiaro che dalla nascita il bambino acquisisce il carattere del luogo in cui evolve conformandosi. Capita pero’ molto spesso -purtroppo- che delle situazioni ansiogene, conflittuali ecc..possono generare durante i diversi stadi dello sviluppo psichico del bambino delle alterazioni gravi della personalità che possono riperquotersi per rutta la vita !!! (C’est ici que le bât blesse !)
A titolo informativo aggiungo che il « progresso » umano è particolarmente correlato all’evoluzione della scienza (tecnica/tecnologia) con progressione esponenziale, non di certo alla « saggezza »umana, che non è sostenuta dagli stessi processi mentali, la sua progressione (su scala millenaria) resta pressochè invariata.
Bien à vous
Nonostante la collocazione, non credo che questa tua sia una risposta alla mia domanda. In ogni caso non direttamente.
“A titolo informativo aggiungo che il « progresso » umano è particolarmente correlato all’evoluzione della scienza (tecnica/tecnologia) con progressione esponenziale, non di certo alla « saggezza »umana, che non è sostenuta dagli stessi processi mentali, la sua progressione (su scala millenaria) resta pressochè invariata.”
Non ti pare di esserti contraddetto? Il ‘progresso’ umano può progredire solo col progresso della scienza… ma poi la ‘saggezza umana’, tu dici, resta pressoche invariata nonostante la scienza/tecnologia abbia fatto passi da gigante….
Ma poi cosa vuol dire che la ‘saggezza umana non è sostenuta dagli stessi processi mentali’? Ce ne sono alcuni che riguardano la scienza e altri la ‘saggezza’? Non ti pare di ipotizzare un’umanità quanto meno schizofrenica? Sempre se ho capito cosa intendi.
Comunque, a parte la ‘difesa’ della filosofia, che evidentemente non ti garba, ti chiedevo se ritenevi scientificamente corretto il procedimento che presumibilmente sta alla base dello ‘studio’ riportato dalla notizia. Chiedevo se la mia critica (riportata nell’intervento delle 8.32) ha secondo te qualche fondamento.
E’ vero sono un pò cinico e un pò infelice, ma non per la mancanza di Dio, ma perchè alla mia età non più adolescenziale, devo vivere coi centesimi contati, non so che fine farò nella vecchiaia,non so che fine faranno le persone che amo, non so che fine farà il mondo,non posso liberarmi delle rotture di p@xxe quotidiane , and so on. So pure qual’è l’origine di tutto ciò, non la mancanza di Dio, ma cause naturali anche se irremovibili, per ultimo mi manca la gioia di dare qualche sonora legnata a qualcuno meritevole(non parlo dei credenti, ma di quelli che comandano e ci fanno vivere in queste condizioni).
Ricordiamoci tutti che la sofferenza avvicina a dio ergo la felicità per un cristiano è un danno, mentre per quanto riguarda gli atei, non li porta da nessuna parte.
Batrakos risponde:
lunedì 16 gennaio 2012 alle 10:47
Sandra.
Non possiamo imporci di amare nessuno, ma possiamo sforzarci di non esagerare nel rancore o nell’odio, anche se c’è da riflettere se, quando e come ciò sia davvero opportuno.
Sforzarci di non esagerare nell’odio e nel rancore ! ! ! Ma che bel programma per creare un mondo dove ci si scannerà sempre di più ! Se questi sono i valori dell’ateismo stiamo freschi.
E ma la realtà è questa: l’amore non può essere autoimposto, il rispetto (che deve essere reciproco per funzionare) sì; questo il succo della mia risposta (sul quando e come…beh, se io, ad esempio, sono militarmente attaccato e non ho altra scelta che combattere per difendermi, l’odio è un forte valorizzatore di potenza…ma anche questo non lo invento io, è constatazione: un esercito troppo buono è un esercito debole).
Il resto trattava dei semitismi e dei pochi gradi di sfumature concettuali ivi presentate.
Giu non sforzarti troppo di capire, ché sennò ti fume il neurone!
Tu che sentimenti proveresti verso il tuo violentatore? O verso chi ha fatto deliberatamente del male a tuo figlio? E’ inutile negare l’odio, dato che esiste. E’ opportuno affrontare il problema in modo razionale: sono libero di odiare chi mi ha fatto del male, non lo sono di fargliene a mia volta. Negare l’odio – dio come non sopporto gli omosessuali – mascherarlo di amore e chiamare l’esorcista, può portare al suicidio di un figlio. Meglio affrontare i propri sentimenti con onestà. E adattare i propri comportamenti in modo da mitigarne l’effetto.
Mi sia permesso precisare che ci sono diversi gruppi di connessioni “imperfette” (antagoniste) tra il sistema emozionale (nucleo limbico), e cognitivo (neocortex) nella fase attuale del cervello umano. Questa situazione fa parte del prezzo che paghiamo nel possedere sia pure avanzate capacità cognitive ultimamente evolute (in circa 6 milioni di anni), ma non completamente integrate con la parte -limbica+cervelletto/tronco cerebrale- nel nostro “ordinatore biologico” !! Se accettiamo questo, la domanda sarebbe: cosa dovremmo (e potremmo) fare per tentare di armonizzare il meglio possibile i nostri “trè” cervelli ?
I ciellini che credono in dio sono talmente felici di andare in galera che oggi ne hanno messi dentro altri tre.
Io invece che non credo in dio sentendo queste notizie sono infelice. Oh, come sono infelice. Oh, come sono infelice. Oh, come sono infelice. Oh, come soffro……..
Insomma, che l’ex ufficiale della wermacht natzinger e i suoi caporali bertone e bagnasco si rassegnino: gli atei se la passano bene, anche meglio dei credenti (o creduloni?).
Un sondaggio condotto durante la seconda guerra mondiale nei campi di concentramento ha dimostrato che la maggioranza dei cattolici sono felici, mentre ebrei, atei, omosessuali, testimoni di geova e zingari no.
e io che sono buddista e ateo? … beh me la cavo :). Cmq, non vedo cosa c’entra il buddhismo con l’ateismo. Il buddhismo è una pratica atea: non c’è una divinità a cui chiedere la salvezza … forse la notizia avrebbe dovuto distinguere tra religiosi e non religiosi (sempre ammesso che un buddhista possa definirsi religioso – io non mi ci sento molto) – mi leggerò lo studio ma sospetto un problema di definizione del campione.
Se volete ridere della religione ridotta a placebo o a Tavor ecco qua una miniera di cazzate. Il bello è che mentre credono che questi siano validi argomenti per giustificare la fede, non si rendono nemmeno conto di tirare acqua al mulino dell’idea così ovvia a qualsiasi persona normodotata che l’nvenzione di dio serve proprio a questo: a consolare, a rendere accettabile il dolore e la morte.
http://www.uccronline.it/2010/08/10/la-fede-cristiana-rende-piu-felici-intelligenti-e-sani-psico-fisicamente/
Tutto molto bello, ma l’invito a svegliarmi, che nella vita si è sostanzialmente infelici, e che la felicità è relegata ad alcuni attimi, m’e stato rivolto in questo sito, da uno di voi.
Che fai, generalizzazione indebita?
http://www.linux.it/~della/fallacies/generalizzazione-affrettata.html
🙄
Assolutamente no. Però rimane sintomatico che proprio qui sia stato accusato di illudermi d’essere felice quando in realtà ciò sarebbe impossibile. Con tanto di studi scientifici, ovviamente. Però puoi accusarmi di invenzione, se vuoi, perchè non so come nè dove andare a recuperare lo scambio di commenti. Cito a memoria, perchè l’dea dell’esistenza umana di quel tizio (buio-infelicità-infelicità-infelicità-infelicità-infelicità-felicità-infelicità-infelicità-infelicità-infelicità-felicità-infelicità-infelicità-infelicità-infelicità-infelicità-buio) m’è restata penosamente impressa.
p.s.: tra l’altro mi ha fatto capire il perchè del vostro entusiasmo per aborto, eutanasia e suicidio assistito.
entusiasmo?
quando qualcuno va dal dentista per un estrazione è entusiasta?
il chirurgo che amputa la gamba al diabetico è entusiasta?
io dico che si tratta di libertà di scelta su quale sia il male minore.
tra l’altro, se qualcuno vede la vita come sequenza interrotta saltuariamente di infelicità tra buio e buio (e immagino abbia motivi per vederla così), in che modo pensi di essergli di giovamento? imponendo l’etica di un credo che non condivide?
e comunque, non capisco perchè ciò che ti ha detto qualcuno in questo sito dovrebbe togliere credibilità a ciò che altri dicono.
@joseph
tra l’altro mi ha fatto capire il perchè del vostro entusiasmo per aborto, eutanasia e suicidio assistito.
Ancora con quella fallacia?
Guarda che non serve dire “no” se poi riprendi a dire “sì”…
🙄 🙄
@Joseph
E per inciso: visto che come vedi t’ha risposto e vedi che non tutti qui ti rimarcano quell’argomento o addirittura possono esserne contrari, sarebbe una grande prova di onestà se invece di generalizzare sulla sola opinione di uno la prossima volta che potrebbe riaccadere tu ti riferisca unicamente a quello senza parlare di fatti sintomatici o simili, ché a quanto vedo tu le opinioni raramente le prendi per quel che sono…
E spero di non dovermi ripetere.
Insomma, se per controbattere a quanto detto nel thread riporto una mia esperienza diretta, allora non vale.
Per quanto riguarda aborto ed eutanasia, essendo argomenti OT ne rparleremo in adeguata sede.
Joseph@ “c’è l’eenco completo degli scienziati credenti. Figura anche un cert Albert…Albert… mannaggia non ricordo il cognome, ma dev’essere tedesco o giù di lì.”
certo! Ecco la prova della sua fede:In una sua lettera manoscritta datata 3 gennaio 1954 (quindici mesi prima della morte) indirizzata al filosofo Eric Gutkind, che gli aveva inviato una copia di un suo libro sulla Bibbia, Einstein ribadisce ancora una volta le sue concezioni:
« … Per me, la parola Dio non è niente di più che un’espressione e un prodotto dell’umana debolezza, e la Bibbia è una collezione di onorevoli ma primitive leggende, che a dire il vero sono piuttosto infantili. Nessuna interpretazione, non importa quanto sottile, può farmi cambiare idea su questo. Per me la religione ebraica, come tutte le altre, è un’incarnazione delle superstizioni più infantili …
Bello queso estratto. Ho un volumetto con la corrispondenza di Einstein, che non ho finito di leggere. Spero che la lettere sia compresa. Altrimenti mi diresti dove l’hai trovata? Graie 🙂
“Se la risposta è semplice, è Dio che si diverte”
Come vedi, abbiamo entrambi frecce al nostro arco.
Approfondiremo.
Bruno Gualerzi :
Avrai notato che ho messo « progresso » fra virgolette ; il che significa che in sostanza l’astrazione mentale o potere cognitivo umano è pressochè stabile da circa 30.000 anni ! Questo è quello che si profila da diversi studi archeo-antropologici (ma non solo) recenti ; è poco probabile che cambi nel corso delle generazioni a venire, anche se certi genetisti profetizzano una prossima mutazione. L’evoluzione culturale puo’ fare quello che vuole, ma rimarrà comunque sempre sotto il controllo della selezione naturale ! Senza la nostra cultura epigenetica (pur avendo il cervello attuale), faremmo un balzo indietro di molti millenni…Einstein, se avesse vissuto nel neolitico, avrebbe (forse) inventato un boomerang….
Con « saggezza » intendo dire la « razionalità » umana, che a quanto mi risulta, è in molti casi più che dubbia. Il nostro cervello non ha evoluto per « conoscere » (definire la realtà) ; la nostra evoluzione è potente e opportunista, ma non è ne intelligente ne istruzionista. L’umanità sembra definitivamente destinata, per la natura dei suoi cervelli, a cercare costantemente un difficile equilibrio tra l’individuo e il gruppo.
Noi siamo degli esseri bipolari. Il nostro cervello oscilla tra piacere e dolore, fra gioia e tristezza (fortunatamente queste caratteristiche possono essere modulate, mediante terapie appropriate). La paralisi della volontà dovuta allo stato depressivo e la sua esaltazione nelle manie nevrotiche/psicotiche sono i testimoni estremi tra due tendenze opposte. La « normalità » umana va ricercata tra questi estremi.
PS Per cio’ che riguarda la tua critica nell’intervento delle 8.32, credo avere dato certe risposte in merito, sia pure con interventi separati ; d’altro canto verrei evitare discorsi troppo specifici, magari anche polemici, che potrebbero risultare fastidiosi o interpretati decisamente di « elitisti»….
“Con « saggezza » intendo dire la « razionalità » umana, che a quanto mi risulta, è in molti casi più che dubbia. Il nostro cervello non ha evoluto per « conoscere » (definire la realtà) ; la nostra evoluzione è potente e opportunista, ma non è ne intelligente ne istruzionista.”
Lo so che questa osservazione fa irritare molti evoluzionisti (lo sono anch’io, ma non credo allo stesso tuo modo) i quali la ritengono la solita domanda ‘filosofica’ che lascia il tempo che trova, che non serve a niente… ma non ho ancora incontrato un’obiezione convincente a parte queste, mentre per quanto mi riguarda una risposta ritengo di darla.
Comunque la domanda è: TUTTE QUESTE TUE CONSIDERAZIONI COME E CON CHE COSA LE HAI POTUTE FARE… E IN OGNI CASO CHE VALORE HANNO, COSA REALMENTE DEFINISCONO, DA DOVE LE RICAVI, SE NON SONO IL PRODOTTO DI UNA QUALCHE FACOLTA’ RAZIONALE CHE LE RENDE POSSIBILI? SOSTITUIBILE, IN CASO CONTRARIO, CON CHE COSA?
Personalmente – per quel che può valere – una risposta, molto semplice, ritengo di poterla dare: TRA GLI ALTRI ISTINTI ‘VITALI’ DI CUI L’EVOLUZIONE DOTA LE SPECIE ANIMALI PER RIPRODURSI ATTRAVERSO LA RIPRODUZIONE DEGLI INDIVIDUI, PER QUEL CHE RIGUARDA LA SPECIE ‘UOMO’ – SENZA PER QUESTO CHE VENGA A RIVESTIRE UN RUOLO PRIVILEGIATO NELL’EVOLUZIONE STESSA POTENDO USUFRUIRE DI QUESTA FACOLTA’, ANZI! – C’E’ ANCHE LA FACOLTA’ RAZIONALE. PUO’ MUTARE NEL TEMPO, EVOLVERSI? CERTAMENTE, MA – ANCORA UNA VOLTA – CON COSA POSSIAMO ‘CONOSCERE’ (INDIVIDUARE, VERIFICARE, REGISTRARE, DESCRIVERE, STUDIARE, ANALIZZARE, E, CERTO, ANCHE EVENTUALMENTE INTERVENIRE E ‘GUIDARE’), QUESTI MUTAMENTI?
Non tener conto di questo, a mio avviso, significa ‘incartare’ la ricerca scientifica in un circolo vizioso da cui l’uomo non potrà poi trarre alcun vero vantaggio. Come lo stato attuale della cosiddetta civiltà, nonostante i tanti e straordinari ‘progressi’ della scienza, sta a dimostrare: si rischia sempre più l’autoestizione… i mezzi, oltre che i comportamenti (molto concreti, per niente ‘metafisici’) ci sono tutti. L’istinto razionale può essere ‘praticato’ contro se stessi.
gli atei sono cinici,infelici,egoisti e ipocriti,pensano solo al loro tornaconto,se si trovano in difficoltà non esitano a domandare aiuto.se invece quacuno chiede loro aiuto,anche se è un ateo,alla meglio,se ne fregano,se no,cercano di strangolarlo con i loro prestiti usurai,se vedono quacuno in difficoltà in mezzo alla strada ,se non ci sono altre persone tirano dritto fregandosene,per gli atei le altre persone,o, sono gente da imbrogliare,o,un peso da eliminare,qualche ateo ha mai fatto del bene a qualcuno?,in definitva non fanno neanche del bene a loro stessi,la cosa divertente è che affermano di fare del bene al prossimo senza pubblicizzarlo,in realtà al Mozambico i debiti li ha paati il papa ,il presidente mozambicano questo lo ha riconosciuto pubblicamente,a Genova gli sfollati sostati aiutati dalla Chiesa,è, da laici di provata fede Cristiana, Cattolica,idem all Isola del Giglio,dove il parroco ha dato pure i paramenti sacri per coprire i naufraghi